La banca dati dei processi e la ricostruzione completa dell’attività del Sant’Ufficio di Aquileia e Concordia

Giovanna Paolin - Andrea Del Col
Università di Trieste

Uno degli archivi del Sant’Ufficio più noti in Italia è senza dubbio quello dell’Inquisizione di Aquileia e Concordia, conservato nell’Archivio Storico dell’Arcidiocesi di Udine, perché contiene i processi che riguardano i benandanti e Domenico Scandella, detto Menocchio, ma anche perché fu uno dei primi fondi inquisitoriali conservati in archivi diocesani che venne aperto alla consultazione e perché fin dal 1976-1978 ebbe un inventario moderno della serie processuale. Questo inventario, curato dallo storico e direttore dell’Archivio arcivescovile don Luigi De Biasio per conto del Centro di catalogazione della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, fu messo a disposizione in forma di dattiloscritto in due Quaderni del Centro di catalogazione, che sono da tempo esauriti e che si sono rivelati molto utili per la conoscenza di questo fondo del Sant’Ufficio, che è uno dei cinque complessi documentari organici consultabili in Italia[1].
La rilevanza dell’archivio inquisitoriale udinese e la sua continua consultazione hanno fatto prendere in considerazione negli anni scorsi l’opportunità di immettere i dati dell’inventario in un software particolare, costruito secondo le esigenze delle ricerche storiche attuali sull’Inquisizione e le caratteristiche delle banche dati dei beni culturali organizzate da tempo dal Centro di catalogazione friulano. La scelta è caduta su un certo numero di dati delle schede cartacee elaborate da Luigi De Biasio e dalla collaboratrice Maria Rosa Facile, con alcune correzioni effettuate da Mariangela Sarra durante una tesi di laurea del 1986. L’operazione è stata condotta di comune accordo tra il Centro di catalogazione e il Centro di ricerca sull’Inquisizione dell’Università di Trieste e l’inventario è ora consultabile in rete nel sito della Regione Friuli Venezia Giulia[2].
L’ulteriore sviluppo degli studi sull’Inquisizione in Italia ha suggerito inoltre di pensare ad una revisione approfondita, condotta su basi nuove, della vecchia inventariazione. Su sollecitazione di Pier Cesare Ioly Zorattini, nel 2004 l’Istituto Pio Paschini di Udine ha avviato una collaborazione formale con il Centro di ricerca sull’Inquisizione, l’Archivio Storico dell’Arcidiocesi di Udine e il Centro di catalogazione della Regione per costruire una banca dati vera e propria della serie processuale, secondo un articolato numero di elementi fondamentali da controllare o da raccogliere ex novo attraverso una lettura diretta dei fascicoli originali. I collaboratori sono quattro e stanno lavorando secondo i criteri che verranno esposti più avanti.
Contestualmente a questa iniziativa è stato formalizzato il “Progetto per la descrizione degli archivi e della documentazione inquisitoriale in Italia”, e questa occasione eccezionale di collaborazione tra archivisti di Stato, storici universitari e la Congregazione per la dottrina della fede ha suggerito di progettare un’operazione più ampia di inventariazione di tutto il fondo udinese, non solo della serie processuale, tenendo conto dell’esperienza maturata e delle tecniche adottate nell’inventariazione informatizzata dei fondi dell’Archivio storico della stessa Congregazione. Il piano per l’archivio dell’Inquisizione di Aquileia e Concordia è stato quindi articolato in più fasi e c’è un’intesa di fondo con la direzione dell’Archivio Storico dell’Arcidiocesi di Udine. Il lavoro finanziato dall’Istituto Pio Paschini è diventato quindi la prima fase del piano più ampio e il seguito verrà deciso di comune accordo tra le istituzioni interessate.

