1. La storia dellInquisizione in Italia, specialmente per quanto riguarda il Cinque-Seicento, è un argomento che ha riscosso molto successo nella storiografia italiana degli ultimi venti anni. Linteresse ha sancito la nascita di un importante e variegato filone di studi, parallelo a quello riguardante lInquisizione spagnola (particolarmente fecondo negli anni Ottanta), anche se spesso purtroppo avulso da unottica comparatistica, la quale appare oggi particolarmente auspicabile, come ha posto in rilievo unimportante rassegna critica degli studi sullInquisizione pubblicata su unautorevolissima rivista nel 2002[1]. Le nuove ricerche hanno comportato lorganizzazione di numerosi convegni internazionali e incontri di studio e suscitato linteresse dellopinione pubblica e della stampa. Lapertura agli studiosi degli archivi della Congregazione per la Dottrina della Fede, ex SantUffizio (1998) ha schiuso nuove prospettive di studio e ricerca.
La grande originalità di questo monumentale lavoro di Andrea Del Col risiede soprattutto nel fatto che esso studia la storia dellInquisizione in Italia dal XII secolo sino alletà contemporanea, unimpresa mai tentata prima. Non manca peraltro un confronto costante con quello che avvenne al di fuori della penisola. La storia dellInquisizione è analizzata in rapporto alla storia sociale, politica ed istituzionale dellOccidente, alla storia dei movimenti di dissenso religioso, alla storia della cultura popolare.
Il libro è diviso in tre parti: I) LInquisizione in Italia nel Medioevo; II) LInquisizione in Italia nel Cinquecento; III) LInquisizione in Italia dal Seicento ad oggi.
2. La storia dellInquisizione nel Medioevo è stata ben poco studiata e la pessima situazione delle fonti pone problemi di non poco conto. La trattazione che riguarda questo tema colma quindi una lacuna importante e metodologicamente appare assai innovativa. Particolarmente significativa è in proposito unaffermazione che si trova a p. 90, allinterno di un capitolo dedicato alleliminazione degli ultimi catari in Italia nella seconda metà del Duecento:
Se si prende in considerazione la produzione storiografica riguardante questo periodo si nota che mentre la vita religiosa è stata abbastanza indagata e le eresie, in particolare quella catara, sono state molto studiate, discusse e ridiscusse, sugli inquisitori e sul loro esercizio del potere nella nostra penisola le ricerche sono poche e in buona parte vecchie e limitate. [...] Nei prossimi capitoli si cercherà invece di invertire le parti, restituendo agli inquisitori il posto e la responsabilità che ebbero nel loro tempo, senza per questo spostare in un angolo gli eretici. Non ha senso infatti studiare gli inquisitori senza interessarsi agli eretici.
Lorigine dellInquisizione medievale argomento generale abbastanza indagato è forse rintracciabile nellaspirazione della Chiesa a diventare una società perfetta, superiore allo Stato (la raccolta delle norme canoniche ne rappresenta una manifestazione importante). Anche se il ricorso alla violenza contro gli eretici era stato legittimato in vecchiaia da SantAgostino, luso della violenza su larga scala è un fenomeno che si afferma soltanto allinizio del XIII secolo con la crociata contro gli albigesi. Il periodo che intercorre tra i papati di Innocenzo III (1198-1216) e Bonifacio VIII (1294-1303) vide in effetti laffermazione di una tendenza ierocratica e un forte accentramento del potere ecclesiastico in linea di continuità con la lotta intrapresa dal Papato contro lImpero nel ben noto periodo della lotta per le investiture, a cavallo tra XI e XII secolo. Laffermazione della pratica inquisitoria nel processo penale fu un fatto fondamentale, tanto quanto loperazione culturale della demonizzazione degli eretici che si accompagnò alla sanguinaria repressione del catarismo. Questa religione fondata sul disprezzo della materialità, concepita come manifestazione del principio del male che nella teologia dualistica dominava la realtà terrena, fu assai difficile da eliminare, anche perché spesso i catari godettero, per varie ragioni, di protezioni politiche. Fondamentale fu il ruolo dei nuovi ordini religiosi, francescani e domenicani, che contrastarono i catari sul terreno della predicazione, ma che fornirono altresì da subito i quadri alla nascente Inquisizione. Il delitto contro la fede assumeva una connotazione giuridica ben definita, il ricorso alla procedura inquisitoriale sommaria era sempre più frequente. LInquisizione, tribunale che giudicava le deviazioni dalla fede cristiana, allargava le sue competenze eccezionalmente sugli ebrei e sugli islamici, e persino sui morti.
Catari ed altri dissidenti religiosi furono eliminati, ma la grave crisi del Papato trecentesco ebbe ripercussioni pesanti anche sullInquisizione: nel Trecento vi furono numerosi processi contro inquisitori per malversazione, lInquisizione fu utilizzata frequentemente come uno strumento politico (clamoroso il caso del processo contro i Templari, presenti anche in Italia); peraltro la persecuzione degli ebrei si intensificò (si diffuse laccusa di infanticidio rituale), così come il controllo religioso in generale: valdesi e fraticelli figurano tra coloro che ne risentirono di più. LInquisizione estese inoltre le sue competenze alla persecuzione della stregoneria diabolica, alla quale dedicò molta attenzione in particolare nel corso del Quattrocento.
