Abstract
This essay concerns the Declaration of Rights by Rigas Velestinlìs, one of the most important personalities of Greek Enlightenment. First of all, the article tries to explain some important aspects of his biography. He was born in 1757 in Velestino, a little village in Thessaly; he then lived in Istambul, Bucarest and Vienna, and he died prisoner in Belgrade in 1798, after he was given in charge by Austrian police to Turkish authorities for his revolutionary plan. The Declaration of Rights is an important part of his revolutionary vision for the Balkans, and the central subject of this essay, so, is an analysis of this text in a comparative perspective with the French Montagnard Constitution of 1793, that was its main source. Two issues are especially developed in this paper. First, the Declaration by Rigas Velestinlìs tries to explain and exemplify the content of the French Constitution in a more concrete way; the goal of Rigas is to educate Greek people to the grammar of freedom, translating main concepts of the Enlightenment and revolutionary culture in the Balkan context. For achieving this goal, so, the meaning of articles of the French Declaration somewhat change in his translation: for instance, the Greek text asserts that men and women have the same right to enjoy a public system of education. Second, Rigas tries to adapt the national French example to a multinational and multireligious empire like the Ottoman state. Finally, the Declaration by Rigas Velestinlìs is an interesting case of translation of cultural ideas and paradigms in different contexts of late XVIIIth century Europe.
1.
Rigas Velestinlìs, noto dopo la morte con il nome nobilitato
di Rigas
Fereos, è il personaggio storico più rinomato
dell’Illuminismo greco ed è solitamente
considerato il protomartire
del Risorgimento greco. La sua fama non si ferma solamente alla Grecia,
ma
è diffusa in tutti i Balcani, come dimostra ad esempio
lastatua
dedicata alla sua memoria
presente a
Belgrado. Tuttavia,ritengo che
la sua vita e le sue opere
possano costituire un oggetto di interesse anche per l’ambito
più
esteso della storia culturale europea, in
quantola sua
funzione nella diffusione delle
idee rivoluzionarie francesi nel contesto balcanico fu di assoluta
rilevanza.
Inoltre, la sua opera pone degli importanti interrogativi sulla
diffusione dei
lumi al di fuori dei maggiori centri europei (Francia, Gran Bretagna e
Germania), con particolare riferimento alla nota e discussa tesi
sostenuta da
Roy Porter e Mikulas Teich, secondo la quale
l’Illuminismo si
sarebbe radicato in maniera originale nei diversi ambiti nazionali in
relazione
alle specificità culturali di ogni nazione, rendendo
pertanto necessario
parlare di “Illuminismi” tanto diversi quanto
diversi furono i
relativi
contesti[1]. Il
progetto costituzionale di Rigas e la situazione politica balcanica
pongono,
come vedremo, in discussione questo paradigma, poiché siamo
di fronte ad
un autore che non immette e radica le idee illuministe in un contesto
nazionale
nel senso proprio del termine, dal momento che non esiste una
entità
nazionale né un agglomerato etnico geograficamente ed
etnicamente
omogeneo: l’Impero ottomano si presenta, infatti, come un melting-pot di religioni, lingue e
culture. Mi
pare quindi di grande
importanza capire in quale maniera la cultura illuministica e, nel caso
specifico di Rigas Velestinlìs, le idee della Rivoluzione
francese siano
state recepite dagli autori balcanici in lingua greca. Non solo, si
tratta di
cogliere anche quali aspetti innovativi ed originali presenta una
produzione,
che non si può ridurre alla mera ricezione passiva delle
idee illuministe
e rivoluzionarie, dal momento che tale ricezione mostra degli aspetti
originali
ed innovativi non
trascurabili[2].
2. La bibliografia critica sull’opera di Rigas
Velestinlìs in lingua
greca, e anche in altre lingue dei Balcani, è vastissima,
così
come gli orientamenti storiografici sono molto variegati. Tuttavia
credo che vi
sia un punto, che tenterò di analizzare in questa sede, che
ha diviso in
maniera netta la storiografia sin dall’Ottocento, ossia il
problema
dell’interpretazione del progetto rivoluzionario di Rigas in
termini
riconducibili alla sua derivazione eminentemente greca oppure in
chiave
balcanica e cosmopolita.
Riguardo
a ciò, cito solo gli autori che mi sembrano più
significativi. Da
un lato abbiamo una lunga tradizione greca e progressista che ha letto
gli
scritti di Rigas Velestinlìs in chiave cosmopolita
rifiutando
l’idea che il progetto rivoluzionario del tessalo fosse
rivolta
all’edificazione di uno Stato a guida etnica e culturale
greca: è
questo l’orientamento di studiosi come Vranousis, Noutsos,
Dimaras e
più recentemente
Kitromilidis[3].
Dall’altro vi sono autori che hanno decisamente messo in
discussione
questo paradigma, sostenendo la natura sciovinista del
progetto di Rigas,
dal momento che sarebbe segnato dall’intento di prevedere una
guida etnica
e culturale su base greca, mentre gli altri popoli dei Balcani
sarebbero tenuti
in posizione subordinata: questo è il punto di vista di
Pantelic, ma
anche di studiosi greci come Papastratis e
Manessis[4].
In
questo contesto desidero soffermarmi in particolare sulla Dichiarazione
dei
diritti di
Rigas, redatta tra il 1796
e il 1797, per poter affrontare alcuni nodi tematici significativi.
Data la
scarsa notorietà del personaggio nel contesto italiano, mi
pare tuttavia
necessario fare alcune considerazioni introduttive di carattere
biografico. Dal momento che è impossibile proporre una biografia
dettagliata di Rigas
Velestinlìs in questa sede, ho preferito soffermarmi sui
momenti di
maggiore rilevanza nell’evoluzione intellettuale del
personaggio.
3.
Rigas Velestinlìs nacque nel 1757 a Velestino, un piccolo
paese della
Tessalia. Le notizie biografiche che lo riguardano fino al 1790 sono
abbastanza
scarse e legate in parte alla tradizione orale successiva ed in parte
al mito
risorgimentale costruito dai suoi primi biografi.[5] Sappiamo con certezza
che
soggiornò in Turchia, ad Istambul, per alcuni anni,
probabilmente a
partire dal 1774, ma anche le notizie sul soggiorno in Turchia sono
frammentarie
e poco attendibili.
Un fattore
rilevante del suo soggiorno turco è rappresentato, ad ogni
modo, dal
contatto con le potenti famiglie fanariote di Costantinopoli. Si
trattava delle
nobili famiglie bizantine che avevano raggiunto una grande fortuna, sia
economica che politica, sotto l’Impero ottomano, ed
occupavano posti
prestigiosi all’interno dell’amministrazione del
Sultano. Il culmine
del loro potere è costituito dalla concessione
dell’egemonia (ovvero del
governo vero e proprio)
sui principati della Valacchia e della Moldova che, tra il 1711 e il
1821,
furono affidati ad egemoni fanarioti, quasi ininterrottamente. Questo
permise
tra l’altro una certa libertà, sotto il profilo
culturale, nella
regione. L’Illuminismo in lingua greca, pertanto,
fiorì
maggiormente sulle sponde del Danubio, all’incirca
nell’attuale
Romania, rispetto a quanto avvenne in terra
greca[6].
