Abstract
Depositarie di saperi ed economie, colture e culture perfezionatesi nella storia ‘lunga’ della coevoluzione di comunità e ambienti di vita, le ‘aree interne’ del nostro Paese (i territori degli entroterra collinari, pedemontani e montani che dominano - non solo percentualmente - il paesaggio italiano) si candidano a diventare, da sacche residuali e degradate dello ‘sviluppo’ capitalistico, laboratori operanti di una nuova agricoltura, percepita e praticata come produzione multifunzionale di servizi sistemici e in nessun modo riducibile alle pure leggi dell’economia; ma che anzi, nei nuovi circuiti di produzione di valore e nella molteplicità di pratiche autenticamente autosostenibili cui dà vita, dischiude nuove opportunità per la riforma ecologica di quella economia e della società che la pratica.