Il "ragno di Francia"’ e la "mosca di Spagna": Forbonnais e la riforma della fiscalità all’epoca di Ensenada e Machault[*]

Niccolò Guasti

Il gruppo di Gournay e la Spagna.

Forbonnais ‘traduttore’ della Miscelánea económico-política.

Le Considérations e la definizione delle regole universali della giusta fiscalità .

I rischi dell’imposta diretta: ‘Catastro’ catalano, ‘Vingtième’ e ‘Única Contribución’ castigliana.

Forbonnais e i suoi autori spagnoli: concordanze politiche, teoriche, metodologiche.

Appendici.


Il gruppo di Gournay e la Spagna.

1. Quarant’anni fa Furio Diaz, nell’ormai classico Filosofia e politica nel Settecento francese, individuava nel gruppo di intellettuali e funzionari riuniti dall’Intendant du commerce J. C. M. Vincent de Gournay uno dei nuclei centrali della riflessione economica e della politica riformistica della Francia settecentesca[1]. Diaz sottolineava che, nonostante Gournay non avesse fondato una vera e propria ‘scuola’ e non avesse imposto una linea di pensiero economico-politica univoca, era comunque riuscito a creare un vero e proprio gruppo di pressione il cui obiettivo esplicito era quello di formare un’opinione pubblica favorevole a una serie di riforme di stampo liberista[2]. Alla propaganda editoriale Gournay seppe affiancare - grazie all’appoggio di importanti personalità dell’amministrazione francese come l’Intendant des finances D. C. Trudaine de Montigny e il direttore della censura C. G. Lamoignon de Malesherbes - una coerente azione riformatrice dall’interno dell’amministrazione centrale, nel tentativo di sostenere e orientare le riforme promosse dai Controllori generali delle finanze J. B. Machault d’Arnouville (1745-1754) e J. Moreau de Séchelles (1754-1759). L’emergere della fisiocrazia e la morte di Gournay nel corso del 1759 provocarono lo sfaldamento del gruppo; i diversi destini seguiti da Forbonnais e Turgot dalla fine degli anni cinquanta esemplificano bene l’eterogeneità primigenia che caratterizzava il gruppo riunito dall’Intendant du commerce. Il legame che univa tutti questi scrittori, funzionari, mercanti, religiosi e intellettuali era stato infatti la volontà di modernizzare le strutture e la politica economica del paese, oltre che il desiderio di incidere sui costumi culturali della società francese (si pensi alla polemica sulla noblesse commerçante): il gruppo di Gournay, sostiene Diaz, “almeno fino all’operazione Maupeou, resterà l’unico tentativo di una certa consistenza - benché fallito - per riformare la monarchia di Luigi XV”[3].
Dalle illuminanti pagine, scritte nel 1962 da Diaz, la ricerca sulle singole personalità e sugli indirizzi collettivi del cosiddetto ‘circolo di Gournay’ è molto avanzata, arricchendosi di contributi essenziali; in particolare è migliorata la nostra comprensione sulla genesi e le dinamiche della strategia politica ed editoriale di questo gruppo riformatore[4]. Eppure, nonostante l’indubbia fioritura degli studi, rimangono ancora innumerevoli questioni aperte che richiederebbero un’ulteriore disamina, a cominciare dall’esatta definizione delle varie anime del gruppo e dal rapporto di collaborazione che il circolo di Gournay costruì con gli encliclopedisti[5].

2. Tra i vari aspetti che fino ad oggi sono rimasti nell’ombra, va annoverato anche il rapporto con la coeva letteratura economico-politica e riformatrice spagnola: tema, questo, magari marginale ma non privo di un certo interesse, specialmente quando si vogliano ricostruire le fonti, lo sviluppo e la formazione del pensiero e dell’azione riformatrice di almeno tre personalità di spicco del gruppo: Gournay stesso, Dangeul e Forbonnais. Con il mio intervento desidero fornire un contributo (senza dubbio parziale) in questa direzione, concentrando l’attenzione sul solo Forbonnais e su una sua opera specifica, le Considérations sur les finances d’Espagne[6]. Credo infatti che il primo passo per contestualizzare la circolazione dei trattati economico-politici spagnoli (tradotti o no che siano) all’interno del circolo di Gournay sia quello di esaminare i testi nei quali compaiono precisi rimandi alla realtà o agli autori iberici senza prevenzioni o pregiudizi storiografici, nel tentativo di ricostruire una mappatura delle letture del gruppo. Contemporaneamente si dovranno delucidare i molteplici legami personali, culturali e politici che Gournay e Forbonnais intrecciarono con la monarchia spagnola.
Tsuda ha giustamente definito la prima fase della vita di Gournay - quella trascorsa a Cadice a curare gli affari mercantili di famiglia (1729-1744) - la più oscura; effettivamente sulla sua formazione culturale e sulle letture effettuate nel corso della lunga permanenza spagnola sappiamo molto poco. In primo luogo fu nel porto gaditano - una delle città spagnole più cosmopolite e tolleranti grazie alla presenza di tutte le più importanti ‘nazioni’ mercantili europee[7] - che il futuro intendente (oltre a imparare il castigliano e l’inglese) venne a contatto non esclusivamente con la letteratura iberica coeva, ma anche con quella britannica: fatto, questo, di una certa importanza ma puntualmente sottostimato dalla storiografia, che sembra dare quasi per scontato che Gournay abbia compiuto tutte le sue letture straniere una volta tornato in Francia (e cioè dal 1744 in avanti) o durante i suoi successivi viaggi per l’Europa. Eppure nell’Éloge de Vincent de Gournay Turgot afferma esplicitamente che fu proprio a Cadice che il maestro iniziò ad associare la pratica mercantile con lo studio delle leggi teoriche del ‘commercio’ grazie alla lettura di autori quali Child e Witt: affermazione, quest’ultima, che non ha stranamente stimolato la storiografia a individuare quali altri libri Gournay avesse concretamente letto nella città spagnola [8]. Non è infatti escluso che dietro questa generica frase di Turgot - il quale, come è noto, compie un’abile selezione delle idee (e conseguentemente dei testi formativi) di Gournay allo scopo di mettere in risalto la ‘faccia’ liberista del maestro - si celino autori quali Mun, Petty, Davenant, il British Merchant, ecc., che indubbiamente circolavano negli ambienti mercantili di Cadice.

3. Occorre inoltre ricordare che, per volere del sempre più lunatico Filippo V, tra il 1729 e il 1733 la corte venne trasferita da Madrid a Siviglia, e cioè a poca distanza da Cadice: oltre ad essere geograficamente prossimo a uno dei centri nevralgici della vita politica spagnola, Gournay dovette certamente beneficiare della vivacità culturale sperimentata dalle due città andaluse durante questi anni grazie alla presenza dei sovrani.
Infine la documentazione relativa alla missione compiuta da Gournay per ordine di J. F. P. Maurepas a Madrid nel corso del 1743 - il cosiddetto “affaire des retours” - dovrebbe essere analizzata con maggiore attenzione; in quell’occasione, infatti, il mercante francese ebbe ripetuti incontri con ministri e alti funzionari borbonici: in particolare con il marchese di Ensenada che proprio nella primavera del 1743 subentra a Campillo nella direzione dei ministeri delle Finanze, Guerra, Marina e Indie [9].
Anche per quanto riguarda Forbonnais i numerosi indizi che avrebbero dovuto condurre gli studiosi a sondare l’ambito spagnolo sono stati ignorati. Se il suo viaggio di apprendimento in Italia e Spagna all’inizio degli anni quaranta rimane ancora nell’ombra, non del tutto chiarita appare la vicenda dell’invito a lui rivolto da Ensenada - grazie alla mediazione di Gournay? - di recarsi a Madrid come consulente del ministro delle finanze in virtù proprio della pubblicazione delle Considérations[10]. Solo una sistematica e minuziosa ricerca archivistica tra Spagna e Francia potrà, si spera, chiarire in futuro i molteplici rapporti che Gournay e Forbonnais (e forse anche Dangeul) intrecciarono con il paese vicino.

4. La prima edizione delle Considérations sur les finances d’Espagne apparve nel 1753 anonima e senza la menzione dello stampatore (che comunque possiamo individuare nei “Frères Estienne”), con la sola indicazione del luogo di pubblicazione (Dresde). Due anni dopo uscì la seconda edizione - Estienne, Dresde-Paris - con l’aggiunta delle interessantissime Réflexions sur la nécessité de comprendre l’étude du commerce et des finances dans celle de la politique, di fatto uno dei primi saggi metodologici relativi alla nascente scienza economica. Quest’ultima versione, che verrà più volte ristampata nel corso del secolo (1757, 1761, 1769), ottenne la sua consacrazione europea grazie all’inserimento nel secondo tomo (1756) della diffusissima edizione pirata olandese dei Discours politiques di D. Hume[11]. La versione delle Considérations del 1761, inoltre, comprendeva anche un primo volume dal titolo Mémoires sur le commerce espagnol, che rappresenta un ulteriore ampliamento delle ricerche effettuate da Forbonnais sulla storia dell’economia spagnola dall’antichità fino al trattato di Utrecht[12].
Di fatto con le Considérations Forbonnais inaugurava la sua carriera di abile scrittore e panflettista economico: infatti, benché egli avesse esordito nella Repubblica delle Lettere francese (e quindi europea) tre anni prima con un polemico saggio contro l’Esprit des loix di Montesquieu, le Considérations rappresentano il primo scritto d’argomento economico e d’indirizzo riformistico da lui pubblicato[13]. Esse seguivano di qualche mese due traduzioni (dal castigliano e dall’inglese): la Théorie et pratique du commerce et de la marine e Le Négociant Anglois.

5. La pubblicazione delle due opere straniere e delle Considérations si inseriva in una ben precisa campagna di stampa promossa da Gournay all’inizio degli anni cinquanta, che aveva lo scopo di arricchire i dibattiti in corso nell’amministrazione e nella società francesi con elementi esogeni, in pratica spagnoli, britannici e italiani[14]: se Forbonnais si occupò di divulgare Uztáriz, C. King e Davenant, Ulloa venne tradotto da suo cugino Dangeul, Leblanc offrì la prima versione francese dei Political Discourses di Hume, Cary fu rielaborato da Bûtel-Dumont, Child e Culpeper furono trasposti in francese da Gournay in persona (il primo con l’aiuto di Bûtel-Dumont), Gee venne tradotto dal figlio di Montesquieu, Turgot si occupò di Tucker, Decker venne divulgato da Gua de Malves. A queste traduzioni, inoltre, Gournay affiancò nel 1755 l’edizione del manoscritto dell’Essai sur le commerce en général di Cantillon, già ampiamente circolato e commentato tra i componenti della sua cerchia negli anni precedenti[15]. Risulta quindi chiara la ragione per cui la produzione a stampa di tanti funzionari e scrittori d’economia legati in gioventù a Gournay inizi con una traduzione, accompagnata o immediatamente seguita dalla pubblicazione di un trattato dove si indaga sistematicamente il funzionamento dell’economia. La traduzione, infatti, assunse nel quadro della strategia politica ed editoriale di Gournay un chiaro valore propedeutico, almeno in due sensi: in primo luogo nei confronti dei lettori (la ‘società civile illuminata’ e la burocrazia borbonica), ma anche per gli stessi traduttori che, nella maggioranza dei casi, ricevettero un’impronta indelebile da quella prima esperienza. E’ il caso di Forbonnais, i cui futuri indirizzi teorici e riformistici vennero ampiamente condizionati dalle due traduzioni e dalle Considérations, la cui redazione, infatti, coincise con l’inizio della collaborazione ai tomi III, IV e V dell’Encyclopédie (1753-1755) con quattordici articoli; questi, a loro volta, vennero rifusi nell’opera che egli stava allora redigendo su consiglio di Gournay e che lo consacrò in tutta Europa come un’autorità nella scienza del ‘commercio’: gli Éléments du commerce[16].

6. Nel dicembre del 1752, quindi, Forbonnais traduce per i tipi degli Estienne la seconda edizione della Theórica y práctica de comercio y de marina, opera del ministro di Filippo V Gerónimo de Uztáriz, apparsa in Spagna per la prima volta nel 1724 e ristampata nel 1742: la traduzione uscì con l’indicazione delle sole iniziali dell’autore (V. D. F.) e la dedica a Machault[17]. Durante la primavera del 1753, poi, Forbonnais dava alle stampe la versione francese del British Merchant, una raccolta di disposizioni protezionistiche britanniche selezionate da C. King[18], nella cui edizione venne inserita anche la traduzione del On the use of political arithmetic, primo dei Discourses on the public revenues and the trade of England di C. Davenant[19]. Nello stesso torno di tempo (maggio 1753), infine, Dangeul si occupò di divulgare l’opera che costituiva il supplemento naturale della Theórica - non solo perché ne presentava un ampio estratto e per i continui richiami testuali, ma anche per una sostanziale somiglianza di analisi e di proposte - e cioè il Restablecimiento de las fábricas y comercio español, opera del funzionario sivigliano Bernardo de Ulloa, con il titolo Rétablissement des manufactures et du commerce español: anch’essa stampata dagli Estienne anonima e senza altra indicazione[20]. E’ interessante notare la presenza nei prologhi delle traduzioni di Uztátiz e Ulloa di una serie di riferimenti incrociati che confermano l’esistenza di una campagna di stampa minuziosamente organizzata, anche nei tempi editoriali: nella Préface du traducteur, infatti, Forbonnais annunciava la prossima uscita del Rétablissement e lo stesso riferimento alla recente stampa della Théorie si trova nell’avertissement du traducteur del Rétablissement di Dangeul[21].

7. Per inquadrare questa prima fase - quella delle traduzioni - della strategia editoriale promossa da Gournay, appare essenziale richiamare un celebre passo dei Mémoires inédits di Morellet[22]. Qui egli ricorda che l’amico incoraggiò Forbonnais a tradurre il British Merchant e che nel 1754 appoggiò la pubblicazione dei primi grandi trattati di Forbonnais e Dangeul, e cioè gli Éléments du commerce e le Remarques sur les avantages et les désavantages de la France et de la Grande Bretagne, quest’ultimo sotto lo pseudonimo di John Nickolls[23]. Morellet non menziona i due autori spagnoli e ciò ha senza dubbio contribuito a rafforzare quel sostanziale oblio nel quale sono cadute le loro traduzioni e lo scarso rilievo ad esse attribuito dalla storiografia. Eppure pare certo che anche nel caso di Uztáriz e Ulloa la scelta fosse stata ispirata sempre da Gournay; in mancanza di prove documentarie, l’elemento più evidente che conferma la centralità della ‘regia occulta’ di Gournay è dato dal fatto che vuoi la Theórica che il Restablecimiento vengono citati nel corso delle Remarques inedite ai Traités sur le commerce di Child, che l’Intendant du commerce aveva elaborato nel 1752[24].
Già da tempo, quindi, i due testi spagnoli (insieme al manoscritto di Cantillon e ai testi britannici sopra ricordati) circolavano tra i componenti del gruppo e probabilmente fu Gournay stesso ad affidarne la traduzione ai suoi giovani collaboratori. Certamente alla scelta non dovette essere estranea l’estrazione mercantile delle due famiglie Véron e Plumard, il cui giro d’affari (come nel caso dei Vincent) comprendeva anche la Spagna: è cioè possibile che sia Forbonnais che suo cugino conoscessero dei rudimenti di castigliano e che ciò abbia convinto Gournay ad affidare proprio a loro e non ad altri ‘discepoli’ la traduzione dei due trattati spagnoli. Infine si potrebbe anche ipotizzare che fosse stato lo stesso Intendant a fornire ai giovani amici i testi, dal momento che all’inizio degli anni quaranta questi stavano ampiamente circolando in tutta la Spagna, a Cadice in maniera particolare[25].

Forbonnais ‘traduttore’ della Miscelánea económico-política.

8. Per quanto riguarda l’esatta cronologia dell’attività editoriale di Forbonnais durante quel prolifico 1753 - oltre al Journal de Sçavants, alla Correspondance di Grimm e alle relazioni di J. d’Hémery - di decisiva utilità si rileva la corrispondenza confidenziale (recentemente pubblicata da D. Ozanam) dell’ambasciatore spagnolo presso la corte di Francia, J. Masones de Lima, con il segretario di Stato J. de Carvajal. Il primo riferimento all’amico di Gournay appare in una missiva del 15 gennaio 1753: “te remitiré a Ustariz, traduzido y muy elogiado entre estas gentes”; quattro giorni dopo confermava la spedizione: “te remito a Uztariz traduzido y muy elogiado de estos ministros”[26]. Queste ultime parole, oltre a identificare con maggiore precisione il pubblico destinatario della traduzione - i ministros, cioè in generale, i funzionari dell’amministrazione centrale francese - contribuisce a datarne con precisione l’uscita tra la fine di dicembre 1752 e l’inizio di gennaio 1753; fatto, questo, importante in quanto ci consente di affermare che la Théorie rappresentò in assoluto una delle prime traduzioni provenienti dalla cerchia di Gournay a venire stampata[27]. Il 13 giugno 1753, infine, Masones tornava a scrivere al suo amico e diretto superiore:

Te remito esse librito de concideraciones sobre la mosca de España hecho por una araña de aquí. Yo no sé lo que es porque no le he leydo sino muy por encima. Él hizo el negocio porque despacha su obra. Él es el traductor de Uztaris y Zabala[28].

L’ambasciatore spagnolo a Parigi con la definizione ‘esse librito si riferiva alle Considérations sur les finances d’Espagne. Forbonnais, metaforicamente paragonato ad un “ragno” senza scrupoli, aveva affrontato con il suo scritto la “mosca” spagnola, ovvero quel tema che stava da tempo ossessionando il governo diretto da Ensenada e Carvajal: la radicale riforma del sistema fiscale attraverso il varo dell’Única Contribución.

9. La lettera di Masones del 13 giugno possiede una notevole importanza in quanto, oltre a permetterci di collocare con precisione l’uscita delle Considérations sul mercato librario parigino (giugno 1753, e cioè sei mesi dopo la traduzione della Theórica di Uztáriz), contiene due informazioni supplementari sulla strategia divulgativa e sul carattere di ‘arrembante’ autopromozione del loro autore: I) la paternità del trattato, nonostante fosse uscito per prudenza anonimo (gli echi della sospensione dell’Encyclopédie sono ancora vicini), era già nota ai più; Forbonnais si stava addirittura impegnando a promuovere la propria pubblicazione, riuscendo a guadagnare fama - e forse denaro - dall’operazione editoriale[29]; II) Forbonnais era già conosciuto, a corte e nell’ambiente diplomatico spagnolo, come il traduttore di Uztáriz e di Zabala. Quest’ultima affermazione - e cioè il fatto che Forbonnais venisse associato al nome di Zabala - può sembrare a prima vista strana; in una nota di commento, Ozanam sostiene di non aver trovato alcuna traccia di una traduzione da parte di Forbonnais del famoso trattato di Miguel Zabala y Auñón dal titolo Representación al Rey N. Señor D. Phelipe V edito nel 1732[30]: certo, quest’ultima sarebbe una scoperta di notevole importanza dal momento che l’opera appare indiscutibilmente uno dei testi fondamentali del ‘Settecento riformatore’ iberico[31]. Ma l’asserzione di Masones si spiega proprio con la lettura delle Considérations sur les finances d’Espagne: nel corso del suo pamphlet, infatti, Forbonnais cita con precisione decine di volte le sue fonti, in primo luogo il volume dal titolo Miscelánea económico-política (e da lui trasposto in francese con il titolo Oeconomies politiques) uscito a Pamplona nel 1749. Ebbene, nella prima parte di questa raccolta compare anche la Representación di Zabala. Sostenendo che Forbonnais ha tradotto non solo Uztáriz ma anche Zabala, Masones si riferisce proprio alle Considérations in cui lo scrittore francese ha rielaborato e tradotto interi passi dei tre testi che compongono la Miscelánea económico-política e tra essi ovviamente lo scritto di Zabala. Resta perciò un mistero comprendere perché intere generazioni di studiosi di Forbonnais (da Depitre e Fleury in avanti) non abbiano sviluppato la curiosità non dico di leggere Miscelánea e di compararne il testo con le Considérations, ma addirittura di individuare quale scritto si celasse dietro la sigla ‘Oeconomies politiques’: solo il fatto che il primo trattato di Forbonnais viene comunemente considerato un’opera giovanile (cioè preparatoria degli Éléments du commerce) e il persistere di vecchi luoghi comuni sulla riflessione economica iberica, sembrano spiegare questa bizzarra dimenticanza.

10. La Miscelánea económico-política è una raccolta - dedicata a T. Pinto Miguel, alto funzionario del Consiglio di Navarra e Superintendente General de la Real Hacienda su nomina di Ensenada - che riunisce tre saggi[32]. In primo luogo la già ricordata Representación del 1732 di Zabala, ex collaboratore dell’intendente della Catalogna J. Patiño, sul conto del quale incredibilmente sappiamo ancora pochissimo[33]. Si tratta, a differenza degli altri due testi inseriti nella Miscelánea, di un trattato in piena regola, diviso a sua volta in tre sezioni. Una prima parte affronta l’analisi del sistema fiscale spagnolo e contiene l’interessante proposta di estendere con alcuni ritocchi anche alla Castiglia il sistema impositivo catalano - cioè il Catastro, confezionato nel 1716 da Patiño su mandato di J. Orry - in sostituzione di tutte le imposte sui consumi castigliane (alcabalas, millones, sisas): la nuova imposta castigliana avrebbe dovuto fondarsi su un’aliquota fissa del 5% gravante su ogni reddito immobiliare (tributo real) e mobiliare (tributo personal). Una seconda sezione affronta la crisi dell’agricoltura spagnola, il commercio dei grani e il malfunzionamento del sistema annonario; l’ultima parte si occupa degli scambi con l’estero (colonie comprese) e della fondazione di nuove compagnie mercantili. Si può asserire che la Representación è una delle opere d’argomento economico-fiscale più importanti del Settecento spagnolo e non solo per l’alto livello analitico; su di essa, come sulla Theórica di Uztáriz, si formò l’intera generazione di riformatori e pensatori dell’epoca di Carlo III, a cominciare dai ministri e funzionari governativi che ressero le sorti della politica economica e delle riforme della monarchia spagnola del secondo Settecento: per portare un solo esempio significativo, la Representación - insieme all’Essai di Herbert, alle Remarques di Dangeul, alle Considérations e agli Éléments di Forbonnais - compare tra i testi di riferimento utilizzati da P. Rodríguez de Campomanes per ottenere la liberalizzazione del mercato cerealicolo nel corso del 1765[34]. Echi della proposta di Zabala possono addirittura essere rinvenuti nei dibattiti parlamentari relativi alla riforma fiscale durante le Cortes di Cadice del 1812-1814[35].