Rigas,
molto probabilmente, entrò alle dipendenze dei signori
fanarioti di
Costantinopoli in virtù della sua preparazione letteraria e
delle sue
doti intellettuali, e quasi certamente egli ricopriva il ruolo di
segretario di
qualche nobile
famiglia[7].
Bisogna notare, a tal proposito, che la traduzione della parola
“grammatikòs”
con il sostantivo “segretario” non è
perfettamente corretta,
poiché il grammatikòs poteva essere sia un semplice scrivano che un impiegato diplomatico. In
ogni
caso, anche se non si trattava di una figura di grande rilevanza
sociale,
tuttavia questo ruolo permetteva a Rigas Velestinlìs di
essere aggiornato
sulla politica internazionale e di venire a contatto con la cultura
europea.
Una svolta nella vita del tessalo è costituita dal
trasferimento in
Moldovalacchia all’incirca nel 1786 al seguito del principe
rumeno
Bràncoveanou. In seguito Rigas si trovò alle
dipendenze, come
segretario, dell’egemone dei due principati Mavrogheni.
Questo
trasferimento è importante, perché
consentì a Rigas di
conoscere l’ambiente intellettuale danubiano ( in particolare
quello della
città di Bucarest), segnato da una forte vivacità
e da uno
spiccato dinamismo. In Moldovalacchia, infatti, vi erano molti autori
(filosofi,
geografi e filologi) illuministi, attenti al dibattito internazionale e
propugnatori di uno deciso progresso culturale, sul modello
illuministico
occidentale, dei Balcani, ancora impregnati dalla scolastica e dalla
presenza
dominante della Chiesa ortodossa. Gli autori più
significativi con cui
Rigas dovette entrare in relazione sono, tra gli altri,
Moisiodax,
Katartzis, Kodrikàs, Filippidis, Doukas. Qui, probabilmente,
inizia la
sua attività di diffusore dei Lumi in terra balcanica: tutti
questi
autori, infatti, segnati da orientamenti eterogenei, sono accomunati
dalla
volontà di diffondere le teorie scientifiche e sociali
occidentali
più innovative al fine di rigenerare, sia socialmente che
culturalmente,
i territori dell’Impero ottomano che sono percepiti come
arretrati ed
indegni della grande tradizione della Grecia classica. Questo aspetto
ha una
rilevanza molto spiccata, come vedremo, nei primi scritti di Rigas,
poiché sono volti essenzialmente alla diffusione delle idee
illuministiche nell’area
balcanica[8].
4. Il
1790 è una data molto rilevante nella biografia
dell’autore
tessalo, poiché a Vienna egli inizia a pubblicare i suoi
primi scritti.
Egli si trova nella capitale asburgica alle dipendenze del barone Von
Lagenfeld,
un boiaro rumeno a cui l’Imperatore austriaco ha concesso dei
titoli
nobiliari per i suoi servigi nella guerra, che, tra il 1787 e il 1792,
aveva
visto l’Austria e la Russia opposte all’Impero
ottomano. Rigas
pubblica qui
due testi: Fisikìs
Apànthisma (Florilegio di
Fisica)[9] e Scholìon
ton Delikaton Erastòn (Scuola degli amanti
raffinati)[10].
Il primo testo è un’antologia divulgativa di
fisica che attinge a
Rousseau, Voltaire, Fontenelle, Harvey, Buffon, Copernico e
all’Encyclopedie. L’obiettivo
dichiarato della
pubblicazione è quello di accrescere la diffusione delle
nuove scoperte
scientifiche in lingua greca, attraverso un’antologia che si
caratterizza
per la chiarezza espositiva e la scelta della forma dialogica, cara a
Fontenelle. Qui vediamo chiaramente quanto sia stata importante
l’influenza delle idee illuministiche, filtrate attraverso
gli
intellettuali attivi a Bucarest in questo periodo, che porta al
tentativo di
immettere le nuove scoperte scientifiche nel dibattito intellettuale in
lingua
greca[11].
Lo Scholìon
ton delikaton Erastòn è
invece la traduzione di sei novelle tratte da Les
Contemporaines
mêlées di Restif de la
Bretonne. La scelta di novelle amorose ha lo scopo di far conoscere ai
lettori
costumi sociali differenti rispetto al tradizionalismo imposto nei
territori
dell’Impero ottomano da parte della Chiesa ortodossa, e
mostra come il
rinnovamento della cultura su basi illuministiche, che Rigas tenta di
promuovere, non sia rivolto soltanto alle scoperte scientifiche ma
anche ai
costumi
sociali[12]. In
questo stesso periodo inoltre Rigas aveva annunciato,
nell’introduzione
dello Scholìon, la
pubblicazione della traduzione
dell’Esprit
de lois di
Montesquieu, che
dichiarava di aver quasi portato a
termine. Purtroppo questo lavoro rimase inedito, forse
perché mai
ultimato o forse a causa della diffidenza per gli scritti politici
francesi in
terra austriaca durante la Rivoluzione francese, e comunque il
manoscritto
è successivamente andato perduto.
I due testi a cui
abbiamo fatto
riferimento ci rivelano un aspetto molto importante del ruolo di
mediatore
culturale svolto da Rigas. Egli, infatti, non si limita a tradurre
filologicamente i testi, bensì tende a modificarli e
reinventarli per
adattarli alle esigenze e alle sensibilità
dell’Illuminismo in
lingua greca. Lo scopo è chiaramente quello di innervare i
cambiamenti
culturali europei nella cultura di lingua greca, per poter promuovere
il
progresso scientifico e il rinnovamento dei costumi
sociali.
5. Nel
1791 Rigas
ritorna in Valacchia, dove resterà fino al 1796. Gli eventi
successivi al
1789 e gli scritti dei rivoluzionari francesi lo colpiscono
profondamente.
Inoltre, gli ambienti più radicali
dell’Illuminismo in lingua
greca, dopo la pace del 1792 tra Russia e Turchia - che toglie ogni
possibilità di una liberazione dei Balcani da parte di
Caterina II -,
cominciano a guardare insistentemente verso la Francia rivoluzionaria
ed il suo
modello. Le Ephimeris, ad esempio,
il primo giornale in
lingua greca pubblicato dai fratelli Pouliou, riportano gli avvenimenti
francesi
con crescente attenzione ed entusiasmo, mentre gli apprezzamenti verso
la Russia
si fanno sempre più rari per trasformarsi lentamente in
ostilità.