L’inventariazione dell’archivio del Sant’Ufficio di Aquileia e Concordia

L’archivio del Sant’Ufficio di Aquileia e Concordia è costituito da 98 buste, suddivisibili in alcune serie, oltre a quella dei processi già immediatamente identificabile e comprendente 57 buste, oltre la metà della documentazione. Il fondo è praticamente integro, non è organico all’archivio della Curia arcivescovile di Udine di cui ora fa parte, ma vi è stato portato prima della soppressione del convento di San Francesco interiore di Udine e annesso inquisitorato, stabilita con decreto vicereale del Regno d’Italia il 26 luglio 1806. Una breve storia interna dell’archivio mostra gli ordinamenti che ha subito e le vicende della conservazione dalla metà del Cinquecento ad oggi[3].

1. Banca dati della serie processuale

Scopo di questa prima fase è di costruire una banca dei dati giudiziari più rilevanti della serie processuale, compresa nelle bb. 1-57. Il lavoro parte dai dati dell’inventariazione fatta da Luigi De Biasio per conto del Centro di catalogazione della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia negli anni 1976-1978 e si avvale di un software di rilevamento e gestione dei dati messo a disposizione dallo stesso Centro di catalogazione, il “Sistema per l’inventariazione dei processi”. I dati che vengono controllati o immessi ex novo seguono le indicazioni emerse negli incontri annuali avvenuti tra storici e archivisti negli anni novanta [[4]] e in specifico sono, secondo l’ordine di immissione nel programma:

  1. Referenze archivistiche
  2. Numero delle carte scritte
  3. Data iniziale
  4. Data finale
  5. Nome e cognome dell’imputato
  6. Tipo di procedura (denuncia, informazioni, processo formale, procedura sommaria, processo d’appello)
  7. Tipo di delitto (e relativa categoria generale)
  8. Luogo del delitto commesso
  9. Diocesi di appartenenza del luogo del delitto
  10. Tipo della sentenza
  11. Data della sentenza

Questi dati non sono solo funzionali ad un preciso inventario, ma permettono l’analisi complessiva dell’attività processuale in modo diverso, perché comprendono elementi giudiziari che non rientrano negli scopi di un inventario archivistico. La difficoltà del loro reperimento implica che i collaboratori non solo siano in grado di leggere le scritture, ma abbiano anche conoscenze specialistiche di storia istituzionale dell’Inquisizione e padroneggino le questioni procedurali e le competenze delittive.
Questa prima fase prevede inoltre la raccolta della bibliografia storica relativa all’Inquisizione di Aquileia e Concordia e agli studi sul dissenso religioso in Friuli. Questa bibliografia riguarda edizioni di fonti, studi, tesi di laurea sull’Inquisizione e argomenti connessi, nell’ambito della regione Friuli Venezia Giulia (nelle sue estensioni storiche), con riferimento anche alla storiografia concernente la documentazione friulana, giuliana e isontina conservata nell’archivio del Sant’Ufficio di Venezia. Uno dei suoi scopi è quello di identificare i processi o parti di processo editi sia in edizioni apposite che in studi e tesi di laurea, in modo da poterne dare indicazione nella banca dati, con l’intenzione di rendere disponibili le trascrizioni in un secondo momento, dopo aver ottenuto il consenso dell’autore.
Un’altra operazione collegata alla banca dati e che si sta valutando è la riproduzione digitale dei singoli fascicoli, con lo scopo principale di conservare una copia dei documenti per la salvaguardia di un archivio importantissimo e molto ricco, che ha già subito nei secoli scorsi un forte deterioramento delle carte contenute nelle prime otto buste, ora lodevolmente restaurate.

2. L’inventariazione delle serie sentenze, denunce e miscellanea

Per avere una banca dati di tutta l’attività giudiziaria dell’Inquisizione di Aquileia e Concordia e il quadro completo di tutti i fascicoli processuali, è indispensabile non fermarsi alla serie principale, ma procedere all’inventariazione delle sentenze (b. 58), riguardanti il solo Cinquecento, delle denunce (bb. 73-74) e della serie miscellanea (bb. 75-98). Le prime due serie infatti contengono materiale di tipo strettamente processuale e nelle buste miscellanee ci sono certamente alcuni fascicoli originali del Cinquecento che dovrebbero trovarsi nella serie principale, ma soprattutto non è mai stato fatto un controllo sistematico per identificare parti originali o copie di cause già comprese nella serie processuale oppure del tutto nuove per il Sei e Settecento.