11. Alla Representación di Zabala segue l’Instrucción che Martín de Loynaz, all’epoca direttore della renta de tabaco, aveva indirizzato ad Ensenada nel maggio 1749, pochi mesi prima che il ministro delle finanze decidesse di approvare definitivamente la Única Contribución[36]. L’intenzione esplicita di Loynaz è scongiurare il varo definitivo della riforma, dimostrando l’inaffidabilità del catasto come strumento di misurazione del reddito. Loynaz, in sostanza, critica i due sistemi impositivi basilari della monarchia: le Rentas provinciales castigliane composte da una miriade di imposte sui consumi (tra le quali le più consistenti erano i millones e le alcabalas); e l’Equivalente imposto da Filippo V nel quadro della Nueva Planta all’ex Corona d’Aragona, che comprendeva anche il Catastro catalano. Le critiche di Loynaz si rivolgono in particolare contro i meccanismi di verifica della ricchezza e di riscossione attraverso il riparto che di fatto accomunavano i due sistemi fiscali. Come proposta alternativa Loynaz consiglia di applicare un progetto avanzato nel 1650 dall’allora Presidente de Hacienda e del Consiglio di Castiglia J. González, sul modello olandese: una “regalía de molienda de granos” e cioè un’imposta universale e senza esenzioni sulla macinatura delle farine, da percepirsi nei mulini stessi o alle porte delle grandi città. Anche la memoria di Loynaz, nonostante che nella sua parte progettuale si avvicini alla letteratura arbitristica seicentesca (o forse proprio per questo), riscosse un grande successo in patria: basti pensare che uno dei più validi economisti e riformatori spagnoli di fine Settecento, e cioè V. de Foronda, nell’edizione del 1798 delle sue Cartas caldeggia - forse in maniera provocatoria - l’applicazione della riforma fiscale di González-Loynaz[37].
La terza e ultima memoria presente nella Miscelánea è anonima[38]. L’autore, un funzionario dell’amministrazione fiscale borbonica, difende i millones distinguendo (in linea con le affermazioni di Ulloa) all’interno delle Rentas provinciales le ‘vere’ imposte sui consumi da quelle false e quindi dannose: per ottenere il risanamento dell’Hacienda regia sarebbe stato sufficiente correggere gli abusi dei molti metodi di riscossione e alcuni difetti specifici, a cominciare dalle indebite immunità ecclesiastiche. Il tema della tassazione dei ceti privilegiati era tornato d’attualità con la riforma catastale di Ensenada nel momento in cui si era presentato il problema di assoggettare anche le terre dei religiosi all’imposta unica. I principi giurisdizionalistici, si trattasse di imposte indirette o dirette, erano simili: la Chiesa catalana, ad esempio, aveva fatto opposizione al tempo dell’applicazione del Catastro. La dura condanna delle esenzioni ed evasioni ecclesiastiche, presente nel trattato anonimo, non poteva certo dispiacere al governo guidato da Ensenada.

12. Significativamente la Miscelánea económico-política si conclude con il testo della Real Cédula del 10 ottobre 1749, che sanciva il varo della Única Contribución: segno evidente che il curatore della raccolta, M. A. Domech (sul conto del quale occorrerebbe indagare), aveva concordato l’edizione dei tre trattati  - nel caso della Representación, come abbiamo visto, si trattava di una ristampa - con qualche importante rappresentante del governo favorevole alla riforma[39]. Si era voluto offrire all’opinione pubblica spagnola un quadro completo del dibattito in corso. In primo luogo la posizione ufficiale del governo e specificamente di Ensenada, ricalcata sul progetto di Zabala, che si proponeva di applicare in Castiglia i principi guida del Catastro catalano. Ma anche le voci discordanti provenienti dall’interno della burocrazia regia: quella autorevole di Loynaz, direttore del maggiore monopolio della monarchia, e quella non meno importante di un funzionario preposto alla gestione dei millones, uno dei rami principali delle Rentas provinciales. Ma il fatto che la Miscelánea termini con il decreto di Ensenada costitutivo del catasto castigliano lascia pochi dubbi sulle motivazioni e sugli obiettivi ultimi della ristampa, e cioè orientare l’opinione pubblica e l’amministrazione borbonica verso l’accettazione della Única Contribución: il testo centrale della raccolta era quindi la Representación di Zabala.
Non meraviglia, quindi, che Masones de Lima definisca Forbonnais traduttore di Zabala, dato appunto la facilità con la quale il suo nome poteva sussumere tutta la Miscelánea económico-política: anche nei repertori bibliografici, infatti, questa compare solitamente sotto la voce “Zabala” [40]. A ben vedere il primo studioso a cadere in tale facile schematismo è Forbonnais stesso, il quale nelle note delle Considérations attribuisce spesso la raccolta al solo Zabala: “Oeconomie politiques de Don Miguel Zabala Yansion (sic)”.

13. In che senso le Considérations sur les finances d’Espagne devono essere considerate una rielaborazione dei tre testi della Miscelánea económico-política? E in che cosa si esplicita e quali caratteristiche possiede l’intervento di traduzione-rielaborazione di Forbonnais della raccolta spagnola?
Occorre innanzitutto osservare che Forbonnais utilizza il testo spagnolo quasi fosse un ‘canovaccio’ per la redazione delle Considérations; non mi riferisco solamente agli ampi brani tradotti più o meno alla lettera, ma anche alla continua rielaborazione di cifre, dati, tesi specifiche, argomenti teorico-pratici sui temi più vari - dalla riforma fiscale (che è la questione centrale dei tre testi della raccolta iberica), al sistema annonario, dai meccanismi che regolano la formazione e la distribuzione del reddito e delle merci, alla salvaguardia dei guadagni dei ceti produttori e così via - fino ad arrivare a ben precisi calchi terminologici e di immagini metaforiche.
Per delucidare sistematicamente i criteri utilizzati da Forbonnais nell’adattare al francese e rielaborare le sue fonti spagnole ho ritenuto opportuno fornire una mappatura degli interventi testuali attraverso una serie di quadri sinottici posti in appendice. Sul margine sinistro ho inserito le pagine delle Considérations (nella diffusissima edizione olandese del 1756 dei Discours politiques di Hume) con un sintetico riferimento all’argomento, mentre sulla destra i numeri delle pagine dei passi originali, divisi per ogni autore della Miscelánea e per le altre fonti esterne [41]. Emerge con chiarezza l’abilità con la quale Forbonnais manipola ed utilizza i testi spagnoli, integrandoli con altre letture: oltre a Uztáriz e Ulloa, anche Davenant e Cantillon.

14. Un’altra questione interessante riguarda il livello di conoscenza della lingua castigliana di Forbonnais e gli strumenti utilizzati nell’operazione di traduzione-rielaborazione. In un’altra occasione, partendo dall’esame comparativo del testo della Theórica con quello della Théorie, ho cercato di dimostrare la discreta sicurezza mostrata da Forbonnais nel destreggiarsi con il castigliano, dal momento che raramente sbaglia non dico il senso, ma nemmeno la singola traduzione dei termini spagnoli. Una nota delle Considérations, inoltre, ci fornisce una preziosa traccia su almeno uno dei vocabolari consultati: si tratta del Diccionario de lengua castellana - il cosiddetto Diccionario de Autoridades - promosso da Filippo V nell’ambito della nuova Academia de la Lengua, anch’essa fondata dal primo Borbone di Spagna: Forbonnais (e probabilmente anche Dangeul) dovette consultarlo per redigere la traduzione della Theórica di Uztáriz e rielaborare la Miscelánea[42].
Si può quindi affermare che anche nell’ambito degli strumenti atti alla comprensione e alla traduzione dei testi spagnoli, Forbonnais è ben aggiornato e preparato; d’altra parte qualche cognizione della lingua castigliana egli dovette pur assorbire durante il suo tour iberico degli anni quaranta. Per quanto poi riguarda i criteri teorico-pratici della traduzione (espressi con chiarezza nella Préface du traducteur della Théorie) è stato più volte dimostrato che Forbonnais e tutti i traduttori appartenenti al gruppo di Gournay scelgono una lettura libera del testo originale[43]: in un’epoca, come quella settecentesca, in cui lo statuto del libro è ancora fluido e le leggi in difesa del diritto d’autore poco sviluppate (ad esclusione della Gran Bretagna), la scelta di eseguire trasposizioni linguistiche libere e non filologiche appare la norma, non l’eccezione. Inoltre la traduzione o la rielaborazione di testi stranieri di tipo ‘tecnico’ (come potevano essere considerati la Theórica, il Restablecimiento, la Miscelánea e il British Merchant) assolvevano ad un’imprescindibile funzione compilatoria e di riadattamento culturale al contesto di ricezione, per cui trasporre letteralmente nella lingua madre il testo originale appariva certamente un’operazione inutile.
Lo stesso concetto odierno di ‘plagio’ mal si attaglia al contesto storico pre-Ottocentesco e al codice di lettura settecentesco. Lo dimostrano, nel loro piccolo, le stesse Considérations il cui testo è disseminato di precisi calchi testuali che attualmente possiamo definire plagi, ma che all’epoca erano invece considerati non solo assolutamente legittimi e necessari, ma facilmente individuabili dai destinatari, in particolare dagli appartenenti al gruppo di Gournay che condividevano le stesse letture e quindi un bagaglio teorico, culturale e terminologico comune.

Le Considérations e la definizione delle regole universali della giusta fiscalità.

15. Ma le Considérations non può definirsi esclusivamente una traduzione-adattamento dei tre testi della Miscelánea; è qualcosa di più, come dimostra la varietà delle fonti utilizzate da Forbonnais. Si tratta di un’opera d’argomento economico-fiscale nella quale, partendo dall’analisi della situazione spagnola coeva, Forbonnais arriva a teorizzare i criteri universali di un equo prelievo fiscale in relazione alle regole che sovrintendono la produzione e lo scambio della ricchezza. Scopo ultimo di questo tentativo è quello di individuare delle variabili costanti che, nonostante le diversità dei contesti, guidano l’economia. Vi è poi un obiettivo politico contingente che non è tanto (come è stato finora supposto) quello di inserirsi nella discussione sul catasto castigliano, e cioè sul progetto di Única Contribución promosso da Ensenada; ma piuttosto quello di incidere nel dibattito governativo francese, per conto proprio ma anche come rappresentate del gruppo di Gournay. In particolare, Forbonnais con le Considérations si prefigge di mostrare a Machault gli effetti negativi sia della taglia tarifée che della branca mobiliare del Vingtième, e cioè di quell’imposta proporzionale (su ogni proprietà) che il Contrôleur général aveva varato nel 1749. In altri termini, utilizzando un artificio comune all’epoca, Forbonnais decide di parlare della Francia attraverso il ‘filtro’ di un’altra realtà, in questo caso quella spagnola; partendo dalle finances d’Espagne egli finisce quindi per approdare e alludere alle finances de France: non a caso a quest’ultime egli dedicherà nel 1758 un’opera di grande interesse (le Recherches et considérations sur les finances de France).
Prima di specificare questa tesi, diamo uno sguardo sintetico alla struttura e ai contenuti delle Considérations.

16. Forbonnais inizia il trattato ricostruendo la cronologia della decadenza spagnola attraverso la letteratura politico-economica seicentesca che egli sembra conoscere di seconda mano - eccetto nel caso delle Empresas di D. Saavedra Fajardo[44] - utilizzando cioè quei passi delle opere di Moncada, Cevallos e Valle de la Cerda che Uztáriz, Zabala e Loynaz citano nei loro scritti[45]. Lo conferma anche il fatto che l’autore francese accetta l’esegesi effettuata dai progettisti spagnoli del primo Settecento sulle tesi dei testi seicenteschi, a cominciare dall’interpretazione dello spopolamento della Spagna quale effetto e non causa della crisi economica[46]. L’ubertosità naturale della Spagna e un rapido raffronto dei dati quantitativi relativi al rapporto popolazione-gettito fiscale tra la monarchia spagnola e l’Inghilterra, mostrano che la crisi dell’agricoltura e delle manifatture iberiche dipende da “quelque principe vicieux dans l’administration”[47]. Prima di analizzare nel dettaglio il sistema fiscale spagnolo, però, Forbonnais inserisce un lungo excursus sulla police des grains nel quale in pratica riassume tutta la seconda sezione della Representación di Zabala (come risulta anche dalle note a piè di pagina), integrandola con alcune riflessioni di Cantillon: queste pagine segnano l’esordio di Forbonnais nel coevo dibattito relativo alla liberalizzazione del commercio dei cereali - che proprio nel 1753 conobbe una forte accelerazione grazie agli interventi di Herbert e Duhamel de Monceau - e anticipano il contenuto del terzo capitolo degli Éléments du commerce[48].
Forbonnais ripropone le quattro cause (la calmierizzazione, la proibizione dell’esportazione dei grani; la cattiva amministrazione dei magazzini pubblici; l’eccessivo numero di terre comuni incolte) alle quali l’ex sottoposto di Patiño aveva attribuito la crisi agraria spagnola, accettando nel contempo gran parte delle soluzioni caldeggiate dal funzionario spagnolo[49]. Da notare il fatto che il ragionamento di Forbonnais, come quello della sua fonte iberica, si basa sul presupposto che il modo più sicuro per accrescere la produzione agricola è quello di proteggere ed incentivare i guadagni dei contadini, in particolare degli affittuari (fermiers e laboureurs) in base al principio antropologico - l’influenza di Melon e Hume in questo caso mi sembra palese - che è la prospettiva di guadagno e l’interesse materiale a guidare l’uomo[50].

17. Ma, continua Forbonnais, un’irrazionale politica granaria da sola non spiega la crisi dell’‘industria’ dei contadini: essa dipende invece dagli errati principi sui quali poggia la fiscalità spagnola. Dopo aver definito “nerfs de l’État” le “finances, ricorrendo alla metafora organicistica tipica della letteratura politica europea fin dal Medioevo[51], Forbonnais illustra (utilizzando soprattutto i testi di Uztáriz e Loynaz) le caratteristiche e la storia di ogni singolo ramo del fisco spagnolo[52]. La decadenza economica della monarchia iberica si deve a determinate imposte sui consumi, in particolare all’alcabala (imposta ad valorem su ogni vendita e transazione che, aggregata ai cientos, raggiungeva l’aliquota del 14%) e alle sisas[53]; ma ciò non significa che tutte le imposte sui consumi siano dannose. La vicenda spagnola è importante proprio perché ha dimostrato quale tipo di tasse evitare: anzi, utilizzando come termine di paragone negativo la fiscalità del paese vicino, si possono stabilire i criteri universali di un’equa tassazione indiretta[54]. In altre parole Forbonnais comprende che le critiche mosse dagli autori spagnoli coevi nei confronti delle Rentas provinciales castigliane potevano essere utilizzate (come aveva fatto a suo tempo Vauban in Francia) per screditare le imposte indirette in blocco, a favore di un’imposta unica fondiaria: occorreva quindi precisare le ragioni di questa condanna, dirigendola esclusivamente verso i tributi indiretti effettivamente dannosi per l’economia. A questo scopo Forbonnais si serve delle acute osservazioni che Davenant, Hume e Montesquieu avevano espresso nei confronti delle imposte sui consumi, sostenendo la loro preferenza rispetto a quelle personali, a patto che rispettino certi criteri[55]. Occorre, in primo luogo, utilizzare come criterio-guida la giustizia distributiva e distinguere tra consumi necessari e superflui: Forbonnais, come Uztáriz, è infatti sostenitore delle imposte sui generi di lusso poiché volontarie, quotidiane e proporzionali al travail (e quindi al potere d’acquisto) del compratore[56]. Con un ragionamento che ricorda da vicino quello di Mandeville, Forbonnais afferma che le imposte sui consumi riescono a vincere l’avarizia umana e a rendere “l’amour de soi-même”, proprio di ogni uomo, utile allo Stato intero. Per questa ragione egli considera giusto tassare anche il “nécessaire physique destiné au pauvre” e cioè i prodotti di prima necessità, a patto che la cifra richiesta sia piccola e proporzionata al salario: il pagamento diverrà così volontario ed insensibile[57].

18. Nel caso del povero - che Forbonnais definisce come colui che si guadagna da vivere in virtù di una retribuzione[58] - sarà appunto il salario a sostenere i suoi consumi: di qui l’importanza di garantire anche ai salariati un reddito che vada oltre la semplice sussistenza. Per quanto invece concerne il proprietario terriero sarà la rendita a garantire il soddisfacimento dei suoi bisogni e, in definitiva, a sostenere la domanda di una vasta gamma di prodotti[59]. E, dato che - come avevano già dimostrato Hume, Cantillon e Montesquieu[60] - i bisogni (come i gusti) sono relativi e dipendono dai costumi (o dall’incivilimento) di ciascun paese e dal livello di ricchezza dei compratori, il necessario del povero non è lo stesso del ricco, per il quale anche i prodotti di lusso sono di fatto indispensabili[61]. Quindi, nel caso dei generi di sussistenza Forbonnais consiglia di adeguare “geometricamente” l’imposta sul salario più basso, e di far salire proporzionalmente il livello del prelievo nel caso dei beni di seconda o terza necessità. Invece per i generi di lusso la tassa può anche non seguire i criteri di una perfetta proporzionalità. Le imposte sui consumi, perciò, hanno il vantaggio di essere quotidiane e impercettibili in quanto il prezzo al dettaglio camuffa l’entità della tassa[62]. Purtroppo in Spagna questi principi sono stati disattesi: l’alcabala, in particolare, si è dimostrata un’imposta distruttiva poiché, non distinguendo tra generi necessari e superflui, danneggia i ceti più poveri (già sottoposti alle imposte personali e di riparto) e limita la loro ‘industria’; infatti, come avevano già dimostrato tra gli altri Zabala, Montesquieu e Hume, quando l’eccessiva pressione fiscale sottrae ai ceti produttori i legittimi guadagni, questi perdono ogni stimolo al lavoro[63].
Sullo sfondo del ragionamento di Forbonnais vi è una chiara impostazione giusnaturalistica che cela una preoccupazione socio-politica ben precisa: tutti, dal povero al ricco, devono pagare in proporzione alla sicurezza che ottengono dallo Stato, garante della loro ‘conservazione’[64]. E’ quindi ovvio che i benestanti, essendo i maggiori beneficiari della protezione del potere pubblico, devono contribuire in misura maggiore. Dietro la categoria economica di ‘ricco’ si cela ovviamente quella cetuale di ‘privilegiato’: Forbonnais evita quindi di scendere nella polemica anti-nobiliare (mentre più decisa e chiara si rivela la sua critica nei confronti degli ecclesiastici) e preferisce impostare il proprio ragionamento su categorie censuali. Come Vauban, infatti, Forbonnais è cosciente che le uniche imposte che la nobiltà riesce a evadere con maggiore difficoltà sono proprio quelle sui consumi (specie se di lusso), per cui esse assolvono una salutare funzione di redistribuzione del reddito e del potere d’acquisto[65].

19. Una volta stabilita la preferenza per le imposte sui consumi quando esse mantengono “une proportion raisonnable avec le travail”, Forbonnais affronta la questione che più di ogni altra aveva spinto arbitristi spagnoli e progettisti di mezza Europa a caldeggiare la sostituzione delle imposte indirette con un’imposta diretta unica: i metodi di riscossione[66]. Ancora una volta l’esame del contesto iberico serve allo scrittore francese come stratagemma per analizzare la situazione francese contemporanea. Dopo aver denunciato il taglieggiamento subìto ovunque dal ‘commercio’ da parte del ‘partito’ degli appaltatori, Forbonnais utilizza le tesi dei tre autori della Miscelánea (che in questo concordano) per condannare senza appello l’appalto e i riparti delle imposte: i tributi sui consumi, per quanto sperequativi possano essere, sono sempre meno dannosi dei sistemi che si impiegano per riscuoterli. In altri termini la decadenza spagnola (in primo luogo castigliana) - oltre alla mancanza di un debito pubblico moderno che provoca l’innalzamento del tasso d’interesse[67] - dipende essenzialmente dalle estorsioni degli appaltatori e dalle ingiustizie commesse nella ripartizione delle imposte provinciali castigliane sui fuochi: gli encabezamientos o repartimientos[68]. La requisitoria di Forbonnais contro gli appaltatori è particolarmente dura e in linea sia con la denuncia presente nella Theórica di Uztáriz, nel Restablecimiento di Ulloa e nei tre testi della Miscelánea, sia con la posizione del gruppo di Gournay al riguardo: gli appaltatori infatti pensano solo al proprio interesse senza curarsi di proteggere l’‘industria’, i guadagni dei contribuenti e la “durée des produits”[69]. Ma l’accusa di Forbonnais si rivolge anche a quelle vere e proprie imposte di riparto che sono gli encabezamientos castigliani, che evidentemente a Forbonnais e ai lettori transalpini richiamavano automaticamente alla mente la riscossione della taglia, o meglio delle taglie francesi[70]. I riparti, come aveva ben argomentato Zabala, vengono infatti gestiti dai proprietari terrieri e dalle autorità locali colluse con essi: le passioni umane - “gli uomini non sono angeli” aveva sostenuto l’ex collaboratore di Patiño - inevitabilmente condizionano sia la stima del reddito di ciascuna famiglia, sia la ripartizione della quota sui singoli fuochi applicata dal magistrato o dall’appaltatore. Di conseguenza quelle che inizialmente avrebbero dovuto essere imposte sui consumi si sono trasformate in un’imposta personale, del tutto arbitraria[71]. Come se non bastasse, a queste ingiustizie se ne aggiunge un’altra: l’immunità fiscale degli ecclesiastici. In questo ambito la critica di Forbonnais appare più dura di quella avanzata dalle fonti spagnole (di solito prudenti su questo terreno), arricchendosi di altri elementi, come ad esempio l’argomento secondo il quale, il clero - già proprietario di metà delle terre spagnole - riesce ad evadere il pagamento delle imposte grazie al regime di manomorta, scaricando il prelievo sui proprietari non esenti[72].

I rischi dell’imposta diretta: ‘Catastro’ catalano, ‘Vingtième’ e ‘Única Contribución’ castigliana.

20. Il tema dell’immunità ecclesiastica serve a Forbonnais per introdurre una concreta proposta di riforma fiscale in cui la tassazione diretta integra e non sostituisce totalmente, attraverso fantasiose ipotesi di imposta unica, il prelievo indiretto. Dopo aver ribadito sulla scorta di Hume e Montesquieu i principi teorici e pratici delle tasse sui consumi ed aver individuato nell’assenza di una sola regia la causa ultima della crisi economica spagnola[73], Forbonnais passa ad esaminare le regole del prelievo diretto. E’ certo, continua l’autore francese, che un sistema fiscale giusto debba fondarsi su un equilibrio tra la tassazione dei consumi giornalieri ed un’imposta “sur le revenu des terres”. Ma in entrambi i casi è importante che tale tributo non sia unico, allo scopo di non svantaggiare rispettivamente gli artigiani e i coltivatori (insieme ai proprietari)[74].
Dal momento che il cuore della fiscalità spagnola, castigliana in particolare, è costituito dalle imposte sui consumi e dato che generazioni di scrittori iberici hanno attribuito ad esse la crisi dell’economia, Ensenada ha pensato di risolvere la questione alla radice rivoluzionando l’asse del sistema tributario, con il varo per la Castiglia di un’imposta unica su base catastale, che significativamente Forbonnais definisce “taille tariffée et proportionelle”[75]. Lo scopo primario che Forbonnais si prefigge nelle Considérations - con quel gioco di specchi tra Spagna e Francia sopra delineato - è appunto quello di dimostrare la dannosità di questo progetto e di difendere una fiscalità che, pur contemplando un’imposta diretta sulle proprietà immobiliari, si strutturi comunque intorno alle imposte che gravano sui consumi.

21. Forbonnais individua nel Catastro catalano confezionato da Patiño l’unico elemento positivo del sistema fiscale dell’ex Corona d’Aragona e in generale di tutta la monarchia spagnola: mentre i regimi tributari applicati nei Regni di Valencia e d’Aragona sono definiti, sulla scorta di Uztáriz, delle imposte “personelles et arbitraires”, il catasto catalano è invece “réel et personnel tout à la fois”. Come il Vingtième, infatti, esso si compone di due rami: il tributo real e cioè un’imposta del 10% su ogni proprietà immobiliare senza alcuna esenzione (nel caso del Vingtième era la metà) e il tributo personal, cioè un’imposta del 8,33 % sui redditi mobiliari (nel caso francese il Vingtième mobilier et d’industrie, sempre del 5%). Dopo aver riproposto, in maniera sintetica ma estremamente fedele, il paragrafo della Representación nel quale Zabala aveva ricostruito la storia del catasto catalano[76], Forbonnais conclude che se la parte “reale” del tributo - quella appunto sulla terra - “est par sa nature une des plus justes, comme elle est la plus simple dans la perception”; il ramo che grava sul lavoro e sui guadagni (il tributo personal) è invece uno dei più arbitrari e distruttivi che esistano[77]. Forbonnais, infatti, accetta la metodologia della confezione del catasto fondiario catalano: la stima peritale sulle terre (in base ad una scala di trentadue qualità) era stata condotta dai magistrati locali e dai rappresentanti eletti dalle singole comunità; ma poi, una volta firmata da tutti i proprietari, la stima era stata verificata e in certi casi corretta dal personale dell’intendenza[78]. L’amico di Gournay sembra quindi apprezzare quel giusto equilibrio istituzionale raggiunto nella stima dei fondi tra il decentramento e il controllo da parte del potere centrale, mentre da un punto di vista economico-fiscale accetta il principio secondo il quale qualsiasi imposta sulla terra deve essere fissa e non proporzionale agli aumenti produttivi[79]. Dato che il lavoro dei campi è il più duro, il più necessario e anche uno dei più rischiosi (per i capricci del tempo che non sono preventivabili), è conforme alla giustizia distributiva che il contadino e il colono possano godere dei profitti della propria industria: se questi guadagni e gli incrementi di produttività gli venissero sottratti da un prelievo diretto eccessivo, il contadino non sarebbe più incentivato a produrre. E alla stasi dell’agricoltura seguirebbe quella delle manifatture e del commercio[80].