Questa pubblicazione giungeva regolarmente a Bucarest e
senz’altro Rigas
era abbonato ad essa e la leggeva con attenzione. Del resto, i suoi
scritti
successivi saranno pubblicati proprio dai fratelli Pouliou. Inoltre,
non bisogna
dimenticare che egli stabilisce rapporti di amicizia con
l’ambasciatore
francese Gaudin, giovane diplomatico e fervente difensore della causa
francese,
che sicuramente diffondeva, nei circoli illuministi di Bucarest, gli
scritti e
le idee della Rivoluzione. Pertanto, Rigas doveva sviluppare,
in questo
lasso di tempo, la sua sempre maggiore propensione per il modello
repubblicano
francese, testimoniata successivamente dal suo progetto
costituzionale[13]. Alla
fine del Luglio 1796 Rigas Velestinlìs ritorna a Vienna, con
l’intenzione di agire per fomentare la rivolta dei popoli
balcanici contro
la dominazione ottomana. Il tessalo era indubbiamente a conoscenza,
attraverso
il suo accesso costante alla corte fanariota di Bucarest, degli
avvenimenti
internazionali e dell’evoluzione dei rapporti diplomatici,
grazie al suo
ruolo di grammatikkòs menzionato in precedenza. Non a caso, si trova a Vienna proprio
nell’anno
della campagna d’Italia di Napoleone e nel periodo in cui le
spinte
autonomistiche di molti Paša e Bey minano in profondità il potere della Sublime porta. In
particolare,
Rigas guardava con grande interesse alle azioni di
Pasvànoglu, che stava
gettando nel panico le autorità turche con le sue imprese
militari contro
l’autorità del governo centrale, in un territorio
che va da
Belgrado alla Valacchia, fino a buona parte della Bulgaria. Quindi,
è
presumibile che egli vedesse le vittorie francesi e la crisi di
autorità
del Sultano come fattori favorevoli ad un tentativo di trasformazione
rivoluzionaria[14].
6.
L’attività dell’illuminista greco
è febbrile nel
periodo che va dal 1796 al dicembre 1797. Si tratta di un lasso di
tempo
fondamentale della sua vita, poiché il suo mito
risorgimentale nasce
proprio dalle iniziative in quest’ultima fase. Innanzitutto
pubblica tre
carte geografiche: della Valacchia, della Moldova e della Grecia.
Quest’ultima non comprende solo l’attuale Grecia,
bensì un
territorio molto più vasto che va dall’Asia minore
per arrivare
fino alla Serbia. Inoltre, la Carta riporta battaglie, avvenimenti e
personaggi
della storia classica, al fine di ricordare al popolo ellenico la
grandezza
degli antenati. Nella stessa ottica prepara anche un ritratto di
Alessandro
Magno, che rappresenta, anche a livello popolare, il simbolo della
grandezza
passata dei Greci. Questi lavori vengono considerati, generalmente,
come
elementi del suo progetto di sollevazione rivoluzionaria nei Balcani,
poiché nascondono sotto traccia una forte carica
patriottica[15]. La
sue pubblicazioni, però, non si fermano qui. Rigas, infatti,
raccoglie
nell’Ithikos
Tripous (Tripode
Morale) le
traduzioni di tre scritti: Le
Olimpiadi di Metastasio, La
Bergère
des Alpes di Marmotel, e Der
erste Schiffer
di Gessner,
quest’ultimo
tradotto dal suo collaboratore Koronios. Inoltre, collabora alla
traduzione del
IV libro di
Le Voyage du
jeune Anacharsis en Grèce dans le milieu du IVe
siècle dell’abate
Barthélemy.
Questi scritti mettono, almeno in parte, in
difficoltà la lettura
del progetto rivoluzionario di Rigas, dal momento che non hanno un
contenuto
sovversivo così chiaro, sebbene facciano parte probabilmente
del suo
disegno di rigenerazione culturale e morale dei popoli
balcanici[16]. Tuttavia, i testi
più significativi di quest’epoca
sono quelli
preparati clandestinamente per propagandare le idee rivoluzionarie nei
Balcani:
la canzone Thourios,
il Manifesto
rivoluzionario e, soprattutto la nuova Costituzione per i
territori che dovrebbero essere
liberati dalla tirannia del Sultano. Gli originali di queste opere non
ci sono
pervenuti, poiché sono stati distrutti dalle
autorità austriache,
tuttavia, attraverso una lunga ricostruzione filologica dei testi che
circolarono clandestinamente dopo la sua morte, siamo in gradi di avere
una
ricostruzione abbastanza fedele di quelli che dovevano essere gli
originali. La
loro influenza successiva fu grandissima, basti ricordare che il Thourios è
riportato da Byron in Childe
Harold’s
Pilgrimage[17], mentre lo
scritto costituzionale
repubblicano anonimo Elliniki
Nomarchia[18],
del 1806, si ispira dichiaratamente all’insegnamento del
protomartire
greco. Nel
dicembre del 1797, Rigas Velestinlìs si reca a Trieste con
lo scopo di
partire alla volta del Peloponneso e far scoppiare una rivolta
antiturca. Non
sappiamo esattamente quali fossero i suoi piani e le dimensioni della
sua
organizzazione: infatti, appena giunto a Trieste, venne arrestato
assieme ai
suoi compagni dalla polizia austriaca, su segnalazione del mercante
greco
Ikonomou, che era venuto a conoscenza dei suoi scritti clandestini e
dei suoi
progetti rivoluzionari.
Le
autorità austriache consegnarono Rigas e gli altri suoi
compagni
provenienti dai territori ottomani alle autorità della
Sublime Porta, e
nel 1798 tutti quanti vennero uccisi a Belgrado in gran
segreto[19].
7.
Il progetto rivoluzionario di Rigas Velestinlìs,
così come
traspare dai testi clandestini pervenutici, era espressamente ispirato
al
modello della Francia repubblicana. Egli intendeva essenzialmente
trasmettere ed
adattare il disegno repubblicano della Costituzione montagnarda del
1793 ai
territori dell’Impero ottomano. Tuttavia, come vedremo
nell’analisi
della Dichiarazione
dei
diritti, il
tentativo di adattare tale
modello porta ad esiti innovativi ed originali rispetto
all’esempio
francese. Il segno della sua attività di mediatore culturale
può
essere sintetizzato proprio da quest’opera, dove la ripresa
di un testo
occidentale non si traduce in un recupero letterale, ma in una
riformulazione
innovativa e adeguata al contesto politico, sociale e culturale a cui
il suo
progetto rivoluzionario era rivolto. Questo disegno, bisogna
sottolinearlo, non
era il parto di un rivoluzionario “romantico”,
poiché Rigas
era stato al servizio dei principi fanarioti per anni e conosceva bene
gli
equilibri e le relazioni internazionali. Nel 1797, quando si apprestava
a
partire per la Grecia, egli era un uomo maturo e guidato da
un’analisi
lucida, sebbene, considerando gli avvenimenti successivi, si sia
rivelata
fallace. Egli infatti organizzò la sua spedizione dopo il
Trattato di
Campoformio del 17 ottobre 1797, sulla cui base i Francesi erano
entrati in
possesso
dell’Eptaniso, sette isole
greche nel mar Ionio;
inoltre, Napoleone e i suoi emissari avevano dato segnali incoraggianti
ai
patrioti greci, facendo intendere l’intenzione francese di
contribuire al
rovesciamento del Sultano.
In
quest’ottica, credo, deve essere letto il tentativo
rivoluzionario di
Rigas Velestinlìs.
8. La Nea
politikì diìkisis si
delinea come il testo costituzionale per la nuova entità
statale che
dovrà nascere dalle macerie dell’Impero
ottomano[20].
Questo scritto viene elaborato sulla falsariga della Costituzione
montagnarda
del 1793, seguendola per alcuni aspetti in maniera quasi letterale.