3. La storia dellInquisizione nel pieno Cinquecento costituisce la seconda parte del libro di Del Col. Questa parte è però da ritenersi anche un contributo importante alla storia della Riforma protestante e dei movimenti ereticali in Italia. In particolare alla Repubblica di Venezia, stato della penisola in cui la Riforma ottenne il più grande successo e lInquisizione ebbe notevoli problemi a confrontarsi col potere politico, è dedicato un capitolo che costituisce preso a sé stante un originale e fondamentale contributo sullargomento.
La Congregazione del SantUffizio fu istituita da papa Paolo III nel 1542 per arginare il dilagare della Riforma protestante nella penisola e guidata sin dallinizio dal cardinal Gian Pietro Carafa. Il suo avvio fu multiforme e graduale. Lelezione al papato del Carafa col nome di Paolo IV costituì un punto di non ritorno per legemonia dellInquisizione allinterno della Chiesa cattolica e della società italiana (p. 396). Nel corso del pontificato del Carafa si verificò un aumento impressionante dellattività di repressione delleresia negli stati italiani, anche laddove non cera un inquisitore (a Lucca per es.). Col successore Pio IV si ebbe un tentativo di contenere i poteri dellInquisizione, ma negli stessi anni i valdesi furono massacrati in Piemonte e Calabria. Con Pio V poi lInquisizione tornò agli splendori degli anni di Paolo IV. Il passo decisivo verso luniformazione religiosa dItalia era compiuto.
Secondo Del Col, comunque, lefficacia dellInquisizione romana nelleliminare la minoranza degli aderenti alla Riforma in Italia fu [...] fondamentale, ma non determinante (p. 502). Forse più determinante, se si confronta la situazione italiana con quella di Francia, Paesi Bassi e Austria, fu la mancata adesione alla Riforma delle élites degli stati italiani.
4. La parte terza del libro affronta la storia dellInquisizione in Italia dal Seicento ad oggi. LInquisizione rafforzò la sua presenza nella penisola: tra 1585 e 1644 la rete dei tribunali periferici si consolidò e si adattò alle modifiche territoriali degli stati, gli inquisitori raggiunsero una buona autonomia economica, il pericolo protestante era scomparso e lattenzione si rivolse adesso soprattutto al controllo delle minoranze religiose (valdesi, cristiani ortodossi, ebrei), degli intellettuali (particolarmente aspro è lo scontro con la nuova cultura scientifica, col caso clamoroso del processo a Galileo), nonché alla censura della stampa. Il SantUffizio rivolse poi la sua attenzione al controllo della cultura popolare (significativo è il ben noto caso del mugnaio friulano Menocchio, reso celebre dallindagine di Carlo Ginzburg e poi meglio approfondito dallo stesso Del Col), alla stregoneria diabolica e ai fenomeni di santità spontanea; estese la sua competenza a vari delitti: la bestemmia, la bigamia, ladescamento delle penitenti da parte dei confessori (sollecitatio ad turpia)... Questo periodo si può considerare lapogeo dellInquisizione in Italia.
Tra 1644 e 1740 lazione repressiva si sviluppò secondo le
medesime linee. In questo periodo i valdesi delle valli piemontesi subirono un
duro attacco militare, si diffuse il fenomeno delle conversioni e battesimi
forzati degli ebrei nello Stato della Chiesa, proseguì loffensiva contro la
stregoneria e la magia (i casi del Friuli e di Siena sono particolarmente
significativi) e contro la santità spontanea e mistica (in particolare si ebbe
la repressione del movimento pelagino in Valcamonica; anche la condanna del
quietismo va nella medesima direzione). La repressione di giansenismo
e giurisdizionalismo ebbe tra
i suoi effetti la carcerazione di un grande intellettuale come Pietro Giannone.
LInquisizione processò altresì ateisti e massoni.
Dalla metà del Settecento in poi la Chiesa romana subì la contestazione illuministica e la sua posizione in Italia si indebolì: lattività delle sedi periferiche fu limitata dai governi riformatori, quindi esse furono soppresse nel periodo napoleonico. Ma ancora alla fine del Settecento lInquisizione godeva di una grande considerazione. Lattività dellInquisizione tra 1740 e 1814 è poco studiata: tradizionalmente si ritiene che in tale periodo essa fosse meno intensa, sulla base dei dati delle sedi periferiche di Venezia, Udine e Napoli. Ma in altre sedi lattività fu assai intensa: a Modena, Siena e Malta per es. Le opere dei principali intellettuali dellIlluminismo furono messe allindice.
Il periodo napoleonico segnò una svolta definitiva: dallinizio dellOttocento il SantUffizio non ebbe più nessun rapporto diretto con i poteri civili, con lovvia eccezione dello Stato della Chiesa. Gli Stati riconobbero la libertà di culto ad ebrei e valdesi, nonostante lopposizione del Papato, che si scagliò contro gli errori della modernità (particolarmente negli anni di papa Pio IX).