22. In questo senso Forbonnais considera l’inserimento nell’imponibile del foraggio destinato al bestiame l’unico serio errore da correggere nel tributo real catalano: il foraggio non deve essere considerato parte del reddito tassabile in quanto è dal concime degli animali che i coltivatori traggono il miglioramento delle rese produttive e quindi dei loro profitti[81]. Già in una nota a piè di pagina inserita nella sua traduzione della Theórica Forbonnais anticipa la questione dei guadagni del contadino praticamente con le stesse parole utilizzate nelle Considérations[82].
La critica che invece Forbonnais riserva al ramo personale del Catastro catalano è piuttosto netta e si avvale degli argomenti di Loynaz e Uztáriz[83]. Infatti nel caso degli artigiani e dei salariati il reddito era stato calcolato in base alle giornate lavorative annue (da cento a centottanta), mentre per i mercanti e gli associati delle corporazioni erano state le Arti stesse a calcolare gli utili presunti. Quest’ultimo procedimento ricordava evidentemente quello seguito per calcolare il Vingtième d’industrie: ed è proprio su questo elemento che si concentra la critica di Forbonnais, dal momento che egli considera pericoloso tassare la ricchezza mobiliare attraverso un’imposta di riparto[84]. Infatti se la stima della ricchezza dei fittavoli e dei maestri delle arti meccaniche può essere considerata “assez raisonnable”, quella invece che grava sui “chefs de manufactures” e sui “négocians” (mercanti all’ingrosso) appare assolutamente arbitraria, poiché il reddito degli imprenditori (in particolare di coloro che hanno un ampio giro d’affari) non può essere quantificato a priori: è il libero gioco del mercato - la concorrenza - che stabilisce i guadagni o le perdite, che quindi non possono essere previsti in anticipo. Tassare i profitti degli imprenditori “est impossible” e perciò contrario alla giustizia distributiva, anche nell’eventualità che i guadagni vengano sottostimati; il solo criterio che può essere utilizzato con una qualche sicurezza è quello di applicare un’imposta fissa in base alla quantità di operai dipendenti; ma in questo caso il contributo che il datore di lavoro paga per ogni suo salariato deve essere ragionevolmente basso[85].
Come nel caso dei contadini, la preoccupazione di Forbonnais si rivolge a garantire a tutti i ceti produttivi la massima protezione dall’ingerenza del fisco. Anzi è interessante notare che tra la categoria degli imprenditori/datori di lavoro Forbonnais inserisce anche i fittavoli (cioè i “fermiers”): posizione, questa, che viene mutuata chiaramente dall’Essai di Cantillon[86]. Invece secondo Zabala - in conformità con quanto stabilito da Patiño in Catalogna sulla scorta della Dîme di Vauban - l’unica categoria produttiva proveniente dal mondo contadino a ricadere nel ramo personale del Catastro è il bracciante (“jornalero del campo”), cioè il salariato della campagna, il cui prelievo viene calcolato, come nel caso degli artigiani, in base alle giornate lavorative[87].
In conclusione Forbonnais sostiene che il catasto catalano (che egli però distingue nettamente da quello castigliano), una volta modificato secondo i propri suggerimenti, rappresenta, se non un modello di equa fiscalità, perlomeno il male minore, poiché riesce a scongiurare gli effetti sperequativi connaturati alle imposte dirette fondate sul riparto o su catasti generali confezionati centralisticamente dal governo[88].

23. Alla critica del tributo personal del Catastro catalano segue immediatamente una dura requisitoria nei confronti del catasto castigliano promosso da Ensenada. Curiosamente fino ad oggi la totalità degli studiosi che hanno analizzato le Considérations sostiene che con quest’opera Forbonnais avesse cercato di caldeggiare la Única Contribución di Ensenada. Anzi, si è data per certa una fantomatica e non ancora documentata consulenza di Forbonnais al seguito del ministro spagnolo che gli avrebbe richiesto di ricoprire l’incarico di console generale francese a Madrid: solo l’arresto e il confino del potente marchese, avvenuta l’anno successivo alla pubblicazione del trattato, avrebbe fatto saltare la missione. Ci troviamo, quasi certamente, di fronte ad un classico esempio di mito storiografico (fondato dai biografi ottocenteschi del nostro autore) che si perpetua imperterrito nei decenni[89]. Né le lodi di circostanza che Forbonnais tributa a Ferdinando VI, “roi patriote”, e al suo zelante ministro delle finanze “si révéré dans toute l’Europe” bastano certo a provare l’esistenza di una collaborazione dell’amico di Gournay al progetto catastale iberico[90]. A parte le sprezzanti parole di Masones - che per inciso faceva parte della clientela di Ensenada[91] - non credo che il testo di Forbonnais potesse piacere al potente ministro, dal momento che esso non conteneva affatto l’apologia del catasto castigliano, ma proprio l’esatto contrario. Certamente le contestazioni che Forbonnais muove nei confronti all’Única Contribución sono spesso capziose e falsate proprio dal fatto che egli vi sovrappone la realtà francese; il fatto poi che egli apprezzi il catasto catalano (o meglio una sua branca e cioè il tributo real) ha senz’altro contribuito a confondere le carte in tavola e a indurre in errore gli studiosi.

24. Forbonnais, infatti, rifiuta la Única di Ensenada non solo in quanto ‘imposta diretta unica’, ma anche per il fatto che essa si fonda su un catasto generale elaborato a spese dello Stato da ben ventimila periti reclutati ad hoc del Consiglio delle finanze[92]. Ma degli argomenti critici contro il catasto di Ensenada offerti da Loynaz nella sua memoria (che in seguito saranno ripresi da tutti gli oppositori spagnoli del catasto castigliano: dall’eccessivo costo dell’operazione, fino all’inefficacia del sistema goemetrico-particellare) Forbonnais sviluppa solamente la tesi secondo la quale, in fondo, non vi era alcuna differenza sostanziale tra i riparti delle imposte provinciali castigliane, il tributo personal del catasto catalano e il prelievo che si otterrebbe da quello castigliano. Ovviamente egli inquadra la questione soprattutto dall’ottica dell’imposta sul reddito mobiliare: il catasto castigliano ha infatti ereditato i difetti peggiori di quello catalano, ed in particolare la tassazione del tutto arbitraria dei profitti e dei guadagni degli imprenditori, artigiani e mercanti.
Il motivo di questa scelta argomentativa di Forbonnais mi sembra chiaro: egli sovrappone alla realtà spagnola quella francese. Il fatto stesso che definisca il catasto castigliano taille tarifée e che utilizzi la tipica terminologia della taglia (collecte, paroisse, ecc.) per spiegare il funzionamento del catasto castigliano mi sembra già esplicativo di per sé[93]. Forbonnais, mentre accetta il tributo real catalano - e presumibilmente anche il Vingtième des biens-fonds che risparmia i fittavoli dal prelievo diretto - perché fisso, rifiuta il catasto castigliano in quanto gli appare assimilabile ai tributi sulle proprietà immobiliari previsti dalle taglie tarifée e proportionnelle che, sebbene prevedessero sistemi di stima diversi, venivano spesso associate per gli abusi e le ingiustizie commessi nella valutazione e nelle successive revisioni del reddito dei contribuenti[94]. Infatti l’elemento comune di queste imposte risiede nel fatto che nel momento della stima o del suo successivo accertamento, come aveva sostenuto Loynaz, entrano in gioco le passioni, e cioè l’interesse dei potenti del luogo, dei maggiorenti e dei semplici rappresentanti che redigono le stime (nel caso della taglia il collecteur), in maniera da scaricare il grosso della contribuzione sui ceti popolari e produttivi non esenti e indifesi. Neppure l’intervento di funzionari pubblici esterni alle comunità - aspetto che rende simile, secondo Forbonnais, la taille tarifée al catasto di Ensenada - costituisce una sufficiente garanzia di imparzialità poiché “sous prétexte de perfectionner la proportion des répartitions, elle [taille tarifée, come la Única Contribución castigliana] dégénere en inquisition”, minando per sempre la “confiance” pubblica[95].

25. Le Considérations terminano con l’esame e la bocciatura della proposta di imposta unica sulla farine avanzata di Loynaz sul modello olandese: a parte la constatazione che tale tipo di tassa svantaggia i ceti popolari e non rispetta la giustizia distributiva, il funzionario spagnolo, sostiene Forbonnais, non ha considerato che in Olanda tale imposta costituisce uno dei tanti rami della fiscalità sui generis della Repubblica e non un tributo unico[96]. Ancora una volta Forbonnais ripete che la “meilleure police est de les [denrées] charger toutes, et dans une plus grande progression a mesure qu’elles s’éloignent de la nécéssité”[97]. Il “pivot” sul quale deve fondarsi il prelievo pubblico, ribadisce Forbonnais, è l’occupazione: e cioè quando tutti gli individui, “dans leur classe”, possono soddisfare i loro bisogni attraverso il lavoro (che perciò non deve essere direttamente tassato)[98]. Due metafore tratte dalla medicina (la classica associazione tra prelievo fiscale e il salasso) e dalla fisica (la teoria delle forze), e una lode del lusso (di sapore humiano) chiudono significativamente il trattato[99].

Forbonnais e i suoi autori spagnoli: concordanze politiche, teoriche, metodologiche.

26. Vorrei concludere la mia analisi riassumendo gli elementi che reputo più stimolanti dell’operazione di traduzione-rielaborazione attuata da Forbonnais, cercando nel contempo di isolare le ragioni più profonde dell’interesse che la storia, l’economia e il fisco spagnoli risvegliavano nel gruppo di Gournay.
I contatti di Forbonnais con la letteratura economica e riformistica spagnola non si limitarono alla traduzione della Theórica di Uztáriz, ma si concretarono anche nella rielaborazione dei tre testi della Miscelánea attraverso le Considérations sur les finances d’Espagne. Il fatto che fino ad oggi la storiografia non abbia sottolineato questo aspetto della formazione intellettuale di Forbonnais dipende, oltre che dal persistere di datati pregiudizi negativi sulla riflessione economica spagnola (da Hecksher fino ad Hutchinson), anche dalla scomparsa di gran parte dei manoscritti di Forbonnais: sicuramente ciò ha contribuito ad alimentare questa lacuna nelle ricerche sulle fonti e le letture dell’amico di Gournay. Dall’inventario stilato dalla vedova nell’aprile del 1809 risulta infatti che l’archivio personale di Forbonnais conservava due manoscritti sulle prime sezioni della Representación di Zabala y Auñón, l’esame (o la traduzione) delle memorie di Loynaz e del funzionario sconosciuto, ed infine un Mémoire d’Espagne, titolo che probabilmente cela il brogliaccio delle Considérations sur les finances d’Espagne o dei Mémoires sur le commerce des Espagnols[100].
Le Considérations rappresentano un importante momento della formazione analitica e degli indirizzi politici del ‘discepolo’ di Gournay: nel pieno di quella fase della campagna di stampa diretta dall’Intendant du commerce che Meyssonnier ha efficacemente definito ‘l’accelerazione del 1753’, Forbonnais pubblica il primo trattato d’argomento economico-fiscale. Questo testo appare quindi intimamente legato alla strategia editoriale promossa da Gournay e alle precedenti traduzioni (di Uztáriz, King e Davenant) elaborate da Forbonnais. Nello stesso tempo, però, l’uscita delle Considérations sancisce il passaggio del nostro autore dalla fase delle traduzioni e delle letture formative, alla stagione dei grandi scritti e dell’impegno giornalistico, panflettistico e politico, suo e di tutto il gruppo di Gournay. Già nella breve sezione dedicata alla police des grains, ad esempio, avvertiamo gli echi di quel lungo dibattito che stava allora conoscendo una rinnovata fortuna grazie agli interventi di Dupin, Duhamel de Monceau ed Herbert e che avrebbe portato all’importante arrêt del 17 settembre 1754 di liberalizzazione del commercio cerealicolo, la prima seria vittoria (poi rivelatasi effimera) ottenuta a livello politico dal gruppo di pressione capeggiato da Gournay[101].

27. Da quest’ultimo punto di vista il rapporto organico che lega le Considérations agli Éléments du commerce dovrebbe essere maggiormente ribadito. Con il trattato del 1754, infatti, Forbonnais si prefigge esplicitamente di sistematizzare i principi che regolano la nuova scienza del commercio “dans leur ordre naturel [et] leur enchaînement mutuel & nécessaire”[102]. Eppure l’unica materia alla quale Forbonnais non dedica nessun capitolo autonomo degli Éléments è proprio la fiscalità: i riferimenti alle regole generali che sovrintendono un equo sistema impositivo vengono sparpagliate nel corso del testo ed inserite all’interno di ciascuno dei dodici capitoli che compongono l’opera[103]. Dal momento che lo scopo primo delle Considérations è quello di dimostrare, partendo dallo specifico caso spagnolo, l’esistenza del nesso causale che unisce in ogni contesto la crescita (o inversamente la crisi) economica al sistema fiscale, la scelta di non dedicare nel corso degli Éléments una trattazione autonoma e sistematica al tema appare a prima vista strana e contraddittoria. Ma non lo è più se consideriamo le Considérations come un capitolo - quello mancante, il tredicesimo - degli Éléments. In altri termini Forbonnais dovette trovare superfluo ritagliare al sistema fiscale nel suo trattato del 1754 uno spazio autonomo, dal momento che vi aveva dedicato solo qualche mese prima un intero pamphlet dove aveva già analizzato la materia, isolandone i principi-guida universali.
Le ragioni che sostengono questa ipotesi sono varie, a cominciare dalla contemporaneità della stesura delle due opere: le Considérations, come abbiamo visto, escono mentre Forbonnais sta collaborando all’Encyclopédie con articoli tematici che di lì a pochi mesi egli trasformerà nei singoli capitoli degli Éléments[104]. Ma la prova più evidente di tale legame si può cogliere nell’ambito testuale. Nel suo trattato, infatti, Forbonnais si richiama esplicitamente alle Considérations; in particolare nel corso di un’imponente nota apposta nel capitolo relativo alle manifatture, Forbonnais riassume i principi (sette in tutto) che devono necessariamente ispirare il prelievo fiscale già enunciati pochi mesi prima nelle Considérations, attribuendosi nel contempo la paternità del pamphlet [105]. In altri luoghi degli Éléments, inoltre, egli ripete con la stessa terminologia concetti o proposte già avanzati nel suo scritto precedente, a cominciare dalla necessità di varare un “cadastre”; solo avendo letto previamente le Considérations i lettori attuali, come quelli dell’epoca, possono comprendere e precisare questa (come altre) affermazioni programmatiche e di principio presenti negli Éléments: il ‘catasto’ al quale Forbonnais sta pensando è ovviamente il tributo real catalano difeso da Zabala o la land tax inglese illustrata da Davenant, non certo un catasto generale di tipo geometrico come quello varato da Ensenada[106].

28. L’interesse mostrato da Forbonnais (e probabilmente da Gournay stesso) nei confronti della Miscelánea económico-política e l’inscindibile coppia Theórica/Restablecimento scaturisce da vari fattori. In primo luogo questi testi permettevano di definire il paradigma della decadenza economica - in contrapposizione con il modello positivo, quello del corretto sviluppo, inglese - di cui anche la Francia coeva rischiava di sperimentare gli effetti; ciò spiega l’assoluta preminenza che la letteratura economico-politica britannica assunse nella formazione dei membri della cerchia di Gournay: era il paradigma inglese e non quello iberico che doveva essere seguito dalla monarchia di Luigi XV[107]. D’altra parte la Francia, come rilevarono Gournay, Forbonnais e Dangeul nei loro scritti degli anni 1752-1754, si trovava allora in bilico tra le due opzioni, la decadenza o lo sviluppo: il gruppo di Gournay individuò in un sistema fiscale perequativo, nella riforma del debito pubblico e nella graduale liberazione della produzione e degli scambi, il terreno sul quale giocare le sorti del proprio paese. Questo sentimento di preoccupata urgenza per la situazione economica e fiscale francese può essere rinvenuto anche nelle Considérations: molti degli elementi sperequativi che caratterizzavano il fisco spagnolo erano presenti anche in quello francese, per molti versi simili. La comparazione dei dati quantitativi estrapolati dai testi stranieri sembrava confermarlo in maniera irrefutabile.
Ma la coscienza dei profondi legami storici, dinastici e istituzionali che univano all’epoca le due monarchie stimolò comunque l’interesse del gruppo per l’analisi della crisi economica spagnola e per i progetti di riforma avanzati dagli autori iberici: alcune proposte - come ad esempio l’unificazione sotto una sola régie dell’appalto delle imposte sui consumi avanzata da Uztáriz (e ripetuta nelle Considérations, come nelle Remarques di Dangeul) o l’ipotesi di trasformare i magazzini di grano nell’elemento di re-equilibrio del mercato cerealicolo consigliata da Zabala - non potevano lasciare indifferenti l’Intendant du commerce e i suoi amici.

29. Anche il tema dell’opportunità di un’imposta unica e di un catasto - che si dipana nella riflessione di Forbonnais quasi per un cinquantennio - appare per la prima volta con le Considérations, benché fosse stato anticipato da una nota di commento inserita nella traduzione della Theórica di Uztáriz[108]. Nel suo trattato l’autore francese esprime una serie di certezze (la necessità di un sistema impositivo che integri il prelievo diretto con quello indiretto, l’assoluta centralità delle imposte sui consumi, la sfiducia nei confronti di un catasto generale - non importa di che tipo - specialmente se finanziato dal potere centrale, la convenienza di salvaguardare il reddito degli imprenditori e dei ceti popolari, la necessità di un debito pubblico moderno quale garante di un basso tasso d’interesse, ecc.) che si impegnerà a ribadire con sagacia prima negli Éléments du commerce e poi nei tanti interventi contro la fisiocrazia. Resta il fatto che il nucleo iniziale del ‘pensiero’ fiscale di Forbonnais è chiaramente ispirato (spesso in maniera dialettica) da Uztáriz e dai tre autori della Miscelánea, ben prima dell’emergere della ‘setta’ fisiocratica. L’analisi del catasto catalano e dell’Única Contribución di Ensenada predispongono, in certo qual modo, Forbonnais ad un atteggiamento critico nei confronti della proposta di un’imposta unica sul prodotto netto su base catastale già prima che essa venisse promossa da Mirabeau e da altri fisiocrati. Anche la riflessione britannica relativa alla land tax, come ha dimostrato recentemente Alimento, contribuisce ad orientare certi membri del gruppo di Gournay - ad esempio Herbert - verso un atteggiamento prudente nei confronti dell’imposta diretta su base peritale[109]. Ma nel caso di Forbonnais il rimando alla letteratura spagnola non solo non può più essere taciuto, ma deve trovare quella collocazione centrale che merita.

30. Con le Considérations Forbonnais non pensa tanto di incidere sul coevo dibattito spagnolo relativo all’Única Contribución, bensì su quello francese concernente la taglia e il Vingtième. In attesa di reperire nuovi documenti che avvalorino l’ipotesi di una missione di Forbonnais in Spagna tra il 1753 e il 1754 (anno del simultaneo licenziamento di Ensenada e Machualt), sembra difficile che “el araña-Forbonnais” sia stato effettivamente chiamato a Madrid in qualità di consulente del primo ministro spagnolo. Effettivamente il giorno precedente alla già citata lettera di Masones relativa alle Considérations, il 12 giugno 1753, il maresciallo di Noailles aveva spedito all’ambasciatore francese a Madrid, il duca di Duras, due copie delle Considérations, una delle quali espressamente per il marchese di Ensenada[110]: ma il fatto che quest’opera di Forbonnais - a differenza della Théorie - non compaia nella biblioteca del ministro spagnolo, il cui inventario (risalente al 27 luglio 1754) è stato recentemente pubblicato da J. L. Gómez Urdáñez, mi sembra abbastanza significativo[111]. Come poteva Ensenada accettare un trattato che bocciava senza appello la riforma che allora egli stava promuovendo? La dura condanna che Forbonnais rivolge non solo ai sistemi fiscali vigenti in Spagna, ma anche all’ipotesi di riforma radicale avanzata da Ensenada, contribuisce inoltre a spiegare l’assenza di una traduzione spagnola delle Considérations, nonostante le sue molte edizioni circolassero e venissero ampiamente lette dai riformatori iberici: se effettivamente questo trattato avesse difeso la linea del primo ministro spagnolo questi, o qualche sostenitore successivo della Única Contribución, avrebbe potuto promuoverne una traduzione[112]. Di fatto, però, anche i fautori spagnoli del catasto geometrico dovettero considerare le Considérations un abile sunto della Miscelánea económico-política e preferirono difendere le loro posizioni tornando alla fonte, e cioè a quel vero e proprio manifesto programmatico del catasto castigliano che era ormai diventata la Representación di Zabala: ri-tradurre dal francese al castigliano i tre testi della Miscelánea sarebbe indubbiamente apparsa, nel contesto spagnolo del secondo Settecento, un’operazione quantomeno bizzarra, se non inutile.

31. Occorre poi ridiscutere la certezza che il gruppo di Gournay, e Forbonnais in particolare, difendesse in blocco tutte le riforme di Machault: la richiesta di correggere gli elementi sperequativi del Vingtième, che sembra emergere dietro l’analisi dei catasti spagnoli, conferma un rapporto che assomiglia più a un dialogo concitato piuttosto che a un semplice appiattimento o subordinazione del circolo di Gournay sulle posizioni del Contrôleur général des finances: il fatto che l’ex mercante non avesse fondato una ‘scuola’ teorica monolitica e che il collante del gruppo fosse rappresentato dalla sua personalità e da alcune parole d’ordine da lui difese - le più importanti delle quali sono i motti “liberté et protection” (ripreso da Melon) e “laissez faire et laissez passer” - contribuì indubbiamente a sviluppare una discussione dialettica sia all’interno del gruppo, che tra questo e l’amministrazione borbonica[113]. Infatti, nonostante che i ‘discepoli’ di Gournay condividessero obiettivi comuni, essi svilupparono riflessioni analitiche originali, frutto spesso della scelta dei testi nazionali e stranieri di riferimento[114]. Ciò li predispose inevitabilmente a differenziarsi anche sul terreno delle riforme: basti pensare alle diversità che emergono negli Eléméns du commerce e nelle Remarques di Dangeul in tema di tassazione indiretta o alle diverse sfumature esistenti nei ragionamenti di Forbonnais e Herbert sulla questione della esportazione dei grani, peraltro già rinvenibili nelle Considérations. A ben vedere in nessun paese dell’Europa dei Lumi i partiti riformatori - e quello riunito da Gournay indubbiamente lo era - furono coesi; anzi, le divisioni interne fecero spesso il gioco della conservazione. Con le Considérations Forbonnais si prefigge certamente di sostenere la riforma del 1749, ma anche di indicare a Machault le storture e le correzioni da apportare al Vingtième d’industrie; resta da capire se questa richiesta fosse condivisa da Gournay e rappresentasse la posizione ‘ufficiale’ del gruppo o se rispecchiasse una convinzione personale di Forbonnais.