Tuttavia, il
testo riprende in vari punti altre costituzioni francesi, come la
Costituzione
del 1795 e probabilmente anche il testo presentato da Condorcet
all’assemblea nazionale nel 1793. Il
testo costituzionale di Rigas Velestinlìs rappresenta
un’importante
fonte documentaria perché costituisce il primo progetto
costituzionale in
lingua greca, ed è stato fonte di discussione ed analisi in
una lunga
tradizione successiva. Un esempio significativo, in tal senso, riguarda
la
discussione su un’ipotesi di federazione balcanica negli anni
’20 e
’30 del Novecento, quando alcuni intellettuali e politici
greci, di
orientamento liberale, proponevano di creare uno stato federativo
balcanico
partendo proprio dalla proposta di
Rigas[21]. Del
resto, un aspetto centrale del progetto dell’autore tessalo
concerne
la portata della Nea
politikì diìkisis, che
propone un sistema democratico ispirato alla Costituzione montagnarda
del 1793
in un contesto dove non esiste uno Stato nazionale, bensì un
impero
multietnico. Rigas, dunque, tenta di adattare i princìpi
istituzionali
giacobini alla situazione politica, sociale e culturale dei Balcani.
Da questo progetto
avrà
origine il dibattito costituzionale nei Balcani, che fino a quel
momento era
stato sostanzialmente assente. In questo senso è necessario
ricordare che
Rigas rappresentò l’immagine del protomartire del
Risorgimento
greco, per cui la sua opera fu presa, almeno nominalmente, a modello,
sebbene i
personaggi politici e gli intellettuali successivi abbiano spesso
utilizzato
l’illuminista greco come simbolo, stravolgendo e reinventando
per lo
più la sua
eredità.
Un
ulteriore
tratto di interesse riguarda la diffusione delle idee rivoluzionarie in
territori periferici come i Balcani. I testi di Rigas furono, infatti,
uno dei
principali veicoli (assieme agli scritti di Korais) delle dottrine
scaturite
dalla Rivoluzione, in particolare delle sue pulsioni più
radicali e
repubblicane[22].
Il ruolo di mediatore svolto dal tessalo è essenziale,
poiché
nell’area balcanica questi mediatori fornirono
l’immagine di
riferimento delle concezioni politiche dei rivoluzionari francesi per i
settori
più radicali e progressisti della società. Inoltre,
le modalità con cui Rigas adattò e
innovò la tradizione
costituzionale della Rivoluzione sono molteplici. In questa sede vorrei
analizzare, in
particolare,due aspetti
che ci dimostrano
l’originalità e l’importanza della Nea
politikì diìkisis nel
comprendere lo schema di diffusione dei lumi e delle idee
rivoluzionarie in
territori periferici: specificatamente mi soffermerò sulla
natura
“pedagogica” di questo testo e sulla soluzione
proposta circa la
convivenza tra etnie diverse in una stessa entità
repubblicana.
9.
La Dichiarazione
dei diritti dell’uomo e del
cittadino di Rigas è formata da
35 articoli che riprendono da vicino la formulazione del testo della
Costituzione francese del 1793. Una delle peculiarità del
testo in lingua
greca è rappresentata dall’evidente tensione
“pedagogica”, poiché i diritti non
vengono semplicemente
enunciati, come sostanzialmente avveniva nel testo francese, ma sono
spiegati ed
esemplificati molto più
diffusamente.
L’articolo 4,
ad esempio, che riguarda la natura della Legge recita:
La legge è quella decisione, che viene presa liberamente con il consenso di tutto il popolo; tutti vogliamo, per esempio, che l’assassino sia ucciso: questa si chiama Legge, ed è la stessa per tutti nel punire. Ce n’è poi un’altra, che protegge; tutti vogliamo, per esempio, essere padroni dei nostri beni, dunque a nessuno è consentito toglierci niente con prepotenza. Questa è Legge, perché la vogliamo e l’accettiamo ognuno per conto suo. La Legge deve sempre ordinare quello che è giusto e utile alla nostra vita sociale e proibire quello che ci nuoce[23].
Questa formulazione ha lo scopo di dare una maggiore chiarezza esplicativa ad una popolazione che, nella visione di Rigas, non possedeva gli stessi strumenti intellettuali e la stessa dimestichezza con la grammatica dei diritti del popolo francese. L’articolo 4 della Costituzione montagnarda, infatti, enuncia gli stessi principi in maniera decisamente più scarna:
La loi est l’expression libre et solennelle de la volonté générale; elle est la même pour tous, soit qu’elle protège, soit qu’elle punisse; elle ne peut ordonner que ce qui est juste et utile à la société; elle ne peut défendre que ce qui lui est nuisible[24].
Il
testo greco rivela una tensione esplicativa evidente. Nella
formulazione
francese troviamo, infatti, un’enunciazione di principi
astratti e
considerati di per sé evidenti; Rigas, invece, sente la
necessità
di esemplificare in maniera più concreta i diritti che
vengono
dichiarati. Quindi, credo che la natura della Legge non appaia nella Nea
politikì diìkisis autoevidente
come, invece, risultava
essere nella Costituzione montagnarda.
In pratica, il testo
greco fa
trasparire l’esigenza di educare alla grammatica dei diritti,
con lo scopo
di instillare le idee rivoluzionarie al fine di creare un grado di
consapevolezza diffusa capace di rendere praticabile tanto il
rovesciamento del
Sultano, quanto la fondazione di una repubblica sulle ceneri
dell’Impero
ottomano.
10. Rigas
Velestinlìs, dunque, assume la prospettiva giacobina,
cercando di
trasferirla nel contesto socio-culturale balcanico, dove i concetti di
Legge e
di volontà generale erano evidentemente meno diffusi
rispetto alla
Francia. Basti notare che egli non usa il termine
“volontà
generale”, bensì crea una perifrasi in grado di
spiegare il
significato di tale espressione. Egli, infatti, indica nella Legge
“quella
decisione, che viene presa liberamente con il consenso di tutto il
popolo”.
D’altronde,
la perifrasi utilizzata da Rigas non si delinea come una mera
definizione del
concetto di volontà generale. Si può notare
infatti che la
volontà generale si configura, nel contesto della Dichiarazione
dei
diritti del
1793, come espressione
diretta (o almeno come decisione perfettamente aderente) della
volontà
dell’intero corpo dei cittadini; invece la perifrasi greca
propone una
definizione in parte diversa, dal momento che si riferisce alla
decisione presa
liberamente con il consenso del popolo e non alla volontà
diretta del
popolo o ad una legislazione perfettamente aderente alla
volontà
popolare. In questo tratto, appare immediatamente una differenziazione
significativa tra il modello e la sua traduzione, che ci consente di
capire
l’importanza delle modalità in cui la trasmissione
e la mediazione
delle idee giacobine vengono svolte in area
balcanica. La
finalità
diversa della Nea
politikì diìkisis, rispetto
alla Costituzione francese
del 1793, ci fornisce una spiegazione della maggiore tensione
pedagogica ed
esemplificativa del testo greco: l’autore tessalo scrive
infatti il suo
progetto mentre il Sultano è ancora ben saldo al potere e
senza che vi
sia stato alcun rivolgimento o riforma verso la repubblica ed il
costituzionalismo. L’opera di Rigas, pertanto, non
può che essere
un sistema di trasformazioni desiderate e di propagazione delle idee
rivoluzionarie.