3. L’inventariazione della serie lettere

Un’altra serie di cui si sta iniziando in Italia a fare l’edizione critica, basilare per lo studio del funzionamento istituzionale dell’Inquisizione, sono le lettere della Congregazione del Sant’Ufficio agli inquisitori locali. A Udine sono conservate nelle bb. 59-65, parzialmente nelle bb. 69, 86, 89 e anche in altre. Non comprendono solo quelle inviate dal cardinale segretario della Congregazione, ma c’è anche un copialettere parziale di quelle inviate da Udine a Roma. Preparare e pubblicare un’edizione critica delle lettere della Congregazione all’inquisitore di Aquileia e Concordia è un’operazione possibile, anche se lunga, impegnativa e costosa. Si può invece pensare ad una soluzione più pratica, breve e altrettanto utile e scientificamente corretta: una banca dati con alcuni elementi fondamentali (mittente, destinatario, luogo e data, gli argomenti e i personaggi trattati), con la riproduzione digitale del testo, che è scritto in modo facilmente leggibile. Un ottimo esempio di questa soluzione è l’edizione elettronica dell’epistolario di san Carlo Borromeo conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, operazione in corso da qualche anno e i cui risultati si possono consultare in rete (per ora circa 20.000 lettere, la metà dell’epistolario).

4. L’inventariazione della serie atti contabili e della serie libri di atti e decreti

Ultimo passaggio per avere l’inventariazione completa del fondo udinese del Sant’Officio è il controllo delle due serie rimanenti: carte contabili (bb. 66-68, parzialmente 69), libri di atti e decreti (bb. 70-72).

Il reperimento della documentazione inquisitoriale di Aquileia e Concordia in altre sedi di conservazione

Come è risultato da recenti ricerche, altra documentazione concernente l’attività del Sant’Ufficio è reperibile in altre sedi di conservazione e la ricostruzione dell’attività di un tribunale periferico non può prescindere da essa, se vuole darne un’immagine attendibile e completa[5]. Una parte ulteriore del piano di lavoro si propone di raccogliere questi dati e possibilmente di fare una ricerca sistematica negli archivi e biblioteche viciniori. I ritrovamenti finora fatti riguardano le seguenti istituzioni:

1. Archivio storico dell’Arcidiocesi di Udine

Alcune carte pertinenti all’Inquisizione di Aquileia e Concordia si trovano sparse in altre parti dell’Archivio storico dell’Arcidiocesi di Udine perché lì collocate all’origine, come nella serie Acta, o sistemate per motivi contingenti, quale il fascicolo n. 721 conservato nel fondo Manoscritti speciali (ex fondo Vale).

2. Archivio storico diocesano di Concordia-Pordenone

Nella diocesi di Concordia era situata la seconda sede principale dell’Inquisizione di Aquileia e Concordia. Nell’Archivio storico diocesano si trovano alcuni fascicoli che sono frammenti della documentazione tenuta dall’inquisitore a Concordia e poi a Portogruaro nel convento di San Francesco, oltre a processi per materie di competenza inquisitoriale tenuti dal vescovo di Concordia e conservati nella serie criminale.

3. Biblioteca del Museo archeologico nazionale di Cividale

Nel patriarcato di Aquileia l’Inquisizione aveva la sede principale a Udine e una sede co-principale a Cividale nel convento di San Francesco, con una diversa composizione del tribunale per i giudici, gli assistenti e il personale. Nell’Archivio Magnifica Comunità è stata rintracciata documentazione inquisitoriale dal 1557 al 1559 (Miscellanee e documenti scelti, b. 15, fasc. 4 “Processi per eresia”: lettere del provveditore di Cividale riguardanti i processi per eresia di tali anni) e così in due parti dell’Archivio Capitolo (Definitiones capitolari, reg. 279a; Varie, b. 61).