32. Passando poi dall’ambito politico e riformistico a quello teorico, traiamo la conferma della rilevanza assunta dalle Considérations (e dai coevi articoli composti per l’Encyclopédie) nella genesi del pensiero economico di Forbonnais: esse, infatti, contengono in nuce buona parte dei concetti analitici (a cominciare da quello di “concurrence” e di “prix combiné”) che Forbonnais svilupperà negli anni successivi, anche oltre i Principes Économiques. I testi degli autori spagnoli, nella stessa misura di quelli britannici, servono perciò a Forbonnais per definire o avallare le leggi economiche universali che sovrintendono la ‘scienza del commercio’: in primo luogo il nesso causale che lega il sottosviluppo produttivo (agricolo/manifatturiero), commerciale e finanziario a un fisco sperequativo e arbitrario, frutto dell’‘abuso della Legge’[115]. Secondariamente i trattati di Uztáriz, Ulloa, Loynaz, Zabala confermavano la convenienza di una politica mercantile che conciliasse un completo liberismo interno con un ben calibrato protezionismo doganale. Infine Forbonnais, nonostante non condivida il progetto di radicale riforma fiscale perorato da Zabala (mostrandosi su questo terreno più vicino al concreto pragmatismo di Uztáriz), accetta comunque gran parte delle analisi e delle proposte avanzate dall’ex collaboratore di Patiño intorno alla police des grains: difesa della remuneratività del prezzo del grano a vantaggio dei contadini (e dei proprietari), libera circolazione dei cereali tra le province della monarchia, subordinazione dell’esportazione al prezzo, riorganizzazione dei magazzini pubblici in funzione delle esigenze del mercato, ma anche dei produttori[116]. Naturalmente nelle Considérations sono presenti, benché non citate esplicitamente, anche varie fonti e letture che, pur procedendo con estrema prudenza, possiamo facilmente individuare sulla base di richiami testuali o concetti chiave: certamente Hume e Montesquieu, ma anche Cantillon il cui manoscritto stava allora circolando all’interno del gruppo. Certo, voler ricostruire una esaustiva mappatura delle letture di Forbonnais partendo dalle sole Considérations si rivelerebbe un’operazione parziale ed insufficiente proprio in base all’organicità che lega questo trattato con le pubblicazioni apparse nel corso del 1754: negli Éléments du commerce, in particolare, compaiono una serie di autori - Vauban, Huet, Melon, Dutot, Law, Saint-Pierre, Dupin, Duhamel de Monceau, Witt, Mun, Locke, Child, G. King, Decker, Tucker, Hume - che assunsero un ruolo determinante nella formazione di Forbonnais e certamente anche nella stesura delle Considérations[117]. Ribaltando poi la prospettiva, il fatto che Zabala, Loynaz, Ulloa non vengano mai ricordati nel corso negli Éléments non dovrebbe portare gli studiosi (come è successo fino ad oggi) a sottovalutare il loro contributo nella genesi del pensiero economico e del riformismo dell’amico di Gournay. Gli unici scrittori menzionati espressamente in entrambe le opere sono Uztáriz e Davenant i cui trattati erano stati tradotti direttamente da Forbonnais.

33. Quindi, nel corso delle Considérations, Forbonnais affianca alle fonti spagnole debitamente citate (e a Davenant), anche una serie di letture che attualmente sembrano ‘criptate’ ma che all’epoca dovevano essere ben individuabili per i componenti del gruppo e gli stessi collaboratori dell’Intendant du commerce, dal momento che facevano ormai parte del repertorio culturale e del ‘codice di lettura’ comune all’entourage di Gournay: è il caso di Hume e Cantillon che all’epoca della stesura del testo di Forbonnais o non erano stati ancora tradotti, o circolavano manoscritti. La presenza dell’Esprit des loix di Montesquieu, inoltre, aleggia spesso nel corso del saggio, ogni qual volta Forbonnais sente il bisogno di precisare i principi di una equa tassazione o analizzare il nesso tra specifici costumi, forme di governo e sistemi fiscali: in particolare Forbonnais concorda con il magistrato di Bordeaux nel sostenere la preferenza delle imposte sui consumi (in base al principio che sono volontarie e che il prezzo al dettaglio nasconde la tassa) e di una “régie unique, simple & claire pour le contribuable” contro le angherie degli appaltatori.
Nel corso del breve excursus iniziale sulla police des grains, poi, si può ipotizzare che Forbonnais abbia voluto anticipare alcune perplessità (poi approfondite negli Éléments) nei confronti delle posizioni eccessivamente liberiste sostenute da Herbert fin dalla prima versione dell’Essai sur la police générale des grains, apparso circa tre mesi dopo la pubblicazione delle Considérations: non è improbabile che Forbonnais avesse già potuto leggere, secondo un rodato costume degli appartenenti del circolo di Gournay, una versione preliminare o quella manoscritta dell’Essai[118]. Non a caso al termine del terzo capitolo degli Éléments du commerce Forbonnais, probabilmente anche allo scopo di prevenire una possibile accusa di plagio, rimanda esplicitamente all’Essai, specificando che esso è apparso “pendant” la stesura del proprio capitolo[119].
Naturalmente in mancanza di precisi riferimenti testuali o terminologici risulta difficile e piuttosto rischioso cercare di individuare questa o quella lettura nel testo di Forbonnais sulla base di aleatorie concordanze teoriche: ad esempio il concetto della obbligatorietà e convenienza da parte dei più ricchi (cioè dei privilegiati) di contribuire al mantenimento dello Stato pagando le imposte non appartiene a questo o quell’autore, ma ad intere tradizioni filosofiche, dalla Scolastica, al Giusnaturalismo per arrivare al Progettismo del primo Settecento. Lo stesso discorso credo debba valere per le immagini metaforiche, perlomeno quelle che si riferiscono al ‘Corpo mistico’ e alla medicina[120]; la forza di suggestione esercitata su Forbonnais dalle sue letture straniere mi pare a questo proposito più che evidente[121].

34. Le Considérations ci svelano il primo nitido esempio della grande abilità, di cui Forbonnais darà mostra anche nei Principes Économiques, di manipolare e rielaborare le proprie fonti: se in certi casi i testi stranieri servono a Forbonnais da ispirazione, l’atteggiamento è sempre improntato ad una sostanziale dialettica, per cui egli finisce spesso per adattare, magari attraverso abili tagli o occultazioni, le teorie e le proposte altrui alle proprie. A questo riguardo, lo scrittore francese nel corso delle Considérations supera davvero se stesso, rivolgendo gli argomenti dei tre autori della Miscelánea gli uni contro gli altri, con la finalità di dimostrare la validità delle proprie riflessioni. Infatti, quando si tratta di indagare gli effetti distruttivi delle false imposte sui consumi e dei sistemi di riscossione castigliani, Forbonnais utilizza essenzialmente gli argomenti di Zabala e, in subordine di Loynaz; per esaltare gli effetti virtuosi delle vere tasse sui consumi, si serve invece della memoria del funzionario sconosciuto; mentre quando occorre criticare gli elementi sperequativi del catasto catalano e della Única di Ensenada l’autore francese riadatta le tesi di Loynaz. Uztáriz, poi, serve per suggellare con la propria autorità questa o quella tesi specifica. In complesso, quindi, Forbonnais può essere definito un ‘buon’ traduttore non perché traduce alla lettera l’originale, ma nel senso che riesce a penetrare così bene il senso e il significato del testo spagnolo da permettersi il lusso di manipolarlo a piacimento e di fonderlo armonicamente con concetti, termini e brani tratti da altri autori.
Per quanto poi riguarda l’utilizzazione di testi stranieri, le Considérations appaiono quasi un osservatorio della personale metodologia di rielaborazione messa a punto da Forbonnais. In primo luogo vi è una sorta di ‘divisione del lavoro’ dei testi stranieri: se la letteratura spagnola serve a Forbonnais per indagare il nesso causale esistente tra decadenza economica e fiscalità, quella britannica viene utilizzata per delucidare i rapporti fra debito pubblico, moneta, tasso d’interesse e crescita economica. Evidentemente la letteratura progettista spagnola, figlia del proprio contesto, non poteva che stimolare una serie di riflessioni legate al paradigma della decadenza, mentre quella britannica offriva proprio l’esatto contrario.

35. Ma l’indubbia centralità giocata da questi testi spagnoli nella formazione di Forbonnais, al di là delle regioni politiche contingenti o delle concordanze analitiche, risiede anche in una ragione filosofica (e quindi metodologica) di fondo: anch’essi, infatti, possono ascriversi a quella tradizione aristotelico-tomistica che Larrère reputa - credo a ragione - l’elemento qualificante del pensiero economico di Forbonnais[122]. La speciale attenzione verso i beni reali (quelli agricoli), la preoccupazione per la conquista dei mercati esteri grazie alla concorrenzialità dei prodotti nazionali, la condanna di ogni tipo di ‘abuso della Legge’ (a cominciare da una fiscalità sperequativa e dominata dagli appetiti di pochi appaltatori e privilegiati locali), la centralità dello Stato (assoluto, anche se ‘illuminato’ e riformatore) nel frenare e dirigere le passioni egoistiche di alcune categorie o ceti sociali, la richiesta di una liberalizzazione della produzione e del mercato interno, la volontà di conciliare ‘libertà e protezione’: tutti questi (ed altri) elementi non sono patrimonio esclusivo della tradizione mercantilista francese - in qualunque modo la si voglia definire: liberalismo egualitario, mercantilismo liberale, mercantilismo machiavelliano, ecc. -, ma si ritrovano anche nei testi spagnoli tradotti e rielaborati da Forbonnais[123]. Nella Spagna del primo Settecento, infatti, la tradizione tomistica dominava ancora l’insegnamento superiore e universitario in mano agli ordini religiosi, dagli agostiniani ai gesuiti[124]. In altri termini la Theórica di Uztáriz, il Restablecimiento di Ulloa e i tre autori della Miscelánea dovettero apparire a Forbonnais assolutamente organici alla propria visione del Mondo e dell’Uomo. La conferma più evidente di questa ipotesi può essere rinvenuta proprio nel testo delle Considérations: infatti se nel corso degli Éléments egli analizza gli scambi mercantili dal punto di vista della giustizia commutativa, nel suo primo trattato lo scrittore francese sceglie di definire e strutturare i principi universali dell’equa tassazione intorno al concetto tomistico di giustizia distributiva, collegandolo armonicamente alla tradizione del giusnaturalismo assolutistico (la ‘linea’ Hobbes-Pufendorf-Barbeyrac-Burlamaqui)[125]. In questo ambito i testi economici spagnoli offrivano a Forbonnais una valida sponda in quanto figli sia dell’eredità scolastica cinquecentesca, che del pensiero neo-stoico e tacitista seicentesco: proprio per questo le Empresas di Saavedra Fajardo, vera e propria summa di entrambe le tradizioni, continuavano ad apparire ad Uztáriz e a tanti suoi contemporanei un punto di riferimento obbligato. Non stupisce perciò osservare che Forbonnais abbia considerato Uztáriz, Zabala e Loynaz delle fonti essenziali per definire le regole universali di un’equa fiscalità: anch’essi essi consideravano la giustizia distributiva un assioma imprescindibile[126]. Ed è proprio su questo terreno che si produce la rottura più evidente con la prospettiva ben più ‘liberale’ e ‘britannica’ avanzata nelle Remarques da Dangeul; quest’ultimo, infatti, quando tenta di definire le regole generali dell’equa tassazione si richiama esplicitamente a Locke e al concetto di proprietà: mentre i poveri contribuiscono al mantenimento dello Stato attraverso il proprio lavoro e la procreazione di nuovi cittadini, solo i proprietari devono essere tassati - direttamente ed indirettamente - poiché sono essi che ricavano dalle leggi positive il beneficio maggiore. Invece, come abbiamo già osservato, Forbonnais sostiene una posizione ben più rigida, subordinando l’obbligo a pagare le imposte alla porzione di conservazione e di sicurezza che ogni individuo (anche il povero, quindi) ricava dal potere pubblico[127].

36. Un ulteriore elemento che accomunava gli scrittori spagnoli e i loro traduttori o lettori francesi legati a Gournay riguarda il comune metodo d’indagine: pur non essendo opere ‘teoriche’ (e forse proprio per questo motivo), i loro testi contenevano una miriade di dati, tabelle e calcoli quantitativi che, se incrociati con quelli francesi (in possesso del Bureau du commerce, ma anche presenti in tante opere coeve, come la Dîme di Vauban) e degli autori britannici (si pensi al British Merchant, ai Discourses di Davenant e di Child o all’Essay di Decker) potevano fornire un quadro comparativo della situazione economica dei tre paesi. Da questo punto di vista la Theórica e la Miscelánea potevano dirsi simili ai primi dizionari di commercio o perlomeno svolgere la loro stessa funzione informativa (anche intorno alla legislazione mercantile): non a caso il dizionario dei Savary spicca tra le fonti francesi del trattato di Uztáriz[128].
Una delle ragioni della traduzione-rielaborazione di questi scritti spagnoli deve essere quindi individuata nel fatto che essi rappresentavano una sorta di versione iberica dell’aritmetica politica britannica e della statistica francese. Ad esempio anche Zabala, come Cantillon, tenta di calcolare il consumo alimentare/reddito medio di una famiglia-campione: per Forbonnais, che a differenza degli storici attuali non giudicava le propri fonti in base alle etichette storiografiche, il calcolo di Zabala appariva tanto utile quanto quello di Cantillon[129].
Indubbiamente da un punto di vista metodologico Gournay e Forbonnais dovettero considerare affini Uztáriz, Ulloa, Zabala, Loynaz e l’anonimo funzionario. Il metodo comparativo, che secondo Tsuda i componenti del gruppo avrebbero appreso da Tucker, di fatto appartiene anche agli autori e ai testi spagnoli da loro tradotti e rielaborati; né occorre scomodare Descartes, Locke, il Giansenismo o le nuove correnti filosofiche europee per spiegare il chiaro approccio razionalistico-empirico e il ricorso al ragionamento ipotetico che caratterizza la Theórica o i tre testi della Miscelánea. I progettisti spagnoli del primo Settecento, infatti, ricavano dalla letteratura tacitista, neo-stoica e arbitristica seicentesca la consapevolezza che l’Economia (cioè il ‘commercio’), branca della Politica, è una scienza empirica nella quale - nonostante la diversità degli accidenti, dei contesti particolari e delle contingenze - possono comunque essere rinvenute delle variabili costanti e delle leggi naturali[130].

37. Ma soprattutto la ‘statistica’ era già da tempo uno degli strumenti di lavoro dell’amministrazione borbonica ed in particolare di quei funzionari che provenivano dal mondo della mercatura e della piccola nobiltà di provincia (nel caso di Uztáriz e Zabala rispettivamente la Navarra e l’Estremadura) e che si erano formati presso le accademie militari o nei collegi degli ordini religiosi, gesuiti compresi[131]. In definitiva il fatto che gli spagnoli tradotti e i traduttori francesi condividessero solitamente la stessa estrazione sociale e professionale e che parlassero un linguaggio metodologico comune - a cominciare dalla fiducia nelle “reglas más regulares de Aritmética”[132] - stimolò indubbiamente l’operazione di traduzione-adattamento, facilitando quel dialogo a distanza che si instaurò tra di loro. Occorre inoltre ricordare che fin dalla Guerra di Successione la collaborazione tra le due burocrazie borboniche fu molto stretta: se l’alta amministrazione spagnola della nuova dinastia era stata ricostruita anche grazie all’intervento di funzionari transalpini - J. Orry, padre del Controllore delle finanze P. Orry, era stato veedor general e quindi diretto superiore di Zabala e Patiño[133] - i legami si rinsaldarono negli anni successivi grazie alla stipula dei numerosi Patti di Famiglia e intorno agli episodi dell’espulsione e dell’estinzione canonica della Compagnia di Gesù. Non bisogna quindi meravigliarsi se a metà degli anni sessanta il Contrôl général, nell’ambito dell’inchiesta comparativa sui sistemi fiscali europei, individuò anche nel fisco spagnolo e nel catasto castigliano di Ensenada un utile termine di paragone intorno al quale decidere la futura riforma fiscale francese[134].

38. Vorrei concludere la mia analisi con un’annotazione relativa all’importanza della traduzione come strumento di diffusione del pensiero economico, o, se si preferisce, della trattatistica riformistica. Le Considérations, insieme alle due traduzioni di Uztáriz e Ulloa, rappresentano il principale veicolo di diffusione dei dibattiti economico-fiscali spagnoli in Europa e in Italia almeno fino ai primi anni Sessanta: Genovesi e i riformatori italiani del secondo Settecento conobbero questi testi spagnoli attraverso le loro versioni o rielaborazioni in lingua francese[135].
Nello stesso tempo le traduzioni francesi degli autori nazionali produssero nella stessa Spagna due effetti immediati di grande importanza. In primo luogo stimolarono l’interesse delle élites dirigenti e dell’intellighenzia illuminata e favorevole alle riforme verso la produzione editoriale proveniente dal gruppo di Gournay: sembra confermarlo la velocità con la quale venne elaborata nel 1755 la versione spagnola delle Remarques di Dangeul e dell’Essai di Herbert; dieci anni dopo, apparivano quasi in contemporanea una nuova traduzione del saggio di Herbert e la prima edizione spagnola degli Éléments.
Secondariamente, una volta giunte in Spagna, le traduzioni-rielaborazioni di Forbonnais e Dangeul rafforzarono quella patina di autorità che autori quali Uztáriz, Ulloa, Zabala e Loynaz aveva già acquistato in patria. Ma in questa operazione di re-importazione della propria letteratura d’argomento economico-fiscale, il pubblico illuminato e i riformatori spagnoli (primi tra tutti Campomanes) seppero apprezzare quegli elementi originali - cioè quella sorta ‘valore aggiunto’ - connaturato nell’operazione francese di rielaborazione: assorbendo cioè elementi estranei al testo originale spagnolo. Attraverso le Considérations, ad esempio, filtrarono in Spagna, elementi e concetti delle opere di Cantillon, Hume, degli aritmetici politici britannici ben prima che questi venissero conosciuti, ‘plagiati’ o tradotti in castigliano. Lo stesso meccanismo si ripeté in occasione delle tante traduzioni di seconda mano realizzate nella penisola iberica; il successo del francese quale lingua ufficiale della nuova ‘società civile’ illuminata europea facilitò infatti la trasposizione in castigliano delle versioni francesi delle opere britanniche elaborate dai discepoli di Gournay[136].
Varrebbe la pena, in futuro, di valutare con più attenzione e senza prevenzioni questi complicatissimi percorsi di trasmissione di idee e progetti di riforma, che percorrono tutta l’Europa nel corso del Settecento.


Appendici

I

François Véron de Forbonnais, Considérations sur les finances d’Espagne traduits de l'anglois par Mr. de M*** [Mauvillon], in D. Hume, Discours politiques de Mr. David Hume traduits de l'anglois, Amsterdam, J. Schreuder & Mortier, vol. II, 1756, pp. 119-248.

Gerónimo de Uztáriz, Theórica y práctica de comercio y de marina, Madrid, A. Sanz, 1742 (2ª ed.) [Théorie et pratique du commerce et de la marine, Paris, Estienne, 1753].

pp. 119-120: Avis di Mauvillon. Le Considérations sono attribuite al “traducteur de Don Geronymo de Uztariz.”

 

p. 123: rimando esplicito relativo alla cause della decadenza spagnola.

cap. xii, pp. 21-23 [pp. 39-43].

p. 125: citazione esplicita, nel testo e in nota, relativa alle manifatture di Siviglia, Segovia e a quelle catalane. In nota (qui e in seguito) Forbonnais cita ovviamente la sua traduzione: Thérorie et pratique du commerce & de la marine.

capitoli viii-ix, pp. 12-13 [pp. 22-23]; c, p. 342 [pp. 134*-135*]; ci, p. 352 [p. 148*].

pp. 125-126: allusione implicita relativa alla grandezza della navigazione spagnola sotto Filippo II.

cap. xliii, p. 99 [p. 132].

pp. 135-136: citazione esplicita, nel testo e in nota, relativa alle imposte provinciali/generali castigliane e al loro funzionamento

cap. xix, pp. 39-45 [pp. 65-74].

pp. 138-140: rimando implicito riguardante le imposte versate al fisco dal clero spagnolo. Si può supporre che anche il Restablecimiento-Rétablissement di Ulloa-Plumard compaia tra le fonti criptate di questa sezione delle Considérations: l’analisi di ciascun tributo spagnolo compare infatti anche nel trattato di Ulloa.

cap. xix, p. 40 [pp. 66-68].

p. 154: citazione esplicita. Uztáriz è l’‘autorità’ spagnola - insieme a D. Saavedra Fajardo - che ha meglio individuato il nesso causale tra fiscalità sperequativa, indebitamento pubblico e crisi economica sperimentata dalla monarchia spagnola.

Uztáriz, a sua volta, aveva utilizzato la fama delle Empresas Políticas (1640) di Saavedra Fajardo allo scopo di avallare la sua analisi relativa alle cause della decadenza spagnola. Forbonnais nella Théorie menziona in nota la traduzione franco-olandese del 1668: cfr. Theórica, capitoli xiii, pp. 25-26 [pp. 45-48 e nota a]; lxv, pp. 169-171 [pp. 187-190]; civ, pp. 370-371 [pp. 166*-168*]; cvii, p. 409 [pp. 192*-193*].

pp. 160-164: rielaborazione della tesi di Uztáriz (condivisa anche da Ulloa) relativa alla responsabilità giocata dalle imposte sui consumi (in primis dall’alcabala) e dall’errata regolazione dei dazi doganali nel processo di decadenza della monarchia spagnola.

capitoli lxxix, pp. 241-245 [pp. 7*-12*]; xcvi, pp. 320-325 [pp. 107*-114*].

pp. 188-189: citazione esplicita del cap. lvi della Theórica-Théorie dove è contenuto il testo di un editto di Filippo V del 5 aprile 1721. Questo è un tipico caso in cui la Theórica viene utilizzata da Forbonnais come fonte informativa sulla legislazione spagnola.

cap. lvi, pp. 141-143 [pp. 164-165].

p. 195: citazione esplicita in nota relativa alla condanna da parte di Uztáriz dell’Equivalente della Corona d’Aragona, sistema fiscale definito da Forbonnais ‘personale e arbitrario’.

cap. ci, pp. 347-357 [pp. 141*-153*].

II

François Véron de Forbonnais, Considérations sur les finances d’Espagne, in D. Hume, Discours politiques de Mr. David Hume, traduits de l'anglois par Mr. de M*** [Mauvillon], Amsterdam, J. Schreuder & P. Mortier, vol. II, 1756, pp. 119-248.