11. Questo
schema, del resto, si ripete sostanzialmente per tutta la Dichiarazione
dei
diritti,
dove ogni articolo viene
esemplificato. Bisogna però notare che non si tratta di una
mera
spiegazione ed esemplificazione pedissequa delle proposizioni
giacobine, in
quanto la lettura di Rigas, spesso, eccede, cambia e supera il
contenuto e le
intenzioni del prototipo. Non solo, come nel caso precedente, riguardo
al
concetto di volontà generale, in cui la differenza
è comunque
sfumata, ma anche in maniera molto più
rilevante.
L’istruzione
pubblica rappresenta un paradigma chiaro di questo fatto.
L’articolo 22,
infatti, dichara:
Tutti senza eccezione bisogna che siano istruiti. La Patria deve istituire scuole in tutti i paesi, per maschi e femmine. Dall’istruzione nasce il progresso per cui brillano le nazioni libere. Si commentino gli storici antichi; nelle grandi città si insegnino il francese e l’italiano; il greco classico, poi, sia obbligatorio[25].
Questo enunciato riprende sempre l’articolo corrispondente della Dichiarazione dei diritti del 1793:
L’instruction est le besoin de tous. La société doit favoriser de tout son pouvoir les progrès de la raison publique, et mettre l’instruction à la portée de tous les citoyens[26].
Tuttavia,
in questo caso, l’operazione di Rigas è
decisamente più
ampia e non si riduce ad un tentativo di spiegazione
“pedagogica” e
propagandistica del testo montagnardo, poiché,
l’Atto
costituzionale giacobino non prevedeva espressamente
l’istituzione di
scuole sia per maschi che per femmine. Anzi, considerando le
propensioni della
maggior parte dei convenzionali montagnardi verso i diritti delle donne
e la
loro inclusione nel sistema scolastico in generale,
è improbabile
che questo fosse il fine autentico del loro testo. Quanto meno,
nell’intricato dibattito che si svolse in epoca
rivoluzionaria
sull’istruzione pubblica, le posizioni prevalenti
non erano certo
favorevoli ad un’inclusione generale delle donne ad ogni
livello di
istruzione[27]. Rigas
Velestinlìs, invece, si pronuncia espressamente a favore di
una
partecipazione generale sia degli uomini che delle donne.
L’autore tessalo
legge, dunque, l’egualitarismo e l’universalismo
dell’articolo
del 1793 in maniera più ampia di quello che, probabilmente,
avevano
inteso fare i suoi redattori. Inoltre, delinea alcuni tratti
fondamentali
dell’istruzione pubblica che dovrà essere
edificata dopo la
Rivoluzione, poiché inserisce il greco e gli storici antichi
tra gli
insegnamenti obbligatori, e il francese e l’italiano come
lingue
obbligatorie nelle grandi
città.
12. Egli,
quindi,
non cerca in questo caso di spiegare semplicemente il testo francese,
bensì ne amplia decisamente la portata, considerando
l’inclusione
sia maschile che femminile nel sistema d’istruzione pubblica.
Inoltre,
tenta di prospettare, in poche righe, gli elementi e i capisaldi
dell’istruzione pubblica che dovrà essere
progettata nella nuova
repubblica.
Senza dubbio, quindi,
il fattore più rilevante dell’articolo 22
è costituito
dall’originalità della ricezione della
Costituzione del 1793, il
cui significato viene notevolmente ampliato, anche da un punto di vista
qualitativo e non solamente quantitativo. Del resto, non va
sottovalutato il
fatto che, per una regione dell’Europa come i Balcani,
considerati
all’epoca una realtà alquanto arretrata sia
culturalmente che
economicamente, venga prevista una misura così progressista
come
l’inclusione delle donne nel sistema generale
dell’istruzione
pubblica[28].
Questo esempio ci dimostra, ancora una volta, che ogni visione
meccanicistica
dei rapporti tra centro e periferia, intesi sia culturalmente che
politicamente,
non consente di comprendere efficacemente la dinamica reale della
diffusione e
ricezione delle idee e delle pratiche politiche, dal momento in cui
può
avvenire che l’elaborazione periferica sia più
avanzata, come in
questo caso, rispetto al modello originario, superandolo in
radicalità.
13. Uno degli elementi di maggiore difficoltà, nella
trasposizione
dell’articolazione costituzionale francese in area balcanica,
è
rappresentato dall’assenza in questa regione di uno Stato
nazionale di
tipo occidentale e dalla compresenza in uno stesso impero di etnie,
lingue,
religioni e culture diverse. Non solo, l’idea di una Nazione
formata da un
unico ed omogeneo ethnos è senz’altro un prodotto culturale successivo,
sebbene vi siano
alcuni aspetti dei futuri nazionalismi già presenti in epoca
illuminista[29].
Rigas
Velestinlìs è sostanzialmente convinto che il
problema della
convivenza tra le varie etnie sia superabile attraverso
l’istituzione di
una repubblica che sia effettivamente egualitaria e abbracci
indistintamente
tutti i cittadini. Del resto, va ricordato che il popolo non veniva
visto come
una comunità di sangue originaria, bensì come
l’insieme
degli individui che abitavano uno stesso spazio
geografico[30]. D’altro
canto, la questione della convivenza e dell’unificazione di
questo melting-pot, tenuto
assieme alla fine del
Settecento dalla dominazione ottomana, non può non essere
problematica.
Rigas, sin dal preambolo della sua Dichiarazione vuole sottolineare l’eguaglianza e l’interesse
comune di tutti gli
essere umani che vivono nei Balcani. La generale sottomissione alla
tirannia del
Sultano, infatti, è vista come il fattore unificante delle
varie
differenze. Nel preambolo, viene sostenuto che: Tutti
dico, Cristiani e Musulmani, senza alcuna distinzione su base religiosa
(poiché tutti sono stati creati da Dio e sono figli del
protoplasto) sono
convinti che il tiranno detto Sultano è annegato
definitivamente nella
sua dissoluta
voluttà[31]. L’eguaglianza
tra diverse religiosi non si profila come un problema per due ragioni:
in primo
luogo tutti gli essere umani sono stati creati da Dio per cui non
sussiste una
differenza significativa tra loro, in secondo luogo tutti hanno lo
scopo e la
consapevolezza della necessità di abbattere la tirannia del
Sultano,
giunta al suo stadio estremo di
corruzione.
14. La
comune
condizione di essere sottomessi ad un tiranno, dunque, si profila come
il
collante principale tra gli eterogenei popoli dei Balcani. La
tirannide,
infatti, colpisce e minaccia tutti egualmente ed indistintamente, per
cui tutti
sono uniti dall’interesse di abbattere questo regime
oppressivo, per
edificarne uno fondato sulla libertà e
l’eguaglianza.
