La Stanza Storica dell’Archivio del Sant’Uffizio: un metodo di intervento

Marco Pizzo
team di inventariazione dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede

1. L’archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede si compone di tre grandi nuclei di documentazione facenti riferimento a tre istituzioni differenti:

Il lavoro di schedatura ed inventariazione, che è partito nel 2000 all’interno di un progetto specifico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e coordinato dalla Soprintendenza Archivistica del Lazio, si è incentrato principalmente su due nuclei: l’archivio dell’Inquisizione di Siena e la cosiddetta Stanza Storica. Con il termine di Stanza Storica si intende un complesso di materiali assai eterogenei che, per una serie di cause storiche contingenti, sono stati raccolti all’interno di un’unica sezione dell’archivio. Ora, sebbene in genere sia stata lamentata la perdita della serie dei processi inquisitoriali, per la maggior parte andati perduti dopo l’esilio dell’archivio a Parigi, pochi si sono soffermati sullo straordinario interesse dei materiali presenti all’interno della Stanza Storica che costituisce non solo il vero centro culturale dell’Inquisizione ma che getta una luce del tutto nuova e diversa sul metodo di funzionamento e sugli orientamenti del Sant’Uffizio. Materiali la cui analisi storica contribuirà a definire meglio il ritratto di un dicastero – come quello del Sant’Uffizio – sul quale ha gravato una vera e propria “leggenda nera” che ha condizionato l’avanzamento degli studi e il metodo di approccio alle fonti documentarie.
Lo scopo di questo intervento, che non intende addentrarsi in singole tematiche storiche, è piuttosto quello di dare alcune sommarie informazioni sul metodo di lavoro seguito e sulle tecnologie adottate.

2. Tutta la schedatura è stata eseguita su formato elettronico e per questo motivo è stato creato un software apposito, denominato Shades, che tenesse conto di alcuni parametri e funzioni principali.
Il primo requisito fondamentale è stato quello del rispetto delle norme archivistiche descrittive fissate dagli standard internazionali ISAD e ISAAR. La scheda predisposta per il rilevamento dei dati è stata così scomposta in specifiche aeree – ad es. segnatura, soggetto produttore, contenuto, datazione, descrizione, consistenza, ecc. – e all’interno di ogni area sono state inserite più opzioni. Ad esempio per la segnatura si è presentata l’esigenza di annotare di singole unità archivistiche non solo la segnatura corrente e quella provvisoria, ma anche le antiche segnature che consentono oggi di conoscere, ad esempio quali pezzi furono portati a Parigi dalle truppe napoleoniche – e in questo caso è stato creato un campo in cui è stata riportata la segnatura della cosiddetta “etichetta di Parigi” – o quali erano le singole serie originariamente presenti nell’archivio. Infatti spesso sul dorso di alcuni volumi o buste erano ben visibili antiche segnature della cancelleria o di altri uffici del Sant’Uffizio. Inoltre poiché, specie per la Stanza Storica, molti volumi furono il frutto del lavoro eseguito nel corso del XVIII secolo che ‘creò’ alcune serie o volumi estrapolando singoli fascicoli da altre serie o volumi, il recupero di queste singole antiche annotazioni potrà essere uno strumento utile per lo storico al fine di ricostruire alcuni nuclei archivistici originari che già è stato possibile individuare.
All’inizio del lavoro esisteva per la consultazione del fondo della Stanza Storica solo un elenco di consistenza ordinato rispetto alla singole segnature. Ogni singolo pezzo, perciò era descritto solo mediante una generica indicazione del contenuto con l’annotazione degli estremi cronologici leggibili sul dorso dell’unità archivistica.
Il lavoro di schedatura su questo fondo è stato così articolato:

Questi due punti meritano però una specifica trattazione.

3. All’interno dell’archivio del Sant’Uffizio, ed in modo particolare nel fondo della Stanza Storica è stata riscontrata una estrema eterogeneità di tipologie di materiali storico-documentari. Infatti oltre le comuni tipologie archivistiche - lettere, minute, memorie, relazioni, inventari, ecc.- furono allegati alle singole pratiche tutti i materiali ritenuti utili per rendere esaustive le relazioni: dai disegni architettonici ai cabrei, dalle incisioni ai disegni di particolari di dipinti o di affreschi, dalle carte geografiche ai ritagli di giornali a stampa, e cimeli della più eterogenea natura – dai sacchetti contenenti “erbe magiche” alle medaglie. Questa eterogeneità di materiali ha quindi necessitato della predisposizione di singole schede inventariali che, pur tenendo conto delle norme archivistiche internazionali, rispettassero le specifiche esigenze dei materiali. Ad esempio nel caso delle stampe e delle incisioni il campo relativo all’autore doveva tener conto del principio della “autorialità suddivisa”, secondo la quale ogni singola stampa può avere un autore disegnatore, un autore inventore, un autore incisore e un autore stampatore.
Per far fronte a questa esigenza all’interno del software sono state create delle maschere tipologiche utili a definire i campi essenziali ai fini di una corretta inventariazione di questi materiali così anomali e diversi. Stesso discorso per i materiali a stampa e per i manoscritti, presenti in misura notevole in alcune particolari serie – ad esempio la Censura Librorum oppure gli Originali per la stampa dell’Archivio di Siena.
Altro intervento di notevole complessità è stato quello riguardante l’indicizzazione delle singole unità descritte: volumi, fascicoli o singole carte. Per le singole persone che sono state inserite nell’indice è stato possibile utilizzare un “qualificatore” che definisse il ruolo avuto da quel singolo personaggio all’interno della vicenda trattata o la carica ricoperta (vescovo, cardinale, inquisitore locale, patentato, ecc.). Ad esempio per la schedatura della serie dei Processi di Siena è stato definito se la persona citata nell’indice fosse ad esempio l’imputato, uno dei testimoni o l’accusatore. Inoltre è stato possibile interfacciare al nome di una singola persona una scheda biografica e bibliografica di integrazione e di corredo, utile alla consultazione. Un metodo analogo è stato seguito per l’indice dei luoghi e dei soggetti.
Inoltre, a singole unità archivistiche è stata correlata una scheda bibliografica nella quale sono riportate le citazioni degli studi effettuati su quel singolo documento o volume. Anche in questo caso tutte le schede bibliografiche sono state organizzate per poter confluire all’interno di una banca dati correlata e consultabile in maniera indipendente che costituisce una sorta di ‘Biblioteca d’archivio virtuale’.
Nel complesso in questi anni di lavoro sono state sono state redatte più di 26.000 schede su supporto informatico. Sono state schedate in maniera analitica: 2.500 unità (buste, registri, volumi, filze), 19.500 fascicoli, 980 manoscritti, 2.900 materiali a stampa, 230 materiali iconografici (disegni, incisioni). I dati hanno formato un Indice di 23.500 persone, 2.500 luoghi, 1900 soggetti.