M. Zabala y Auñón, Representación al Rey N. Señor Felipe V..., in AA.VV., Miscelánea económico-política, Pamplona, Herederos Martínez, 1749, pp. 7-180.

pp. 123 e 125: Forbonnais cita di seconda mano dal testo di Zabala i trattati dei pensatori spagnoli del secolo XVII Valle de la Cerda (Desempeño del patrimonio de S. M, 1600), Ceballos (Arte Real, 1623) e Moncada (Riqueza firme y estable de España, 1619).

pp. 13-14 e 25-26.

p. 126: richiamo implicito relativo all’ubertosità naturale della Spagna fin dai tempi dei Romani.

p. 75.

pp. 126-128: citazione esplicita (lo si ricava dalla nota) relativa alle quattro cause delle crisi agricola spagnola.

p. 77.

pp. 129-134: sintesi del contenuto della seconda parte della Representación di Zabala riguardante la decadenza dell’agricoltura spagnola, in particolare della produzione di cereali.

pp. 78-131.

p. 147: rielaborazione dell’aforisma biblico ‘gli uomini non sono angeli’ che Zabala utilizza per spiegare le ingiustizie compiute dai magistrati, autorità locali e ricchi proprietari terrieri che, nel caso delle capitazioni valenzana e aragonese, scaricano la loro quota d’imposta sui ceti popolari. Forbonnais concorda con Zabala: solo “une répartition personnelle & arbitraire faite par des Anges” potrebbe garantire l’equità delle imposte personali di riparto.

p. 39: “[Es] muy cierto que, para que estos repartimientos sean justificados, es preciso que se trasformen en Ángeles los hombres.”

pp. 151-152: rielaborazione dell’argomento dell’eccessivo costo della riscossione delle imposte sui consumi utilizzato da Zabala per dimostrare la necessità di estendere il Catastro catalano anche in Castiglia. Forbonnais, ovviamente, ribalta la logica del ragionamento originale di Zabala, pur ammettendo l’alto costo dell’esazione.

pp. 11 e 17-18.

pp. 164-169: traduzione (abbastanza fedele) del paragrafo v del punto primero della prima sezione della Representación relativo al gettito delle imposte sui consumi castigliane.

pp. 19-24, 27-30.

pp. 178-181: traduzione (accurata, anche se con tagli) del paragrafo ii del punto primero della prima sezione della Representación, nel quale Zabala dimostra che sono state le imposte provinciali castigliane a causare la decadenza economica della Castiglia.

pp. 8-11.

pp. 189-190 traduzione (con tagli) del paragrafo iii del punto segundo della prima sezione della Representación, dove Zabala afferma che l’imposta fondiaria su base catastale da lui proposta per la Castiglia non intacca l’immunità del clero. Forbonnais, però, inserisce nel passo tradotto una sua breve osservazione critica: la Chiesa spagnola, contrariamente a quanto pensa Zabala, si opporrà all’imposta proprio accampando la propria immunità.

pp. 46-47.

pp. 195-205: rielaborazione del paragrafo della Representación (citata anche in nota a p. 195) relativo alla storia del Catastro catalano.

pp. 37-45.

pp. 197-198: traduzione di un passo sullo sconto, concesso da Filippo V al Principato catalano, sulla cifra del gettito inizialmente previsto dal Catastro di Patiño.

p. 41.

pp. 205-207: rielaborazione critica dei paragrafi iii-vi del punto segundo della prima sezione della Representación, relativi all’applicazione del Castastro catalano in Castiglia: Forbonnais, contestualmente, rifiuta la Única Contribución di Ensenada. Significativamente l’autore francese ignora i 6 paragrafi successivi nei quali Zabala illustrava la fattibilità e la convenienza del suo progetto.

pp. 46-52.

p. 205: difesa del concetto di ‘giustizia distributiva’ che Zabala aveva utilizzato per perorare l’equità del catasto catalano. Secondo Forbonnais, invece, il ramo personale del tributo varato da Patiño non segue criteri perequativi.

p. 37.

III

François Véron de Forbonnais, Considérations sur les finances d’Espagne, in D. Hume, Discours politiques de Mr. David Hume, traduits de l'anglois par Mr. de M*** [Mauvillon], Amsterdam, J. Schreuder & P. Mortier, vol. II, 1756, pp. 119-248.

Instrucción que, para la subrogación de las Rentas provinciales, en una sola contribución dio Don Martín de Loynaz al Exmo. Señor Marqués de la Ensenada, in AA.VV., Miscelánea económico-política, Pamplona, Herederos Martínez, 1749, pp. 181-216.

p. 124: citazione esplicita nel testo e rielaborazione dei dati quantitativi relativi alla popolazione e al gettito fiscale della monarchia spagnola; segue la comparazione con quelli inglesi.

pp. 206-207 e 215. Forbonnais utilizza solo le somme finali dei calcoli di Loynaz.

p. 133: allusione implicita relativa alla metafora organicistica nervi del corpo umano-finanze dello Stato. (Loynaz non è ovviamente l’unica fonte di Forbonnais, data l’ampia utilizzazione da parte del pensiero politico francese, spagnolo ed europeo dal Cinquecento in avanti della stessa metafora).

p. 214.

pp. 135-136: citazione esplicita (nel testo e in nota ) e rielaborazione dei dati sulle entrate prodotte dal monopolio del tabacco.

pp. 182-183.

pp. 139-140: citazione esplicita in nota e riproposizione delle cifre relative al gettito garantito dalle Rentas provinciales nel 1745.

pp. 184-185.

pp. 174-177: traduzione (con tagli, ma nel complesso fedele) di un lungo brano nel quale Loynaz descrive i soprusi ai quali si presta il sistema di ripartizione - gestito dagli appaltatori, magistrati e proprietari locali - delle imposte sui consumi castigliane (encabezamiento).

pp. 186-189.

pp. 187-188: traduzione (con tagli, ma fedele) di un passo relativo ai meccanismi che permettono agli ecclesiastici di evadere il pagamento del servicio de millones.

pp. 189-191.

p. 206: allusione implicita riguardante la possibilità che le ‘passioni’ condizionino un’equa valutazione del reddito dei contribuenti durante le operazioni peritali del catasto castigliano promosso da Ensenada (che Forbonnais definisce ‘‘taille tarifée’’).

p. 197. Immediatamente dopo Loynaz riferisce dell’esperimento pilota del catasto di Murcia, sul quale ha un’esperienza diretta.

pp. 207-209: citazione esplicita ed esame critico della proposta di riforma fiscale - un’imposta ‘unica’ sulle farine - consigliata da Loynaz.

pp. 193-204 e 212-216.

IV

François Véron de Forbonnais, Considérations sur les finances d’Espagne, in D. Hume, Discours politiques de Mr. David Hume, traduits de l'anglois par Mr. de M*** [Mauvillon], Amsterdam, J. Schreuder & P. Mortier, vol. II, 1756, pp. 119-248.

Anonimo, Instruccíon para el gobierno de la administración de la renta de millones in AA. VV., Miscelánea económico-política, Pamplona, Herederos Martínez, 1749, pp. 217-269.

pp. 137-138: citazione esplicita in nota e rielaborazione delle tesi, informazioni e cifre proposte dal funzionario sconosciuto sui servicios de millones.

pp. 222-227. Peraltro l’anonimo scrittore cita a p. 222 il cap. xix della Theórica di Uztáriz, sempre in relazione alla storia dei servicios de millones.

pp. 140-142: allusione implicita e rielaborazione della tesi del funzionario anonimo secondo il quale non sono stati i millones, ma le altre imposte sui consumi (a cominciare dall’alcabala) e i sistemi di riscossione basati sull’appalto e sull’encabezamiento a causare la decadenza economica della Spagna. Non si può escludere a questo riguardo anche un’eco del Restablecimiento-Rétablissement dato che Ulloa aveva sostenuto la stessa tesi.

pp. 217-218.

pp. 158-159: traduzione (fedele) di un brano nel quale lo scrittore spagnolo anonimo difende i millones non solo contro le alcabalas, ma anche nei confronti di qualsiasi “nouveau projet d’imposition” (e cioè la Única Contribución di Ensenada). Nelle due pagine successive Forbonnais approfondisce il tema.

pp. 219-220.

p. 171: citazione esplicita in nota e sintesi nel testo della tesi secondo cui l’urgenza finanziaria rende difficile ai governi farsi concedere prestiti a condizioni d’interesse favorevoli, così come di restituirli nel tempo previsto dal contratto.

Non ho trovato alcun riscontro testuale all’interno della memoria dell’autore anonimo. Probabilmente si tratta di un errore di Forbonnais o di un refuso di stampa. Il funzionario sconosciuto infatti non affronta mai nel dettaglio la questione del debito pubblico. La tesi riportata da Forbonnais mi sembra invece più vicina all’impostazione generale della Representación di Zabala (in particolare le pp. 70-71 della Miscelánea).

pp. 185-187: traduzione (fedele ma non letterale) di due passi relativi ai vantaggi dei millones sulle altre imposte sui consumi e ai meccanismi che permettono al clero di evaderne il pagamento. Tra i due brani tradotti Forbonnais introduce una propria riflessione, assente nell’originale, relativa allo scarso contributo che la Chiesa iberica (stavolta in quanto principale proprietaria terriera della monarchia) offre alle finanze pubbliche.

I due brani tradotti si trovano rispettivamente alle pp. 217-218 e 219-220.

V

François Véron de Forbonnais, Considérations sur le finances d’Espagne, in D. Hume, Discours politiques de Mr. David Hume traduits de l'anglois par Mr. de M*** [Mauvillon], Amsterdam, J. Schreuder & Mortier, vol. II, 1756, pp. 119-248.

AA. VV.

p. 156 : riassunto della voce “arbitrista”.

Cfr. Diccionario de la lengua castellana, Madrid, Gredos, III voll., VI tomi, 1963-1964 [rist. anast. dell’edizione originale Madrid, Imprenta F. del Hierro, VI tomi, 1732-1739], t. I, p. 373.

p. 124 : Forbonnais offre un raffronto quantitativo tra Spagna e Inghilterra relativo al rapporto popolazione-entrate fiscali. I dati spagnoli sono tratti dalla memoria di Loynaz (vedi supra); quelli inglesi probabilmente da Davenant (che a sua volta rielabora i dati demografici di G. King).

C. Davenant, Of the people of England, in Id., Discourses on the public revenues and on trade of England, London, Horsfield-Becket-De Hondt-Cadell-Evans, vol. II, 1771, pp. 175-215.

pp. 144-152: definizione dei principi che devono sovrintendere un prelievo indiretto perequativo e confutazione dei due argomenti critici comunemente rivolti alle imposte sui consumi. In questo ambito Forbonnais avrà modo di polemizzare con Dangeul nel corso del 1754.

François Véron de Forbonnais, Éléments du commerce, seconde édition, Leyde-Paris, chez Briasson ..., 1754, vol. I, p. 113 nota * e pp. 314-319, nota *; John Nickolls [Plumard de Dangeul], Remarques sur les avantages et les désavantages de la France et de la Grande Bretagne..., troisième édition, Leyde-Paris, Frères Estienne, 1754, pp. 406-409, nota a.

pp. 148-149: rielaborazione di un passo di Cantillon dal quale, nel tentativo di calcolare il rapporto tra occupazione e livello dei consumi, Forbonnais riprende l’esempio della famiglia-tipo contadina formata da un capo famiglia, moglie e quattro figli. Questi ultimi, tra i sette e i dodici anni, cominciano ad aiutare il padre nei lavori agricoli.

R. Cantillon, Essai sur la nature du commerce en général [1755], Paris, Institut National d’Études Démographiques, 1952, Première Partie, capitoli vii, pp. 10-11; xi, p. 21.

pp. 150-151: rielaborazione di un brano di Cantillon. Il proprietario della terra attiva il circuito produttivo in quanto sostiene, con la propria rendita, la domanda dei beni di consumo (manufatti in particolare).

R. Cantillon, Essai cit., Première Partie, cap. xii, pp. 25-28.

pp. 152-154: brano tradotto dai Discourses di Davenant relativo al disordine del debito pubblico spagnolo.

Davenant, On the management of King’s revenues, in Id., Discourses cit., vol. I, pp. 168-171.

pp. 171-172: traduzione-rielaborazione di un brano estrapolato dai Discourses di Davenant relativo alla convenienza di una forma mista (pubblico-privato) dell’appalto.

Davenant, Whether to farm the revenues, may not, in this juncture, be most for the public service, in Id., Discourses cit. vol. I, pp. 213, 216-217.

p. 210: Forbonnais conclude il trattato impiegando una metafora tratta dalla ‘teoria delle forze’ per spiegare la relazione esistente tra lo sviluppo economico e il gettito fiscale - debito pubblico: se al movimento generato dall’“industrie” viene contrapposta una forza contraria proveniente dalla “finance”, il risultato sarà una grave alterazione di entrambe. L’immagine ricorda quella dell’“engine” e dei suoi meccanismi già utilizzata da Davenant per esemplificare il funzionamento delle finanze statali.

Davenant, On credit, and the means and methods by which it may be restored, in Id., Discourses cit. vol. I, p. 163.