Qui il riferimento
può
probabilmente essere ricondotto a Rousseau, il quale, sulla scia di
Montesquieu,
sostiene che il dispotismo riporterebbe gli esseri umani ad una
condizione di
perfetta eguaglianza, poiché tutti i sudditi sono sottomessi
nella stessa
misura alle decisioni arbitrarie del despota. Nella parte finale del Discorso
sull’origine della
disuguaglianza,
infatti, Rousseau
sostiene che il dispotismo riconduce tutti quanti
all’eguaglianza
originaria perché tutti sono nella stessa condizione di
schiavitù
e sono eguali “parce qu’ils ne sont
rien”[32]. Rigas
sembra sostenere, in maniera analoga, l’eguaglianza dei
sudditi del
Sultano, accomunati dalla stessa identica forma di sottomissione
all’autorità dispotica della Sublime Porta;
pertanto tutti i popoli
dell’impero, senza distinzione etnica e religiosa, sono uniti
dalla
necessità dell’emancipazione rivoluzionaria dal
dispotismo.
Tuttavia, si tratta di un’eguaglianza nella
schiavitù che di per
sé non può essere il fondamento di una
repubblica.
Per tale ragione,
Rigas abbina l’eguale sottomissione al dispotismo ad
un’eguaglianza
naturale, ovvero al fatto di essere tutti, allo stesso modo, creature
di Dio.
Dunque, un punto di partenza centrale risulta essere
l’appartenenza alla
specie umana e la discendenza comune da
Dio.
D’altronde, il
problema non è risolvibile in maniera così
semplice, sebbene Rigas
non possa prevedere la drammaticità con cui in seguito
esploderanno le
questioni etniche e nazionali in questa regione; ciononostante,
è
consapevole della necessità di garantire
un’inclusione reale e
positiva di tutte le diverse componenti nel suo progetto
rivoluzionario.
15. In
questa sede mi soffermerò esclusivamente su alcuni articoli
della Dichiarazione
dei
diritti,
tralasciando invece la
complessa architettura costituzionale volta ad integrare le diverse
religioni e
culture all’interno dello spazio unificante della nuova
entità
politica.
Rigas
Velestinlìs sottolinea due tratti principali di unificazione
tra gli
individui: da un lato l’assoluta eguaglianza naturale e
politica,
dall’altro la funzione di integrazione sottesa
all’obbligatorietà della lingua
greca.
L’articolo 3
della Nea
politikì diìkisis afferma
l’eguaglianza naturale
tra gli uomini al di là della loro religione: Tutti
gli esseri umani, cristiani e musulmani sono eguali per natura.
Quando qualcuno,
qualunque
sia la sua posizione sociale, commette un reato, la Legge è
immutabilmente la stessa, a seconda del
reato[33]. Questa
eguaglianza non deve omogeneizzare le differenze o, peggio opprimerle,
ma,
piuttosto è la garanzia
dell’effettività della
libertà di culto. Così “il diritto di
ogni tipo di religione
(Cristianesimo, Musulmanesimo, Ebraismo
eccetera)” è
garantito dall’articolo
7, che tutela anche le libertà di parola e di
riunione[34]. Questi
articoli sanciscono due aspetti essenziali dell’eguaglianza.
In primo
luogo, l’articolo 3 dichiara il principio
dell’eguaglianza di tutti
i cittadini di fronte alla Legge, ed esplicita che tale principio
è
valido tanto per i cittadini cristiani, quanto per i cittadini
musulmani. Tale
principio è valido in virtù
dell’eguaglianza naturale,
fattore assunto a priori che fonda l’eguaglianza positiva di
fronte alla
Legge. In pratica, la comune discendenza da Dio di tutti gli esseri
umani
è il punto di partenza che pone le basi
dell’eguaglianza civile e
politica. Inoltre, l’eguaglianza tra i cittadini al di
là del credo
religioso viene ulteriormente esplicitata e non viene lasciata
sottintesa: il
riferimento, infatti, alle due principali confessioni
dell’Impero ottomano
(cristiana e musulmana) viene espresso chiaramente nel
testo.
Del resto,
l’eguaglianza costituisce, nella logica dei diritti proposta
da Rigas, la
garanzia della libertà d’espressione effettiva in
ogni campo
dell’agire umano, così che la confessione
religiosa e le differenze
etniche non possano, almeno idealmente, configurarsi come fonte di
discriminazione o
sottomissione.
16. L’eguaglianza,
dunque, deve ad un tempo assicurare
l’inclusione di
tutte le differenti componenti del nuovo Stato ed essere lo strumento
che
promuove libertà e pluralismo, senza discriminare alcuna
religione o
tradizione culturale.
Tuttavia,
Rigas pensa che debba esistere un elemento di connessione
culturale che
unisca le diverse etnie dei Balcani: questo fattore è
chiaramente la
lingua greca, che è prevista, nell’articolo 22
ricordato in
precedenza, come insegnamento obbligatorio per
tutti.
Si tratta, ovviamente,
di
una questione molto controversa, poiché alcuni studiosi del
pensiero di
Rigas, come ad esempio Pantelic, hanno letto in questa scelta un
tentativo di
fondare uno Stato in cui la componente greca avesse il primato o
un’espressione, quanto meno, di sciovinismo
culturale[35]. Io
ritengo che sia una questione mal posta, dal momento che la lingua
greca era la
lingua comune di tutta la regione: sia a livello colto, visto che gli
scritti
dell’Illuminismo greco non erano stati redatti esclusivamente
da
personalità di etnia strettamente greca, sia a livello
popolare, dato che
la messa ortodossa veniva letta in greco. Certamente, gli strati meno
istruiti
della popolazione non parlavano il greco, ma è probabile che
Rigas
tentasse di trasporre la comunione che univa gli illuministi greci di
varie
etnie a livello di massa. Forse, come sostiene Noutsos, si illudeva di
poter
ricreare, a livello politico generale, la comunità illusoria
rappresentata dalla repubblica delle
lettere[36].
Non bisogna del resto dimenticare che Rigas Velestinlìs era
stato molto
legato ad un intellettuale rumeno, come Moisiodax, il quale scriveva
esclusivamente in
greco[37]. Ritengo,
quindi, che lo scopo autentico dell’insegnamento della lingua
greca fosse
quello di trovare un collante a livello culturale, che fosse in grado
di tenere
unito l’eterogeneo e frammentato panorama balcanico. Questa
scelta era
naturale, agli occhi di Rigas, sia per la funzione di lingua comune
svolta dal
greco nella regione, sia per la sua tradizione antica, che
rappresentava
l’esempio glorioso da cui ripartire. Forse questo aspetto
può
essere visto come un tentativo di porre un elemento fondativo
nazionale, sul
modello europeo, tuttavia ciò non significa che Rigas
volesse dare alla
componente etnica greca una posizione privilegiata rispetto alle altre.
L’egualitarismo della sua costituzione, infatti, va preso
seriamente anche
per ciò che concerne i rapporti interetnici, altrimenti i
riferimenti
espliciti all’eguaglianza tra le diverse fedi religiose
sarebbero quanto
meno orpelli retorici.
17.
In definitiva, credo che vi siano, anche ad un primo approccio,
elementi
originali significativi nel testo della Nea
politikì diìkisis,
poiché si può notare come la trasmissione delle
idee
rivoluzionarie in area balcanica passi attraverso un'importante opera
di
mediazione e reinvenzione dei contenuti e delle dottrine
francesi.
