Published 2020-07-05
Keywords
- Italo Calvino,
- fairytale,
- fabulous,
- childhood,
- structuralism
How to Cite
Abstract
I termini “fiaba” e “fiabesco” sono associabili all’opera di Calvino fin dai suoi inizi e l’aspetto che più di ogni altro lo avvicina alla fiaba è quello di avere come compito del proprio narrare/narrarsi, l’umanità, l’identità personale: molte fiabe infatti hanno come protagonista un giovane, o addirittura un bambino e proprio da un bambino, dal Pin del Sentiero, partirà l’intera narrazione calviniaia. Della fiaba, inoltre, lo scrittore evidenzia la specificità educativa, non rintracciabile nel contenuto, o meglio, non soltanto, ma soprattutto nel solo fatto di sentirle raccontare e di raccontarle. La fiaba è forse il genere che resta dominante, anche all’interno dei diversi generi attraversati da Calvino: essa suscita il suo interesse sia per la rispondenza con la sua vena fantastica che appare evidente fin dal Sentiero, sia per gli studi degli strutturalisti, Propp e Greimas in particolare. L’articolo intende così rileggere la figura di Calvino attraverso queste due componenti, fiabesco da un lato e strutturalismo dall’altro, provando a evidenziare come l’immersione nei territori del fiabesco, con la pubblicazione delle Fiabe italiane, abbiano in qualche modo “contaminato” la sua scrittura successiva, alimentando quella vena fantastica che l’ha sempre caratterizzata, fino a quelle opere più marcatamente legate all’adesione allo strutturalismo e alla semiologia.