[*] Desidero ringraziare il professore Vieri Becagli per il prezioso aiuto fornitomi durante la stesura di questo articolo. Alla redazione della rivista, ed in particolare ai professori Guido Abbattista e Rolando Minuti, va tutta la mia riconoscenza. Ogni eventuale errore o svista è imputabile unicamente a me.
[1] F. Diaz, Filosofia e Politica nel Settecento francese, Torino, Einaudi, 1962, pp. 29-40.
[2] Sulla biografia di Gournay cfr. G. Schelle, Vincent de Gournay, Paris, Guillaumin, 1897. Per misurare il valore del gruppo riunito a Parigi da Gournay è sufficiente elencare i nomi dei personaggi più celebri: Forbonnais, Dangeul, Herbert, Bûtel-Dumont, Morellet, Turgot, Coyer, Clicquot de Blervache, l’abbé Carlier, Auffray, Roland de la Platière, Duhamel de Monceau, Goudar, Abeille, Montaudouin de la Touche, l’abbé Le Blanc, O’Heguerty, Buchet du Pavillon, l’Intendant des finances Chauvelin, il Baron de Secondat (figlio di Montesquieu) e probabilmente anche il giovane d’Eon de Beaumont.
[3] Diaz, Filosofia e Politica cit., p. 40.
[4] M. Albertone, “Moneta e credito pubblico nel pensiero dell'abate Morellet: a proposito di alcuni inediti”, Quaderni di Storia dell'Economia Politica, VIII, 1, 1990, pp. 47-106; Id., Moneta e politica in Francia, Bologna, Il Mulino, 1992; A. Alimento, “Véron de Forbonnais tra Spagna, Francia e Lombardia”, Annali dell'Istituto Luigi Einaudi, XIX, 1985, pp. 171-194; Id., “Un paradosso storico: Véron de Forbonnais e i fisiocrati di fronte alla riforma del sistema impositivo”, Annali dell'Istituto Luigi Einaudi, XXI, 1987, pp. 115-137; Id., Riforme fiscali e crisi politiche nella Francia di Luigi XV. Dalla “taille tarifée”al catasto generale, Firenze, Olschki, 1995, pp. 93-98 e 361-362; L. Charles, La liberté du commerce des grains et l’économie politique française, Thèse, Paris, Université de Paris 1, 1999; E. Di Rienzo, Alle origini della Francia contemporanea. Economia, politica e società nel pensiero di André Morellet: 1756-1819, Napoli, ESI, 1994, pp. 97-183; T. Hutchinson, Before Adam Smith. The emergence of political economy, 1662-1776, Oxford, Basil Blackwell, 1988, pp. 224-227; C. Larrère, L'invention de l'économie au XVIIIe siècle. Du droit naturel à la physiocratie, Paris, PUF, 1992, pp. 95-193; G. Longhitano, Ricchezze, valori, società. La “nuova scienza” e i modelli sociali nella Francia del secondo Settecento, Vicenza, Neri Pozza Editore, 1993, pp. 7-12, 38-42; P. Minard, La fortune du colbertisme. État et industrie dans la France des Lumières, Paris, Fayard, 1998; S. Meyssonnier, La Balance et l'Horloge. La genèse de la pensée libérale en France au XVIIIe siècle, Paris, Les Éditions de la Passion, 1989, pp. 161-275; Id., “Vincent de Gournay (1712-1759) et la ‘balance des hommes’”, Population, I, 1990, pp. 85-111; Id., “Deux négociants économistes: Vincent de Gournay et Véron de Forbonnais”, in F. Angiolini, D. Roche, a cura di, Cultures et formations négociantes dans l'Europe Moderne, Paris, Éditions de l'École des Hautes Études en Sciences Sociales, 1995, pp. 513-553; C. Morrisson, Questions Financières aux XVIII et XIX siècles, Paris, Presses Universitaires de France, 1967, pp. 1-89; A. E. Murphy, Richard Cantillon, entrepreneur and economist, Oxford, Clarendon Press, 1986; Id., “Le développement des idées économiques en France (1750-1756)”, Revue d'Histoire Moderne et Contemporaine, XXXIII, 1986, pp. 521-541; J-C. Perrot, Une histoire intellectuelle de l'économie politique, Paris, Éditions de l'École des Hautes Études en Sciences Sociales, 1992; C. Salvat, “Morellet et la diffusion de la pensée économique italienne”, Il Pensiero Economico Italiano, VIII, 2, pp. 99-124; J. Smith, “Social categories, the language of patriotism, and the origins of the French Revolution: the debate over noblesse commerçante”, The Journal of Modern History, LXXII, pp. 339-374; P. Steiner, “Quesnay et le commerce”, Revue d’économie politique, CVII, 1997, pp. 695-713; Id., La “science nouvelle” de l’économie politique, Paris, PUF, 1998; T. Tsuda, “Un économiste trahi, Vincent de Gournay (1712-1759)”, in J. C. Vincent de Gournay, Traités sur le commerce de Josiah Child avec les Remarques inédites de Vincent de Gournay, Tokyo, Kinokuniya Company, 1983, pp. 445-485; T . Tsuda, “Présentation des textes”, in J. C. Vincent de Gournay, Mémoires et lettres de Vincent de Gournay, Tokyo, Kinokuniya Company, 1993, pp. vii-xxxv; F. Venturi, Settecento Riformatore. Da Muratori a Beccaria, Torino, Einaudi, vol. I, 1969, pp. 567-571. Nuovi stimoli proverrano certamente dal prossimo incontro “Commerce, population et société autour de Vincent de Gournay (1748-1758): la genèse d’un vocabulaire des sciences sociales en France”, INED, Paris, 19-21 fabbraio 2004.
[5] Sul rapporto di Forbonnais con l’Encyclopédie, in particolate con Diderot, cfr. J. Proust, Diderot et l'Encyclopédie, Genève-Paris, Slatkine, 1982, pp. 454-458; Albertone, Moneta e politica cit., pp. 269-271. Occorrerebbe in particolare stabilire con precisione i contorni - ideali, politici o semplicemente strumentali e di convenienza - di quella alleanza temporanea e contingente che indubbiamente si realizzò a metà degli anni cinquanta tra alcuni amici di Gournay e il nucleo promotore del progetto enciclopedico. Inoltre molto rimane ancora da precisare riguardo le voci d’argomento economico dell’Encyclopédie, come ha confermato D. Roche in un recente ciclo di lezioni dal titolo “Encyclopédies et Encyclopédisme au siècle des Lumières” tenutosi presso la Scuola Normale Superiore di Pisa (23 aprile - 3 maggio 2001).
[6] Sulla vita e le opere di Forbonnais cfr. G. Fleury, François Véron de Fortbonnais, sa famille, sa vie, ses actes, ses oeuvres, Mamers-Le Mans, Imprimerie Fleury, 1915.
[7] Un buon esempio di studio monografico su una specifica comunità mercantile residente a Cadice è quello di A. Crespo Solana, Entre Cádiz y los Países Bajos. Una comunidad mercantil en la ciudad de la Ilustración, Cádiz, Ayuntamento de Cádiz, 2001. Sulla ‘nazione’ francese cfr. D. Ozanam, “La colonie française de Cadix au XVIIIe siècle, d’après un document inédit (1777)”, Mélanges de la Casa Velázquez, IV, 1968, pp. 259-347.
[8] A. R. J. Turgot, “Éloge de Vincent de Gournay” [1759] in G. Schelle, a cura di, Oeuvres de Turgot, Glashütten im Taunus, Verlag Detlev Auvermann KG, vol. I, 1972, pp. 595-623, in part. pp. 596-598: “Ses parents [de Gournay] le destinèrent au commerce et l’envoyèrent à Cadix en 1729, à peine âgé de dix-sept ans. Abandoné de si bonne heure à sa propre conduite, ... pendant tout le temps qu’il habita Cadix, sa vie fut partagée entre l’étude, les travaux de son état, les relations sans nombre qu’exigeait son commerce et celles que son mérite personnel ne tarda pas à lui procurer. ... Aux lumières qu’il tirait de sa propre expérience et de ses réflexions, il joignit la lecture des meilleurs ouvrages que possèdent sur cette matière les différentes nations de l’Europe et en particulier la nation anglaise, la plus riche de toutes en ce genre, et dont il s’étatit rendu pour cette raison la langue familière. Les ouvrages qu’il lut avec le plus de plaisir et dont il goûta le plus doctrine, furent les Traités du célèbre Josias Child, qu’il depuis traduits en français, et les Mémoires du grand pensionnaire Jean de Witt. ... Pendant son séjour à Cadix, il avait fait plusieurs voyages soit à la cour d’Espagne, soit dans les différentes provinces de ce royaume.” Cfr. anche Tsuda, “Présentation” cit., p. xii.
[9] J. A. Escudero, Los orígenes del Consejo de Ministros en España, Madrid, Editora Nacional, vol. I, 1979, pp. 109-129; Meyssonnier, La Balance cit., pp. 171-173 e 214. La corrispondenza e le memorie su questa missione sono conservate nel fondo Maurepas presso gli Archives Nationales di Parigi e nei Papiers de Vincent de Gournay custoditi nella Biblioteca Municipale di Saint-Brieuc.
[10] Fleury, François Véron cit., pp. 35-36.
[11] F. Véron de Forbonnais, Considérations sur les finances d’Espagne, in D. Hume, Discours politiques de Mr. David Hume traduits de l’anglois, Amsterdam, J. Schreuder & P. Mortier, vol. II, 1756, pp. 119-248. La versione francese dei Political Discourses di E. Mauvillon seguiva quella ‘ufficiale’ curata da J. B. Leblanc: Amsterdam-Paris, Lambert, II voll., 1754. Tra il 1754 e il 1758 sotto il nome di Hume e il titolo Discours politiques comparvero una serie di opere di altri autori, tra i quali figurano anche Forbonnais e Dangeul, per complessivi sei volumi. Sulla vicenda relativa alle due edizioni concorrenti cfr. V. Becagli, “Hume o Cantillon? A proposito di un errore ricorrente nella pubblicistica italiana del Settecento”, Ricerche storiche, II, 1976, pp. 513-522. D’ora in poi utilizzo il testo delle Considérations presente nella versione pirata di Mauvillon sia per l’ampia diffusione che essa conobbe in tutta Europa, sia per sottolineare il legame (ideale, formativo, ma anche editoriale) del trattato di Forbonnais con i saggi di Hume.
[12] F. Véron de Forbonnais, Mémoires et Considérations sur le commerce et les finances d’Espagne, avec des réflexions sur la nécessité de comprendre l’étude du commerce et des finances dans celle de la politique, Amsterdam, F. Changuion, II voll., 1761. In questa edizione la versione del 1755 delle Considérations segue (con numerazione autonoma) un altro trattato relativo alla Spagna e cioè i Mémoires sur le commerce des Espagnols, che occupa il primo tomo e buona parte del secondo (pp. 1-263). Nella Préface il curatore (Forbonnais stesso?) afferma che quest’ultimo scritto fu composto “il y a quelques annés par un espagnol versé dans l’Histoire du commerce de sa nation”. Si tratta ovviamente di un classico artificio letterario dal momento che le fonti citate sono precipuamente transalpine e il punto di vista è chiaramente franco-centrico: l’autore, ad esempio, analizza i vantaggi che la Successione borbonica in Spagna ha garantito e garantirà al commercio francese a detrimento di quello esercitato dai mercanti inglesi e olandesi. L’attribuzione dei Mémoires alla penna di Forbonnais rimane comunque da verificare. Infatti, a parte la strana assenza di rimandi espliciti alle fonti spagnole e britanniche utilizzate abbondantemente nelle Considérations e negli Éléments du commerce, alcune posizioni dell’autore dei Mémoires non coincidono con quelle espresse da Forbonnais nelle opere precedenti. Un esempio significativo è fornito dalla convinzione che l’espulsione dei mori “donna un coup mortel au commerce et a l’État [espagnols]”; mentre invece all’inizio delle Considérations Forbonnais concorda con Uztáriz (e Hume) nel considerare i salassi demografici a cui è stata sottoposta la monarchia spagnola - la cacciata dei moriscos e degli ebrei, ma anche l’emigrazione in America - certamente gravi, ma non determinanti per spiegare la crisi economica iberica. Cfr. Forbonnais, Mémoires et Considérations cit., vol. I, pp. 390-392; Id., Considérations cit., pp. 122-123.
[13] Le Observations sur l’Esprit des loix apparvero anonime per la prima volta nel 1750; vennero però ristampate con successo nel corso del 1753 nel terzo tomo degli Opuscules de M. F[réron] con il titolo Extrait chapitre par chapitre du livre de l'Esprit des lois avec des Observations sur quelques endroits particuliers de ce livre et une Idée de toutes les critiques qui en ont été faites, Amsterdam, chez Arkstée et Merkus, vol. III, 1753. Cfr. Fleury, François Véron cit., pp. 160-172. Gli elementi di dissenso (in particolare intorno al tema nobiltà-commercio) non impedirono comunque a Forbonnais di apprezzare gli elementi innovativi dell’Esprit, a cominciare dal ‘linguaggio’ forgiato da Montesquieu: cfr. E. Pii, “Montesquieu e Véron de Forbonnais. Appunti sul dibattito settecentesco in tema di commercio”, Pensiero Politico, X, 1977, pp. 362-389. Sulle divergenze e le concordanze tra la riflessione dei componenti del gruppo di Gournay e quella di  Montesquieu cfr. Larrère, L'invention cit., pp. 114, 118, 125, 130, 144, 148-161.
[14] Sulla diffusione di testi italiani - in particolare di G. Belloni e F. Galiani - all’interno del gruppo di Gournay cfr. Tsuda, “Un économiste trahi” cit., pp. 461-462; Gournay, Traités cit., p. 31; Meyssonnier, La Balance cit., pp. 226, 237-246, 310-311, 314; Salvat, “Morellet” cit., pp. 99-124.
[15] Per un quadro completo delle traduzioni elaborate dal gruppo e sulla pubblicazione dell’Essai di Cantillon cfr. la bibliografia cit. alla nota 4. Meyssonnier contesta la certezza, espressa tra gli altri da Murphy e Tsuda, che le opere di Hume e Cantillon abbiano giocato un ruolo determinante nella formazione dei componenti del gruppo, in particolare proprio sulla riflessione analitica di Gournay, Forbonnais e Dangeul: cfr. La Balance cit., pp. 243-249. Questa tesi sembra però scaturire dalla preoccupazione di salvaguardare a tutti i costi la natura autoctona del ‘liberalismo egualitario’ francese da eventuali ‘contaminazioni’ straniere. Pur non negando l’esistenza nell’ambito della storia dell’analisi economica di diversi ‘stili nazionali’, credo comunque che il contributo fornito dal gruppo di Gournay alla nascita dell’economia politica europea (non solo francese, quindi) dipenda proprio dalla sua attività divulgativa e dall’interesse verso la letteratura economica britannica, spagnola ed italiana. Basti pensare che fu proprio attraverso le traduzioni elaborate negli anni cinquanta dagli amici dell’intendente di commercio che gli scrittori e i riformatori di mezza Europa entrarono in contatto con i testi britannici e spagnoli: cfr. infra.
[16] Fleury, François Véron cit., pp. 215-252. La prima edizione degli Éléments du commerce comparve anonima nel 1754 in due volumi con l’indicazione Leyde-Paris, chez Briasson. Utilizzo la seconda versione corretta e aumentata apparsa qualche mese dopo (sempre Leyde-Paris, chez Briasson ...) con una diversa impaginazione.
[17] G. de Uztáriz, Theórica y práctica de comercio y de marina en diferentes discursos y calificados ejemplares que con específicas providencias se procuran adaptar a la Monarquía española para su pronta restauración, beneficio universal y mayor fortaleza contra los émulos de la Real Corona, s. l., [Madrid ?], s.e., s.d. [1724]; Id., Theórica y práctica de comercio y de marina..., Madrid, A. Sanz, 1742. Di questa seconda edizione esiste una ristampa anastatica curata da G. Franco, Madrid, Aguilar, 1968; Uztáriz [Forbonnais], Théorie et pratique du commerce et de la marine, traduction libre sur l'espagnol de Don Geronymo de Ustariz, sur la seconde édition de ce livre à Madrid en 1742, Paris, Veuve Estienne et fils, II voll., 1753. L'approvazione data 8 ottobre 1752, mentre il privilegio reale venne concesso il 12 dicembre.
[18] C. King, British Merchant, or commerce preserved... The most important numbers of the British Merchant, a periodical which appeared twice a week during the summer of 1713, at the time of the proposed treaty of commerce with France, collected and edited by Charles King. The object of the paper was to refuse the reciprocity arguments proposed by Defoe in favour of treaty in his Mercator..., London, J. Darby, III voll., 1721; Id. [Forbonnais], Le Négociant Anglois, ou traduction libre du livre intitulé The British Merchant, contenant divers mémoires sur le commerce de l'Angleterre avec la France, le Portugal et l'Espagne. Publié pour la première fois en 1713, Dresde-Paris, Frères Estienne, II voll., 1753. Fernández Durán sostiene che la Theórica di Uztáriz rappresentò la risposta del governo spagnolo proprio al British Merchant: al protezionismo inglese occorreva opporre adeguate misure di ritorsione in base al ‘principio di reciprocità’ che caratterizzava i rapporti mercantili degli Stati dell’epoca. Cfr. R. Fernández Durán, Gerónimo de Uztáriz (1670-1732). Una política económica para Felipe V, Madrid, Minerva Ediciones, 1999, p. 289. Partendo da questa ipotesi si potrebbe pensare che Forbonnais abbia chiaramente compreso la ‘parentela’ che legava i due testi e che li abbia tradotti allo scopo di fornire ai lettori francesi il diverso punto di vista di due nazioni concorrenti sul terreno del commercio estero e dello sviluppo manifatturiero. Peraltro l’autore francese, in una nota della sua traduzione del British Merchant, menziona Uztáriz: cfr. King. [Forbonnais], Le Négociant cit., vol. II, p. 104, nota a.
[19] Forbonnais conobbe sicuramente l’edizione londinese dei Discourses di Davenant (J. Knapton, II voll.) del 1697-1698. La versione settecentesca di maggiore circolazione europea fu probabilmente quella apparsa all’inizio degli anni settanta: Discourses on the public revenues and on trade of England, London, Horsfield ..., II voll., 1771; il saggio sull’aritmetica politica si trova ivi, vol. I, pp. 127-149. D’ora in poi traggo le citazioni da quest’ultima edizione.
[20] B. de Ulloa, Restablecimiento de las fábricas y comercio español: errores que se padecen en las causales de su [de]cadencia, cuales son los legítimos obstáculos que le destruyen, y los medios más eficaces de que florezca. ..., Madrid, A. Marín, II voll., 1740. Esiste una ristampa moderna a cura di G. Anes, Madrid, Instituto de Estudios Fiscales, 1992: d’ora in avanti cito da questa versione. Ulloa [Dangeul], Rétablissement des manufactures et du commerce d’Espagne..., Amsterdam-Paris, Frères Estienne, II voll., 1753.
[21] Uztáriz [Forbonnais], Théorie cit., p. x: “L’ouvrage de Don Bernardo de Ulloa forme une espéce de supplément à celui-ci [Théorie]: j’annonce avec plasir qu’il est tombé dans de meilleures mains que les miennes, & qu’il paroîtra incessamment.”; Ulloa [L. J. Plumard de Dangeul], Rétablissement cit., vol. I, pp. 1-2 n. n.: “... j’ai vû paroître en notre langue l’excellent traité de D. G. de Ustariz, de la Théorie et pratique du commerce et de marine...”. Anche Gournay nelle sue Remarques inedite, oltre a citare Uztáriz e Ulloa, ricorda l’imminente pubblicazione in francese dei due trattati spagnoli: “On reconnoîtra ces autres causes [de la cherté du fret de vaisseaux espagnoles] dont parle Mr. Child dans les deux ouvrages de Don Geronimo Ustariz, et de Don Bernardo de Ulloa, dont on vient de nous donner les traductions.” Cfr. Gournay, Traités cit., pp. 367-368 e 420.
[22] A. Morellet, Mémoires inédits de l'abbé Morellet sur le dix-huitième siècle et sur la Révolution, Genève, Slatkine Reprints, vol. I, 1967, p. 58: “Il [Gournay] avait lu de bons livres anglais d’économie publique, tels que Petty, Davenant, Gee, Child, etc., dans un temps où la langue anglaise n’était encore que fort peu cultivée parmi nous. Il répandit le goût de ces recherches; il encouragea Dangeul à publier les avantages et les désavantages de la France et de l’Angleterre, extraits d’un ouvrage anglais, et Forbonnais à abréger le British Merchant de King, sous le titre du Négociant anglais. Il donna l’exemple, en traduisant Child, sur l’Intérêt de l’argent, et Gee, sur les Causes du déclin du commerce, etc. Il fit publier à Forbonnais les Éléments du commerce; il fit surtout lire beaucoup l’Essai sur le commerce en général par Cantillon, ouvrage excellent qu’on négligeait”. Cfr. anche Alimento, “Véron de Forbonnais” cit., p. 173.
[23] L. J. Plumard de Dangeul, [pseud. J. Nickolls], Remarques sur les avantages et les désavantages de la France et de la Grande Bretagne par rapport au commerce et aux autres sources de la puissance des Etats, Leyde-Paris, Frères Estienne, 1754. Nello stesso anno uscirono una seconda e addirittura una terza edizione, quest’ultima in ben due versioni: la prima con la solita indicazione “Leyde-Paris, Frères Estienne”; la seconda senza il nome degli stampatori e come luogo di stampa “Dresde” (che, come abbiamo visto, richiamava esplicitamente gli Estienne). Questa diversità si deve probabilmente al fatto che al termine di quest’ultima stampa delle Remarques (alle pp. 409-478) venne apposto l’Essai di Herbert (nell’edizione Londres, septembre 1753): probabilmente gli stampatori parigini dovettero reputare più sicuro eliminare il proprio nome allo scopo di evitare eventuali contestazioni o procedimenti legali.
[24] Evidentemente Gournay, dopo aver analizzato attraverso le proprie Remarques ai trattati di Child la strategia inglese nei rapporti commerciali con gli altri paesi europei, sentì la necessità di fornire anche il punto di vista della Spagna attraverso i suoi scritti più importanti, la Theórica e il Restablecimiento. In fondo Francia e Gran Bretagna si stavano allora contendendo (con l’Olanda) il mercato interno e coloniale della monarchia spagnola, per cui conoscere le idee, le reazioni e le proposte di politica econonomica provenienti da ministri o alti funzionari del paese oggetto della concorrenza internazionale appariva assolutamente necessario.
[25] Uno degli argomenti centrali dei trattati di Uztáriz e Ulloa riguardava proprio la questione del monopolio commerciale di Cadice e Siviglia: all’inizio degli anni venti Uztáriz si era decisamente schierato a favore del mantenimento della Casa de Contratación e del Consulado de Indias nella seconda città. Su questo dibattito cfr. Fernández Durán, Gerónimo de Uztáriz cit., pp. 190-224.
[26] D. Ozanam, a cura di, Un español en la corte de Luis XV. Cartas confidenciales del embajador Jaime Masones de Lima, 1752-1754, Alicante, Publicaciones de la Universidad de Alicante, 2001, pp. 90 e 92. Qui e altrove non normalizzo la grafia delle trascrizioni e dei testi originali francesi e spagnoli.
[27] In un precedente lavoro avevo collocato, utilizzando come metro le recensioni del Journal de Sçavants, la commercializzazione della Théorie di Forbonnais tra il febbraio e il marzo 1753: cfr. N. Guasti, “Forbonnais e Plumard traduttori di Uztáriz e Ulloa”, Il Pensiero Economico Italiano, VIII, 2, pp. 71-96, in part. p. 75. Alla luce dei dati forniti dalla corrispondenza di Masones occorre invece correggere, anticipandola di un paio di mesi, la pubblicazione della versione francese della Theórica. Sulle recensioni alle due traduzioni di Forbonnais cfr. Fleury, François Véron cit., pp. 173-174, 185-187.
[28] Cit. in Ozanam, a cura di, Un español cit., p. 181. I temini castigliani “mosca” e “araña” possiedono un significato metaforico ben preciso che permette di chiarire la frase criptica di Masones. La “mosca de España” può interpretarsi sia come “le finanze di Spagna”, che come “tormentone/seccatura”; mentre “araña” è sinonimo di “trafficone” o “maneggione”. Cfr. Diccionario de la lengua castellana, Madrid, Gredos, III voll., VI tomi, 1963-1964 [rist. anast. dell’edizione originale Madrid, Imprenta F. del Hierro, VI tomi, 1732-1739], tomi I, p. 370; IV, p. 613. Tradotta in italiano, sciogliendo le metafore e il gioco di parole tra “mosca” e “araña”, la frase di Masones suona così: “Ti spedisco quel libretto di considerazioni sulle finanze [o sul tormentone/seccatura, con doppio senso] della Spagna fatto da un trafficone di queste parti. Non posso giudicarlo perché non l’ho letto, se non molto superficialmente. Lui [Forbonnais] ci ha guadagnato perché vende [propone] la sua opera. E’ il traduttore di Uztáriz e Zabala.”
[29] Per cui la leggenda di una supposta paternità montesqueiana delle Considérations sur les finances d’Espagne è frutto esclusivamente della storiografia ottocentesca e scaturì certamente dalla somiglianza del titolo del trattato di Forbonnais con un manoscritto di Montesquieu: De la principale cause de la décadence de l'Espagne, poi cambiato in Considérations sur les richesses de l'Espagne. Cfr. M. A. Masson, a cura di, Oeuvres complètes de Montesquieu, Paris, Nagel, vol. III, 1956, pp. 137-155. Questo trattatello venne poi rifuso nei capitoli 21-23 del libro xxi dell’Esprit des loix. D’altra parte l’immagine della Spagna offerta da Montesquieu nelle Considérations sur les richesses appare molto più condizionata dai vecchi topoi appartenenti alla Leyenda negra rispetto a quella meno ‘ideologica’ e più legata alla cultura (e alla pratica) mercantile di Forbonnais, Gournay e Dangeul.
[30] M. Zabala y Auñón, Representación al Rey N. Señor D. Phelipe V dirigida al más seguro aumento del real erario y conseguir la felicidad, mayor alivio, riqueza y abundancia de su Monarquía, s. l., s. e., 1732.
[31] Non è comunque escluso che Forbonnais avesse tradotto in francese la Miscelánea per suo uso personale o collettivo del gruppo: cfr. infra.
[32] AA. VV., Miscelánea económico-política o discursos varios sobre el modo de aliviar los vasallos con aumento del real erario..., Pamplona, por los Herederos de Martínez, en 27 de noviembre de 1749.
[33] Zabala y Auñón, Representación, in AA. VV., Miscelánea cit., pp. 7-180. Su Zabala (o Zavala, se si preferisce seguire la grafia ‘concorrente’) cfr. L. Perdices, J. Reeder, Diccionario de pensamiento económico en España 1500-1812, Madrid, Editorial Síntesis, Madrid, 2000, pp. 389-390. Per quanto riguarda Patiño e il ruolo di Zabala nella confezione e nella successiva difesa del catasto catalano cfr. I. Pulido Bueno, José Patiño. El inicio del gobierno político-económico ilustrado en España, Huelva, Artes Gráficas Andaluzas, 1998, pp. 115-123.
[34] V. Llombart, Campomanes, economista y político de Carlos III, Madrid, Alianza, 1992, pp. 78-83, 160-176.
[35] La bibliografia sul Catastro e sulla sua alterna fortuna settecentesca è molto ampia: mi permetto di rimandare a quella raccolta in N. Guasti, “Más que catastro, catástrofe. Il dibattito sull’imposizione diretta nel Settecento spagnolo”, Storia del pensiero economico, XL, 2000, pp. 77-128. Alcuni osservatori contemporanei sottolinearono la relazione esistente tra il Catastro e la Dîme di Vauban. Il console francese di Barcellona, ad esempio, scriveva a Parigi nel 1716:“y paroit que le ministre [Patiño] veut suivre a quelque chose près les maximes des mémoires laissés par Mgr. le Marechal de Vauban”. Cit. in E. Escartín, “El Catastro catalán: teoría y realidad”, Pedralbes, I, 1981, pp. 253-265, in part. p. 264, nota 14. Sembra effettivamente che in un primo momento Patiño avesse inteso varare in Catalogna un’imposta di ‘quota’; ma le urgenti necessità finanziarie della corona, unite alle vibranti proteste provenienti dalle comunità e dai privilegiati locali, lo avessero convinto a ripiegare verso il classico sistema del riparto.