In primo luogo, bisogna
evidenziare la necessità di interpretazione e adattamento
del lessico
francese nella sua trasposizione in lingua greca, e in tal
senso è
paradigmatico il caso del termine “volontà
generale” tradotto
con una perifrasi in lingua greca, non perfettamente aderente al senso
originale.
La natura pedagogica
ed esplicativa del testo costituzionale, d’altro lato,
conduce
inevitabilmente ad ampliare e a specificare il discorso costituzionale,
portando
ad esiti e significati che vanno al di là del modello di
partenza. Un
caso di questa dinamica è rappresentato, appunto, dalla
questione
dell’accesso all’istruzione pubblica, che Rigas
prevede tanto per le
donne quanto per gli
uomini.
Infine, un punto
fondamentale è costituito dalla questione delle differenze
etniche,
linguistiche e religiose in area balcanica, che porta, inevitabilmente,
la
riflessione costituzionale del tessalo a risultati innovativi,
poiché il
tema dell’unione di un’area geografica
così eterogenea e
multiculturale in un'unica cornice repubblicana era abbastanza lontano
dalle
riflessioni francesi. Questa problematica sarà al centro,
come ben
sappiamo, dei dibattiti dei secoli successivi in merito
all’integrazione e
alla convivenza tra diverse etnie e culture, rimanendo fino ai giorni
nostri
sostanzialmente insoluta, in particolar modo per quanto riguarda
proprio i
Balcani, e tale aspetto conferisce un valore aggiuntivo alle
riflessioni di
Rigas, dal momento che cerca di affrontare una questione tanto
spinosa.
[1] R. Porter, M. Teich, eds., Enlightenment in National Context, Cambridge, Cambridge University Press, 1981.
[2] Questo aspetto è ben mostrato da P. M. Kitromilidis, Neoellinikos Diaphotismos. I politikes ke kinonikes idees, Atene, Morfotikò Idryma Ethnikis Trapezis, 2000. Per una diversa interpretazione vedi Kondyles, O Neoellinikos Diaphotismos: i philosophikes idees,Atene, Themelio, 1988, in particolare pp. 3-14. Colgo qui l’occasione per ringraziare il professor Kitromilidis, per aver avuto la gentilezza di leggere la versione manoscritta di questo articolo.
[3] L. I.
Vranousis, Rigas
Velestinlìs:1757-1798,
Atene, Ekdosis
deuteri-Epιuxιmenι,
1963. P. M. Kitromilidis, Rigas
Velestinlìs: theoria ke praxi, Atene,
Vouli ton
Ellinon, 1998.
[4] D. Pantelic, I ektelesi tou Riga, Atene, Ekdosi Eterias Meleti Feron/Velestinou/Riga, 2000. P. Papastratis, L’idea federale nei Balcani tra le due guerre, in S. Marcheselli, a cura di, Rigas Fereos: la rivoluzione, la Grecia, i Balcani, bicentenario della morte 4-5 dicembre 1997, Trieste, Lint Editore, 1999., pp. 15-28. A.J. Manessis, "L'activite et les projets politiques d'un patriote grec dans les Balkans vers la fin du XVIIIe siecle" , Balkan Studies, 3, (1962), pp. 75-118.
[5] Le Biografie più autorevoli e complete sono: L.I. Vranousis, Rigas Velestinlìs:1757-1798, cit. P. M. Kitromilidis, Rigas Velestinlìs: theoria ke praxi, cit. Una breve, ma ben documentata, nota biografica è quella redatta da Lucia Marcheselli Loukas, Introduzione, in Rigas Velestinlìs, Scritti Rivoluzionari, Atene, Società Scientifica di Studi Fere-Velestino-Rigas, 2006.
[6] Sui due principati durante il periodo fanariota, vedi F. Guida, Rigas Velestinlìs (Fereos) e i principati di Valacchia e Moldova, in S. Marcheselli Loukas, a cura di, Rigas Fereos: la rivoluzione, la Grecia, i Balcani: atti del convegno internazionale Rigas Fereos, cit., pp. 35-44. L. Valmarin, “La cultura rumena sotto i principi fanarioti”, Italoellenika, rivista di cultura greco-moderna, VII/1999-2000, pp. 61-78. R. Tolomeo, “Economia e società nei principati danubiani alla fine del ‘700”, Italoellenika, rivista di cultura greco-moderna, VII/1999-2000, pp. 149-156.
[7] Si tratta, come di quasi tutte le notizie riguardo Rigas prima del suo arrivo in Romania, di ipotesi legate agli sviluppi successivi e alla storiografia greca dell’Ottocento. Oggi, però, non siamo in possesso di elementi documentari certi. L’ipotesi sembra comunque probabile, in quanto, Rigas emigrò successivamente presso le egemonie fanariote della Moldova e della Valacchia, come grammatikòs di una famiglia fanariota. La tesi viene accreditata da L.I. Vranousis, Rigas Velestinlis:1757-1798, cit., pp. 15-17.
[8] P. M. Kitromilidis, Rigas Velestinlìs: theoria ke praxi, cit., pp. 13-53. P. M. Kitromilidis, Neoellinikos Diaphotismos, cit. P. Kondylis, O Neoellinikos Diaphotismos: i philosophikes idees, cit.
[9] Fisikìs
Apànthisma. Dià tus anchinus ke
filomathìs
Èllinas, Vienna, Tip. Trattnes, 1790. Il testo è stato recentemente
ripubblicato
dalla Società
di studi Fere-Velestino-Riga, Atene 1991.
[10] Scholìon
ton Delikaton Erastòn, iti Vivlìon
ithikòn, periechon ta
perìerga simvevikota ton oreoteron ghinekòn tu
Parisìu, Vienna,
tipografia I.
Baumeister, 1790. Ed. critica, commento e glossario di P. S. Pistas,
Atene,
Ermìs, 1988, pp.
LXXVI-234.
[11] Su questo testo vedi, in particolare, P. M. Kitromilidis, Rigas Velestinlìs: theoria ke praxi, Atene, Vouli ton Ellinon, 1998, pp. 21-34. A. Karathanasis, “L’opera letteraria di Rigas Velestinlìs”, Italoellenika, rivista di cultura greco-moderna, VII/1999-2000, pp. 79-83. C.T. Dimaras, La Grece au temps des Lumières, Ginevra, Librare Droz, 1969.
[12] P. M. Kitromilidis, Rigas Velestinlìs: theoria ke praxi, cit., pp. 21-34. P. Kondylis, O Neoellenikos Diaphotismos: oi philosophikes idees, cit. pp. 151-174. [13] L.I. Vranousis, Rigas Velestinlis:1757-1798, cit., pp. 39-54. D. Pantelic, I ektelesi tou Riga, cit., pp. 29-38.
[14] L.I. Vranousis, Rigas Velestinlis:1757-1798, cit., pp. 62-89.
[15] L.I. Vranousis, Rigas Velestinlis:1757-1798, cit., pp. 55-61. P. M. Kitromilidis, Rigas Velestinlìs: theoria ke praxi, cit., pp. 34-68. D. Pantelic, I ektelesi tou Riga, cit., pp. 38-48.