Con la fine dello Stato della Chiesa, lintervento del SantUffizio si restrinse allambito ecclesiastico. Furono condannate le istanze di rinnovamento interne alla Chiesa: la lotta contro il modernismo può essere considerata lultima grande campagna antiereticale condotta dalla Chiesa romana. Con Pio XI e Pio XII si ebbero alcune innovazioni.
La vera svolta è costituita però dal concilio Vaticano II, convocato da Giovanni XXIII e chiuso da Paolo VI: la Congregazione del SantUffizio fu riformata in modo significativo e mutò nome in Congregazione per la Dottrina della Fede. La Congregazione, oltre ad avere lo scopo di promuovere e valorizzare la fede cattolica, conserva attualmente una parte delle prerogative della vecchia Inquisizione: giudica sullortodossia dottrinaria degli appartenenti alla Chiesa cattolica e può comminare la scomunica e altre pene. Il tutto ovviamente in un contesto ben diverso dal passato, nel quale la Chiesa cattolica promuove il dialogo e la comprensione tra popoli e religioni, in conformità con il messaggio evangelico.
5. Questo libro colma una lacuna importante negli studi. Lautore raccoglie i frutti del rinnovamento storiografico degli ultimi ventanni e ci consegna unopera che prende in esame tutta la parabola storica dellInquisizione in Italia a partire dai suoi esordi medievali. Già solo la parte riguardante il periodo medievale rappresenta uno studio del tutto nuovo ed originale, che per la completezza e la lucida esposizione di fatti e problematiche non potrà non essere considerato dai medievisti come un punto di riferimento obbligato. Trattando il Cinquecento ed il Seicento Del Col si serve delle sue grandi competenze specialistiche, ma il suo sguardo si estende ben al di là delletà della Controriforma: lo studioso dimostra come lattività dellInquisizione fu importante ancora nel Settecento, al contrario di quanto comunemente si riteneva. Lautore inoltre tratta aspetti assai rilevanti dellattività dellInquisizione, poco studiati dalla storiografia: di grande interesse è in particolare lo studio dellatteggiamento dellInquisizione nei confronti dei rinnegati (cattolici convertiti allIslam) nel Cinque-Seicento.
Gli aspetti procedurali dellattività dellInquisizione, le finanze degli inquisitori e la struttura territoriale e organizzativa dei tribunali sono trattati con ampiezza sia per il periodo medievale sia per letà moderna: il capitolo V della Parte III, Strutture, procedure e attività complessiva dellInquisizione romana tra Cinque e Settecento (pp. 741 sgg.) è a questo proposito fondamentale.
Nelle parti riguardanti letà contemporanea Del Col riflette su questioni storiografiche di notevole rilevanza e ci consegna delle valutazioni di notevole profondità sul problema delle responsabilità storiche e sul rapporto tra il sistema cattolico di controllo dottrinario e il messaggio evangelico. Lopera si caratterizza per la vastità dei temi trattati e per un continuo riferimento alle vicende delle vittime dellInquisizione, singoli o gruppi. Questopera rappresenta un fondamentale contributo non solo per il pur rilevantissimo tema che si riflette nel suo titolo, ma anche per quanto riguarda le eresie medievali, la storia della cultura popolare, la storia della Riforma protestante e dei movimenti ereticali nellItalia del Cinquecento, ed in generale per la storia della società italiana. Per quanto attiene alla storia dellInquisizione romana, essa supera le messe a punto precedenti, che si concentrano sul Cinque-Seicento (o comunque sulletà moderna) oppure trattano soprattutto temi specifici (come il rapporto tra inquisitori e confessori o il controllo sociale)[2], ed offre per la prima volta una visione dinsieme che risulta molto stimolante. Emerge in questo modo infatti lesigenza di lavori che affrontino in modo comparatistico la storia di tutte e tre le Inquisizioni (romana, spagnola e portoghese) un primo lodevole ma ancora incompleto studio è già disponibile[3] , ponendo al centro dellindagine la documentazione inquisitoriale ed i processi (cosa che Del Col fa magistralmente per lItalia), fondati magari sulla collaborazione tra studiosi appartenenti a differenti scuole storiografiche nazionali.
[1] J.-P. Dedieu – R. Millar Carvacho, Entre histoire et mémoire. L’Inquisition à l’époque moderne: dix ans d’historiographie in “Annales. Histoire, Sciences sociales”, 57, 2002, pp. 349-372.
[2] Cfr. principalmente E. Brambilla, Alle origini del Sant’Uffizio. Penitenza, confessione e giustizia spirituale dal medioevo al XVI secolo, Bologna 2000; A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Torino 1996; Id., L’Inquisizione romana. Letture e ricerche, Roma 2003; G. Romeo, Ricerche su confessione dei peccati e inquisizione nell’Italia del Cinquecento, Napoli 1997; Id., L’Inquisizione nell’Italia moderna, Roma 2002; J. Tedeschi, Il giudice e l’eretico. Studi sull’Inquisizione romana, Milano 1997.
[3] F. Bethencourt, L’inquisition à l’epoque moderne. Espagne, Italie, Portugal XVe-XIXe siècle, Paris 1995.