La luce di Jacobsen

Abstract

Attraverso l’obiettivo del fotografo danese Keld Helmer-Petersen alcuni dettagli di una piccola opera progettata da Arne Jacobsen sul finire degli anni ’30 appaiono perdere i loro esatti connotati per tendere ad una dimensione astratta; una luce nitida e cristallina rende possibile questa tensione. La stessa luce si coglie anche negli acquerelli che Jacobsen veniva realizzando per i suoi progetti. Emerge allora un interrogativo, che Petersen non sia riuscito a fissare sulla pellicola uno specifico tratto del pensiero di Arne Jacobsen? Una luce che prima ancora di essere elemento di natura è condizione dello spirito, una luce interiore che permette alla composizione di prendere corpo e maturare attraverso una costante opera di sottrazione, di eliminazione del superfluo e di quanto «impedisce lo sguardo»

As seen through the lens of Danish photographer Keld Helmer-Petersen, certain details of a small building designed by Arne Jacobsen in the 1930s lose their distinctive connotations. A clear, crystalline light contributes to this transformation into an abstract dimension. This same light can also be found in the series of watercolours that Jacobsen had been producing for his projects. This raises the question: could it be that Petersen failed to capture a specific aspect of Arne Jacobsen’s thought on film? A light that is a condition of the spirit, even before being an element of nature, an inner light that makes it possible for the composition to take shape and develop through a constant process of subtraction, of removal of all that is superfluous and of everything that “impedes the gaze”.