[16] Su questo testo vedi in particolare A. Glikofriki-Leoncini, “Techni ke Ithiki sto ergo tou Riga”, Italoellenika, rivista di cultura greco-moderna, VII/1999-2000, pp. 135-148.
[17] Lord
Byron. Childe
Harold’s
Pilgrimage, Oxford,
Clarendon press, 1980.
[18] Anonimo, Elliniki
Nomarchia, Atene,
Kalthos, 1980.
[19] Sull’arresto e l’esecuzione di Rigas vedi D.
Pantelic, I cit.
[20] Per una
ricca analisi delle
vicende storiche e della ricostruzione filologica di questo testo, di
cui non
disponiamo dell’originale, sequestrato dalla polizia
asburgica, vedi E.S.
Stathis, Istorikà
kai Filologhikà
prolegomeni, in To
Sintagma ke o Thourios tou Riga, Atene,
Ekdosi Armos,
1996, pp. 13-129.
[21] P. Papastratis, L’idea federale nei Balcani tra le due guerre, in S. Marcheselli Loukas, a cura di, Rigas Fereos: la rivoluzione, la Grecia, i Balcani, cit., 15-28.
[22] Per un’esaustiva panoramica sulla circolazione e la diffusione delle idee rivoluzionarie francesi nell’europa sud-orientale vedi il testo fondamentale di P. K. Kitromilidis, I Galliki Epanastasi ke I Notioanatoliki Evropi, Atene, Poria, 2000.
[23] «Ο νόμος είναι εκείνη η ελευθέρα απόφασις, οπού μέ τήν συγκατάθεσιν όλου τού λαού έγινεν· ήγουν, όλοιi Θέλομεν ότι ο φονεύς νά φονεύεται· αυτός λέγεται Νόμος, καί είναι ο ίδιος διά όλους μας εις τό νά παιδεύση. Και πάλιν άλλος, οπού υπερασπίζεται· ήγουν όλοι θέλομεννά εξουσιάζωμεν τά υποστατικά μας, κανένας λοιπόν δέν έχει τήν άδειαν νά πάρη δυναστικώς τίποτες· αυτός είναι Νόμος, επειδή μοναχοί μας τόν δεχόμεθα και τόν θέλομεν. Ο Νόμος έχει πάντοτε νά προστάξη ότι πράγμα είναι δίκαιον καί ωφέλιμον εις τήν συγκοινώνιαν τής ζωής μας καί νά εμποδίζη εκείνο οπού μάς βλάπτει.», Rigas Velestinlìs, Scrittti rivoluzionari, cit., pp. 44-47.
[24] C. Debbash, J. M. Pontier, Les Constitutions de la France, Paris, Dalloz, 1989, pp. 44.
[25] «Όλοι, χωρίς εξαίρεσιν, έχουν χρέος νά ηξεύρουν γράμματα. Η Πατρίς έχει νά καταστήση σχολεία εις όλα τά χωρία διά τά αρσενικά καί θηλυκά παιδία. Εκ τών γραμμάτων γεννάται η προκοπή, μέ τήν οποίαν λάμπουν τα ελεύθερα έθνη. Νά εξηγούνται οι παλαιοί ιστορικοί συγγραφείς· εις δέ τάς μεγάλας πόλεις νά παραδίδεται η γαλλική καί η ιταλική γλώσσα· η δέ ελληνική νά είναι απαραίτητος.» Rigas Velestinlìs, Scrittti rivoluzionari, cit., pp. 56-57.
[26] C. Debbash, J. M. Pontier, Les Constitutions de la France, cit., pp. 45.
[27] Su questa questione vedi A. Rossi Doria, a cura di, Il primo femminismo (1792-1834), Milano, Unicopli, 1993, e M. Albertone, Una scuola per la rivoluzione: Condorcet e il dibattito sull’istruzione 1792-1794, Napoli, Guida, 1979.
[28] Sull’eguaglianza tra sessi in Rigas Velestinlìs vedi P.K. Kitromilidis, Enlightement, Natinalism, Orthodoxy, Variorum, 1994, cap. VII.
[29] Ivi, cap. XI
[30] In effetti, questo era sostanzialmente anche il caso della Francia, dove il dirittto di cittadinanza era concesso con molta facilità: infatti, l’articolo 4 dell’Atto costituzionale dichiara che «Tout homme né et domicilié en France, âgé de vingt et un ans accomplis; – Tout étranger âgé de vingt et un ans accomplis, qui, domicilié en France depuis une année – Y vit de son travail – Ou acquiert une propriété – Ou épouse une Française – Ou adopte un enfant – Ou nourrit un vieillard; – Tout étranger enfin, qui sera jugé par le Corps législatif avoir bien mérité de l’humanité – Est admis à l’exercice des Droits de citoyen français.» C. Debbash, J. M. Pontier, Les Constitutions de la France, cit., p. 47. Su tale questione vedi anche R. Brubaker, Cittadinanza e nazionalità in Francia e Germania, Bologna, Il Mulino, 1997, pp. 21-95.
[31] «Όλοι, λέγω, Χριστιανοί καί Τούρκοι, χωρίς καμιά διάκριση θρησκείας (επειδή όλοι πλάσματα τού Θεού είναι καί παιδιά τού πρωτοπλάστου), όλοι τώρα αναλογίζονται ότι ο τύραννος πού λέγεται Σουλτάνος έχει βυθιστεί ολοκληρωτικά στήν ακόλαστη φιληδονία του.» Rigas Velestinlìs, To Sintagma ke o Thourios tou Riga, cit., p. 183. Trad. mia.
[32] J. J. Rousseau, Discours sur l’origine et les fondements de l’inégalité (1755), in J.J Rousseau Œuvres complètes / Jean-Jacques Rousseau; édition publiée sous la direction de B. Gagnebin et M. Raymond. – Paris, Gallimard, 1969, tomo III, p. 192.
[33] « Όλοι οι άνθρωποι, χριστιανοί, καί τούρκοι, κατά φυσικόν λόγον, είναι ίσοι. Όταν πταίση τινάς, οποιασδήποτε καταστάσεως, ό νόμος είναι ο αυτός κατά τό πταίσμα καί αμετάβλητος.» Rigas Velestinlìs, Scritti rivoluzionari, cit., pp. 44-45.
[34] «η ελευθερία καθε είδους θρησκείας χριστιανοσύνης, τουρκισμού, ιουδαισμού, καί τα λοιπά.» Rigas Velestinlìs, Scritti rivoluzionari, cit., pp. 48-49.
[35] D. Pantelic, I ektelesi tou Riga, cit., pp. 85-102. Vedi anche P. Papastratis, L’idea federale nei Balcani tra le due guerre, in S. Marcheselli Loukas, a cura di, Rigas Fereos: la rivoluzione, la Grecia, i Balcani, cit., 15-28.
[36] P. Noutsos, “Dimension sociale et politiquede la citoyenneté”, Italoellenika, rivista di cultura greco-moderna, VII/1999-2000, pp. 31-40.
[37] P. M. Kitromilidis,Rigas Velestinlìs: theoria ke praxi, cit., pp. 34-53. Sulla figura di Moisiodax vedi il testo di P. M. Kitromilidis, Iosipos Moisiodax, Atene, M.I.E.T, 1985.