4. Archivio di Stato di Venezia

Fascicoli originali e in copia dell’Inquisizione aquileiese e concordiese si trovano nel fondo Santo Uffizio: l’Inquisizione di Venezia aveva infatti competenza su tutto il territorio della Repubblica e svolgeva funzioni di controllo centrale per ordine del Consiglio dei dieci e, dalla fine del Cinquecento, del Senato. Una ricerca da tempo in corso ha identificato tali documenti, compresi processi avviati direttamente a Venezia contro imputati residenti nel patriarcato di Aquileia e nella diocesi di Concordia, dal 1543 al 1580 circa. Di questi documenti esiste una copia in microfilm per uso di studio, facilmente trasformabile in riproduzione digitale. Si tratterebbe di riprendere e completare il controllo dei fascicoli attribuiti ad abitanti delle due diocesi nell’indice 303 (Santo Ufficio) per il resto del Cinquecento e i due secoli seguenti. Se ci fosse un’inventariazione del fondo veneziano condotta con i criteri attuali, probabilmente comparirebbero altri fascicoli su abitanti delle due diocesi attualmente non identificati.
Altra documentazione concernente l’attività dell’Inquisizione in Friuli, come di tutte le sedi situate nella Repubblica di Venezia, si trova negli archivi delle magistrature statali, in particolare:

5. Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede

Da un primo sopralluogo risulta che nell’archivio Sanctum Officium sono conservate le lettere spedite dagli inquisitori di Aquileia e Concordia alla Congregazione del Sant’Ufficio dal 22 agosto 1706 al 15 ottobre 1799, senza un preciso ordine cronologico (ACDF, Sanctum Officium, St. St., GG 4-f, “Inquisizione di Udine, 1706-1797”). Ricerche più approfondite, soprattutto attraverso il nuovo inventario informatizzato, reperiranno sicuramente ulteriore documentazione riguardante il territorio delle due diocesi soggette all’inquisitore, che nel Settecento si chiama ormai di Udine.

Note

[1] Cfr. C. GINZBURG, I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento, Torino, Einaudi, 1966; ID., Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ’500, Torino, Einaudi, 1976; 1000 processi dell’Inquisizione in Friuli (1551-1647), e I processi dell’Inquisizione in Friuli dal 1648 al 1798, a cura di L. DE BIASIO, Villa Manin di Passariano, Centro regionale di catalogazione dei beni culturali, 1976-1978.

[2] Cfr. M. SARRA, Distribuzione statistica dei dati processuali dell’Inquisizione in Friuli dal 1557 al 1786. Tecniche di ricerca e risultati, «Metodi e ricerche», n.s., VII, n. 1, 1988, pp. 5-31; per consultare l’inventario in linea aprire la pagina http://beniculturali.regione.fvg.it/VillaManin/Default.asp poi le voci Catalogazione, Ricerca per tipologia (scegliere tra ricerca approfondita e ricerca generale), infine: Processi Inquisizione.

[3] Cfr. A. DEL COL, L’inventariazione degli atti processuali dell’Inquisizione romana, in L’Inquisizione romana in Italia nell’età moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Atti del seminario internazionale, Trieste, 18-20 maggio 1988, a cura di A. DEL COL e G. PAOLIN, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1991, pp. 87-116.

[4] Cfr. A. DEL COL, Strumenti di ricerca per le fonti inquisitoriali in Italia in età moderna, «Società e Storia», 75, 1997, pp. 143-167, 417-424.

[5] Cfr. A. DEL COL, L’Inquisizione nel patriarcato e diocesi di Aquileia, 1557-1559, prefazione di A. JACOBSON SCHUTTE, Trieste - Montereale Valcellina, Edizioni Università di Trieste - Centro Studi Storici Menocchio, 1998.