[36] M. de Loynaz, Instrucción que para la subrogación de las Rentas provinciales en una sola contribución dio Don ... al Excelentísimo Señor Marqués de la Ensenada, in AA. VV., Miscelánea cit., pp. 181-224. Sulla carriera amministrativa di Loynaz e le proposte di riforma del monopolio del tabacco da lui presentate cfr. A. González Enciso, R. Torres Sánchez, a cura di, Tabaco y economía en el siglo XVIII, Pamplona, Eunsa, 1999, pp. 119, 124, 132, 140-141, 343-344, 409.
[37] Guasti, “Más que catastro” cit., p. 116.
[38] Anonimo, Instruccíon para el gobierno de la administración de la renta de millones, in AA. VV., Miscelánea cit., pp. 217-269.
[39] Cédula Real, expedida en diez de octubre de 1749, por la que se extinguen las rentas comprehendidas baxo el nombre de provinciales, in AA. VV., Miscelánea cit., pp. 270-271. Sulla storia e le caratteristiche del catasto castigliano cfr. C. Camarero Bullón, El debate de la Única Contribución. Catastrar las Castillas. 1749, Madrid, Centro de Gestión Catastral y Cooperación Tributaria, 1993; Id., “The cadastre of the Crown of Castile in Mid-18th Century”, in E. V. Heyen, a cura di, Kataster und moderner Staat in Italien, Spanien und Frankreich (18. Jh.), Baden-Baden, Nomos Verlagsgesellschaft, 2001, pp. 167-191.
[40] Già nella successiva ristampa (apparsa all’indomani dell’importante riforma fiscale dei frutos civiles varata dal conte di Floridablanca) il nome di Zabala spiccava su quello di Loynaz, appropriandosi di fatto dell’intera raccolta: M. Zabala y Auñón, Miscelánea economico-política..., Madrid, A. Espinosa, 1787. Vedi anche E. Correa Calderón, Registro de arbitristas, economistas y reformadores españoles (1500-1936), Madrid, Fundación Universitaria Española, 1981, p. 258.
[41] Si tratta di prospetti quantitativi e, per quanto possibile, tematici: forniscono cioè un quadro della quantità degli interventi testuali operati da Forbonnais in base ad una tipologia elementare, che va dalla traduzione tout court fino alla rielaborazione delle fonti utilizzate.
[42] Forbonnais, Considérations cit., p. 156. L’autore francese - che come al solito francesizza il titolo in Diction[naire] espag[nol] de l’Académie [de la langue] de Madrid - sintetizza la voce “arbitrista” (sinonimo di consigliere incompetente) presente nel Diccionario de la lengua cit., t. I, p. 373.
[43] Tsuda, “Un économiste trahi” cit., pp. 465-466; Alimento, “Véron de Forbonnais” cit., pp. 186-194; Guasti, “Forbonnais e Plumard” cit., p. 80.
[44] D. Saavedra Fajardo, Idea de un Príncipe político y cristiano representada en cien empresas, Münster, N. Enrico, 1640 (comunemente nota come Empresas políticas). Questo testo di orientamento tacitista e neostoico divenne ben presto un classico del pensiero politico europeo anche grazie alla forza esplicativa degli emblemi che riassumono il significato di ogni capitolo. Nel corso del Settecento, inoltre, il trattato di Saavedra venne ristampato varie volte (in Spagna almeno due: 1724 e 1786). Una nota della Théorie - cap. xiii, p. 45, nota a - ci fornisce la certezza che Forbonnais conoscesse l’Idea attraverso l'edizione parigina (di fatto stampata ad Amsterdam) del 1668. L’autorità di Saavedra era stata in qualche modo consacrata anche da Uztáriz, dal momento che le Empresas figurano tra i testi spagnoli maggiormente utilizzati dallo scrittore navarrino per avallare le proprie tesi; Forbonnais lo cita esplicitamente una volta sola associando la sua ‘autorità’ proprio a quella di Uztáriz: Considérations cit., p. 156. I motivi che rendevano il testo di Saavedra un punto di riferimento anche per Forbonnais sono molteplici; a parte lo straordinario repertorio di immagini metaforiche (tra le quali spiccano anche quelle dell’orologio e della bilancia: cfr. empresas lvii e lxx) al quale attingere, Forbonnais dovette apprezzare il contenuto dei capitoli di argomento economico-fiscale (empresas lxvi-lxvii, lxix, lxxi), nei quali Saavedra Fajardo esprimeva alcuni principi generali condivisi dall’autore francese: il legame tra prosperità e lavoro, la centralità dell’agricoltura, la funzione civilizzatrice del commercio, la moneta come segno e non fonte di ricchezza, la necessità di alleviare il prelievo fiscale sui ceti produttori.
[45] Forbonnais, Considérations cit., pp. 121-123, 125-126; Zabala, Miscelánea cit., pp. 13-14, 25-26; Uztáriz, Theórica cit., capitoli iii, p. 6; xiii, pp. 25-26; lxv, pp. 169-171; lxxviii, pp. 239-240, civ, pp. 370-371, cvii, p. 409. Le opere in questione sono: L. Valle de la Cerda, Desempeño del patrimonio de Su Magestad..., Madrid, P. Madrigal, 1600; J. de Ceballos, Arte Real..., Toledo, D. Rodríguez, 1623; S. de Moncada, Riqueza firme y estable de España..., Madrid, M. L. Sánchez, 1619 [raccolta di nove opuscoli poi ristampati con il titolo di Restauración política de España..., Madrid, J. de Zúñiga, 1746]. Loynaz, invece, tra gli scritti spagnoli che indagano l’origine della crisi castigliana apparsi all’inizio del XVII secolo, ricorda la memoria di M. Lisón y Biedma e un non meglio identificato memorial a Filippo III del 1618: cfr. Loynaz, Miscelánea cit., pp. 201-202.
[46] Forbonnais, Considérations cit., pp. 122-123. Questa identica linea interpretativa relativa allo spopolamento spagnolo era stata avanzata da Uztáriz: Hume l’aveva avallata nel suo saggio sulla popolosità; mentre Forbonnais l’aveva già condivisa in una nota della sua traduzione: cfr. Theórica cit., cap. xii, pp. 21-22; Théorie cit., nota a, p. 39; Hume, Discours politiques cit., vol. I, [Sur le nombre d’habitans parmi quelques nations anciennes] pp. 186-187, nota a: “Don Geronimo de Ustariz remarque que les Provinces d’Espagne qui envoyent le plus de monde aux Indes, sont les plus peuplées, ce qui ne peut procéder que de ce qu’elles sont plus riches que les autres.”
[47] Forbonnais, Considérations cit., pp. 124 e 126. I dati sono estrapolati, per la Spagna, da Uztáriz e Loynaz; per l’Inghilterra presumibilmente dai tanti aritmetici politici e testi britannici utilizzati e tradotti dal gruppo di Gournay. Cfr. appendici nn. I, III, V.
[48] Forbonnais, Considérations cit., pp. 126-132; Id., Éléments cit., vol. I, pp. 104-261; Zabala, Miscelánea cit., pp. 74-131. Naturalmente Cantillon e Herbert non vengono citati dal momento che all’epoca le loro opere si trovavano ancora allo stato manoscritto: la prima versione ridotta dell’Essai di Herbert apparirà circa tre mesi dopo le Considérations (settembre 1753), mentre la pubblicazione del saggio di Cantillon dovrà aspettare il 1755. Resta comunque forte la sensazione che Forbonnais tenti in questa sezione delle Considérations di instaurare un dialogo con Cantillon e Herbert - dialogo che sfuggiva alla comprensione al lettore esterno alla cerchia di Gournay, ma che doveva risultare oltremodo evidente ai componenti del gruppo coordinato dall’intendente di commercio che questi testi avevano già letto in forma manoscritta - utilizzando come cornice le proposte presenti nella Representación di Zabala.
[49] Zabala, Miscelánea cit., pp. 78-131. Il funzionario spagnolo aveva indicato chiaramente le misure da adottare per superare la crisi agricola iberica (castigliana in particolare): abolizione della calmierizzazione per legge del prezzo dei grani (la tasa); assoluta libertà di circolazione interna; riorganizzazione dei magazzini pubblici (intesi non solo come riserva in caso di penuria, ma come elementi di re-equilibrio della domanda e dell’offerta di grano); ricorso all’esportazione per garantire, attraverso la ‘concorrenza’, prezzi remunerativi ai produttori; dissodamento ed assegnazione ai contadini delle terre comuni. Negli Éléments Forbonnais ribadirà che una delle cause della crisi spagnola - insieme al bullionismo e al sistema fiscale sperequativo - doveva individuarsi nel fatto che i grani non venivano considerati uno degli oggetti del commercio e che si era sempre privilegiato l’interesse dei consumatori: Éléments cit., vol. I, pp. 112-113: “Les peuples [come gli spagnoli] qui n’ont envisagé la culture des terres que du côté de la subsistance, ont toujours vécu dans la crainte des disettes, & les ont souvent éprouvées (nota *: Voyez le livre intitulé Considérations sur les finances d’Espagne). Ceux qui [come gli inglesi] l’ont envisagée comme un objet de commerce ont joiui d’une abondance assez soutenue de suppléer aux besoins des étrangers.” Altri riferimenti o allusioni alla decadenza spagnola anche ivi, I, pp. 30, 141-142, 146, 314-319 (nota *), 332.
[50] Forbonnais, Considérations cit., pp. 130-132. L’autore francese aveva già enunciato il concetto che ogni attività umana è stimolata dall’interesse personale nella Théorie cit., cap. xliv, p. 133, nota a. Anche Zabala - Miscelánea cit., pp. 54 e 97 - sostiene la positività della “lícita codicia” in riferimento sempre al lavoro dei contadini: “la esperanza de unas presumidas y vantajosas utilidades, es todo el empleo de la fatiga de los hombres”. Nello stesso tempo - ivi, p. 135 - egli individua nella proporzione tra profitto e rischio una delle regole fisse del commercio: “pues ninguno quiere arriesgarse por lo que tiene poca utilidad.” Sull’importanza che l’analisi dei principi universali della condotta umana (in particolare l’utilitarismo) ha avuto sulla riflessione economica britannica e francese del XVIII secolo cfr. J. G. A. Pocock, The Machiavellian Moment. Florentine political thought and the atlantic republican tradition, Princeton, Princeton University Press, 1975; trad. it., Il momento machiavelliano, Bologna, Il Mulino, 1980; A. O. Hirschman, The passions and the interests. Political arguments for Capitalism before its triumph, Princeton, Princeton University Press, 1977; trad. it., Le Passioni e gli interessi, Milano, Feltrinelli, 1990; M. Geuna, M. L. Pesante, a cura di, Passioni, interessi, convenzioni. Discussioni settecentesche su virtù e civiltà, Milano, Franco Angeli, 1992. Riguardo alle fonti filosofiche (Agostinismo, Giansenismo, Domat, Locke, Mandeville, Hume, ecc.) dell’utilitarismo e della dialettica tra passioni e virtù civica che caratterizza gli autori economici francesi da Boisguilbert fino all’avvento della fisiocrazia cfr. G. Faccarello, Aux origines de l’économie politique libérale. Pierre de Boisguilbert, Paris, Éditions Anthropos, 1986; Meyssonnier, La Balance cit., pp. 47-51, 64-65, 68, 73-83, 114, 137-249; Perrot, Une histoire cit., pp. 65, 88-94, 261-262, 289-291, 341-353; Larrère, L'invention cit., pp. 17, 23-30, 33, 43-48, 69-74, 95-180; S. Latouche. L’invenzione dell’economia, Casalecchio, Arianna Editrice, 2001. Particolarmente interessante mi pare la chiave di lettura fornita da Larrère: partendo dalle osservazioni di Pocock, Hirschman e Foucault, la studiosa francese è riuscita a dimostrare la centralità del pensiero giusnaturalista e neo-stoico di fine XVII secolo - inizio XVIII nella riflessione antropologica che informa gli scritti economici dei componenti del gruppo di Gournay.
[51] E. H. Kantorowicz, The King’s two Bodies. A study in medieval political theology, Princeton, Princeton University Press, 1957; trad. it., I due corpi del Re, Torino, Einaudi, 1989. Occorre comunque osservare che anche Loynaz paragona i diversi sistemi fiscali della monarchia spagnola a “nervios del cuerpo humano”: cfr. Miscelánea cit., p. 214. Vedi anche infra.
[52] Forbonnais, Considérations cit., pp. 134-140; Forbonnais, Éléments, cit., vol. I, p. 146: “... dans un pays où les cultivateurs sont pauvres, où les taxes son personelles & arbitraires, il est moins sûr qu’ailleurs que la cherté d’une denrée réanime sa culture.”
[53] Forbonnais (seguendo Uztáriz e Davenant) non dimentica comunque di menzionare tra le cause della crisi economica spagnola l’errata regolazione delle tariffe doganali (le Rentas generales) e l’assenza di un debito pubblico moderno: Forbonnais, Considérations cit., pp. 154-155, 161-164 e 170-172.
[54] Ivi, pp. 141-184.
[55] C. Davenant, Whether to farm the revenues, may not, in this juncture, be most for the public service, in Id., Discourses cit., vol. I, pp. 207-231, in part. pp. 227-228; Hume, Discours politiques cit., vol. I, [Sur les impôts] pp. 138-139; [Sur le crédit public] pp. 154-155; Montesquieu Esprit des loix, in Masson, a cura di, Oeuvres cit., vol. I, libro xiii, capitoli 7, 8, 14, pp. 289-292, 296-297. Comunque né Hume, né Montesquieu appaiono esplicitamente citati nel corso delle Considérations.
[56] Vedi ad esempio il caso delle imposte sul tabacco: Uztáriz, Theórica cit., cap. ciii, p. 370.
[57] Forbonnais, Considérations cit., pp. 140-147. L’autore francese confuta di seguito - ivi, pp. 147-152 - le due obiezioni maggiormente utilizzate per screditare la tassazione dei generi necessari alla sopravvivenza: la prima sostiene che colpire la sussistenza, incidendo sul reddito dei ceti più poveri, scoraggia i matrimoni e quindi la crescita demografica; mentre la seconda si riferisce alle alte spese di riscossione. La prima obiezione, che era stata avanzata con forza da Loynaz e di lì a poco anche da Dangeul, viene abilmente respinta attraverso un’ipotesi congetturale presumibilmente ispirata dall’Essai di Cantillon (vedi app. V); l’altra viene invece neutralizzata nel corso della seconda parte delle Considérations grazie agli argomenti già espressi da Davenant e Montesquieu: le maggiori spese di riscossione, sostiene Forbonnais, “n’en peuvent être reprochées à la nature de l’imposition” e possono essere evitate attraverso una “régie” unica. Cfr. Loynaz, Miscelánea cit., p. 218; Dangeul, Remarques cit., pp. 21-23, 389-392, 398-402; Davenant, Whether cit., pp. 207-231; Montesquieu, Esprit cit., libro xiii, cap. 19, pp. 302-303. Negli Éléments Forbonnais ribadisce l’impossibilità di tassare esclusivamente il lusso: cfr. Éléments cit., vol. I, p. 319, nota *: “Le chavalier Deker [sic] est plus heureux dans la proposition qu’il fait de taxer les consommations de luxe; mais la pratique en est ancienne & plus ou moins perfectionée dans les divers pays. Vouloir que le luxe seul paye toutes les taxes, c’est une chimere; aussi son tableau adopté par J. Tucker, présente-t-il plûtôt une spéculation morale qu’un projet susceptible d’éxecution. Comment taxer chez chaque particulier d’un royame, comme il le veut, l’usage des chevaux, des diamants, du thé, du caffé, des épagneuls ou gredins, de la porcelaine, &c ?” Vedi anche la stizzita replica di Dangeul al riguardo: Remarques cit., pp. 406-408, nota a.
[58] Forbonnais, Considérations cit., p. 143.
[59] Ivi, pp. 150 e 155. L’analisi di Forbonnais sul ruolo determinante del proprietario terriero nell’attivazione del circuito consumo/produzione richiama da vicino quella avanzata da R. Cantillon, Essai sur la nature du commerce en général, Paris, Institut National d’Études Démographiques, 1952 [1755], I, capitoli ii-v, xii e xiv, pp. 2-9, 25-28, 33-36; II, cap. ii, pp. 68-71.
[60] Ivi, capitoli ii e xiv, pp. 2-4, 33-36; Hume, Discours politiques cit., vol. I, [Du luxe] pp. 40-41; [Sur l’argent] pp. 65-67; [De l’intérêt] pp. 74, 77-81; Montesquieu, Esprit cit., libro xiii, capitoli 7 e 14, pp. 289-291, 296-297. Vedi anche Forbonnais Éléments cit., vol. I, pp. 273-277.
[61] Forbonnais ribadirà pochi mesi dopo questa lettura ‘relativista’ dei bisogni/consumi nel corso del cap. xi degli Éléments dedicato al lusso: ivi, vol. II, pp. 276-310. Cfr. anche Larrère, L'invention cit., pp. 112-119, 133, 144-145, 160-166.
[62] Forbonnais, Considérations cit., pp. 141-142. Il vantaggio psicologico di occultare l’imposta nel prezzo globale era già stato espresso con chiarezza da Montesquieu, Esprit cit., libro xiii, capitoli 7-8, pp. 289-292.
[63] Forbonnais, Considérations cit., pp. 160-161; Zabala, Miscelánea cit., pp. 54, 82-83, 97; Montesquieu, Esprit cit., libro xiii, cap. 2, pp. 286-287; Hume, Discours politiques cit., vol. I, [Du commerce] pp. 15-16, 20-24; [Sur les impôts] pp. 133-134, 137-138.
[64] Forbonnais, Considérations cit., pp. 140-141 e 145. Su questo concetto che caratterizza il ‘mercantilismo aristotelico’ di Forbonnais cfr. l’analisi di Larrère, L'invention cit., pp. 104, 112-118, 133-134, 155. Effettivamente proprio intorno alla questione del prelievo fiscale emerge con evidenza la matrice giusnaturalista del pensiero di Forbonnais. Egli è infatti convinto che il compito principale dello Stato sia quello di vegliare sull’“interesse generale” della società civile e di rendere, attraverso le leggi, virtuosi gli uomini; nello stesso tempo, però, non nasconde l’eventualità che il potere pubblico, invece di garantire la conservazione dei cittadini e il corretto equilibrio tra produzione e consumo, ceda alle passioni di pochi soggetti (appaltatori o mercanti) ed abusi delle proprie prerogative, finendo per imporre un prelievo fiscale arbitrario: l’esempio delle finanze spagnole risulta istruttivo proprio per questo. L’unico criterio che deve guidare il ‘legislatore’ è il rispetto della ‘legge naturale’, unito alla consapevolezza dell’imperfezione delle leggi: cfr. Forbonnais, Considérations cit., pp. 141, 184-185; Id., Éléments cit., vol. II, pp. 174, 340-341.
[65] S. Le Preste marquis de Vauban, “Projet d’une Dîme Royale” [1707], in E. Daire, a cura di, Économistes financiers du dix-hutième siècle: Vauban, Boisguillebert, Law, Melon, Dutot, Genève, Slatkine Reprints, 1971, pp. 33-146, in part. pp. 96-97. Sulle divergenze (in tema di imposta fondiaria) e le somiglianze (critica delle taglie e dei catasti confezionati da personale esterno alle comunità) tra le proposte di riforma fiscale di Vauban e quelle avanzate da Forbonnais cfr. J. B. M. Vignes, Histoire des doctrines sur l’impôt en France. Les causes de la Révolution française considérées par rapport aux principes de l’imposition, Padova, Cedam, 1961 [1909], pp. 64 e 297-298; A. Alimento, “Entre justice distributive et développement économique: la lutte pour la création de cadastres généraux au 18e siècle”, in Heyen, a cura di, Kataster cit., pp. 1-27, in part. pp. 23-24.
[66] Forbonnais, Considérations cit., pp. 156-157. L’analisi di Forbonnais sui pericoli insiti in una rivoluzione radicale della fiscalità (specie se scaturita esclusivamente da presupposti teorici non verificati empiricamente) ricorda da vicino quella espressa da Hume (a sua volta ripresa da Smith nella Inquiry) nei confronti dei progettisti che consigliano miracolose quanto astruse riforme in materia di debito pubblico: essi vengono paragonati a dei medici ciarlatani che prescrivono delle cure peggiori dei mali. Cfr. Discours politiques cit., vol. I, [Sur le crédit public] pp. 158-159. Anche nel contesto spagnolo l’“arbitrista” (e cioè il progettista incompetente e interessato) era stato spesso associato, fin dal XVII secolo, a un medico (o peggio, a un alchimista) imbroglione o di scarsa esperienza. Cfr. J. Vilar Berrogaín, Literatura y economía. La figura satírica del arbitrista en el Siglo de Oro, Madrid, Revista de Occidente, 1973; N. Guasti, “La monarchia malata: l’arbitrismo ed il Settecento spagnolo”, in M. G. Profeti, a cura di, I Secoli d’Oro e i Lumi: processi di risemantizzazione, Firenze, Alinea, 1998, pp. 55-115. Basti al riguardo menzionare le parole di Saavedra Fajardo: cfr. Empresas Políticas, Madrid, Cátedra, 1999 [1640], emp. lxix, pp. 788-789: “... Así igualó las potencias la divina Providencia. A las grandes les dio fuerza, pero no industria, y al contrario, a las menores. Pero porque no parezca que descubro y no curo las heridas, señalaré aquí brevemente sus causas y sus remedios. No serán éstos de quintas esencias, ni de arbitrios especulativos, que con admiración acredita la novedad y con daño reprueba la esperiencia, sino aquellos que dicta la misma razón natural, y por comunes desprecia la ignorancia”. Segue la lode dell’agricoltura (“no hay mina más rica en los reinos que la agricultura”) e delle manifatture. Resta il fatto che anche i riformatori e i progettisti della prima metà del XVIII secolo si paragonano spesso a dei medici (nel loro caso, competenti) che cercano di curare in maniera scientifica la ‘decadenza-malattia’ della ‘monarchia-corpo umano’: cfr. ad esempio Ulloa, Restablecimiento cit., p. 250; Id., [L. J. Plumard de Dangeul], Rétablissement cit., vol. II, pp. 224-225.
[67] Forbonnais, Considérations cit., pp. 152-154, dove inserisce un brano sull’argomento tradotto dai Discourses di Davenant (cfr. app. V). L’autore britannico aveva aperto il terzo discorso proprio portando l’esempio negativo della monarchia spagnola: Davenant, On the management of King’s revenues, in Id., Discourses cit., vol. I, pp. 168-206, in part. pp. 168-170. Significativamente subito dopo la citazione Forbonnais precisa che gli scrittori spagnoli hanno già da tempo individuato il nesso causale che lega il tracollo del debito pubblico alla crisi economica, per cui il contributo di Davenant serve per ottenere una conferma indiretta: “Don Géronimo de Uztariz, Saavedra & d’autres Ecrivains espagnols convienent eux-mêmes de ces principes; & je n’ai recours à une autorité étrangère, que parce qu’elle est moins suspecte pour l’ordinaire.” Secondo Forbonnais l’innalzamento del tasso d’interesse, oltre a sviluppare una mentalità anti-imprenditoriale, inverte “le cours naturel de la circulation, dont le mouvement devroit être donné par les propriétaires de la terre, & dont la rapidité est le produit des consommations du peuple, c’est-à-dire, de l’aisance publique”. In altri termini i possidenti, attratti dall’alta remuneratività dei titoli di debito pubblico, diventano redditieri e non impiegano la rendita fondiaria per attivare il circuito produttivo (secondo lo schema illustrato da Cantillon).
[68] Forbonnais, Considérations cit., pp. 157-160, 164-181. L’encabezamiento, la forma di riscossione più comune delle Rentas provinciales castigliane, era di fatto un’imposta diretta a contingente. Esso consisteva in una quota fissa assegnata dal potere centrale a ogni città o centro abitato castigliano; la cifra veniva quindi ripartita attraverso un patteggiamento tra gli esattori e i rappresentati della comunità, che poi si occupavano di distribuirla tra i fuochi fiscali (repartimiento). Sulle modalità della riscossione delle Rentas provinciales attraverso l’encabezamiento cfr. M. Artola, La Hacienda del Antiguo Régimen, Madrid, Alianza, 1982, pp. 18, 249-267.
[69] Forbonnais, Considérations cit., pp. 157-158, 172-173; Gournay, Traités cit., p. 303; Dangeul, Remarques cit., pp. 22, 35-37, 386. Già Saavedra Fajardo - una delle fonti principali della Theórica di Uztáriz - aveva condannato esplicitamente le violenze degli esattori: cfr. Empresas cit., emp. lxvii, p. 771: “El mayor inconveniente de los tributos y regalías está en los receptores y cobradores, porque a veces hacen más daño que los mismos tributos. Y ninguna cosa llevan más impacientemente los vasallos que la violencia de los ministros en su cobranza.”
[70] Forbonnais, Considérations cit., pp. 177-182. Effettivamente l’encabezamiento assomigliava al metodo di percezione della taglia e all’‘abbonamento’ del fouage del Nord della Francia. Non a caso Forbonnais traduce “encabezamiento” proprio con il termine “abonnement par tête” (mentre “administración” viene correttamente resa con “régie”): ivi, pp. 178-179.
[71] Zabala, Miscelánea cit., p. 39; Loynaz, Miscelánea cit., p. 197. Perciò Forbonnais conclude, Considérations cit., p. 181: “Tous les vices imputés en Espagne à la nature de l’impôt sur les consommations, n’étoient donc réellement que ceux d’une contribution personelle & arbitraire, ou d’une police mal entendue, conséquence inévitable de l’oubli des bons Principes.”
[72] Ivi, pp. 185-189. Questa esplicita condanna della manomorta (come il dato che vorrebbe la Chiesa spagnola proprietaria della metà delle terre) della monarchia iberica non si trova in nessuno dei tre trattati della Miscelánea, né nella Theórica di Uztáriz. Forbonnais, peraltro, non condivide l’ottimismo di Zabala il quale, tra gli argomenti a favore del tributo real castigliano da lui proposto, aveva inserito anche l’impossibilità che il clero possa evadere il prelievo diretto.
[73] Forbonnais, Considérations cit., pp. 190-191.
[74] Ivi, pp. 191-194. Vedi anche Id., Éléments cit., vol. I, p. 316, nota *.
[75] Id., Considérations cit., pp. 156-157, 194, 206.
[76] Ivi, pp. 197-201; Zabala, Miscelánea cit., pp. 37-45. Interessante notare il fatto che Zabala in questo paragrafo (ivi, pp. 43-44) alluda a se stesso, senza mai esplicitarlo, definendosi “un ministro de los que servían a Vª Magestad en aquel Principado”. Forbonnais, che nella sua sintesi segue il testo originale (“un ministre”, “ce ministre”), sembra non sapere che Zabala sta parlando del proprio ruolo (e cioè che è lui stesso “quel ministro”): cfr. Forbonnais, Considérations cit., pp. 198-199. Ciò sembrerebbe confermare una conoscenza esclusivamente ‘libresca’ del funzionamento del catasto catalano da parte dello scrittore francese.
[77] Ivi, p. 201.
[78] Zabala illustra con precisione - essendone stato uno dei protagonisti principali - la storia del Catastro catalano dal 1716 fino al 1731: furono le proteste dei proprietari, del clero e delle autorità locali a trasformare gradualmente il tributo real in un’imposta di riparto fissata in novecentomila pesos annui. Cfr. Guasti, “Más que catastro” cit., pp. 79-80, 92-95 e bibliografia qui menzionata.
[79] Come si sa il Vingtième des biens-fonds era un’imposta sulla proprietà e non colpiva i redditi o i profitti dei fittavoli e mezzadri: quest’ultimo elemento, che Forbonnais individua anche nel tributo real catalano, viene certamente apprezzato dall’autore francese. Cfr. M. Marion, Machault d’Arnouville: étude sur l’histoire du Contrôle général des finances de 1740 à 1754, Genève, Megariotis, 1978 [1891], pp. 30-39; Alimento, Riforme fiscali cit., pp. 62-64. Un ulteriore aspetto della riforma di Machault che Forbonnais sembra accettare nei molteplici passi delle Considérations dedicati alle finanze pubbliche concerne la creazione della Cassa d’ammortamento, che doveva sembrargli un primo serio tentativo verso un debito pubblico moderno sul modello inglese, condizione prima dell’abbassamento del tasso d’interesse.
[80] Lo stesso concetto viene espresso quasi con le medesime parole da Zabala, Miscelánea cit., pp. 81-82 e 97. Nel corso degli Éléments Forbonnais approfondirà sia la riflessione antropologica relativa al profitto (inteso come stimolo essenziale del lavoro umano, a cominciare da quello agricolo), sia il concetto dell’interdipendenza e dell’equilibrio tra i vari settori produttivi (in particolare tra agricoltura e manifatture). Cfr. Éléments cit., voll. I, pp. 118-120, 127-135, 138-142, 166-167, 195-197, 282, 293-295; II, pp. 292-296.
[81] Forbonnais, Considérations cit., pp. 202-203.
[82] Uztáriz [Véron de Forbonnais], Théorie cit., cap. ci, p. 146*, nota a.
[83] Forbonnais, Considérations cit., pp. 204-207; Uztáriz, Theórica cit., cap. ci, pp. 347-348; Id., [Véron de Forbonnais], Théorie cit., ivi, pp. 141*-143*.
[84] Marion, Machault d’Arnouville cit., pp. 39-49; Alimento, Riforme fiscali cit., p. 64.
[85] Forbonnais, Considérations cit., pp. 203-205. Anche Vauban e Saint-Pierre non avevano nascosto nei loro progetti di riforma fiscale la difficoltà di tassare i redditi mutevoli dei mercanti e degli artigiani: quest’ultimo, sostenitore della taille tarifée, era stato costretto a consigliare di tassare l’industrie attraverso una quota fissa forfetaria. Cfr. Alimento, Riforme fiscali cit., p. 50.
[86] Sulla definizione del fittavolo/imprenditore e il suo ruolo nel ‘circuito’ economico cfr. Cantillon, Essai cit., I, capitoli xi-xiii, pp. 23, 26, 28-29.
[87] E’ proprio su questo terreno che appaiono con evidenza le somiglianze tra il progetto di Vauban e il catasto catalano di Patiño (e quindi della proposta di Zabala di estenderlo anche in Castiglia). Infatti la definizione delle categorie tassabili del second fonds ideato da Vauban venne riproposta abbastanza fedelmente nella confezione del tributo personal catalano. Cfr. Vauban, “Projet” cit., pp. 80-89; Zabala, Miscelánea cit., pp. 48-40; Forbonnais, Considérations cit., pp. 203-204. Quest’ultimo reputa indispensabile non tassare anche eventuali profitti che gli “ouvriers de la campagne” possono ricavare dai manufatti di scarsa qualità che essi producono nei periodi “où la terre ne les occupe point”. Infatti “si cette nouvelle industrie est taxée, elle est si casuelle, que ce ne peut être qu’arbitrairement et sans la dégoûter”. Da notare che Forbonnais, invece di utilizzare il termine “manoeuvrier” impiegato da Vauban per definire il bracciante, preferisce tradurre “jornalero del campo” con “ouvrier de la campagne”.
[88] Ivi, pp. 206-207. Vedi al riguardo le osservazioni di Alimento che ricollega questa posizione di Forbonnais alle riflessioni di Vauban e Boisguilbert: Alimento, “Entre justice” cit., pp. 23-25. Uztáriz, in un intervento successivo la pubblicazione della Theórica, aveva finito per considerare il catasto catalano un “male minore”: cfr. Guasti, “Más que catastro” cit., p. 91.
[89] Fleury, François Véron cit., p. 42; Meyssonnier, La Balance cit., p. 213. Se l’interessamento di Ensenada nei confronti del nostro ‘arrembante’ pamphlettista è indubbiamente plausibile in quanto coerente con la politica di reclutamento di personale tecnico perorata dal marchese in tutta Europa, un po’ meno certo appare il presunto viaggio di Forbonnais a Madrid: una volta verificata documentalmente la richiesta da parte del governo spagnolo a quello francese di inviare in Spagna Forbonnais (magari attraverso l’intervento diretto di Gournay che dovette conoscere Ensenada a Madrid nel 1743), la contemporanea caduta di Ensenada (21 luglio 1754) e Machault (28 luglio 1754) spiegherebbe il fallimento del piano. Non a caso gran parte dei tecnici stranieri assoldati negli anni precedenti su mandato di Ensenada vennero licenziati subito dopo il suo arresto dal nuovo segretario di Stato, R. Wall: cfr. J. L. Gómez Urdáñez, El proyecto reformista de Ensenada, Lleida, Editorial Milenio, 1996, pp. 154-155.
[90] Forbonnais, Considérations cit., p. 134.
[91] Gómez Urdáñez, El proyecto cit., pp. 131, 134-137.
[92] Forbonnais, Considérations cit., p. 194: “les recherches, déclarations et vérifications se font aux dépens de Sa Majesté, qui y employe plus de vingt mille personnes et un million de piastres par an.” Questa stessa critica verrà ripetuta a sazietà dagli oppositori del catasto geometrico durante il regno di Carlo III: cfr. Guasti, “Más que catastro” cit., pp. 101-112.
[93] Forbonnais, Considérations cit., p. 206.
[94] Alimento, Riforme fiscali cit., pp. 43-56; M Touzery, L’invention de l’impôt sur le revenu. La taille tarifée, 1715-1789, Paris, Comité pour l'histoire économique et financière de la France, 1994; Id., “Entre taille réelle et taille personelle: la monarchie française et le cadastre au 18e siècle”, in Heyen, a cura di, Kataster cit., pp. 217-246. Occorre osservare che definire il catasto castigliano taille tarifée costituisce un’evidente forzatura da parte di Forbonnais dato che questo tipo di taglia, voluta da Orry nel 1733, non prevedeva alcuna verifica peritale diretta sui terreni, ma le dichiarazioni dei contribuenti poi controllate dai commissari. Invece l’associazione tra la taglia proporzionale che il duca di Noailles tentò di applicare nel 1716 (lo stesso anno del varo del Catastro) e il catasto di Ensenada si spiega con il fatto che allora la verifica delle certificazioni dei tagliabili venne effettuata dal personale dell’intendenza: in altri termini Forbonnais, utilizzando anche il termine di taille proportionelle per definire la Única Contribución, sembra alludere al fatto che ciò che rende simili entrambe le riforme consiste è l’intervento diretto del potere centrale.
[95] Forbonnais, Considérations cit., p. 206. L’autore francese si ispira qui a Loynaz, Miscelánea cit., p. 197. L’obiettivo e il presupposto primo del ragionamento di Forbonnais è, ancora una volta, quello di proteggere “les avances”, il lavoro e il consumo dei produttori: solo le imposte dirette fisse - il catasto catalano e la land tax inglese - garantiscono questo risultato. Invece quando, come nel caso della taille tarifée, il prelievo varia - non importa il criterio che si scelga per calcolarlo - l’‘industria’ (e con essa la crescita economica) viene messa in pericolo. Il termine “inquisizione” per definire le verifiche ‘violente’ del reddito connaturate alle imposte dirette compare, non certo casualmente, anche in uno scritto del 1793 di V. Alcalá Galiano: le sue riflessioni e proposte ricordano da vicino quelle avanzate da Loynaz, Forbonnais e Necker. Cfr. Guasti, “Más que catastro” cit., p. 110.
[96] Loynaz, Miscelánea cit., pp. 199-216; Forbonnais, Considérations cit., pp. 207-209. Questa identica osservazione verrà ripetuta da A. Smith nel commentare una proposta simile a quella di González-Loynaz presentata nel 1756 da Le Réformateur, un interessante trattato attribuito a Clicquot de Blervache. Cfr. Smith, An Inquiry into the nature and causes of the wealth of nations, Indianapolis, Liberty Foundation, 1981, vol. II, libro V, cap. II, p. 876; [Clicquot de Blervache?], Le Réformateur. Nouvelle Édition..., Amsterdam, Arkstée et Merkus, II voll., 1766 [Iª ed. 1756], in part. vol. I, pp. 30-39. Resta il fatto che l’autore del Réformateur rielabora il projet de dîme di Vauban (integrandolo con quello di Saint-Pierre) e non cita mai Loynaz in riferimento all’imposta olandese sulle farine.
[97] Forbonnais, Considérations cit., p. 209.
[98] Negli Éléments Forbonnais avrà modo di specificare l’importanza del lavoro non solo nell’attivazione del circuito produttivo, ma anche nella formazione della moderna società commerciale cfr. Éléments cit., voll. I, pp. 47, 261-266; II, pp. 284-294 e 332-334. Sulla centralità del concetto di occupazione nel pensiero di Forbonnais cfr. Meyssonnier, La Balance cit., pp. 215-216, 221-227; Larrère, L'invention cit., pp. 104, 119-124, 130-132. Perrotta ha comunque dimostrato che la maggioranza degli scrittori d’economia settecenteschi individua nella piena occupazione e nella produttività del lavoro l’origine dello sviluppo economico: C. Perrotta, Produzione e lavoro produttivo nel mercantilismo e nell’Illuminismo, Galatina, Congedo, 1988.
[99] Forbonnais, Considérations cit., p. 210.
[100] Fleury, François Véron cit., pp. 146-147, 567, 572-573: Premier objet des Mémoires de Don Miguel de Zabala Yannon [sic] sur les finances [Zabala, Miscelánea cit., pp. 7-73]; Second objet des Mémoires de Don Miguel de Zabala Yannon. De la diminutions du labourage et des moyens de le rétablir [Zabala, Miscelánea cit., pp. 74-131]; Instructions de Martin de Loinaz sur la suppression des rentes provinciales et l’établissement d’une seule contribution adressés à son Excellence M. le Marquis de la Ensenada [Loynaz, Miscelánea cit., pp. 181-216]; Instructions d’un ministre qui n’a pas voulu être nommé [Anonimo, Miscelánea, cit., pp. 217-269]; Mémoire sur l’Espagne.
[101] E. Depitre, “Introduction”, in C. J. Herbert, Essai sur la police générale des grains, Paris, Librairie P. Geuthner, 1910 [1753], pp. v-xliii, in part. pp. viii e xxi-xxxviii; Meyssonnier, La Balance cit., pp. 228-231; Larrère, L'invention cit., pp. 173-180. Vedi anche Forbonnais, Éléments cit., vol. I, p. 160.
[102] Ivi, Avertissement, p. n. n.. I principi metodologici enunciati nell’introduzione della seconda edizione degli Éléments verranno sistematizzati l’anno successivo nelle Réflexions sur la nécessité de comprendre l’étude du commerce et des finances dans celle de la politique che, come sappiamo, costituiscono l’appendice della seconda versione delle Considérations. Larrère ricollega il metodo empirico messo a punto da Forbonnais (e da gran parte dei componenti del gruppo di Gournay) con la struttura mercantilista del suo pensiero: cfr. L'invention cit., pp. 101, 121, 128, 168, 172. Cfr. anche infra.
[103] Forbonnais, Éléments cit., voll. I, pp. 118, 128, 140, 146, 150-151, 187, 196, 294-296, 314-319 (nota *); II, pp. 223, 240, 248, 257, 294, 333.
[104] Ivi, Avertissement, p. n. n.: “Quelques-uns des chapitres qui composent cet ouvrage, ont déja paru dans l’Encyclopédie, à un petit nombre de changemens près, que j’ai cru nécessaires. Le reste y aura place à son tour, s’il en est jugé digne.”
[105] Ivi, pp. 113 e 315-318, nota *: “... Avant d’entrer dans l’examen des objections [mosse alle Considérations da Dangeul in una nota delle Remarques], il est bon d’établir quelques principes évidents qui y serviront en partie de réponse; & je renvoie pour le détail à la pag. 36 & suiv. [le pp. si riferiscono ovviamente all’edizione 1753] d’un petit ouvrage intitulé, Considérations sur les finances d’Espagne. Iº Les impôts sont nécessaires; 2º les meilleurs sont ceux que le peuple paye plus facilement; 3º chaque homme, comme enfant de la république, lui doit un secours égal; 4º chaque sujet doit contribuer au maintien de la société à proportion du plus grand intérêt qu’il y porte, à raison de sa richesse; 5º il ne peut y avoir que trois especes d’impôts: sur les terres, sur les personnes, & sur les consommations; 6º plus un impôt est arbitraire, plus est vicieux; 7º tout excès dans un impôt le détruit quelle que soit sa nature ...; les impôts quelconques, poussés à l’excès, auront le même effet. La facilité d’abuser de celui-ci est grande; j’en conviens, & je l’ai remarqué dans l’ouvrage déja cité, pag. 63 mais aussi il n’est point de taxes dont on puisse mieux connoître les bornes précises.”
[106] Forbonnais, Éléments cit., vol. I, pp. 195-196: “L’établissement de l’équilibre le plus parfait qu’il est possible, entre les diverses occupations du peuple, étant un des pricipaux soins du législateur, il lui est également important dans l’agriculture de favoriser les diverses parties en raison du besoin qu’il en ressent. On n’y parviendra point par des gênes & des restrictions; ou du moins ce ne peut être sans desordre, & à la fin les loix s’éludent lorsqu’il y a du profit à le faire. C’est donc en restraignat les profits qu’on fixera la proportion. Le moyen le plus simple est de taxer les terres comme les consommations, c’est-à-dire, toujours moins en raison du besoin: de manière cependant que l’on n’ôte point l’envie de consommer les moindres nécessités: car on tariroit les sources de l’impôt & de la population. Cette méthode seroit sans doute une des grandes utilités d’un cadastre; en attendant il ne seroit pas impossible de l’employer. Si nous avons trop de vignes en raison des terres labourables, cela ne sera arrivé le plus souvent que parce que les vignobles produisent davantage. Pour les égaler, seroit-il injuste que le vignes payassent le quinzième, tandis que les terres labourables payeroient le Vingtième?”
[107] Sulla definizione del ‘paradigma inglese’ da parte del gruppo di Gournay cfr. Larrère, L'invention cit., pp. 126-128, 130-133, 136-138, 161, 177-180. Resta il fatto che Forbonnais, rispetto a Gournay, Dangeul ed Herbert, matura una posizione più prudente in relazione al modello britannico: la consapevolezza che le tappe storiche dello sviluppo inglese siano in qualche modo irripetibili e legate ad una contingenza internazionale ben precisa lo portano a considerare vari aspetti della politica economica della Gran Bretagna non ‘esportabili’ o meccanicamente applicabili in contesti ed epoche diversi. Cfr. Forbonnais, Éléments cit., vol. I, pp. 30-54, 114-138. Inoltre quando i membri del gruppo di Gournay passano ad esaminare la dimensione politica dei rapporti tra Francia e Inghilterra il loro atteggiamento cambia: dietro la comune cornice anglofila emerge spesso una chiara anglofobia. Cfr. Guasti, “Forbonnais e Plumard” cit., pp. 80-86.
[108] Uztáriz [Forbonnais] Théorie cit., cap. ci, p. 146*, nota a.
[109] Alimento, “Entre justice” cit., pp. 16-26.
[110] Ozanam, a cura di, Un español cit., p. 181, nota 317.
[111] Gómez Urdáñez, El proyecto cit., pp. 265-299.
[112] Un ulteriore motivo che spiega l’assenza di una traduzione spagnola delle Considérations deve essere individuato nel progressivo impantanamento della riforma voluta da Ensenada durante il regno di Carlo III: la graduale sfiducia che colpì il catasto castigliano sottrasse quell’attualità politica che il trattato di Forbonnais possedeva (in Francia come in Spagna) negli anni cinquanta. Cfr. Guasti, “Más que catastro” cit., pp. 101-112.
[113] Larrère spiega le divergenze esistenti tra Forbonnais e gli altri componenti del gruppo in base al diverso approccio filosofico e metodologico adottato: mentre Gournay, Dangeul, Clicquot, Herbert e Coyer apparterrebbero alla tradizione del “doux commerce”, Forbonnais sarebbe invece uno degli ultimi mercantilisti di orientamento aristotelico e machiavelliano. Cfr. Larrère, L'invention cit., pp. 95-173. L’interessante interpretazione fornita dalla studiosa francese presenta comunque una serie di problemi, alcuni dei quali si evidenziano proprio nel momento in cui si affronta il rapporto del gruppo con le fonti spagnole. In primo luogo, l’esclusione teorica e metodologica (non certo politica) di Forbonnais dal gruppo sembra venire contraddetta dall’interesse che anche Gournay e Dangeul nutrirono nei confronti di Uztáriz ed Ulloa, da sempre considerati i ‘campioni’ del tardo mercantilismo spagnolo. Inoltre sul terreno della politica doganale la posizione espressa da Forbonnais sembra ben più “doux” di quella consigliata nelle Remarques da Gournay: negli Éléments egli (come trent’anni prima Uztáriz) considera l’applicazione di un Atto di Navigazione francese del tutto improponibile a causa delle ritorsioni che questa misura sicuramente scatenerebbe. Mi sembra inoltre significativo che Forbonnais, mentre valorizza le prime due sezioni della Representación di Zabala, esclude dalla propria trattazione la terza sezione, e cioè quella dedicata al commercio internazionale, in cui l’autore spagnolo analizzava il tema in base ad una prospettiva nettamente mercantilista. Credo quindi che le difficoltà incontrate nel definire in maniera coerente il gruppo di Gournay possono essere superate tornando alla definizione fornita nel 1962 da Diaz e cioè considerandolo non come una ‘scuola’, quanto piuttosto un gruppo di pressione (o, se si preferisce, un ‘partito’ riformatore) eterogeneo, il cui collante essenziale era costituito da alcune parole d’ordine e obiettivi politici comuni. Le divergenze sul terreno delle riforme da adottare e le diverse sfumature analitiche emerse all’interno della cerchia - esplose in maniera evidente dal 1755 nel corso dei dibattiti sulle toiles peintes e sulla noblesse commerçante - non furono l’eccezione, ma piuttosto la norma e si spiegano proprio in base alla diversa impostazione assunta da ciascun membro su ogni singola questione oggetto di dibattito: anche nella gestione dei propri ‘discepoli’, quindi, Gournay si dimostrò altrettanto ‘liberale’ delle riforme da lui caldeggiate.
[114] E’ infatti ovvio che ciascun componente del gruppo ebbe dei propri autori ‘preferiti’ e che questa preferenza incise nella loro formazione individuale. Cfr. ad esempio l’interessante comparazione dei nuclei analitici che caratterizzano la riflessione economica di Dangeul e Forbonnais effettuata da Tsuda partendo dalle letture dei due cugini, “Présentation” cit., pp. xxi-xxvii. Anche le traduzioni dovettero contribuire non poco alla definizione degli indirizzi teorici e riformistici dei singoli componenti del gruppo: non a caso Davenant ed Uztáriz rappresentano dei costanti punti di riferimento di Forbonnais su molti temi, a cominciare da quello fiscale.
[115] Secondo Larrère la preferenza di Forbonnais verso il prelievo indiretto costituisce un’ulteriore prova dell’impostazione mercantilista e giusnaturalistica della sua riflessione: le imposte sui consumi, infatti, sono meno condizionabili dagli interessi o passioni particolari rispetto a quelle personali: Larrère, L'invention cit., pp. 110-115, 127-128, 133-134, 140, 162, 166. Effettivamente negli Éléments Forbonnais, rispondendo alle critiche di Dangeul sul “danger qu’il y a d’abuser de cette espece de taxe [sur les consommations]”, si preoccupa ancora una volta di evitare che il palese ‘abuso’ rappresentato da imposte specifiche (l’alcabala spagnola o l’excise inglese) e l’arbitrarietà dei metodi di riscossione coinvolgano in blocco l’intera categoria dei tributi indiretti: seguendo Davenant, Forbonnais ribadisce ciò che aveva già sostenuto nelle Considérations, e cioè che le tasse sui consumi sono comunque meno distruttive di quelle personali ed arbitrarie (come appunto la taglia). Cfr. Forbonnais, Éléments cit., vol. I, pp. 314-319, nota *; Dangeul, Remarques cit., pp. 406-409, nota a.
[116] Zabala, Miscelánea cit., pp. 74-131. Il concetto di “bon prix”, benché venga consacrato dai fisiocrati, emerge già nella prima metà del XVIII secolo (sia in Francia che in Spagna): cfr. Larrère, L'invention cit., pp. 178-180.
[117] Se dovessimo ricostruire le letture di Forbonnais esclusivamente in base alle indicazioni esplicite presenti nelle sue pubblicazioni degli anni 1753-1754 dovremmo allora sostenere lo scarso rilievo degli scritti di Boisguilbert, che non appaiono mai menzionati. Similmente la biblioteca di Gournay non conteneva alcuna sua opera. Eppure il ruolo di Boisguilbert sulla formazione di Forbonnais e sugli altri componenti del gruppo è evidente a cominciare proprio dalla condanna del sistema fiscale francese coevo e della taglia in particolare: cfr. Faccarello, Aux origines cit., pp. 121-127, 140-141, 191-193, 238-243; Alimento, “Entre justice” cit., p. 25. Sulle concordanze metodologiche, analitiche e terminologiche tra Boisguilbert e il gruppo di Gournay cfr. Perrot, Une histoire cit., pp. 276-280. Meyssonnier, La Balance cit., pp. 35-51, 143-145, 149-151, 155, 164-165, 182, 188, 195, 204, 215, 218-221, 224, 241, 243, 260. Per quanto invece riguarda l’‘influenza’ di Melon sulla metodologia e il pensiero di Forbonnais e Gournay cfr. ivi, pp. 139-145, 151, 156 182, 189-190, 195, 198, 203-204, 207, 212-214, 221, 226, 230; Larrère, L'invention cit., pp. 103, 107, 109, 111, 113-118, 120, 125-126, 130, 136, 140, 144-145, 164.
[118] Forbonnais, Considérations cit., pp. 132 e 160-161. Forbonnais sostiene che solo i bassi salari possono garantire una diminuzione dei costi di produzione e con essi la concorrenzialità dei manufatti francesi sul mercato interno ed estero. Ma il controllo del livello salariale dipende a sua volta dal prezzo dei prodotti di sussistenza: per cui all’inizio della catena causale si trova il prezzo del grano. Questo principio economico universale, continua Forbonnais, può essere messo in crisi dal ‘legislatore’ sia attraverso un prelievo fiscale esagerato (come hanno dimostrato Zabala e Uztáriz nel caso spagnolo), sia con un’eccessiva esportazione di cereali (come sostiene Cantillon, Essai cit., I, cap. x, pp. 17-18; ma anche lo stesso Zabala, Miscelánea cit., pp. 92-98): entrambe le misure, infatti, provocano un innalzamento artificiale del prezzo. In altri termini Forbonnais, conscio del precario equilibrio che nella società d’Antico Regime caratterizza il mercato cerealicolo, si preoccupa di evitare quanto meno gli squilibri artificiali; con il termine di “prix combiné” egli vuole appunto definire il legame esistente tra prezzo del grano da un parte e quello della manodopera e del prodotto da essa lavorato dall’altra: “le législateur doit pourvoir à ce que la subsistance de ses ouvriers ne renchérisse pas trop. Les prix combinés forment una régle pour la permission de la sortie; régle générale, invariable, indépendante de tout arbitraire.” Cfr. al riguardo Depitre, “Introduction” cit., pp. xxv-xxxii; Meyssonnier, La Balance cit., pp. 230-231; Perrot, Une histoire cit., pp. 180-182. E’ comunque interessante che questo aspetto emerga per la prima volta nelle Considérations: si può ipotizzare che la lettura di Zabala abbia in qualche modo predisposto Forbonnais ad un atteggiamento prudente nei confronti di un completa liberalizzazione delle esportazioni; mentre i dubbi espressi da Uztáriz nella Theórica verso le corn laws dovettero probabilmente persuadere Forbonnais. Negli Éléments egli sosterrà che il modello inglese delle gratifiche alle esportazioni di cereali non è applicabile in Francia, a causa del diverso contesto socio-economico: cfr. Forbonnais, Éléments, cit., vol. I, pp. 115-144; Uztáriz, Theórica cit., cap. xxviii, pp. 66-67; Id., [Véron de Forbonnais], Théorie cit., ivi, p. 87 (testo e nota a).
[119] Forbonnais, Éléments, cit., vol. I, p. 261, nota finale al cap. III. “Pendant qu’on impromoit ce chapitre, il a paru en mémoire intitulé: Essai sur la Police générale des grains, daté du mois de Septembre 1753. J’y renvoye avec plasir; les principes que j’ai exposés ici, y sont confirmés d’une maniere très-lumineuse. ...”. Segue la lode del Mémoire di Dupin. Comunque nel corso del quarto capitolo degli Éléments Forbonnais ribadisce la necessità di trovare un giusto equilibrio tra il guadagno del contadino e la convenienza che il prezzo degli alimenti non rincari eccessivamente il costo della manodopera artigianale, rimproverando indirettamente alla prima edizione dell’Essai di Herbert una scarsa sensibilità nei confronti della concorrenzialità delle manifatture nazionali.
[120] Sulla persistenza di metafore organicistiche, mediche e nautiche nel pensiero politico ed economico spagnolo tra Cinque e Settecento cfr. A. Redondo, a cura di, Le Corps comme métaphore dans L’Espagne des XVI et XVII siècles, Paris, Publications de la Sorbonne, 1992; Guasti, “La monarchia” cit., pp. 93-102. Se per Faccarello Boisguilbert è il primo ‘economista’ ad utilizzare metafore estrapolate dal meccanicismo cartesiano per spiegare il funzionamento della società coeva, Perrot e Meyssonnier sostengono che il ricorso ad immagini tratte dalla meccanica, idraulica e dalla fisica da parte dei componenti del gruppo di Gournay sarebbe rivelatore di un netto cambiamento epistemologico negli studi economici, che la fisiocrazia avrebbe poi completato: le matrici di tale rottura dovrebbero essere individuate essenzialmente nella fisica newtoniana e nella morale giansenista o agostiniana. Cfr. Faccarello, Aux origines cit., pp. 77-88; 113-115, 118, 218; Perrot, Une histoire cit., pp. 65-66, 72, 81-88, 91-92, 172-176, 238-239, 255, 279, 333-354, 367-376; Meyssonnier, La Balance pp. 10, 36, 38, 40, 45-47, 71, 111, 150, 156, 221, 225, 318. Resta il fatto che, come gli stessi studiosi francesi osservano, gli amici dell’intendente di commercio continuano a utilizzare le immagini simboliche organicistiche e mediche (basti pensare alla metafora ematica quale raffigurazione della moneta) di ascendenza classica, scolastica e neostoica; né, d’altro canto, essi sembrano in primi a trarre dalla meccanica cartesiana nuove metafore (orologio, bilancia, torrente, diga, ecc.) e a tentare una re-definizione delle vecchie immagini alla luce delle nuove teorie meccanicistiche. Sarebbe a questo proposito interessante sapere se tra le letture di Forbonnais e Gournay comparissero anche dei classici della tradizione tomistico-gesuitica seicentesca, di ampissima diffusione in Francia fin dal XVII secolo, come il Cannocchiale aristotelico (Venezia, Baglioni, 1655) di E. Tesauro o La agudeza y arte de ingenio (Madrid, Sánchez, 1642) di B. Gracián: oltre a fornire esempi di metafore, i due autori teorizzano infatti la valenza conoscitiva e razionalistica del paralogismo. In altri termini le metafore - in quanto strumenti universali di conoscenza - sembrano in parte svincolarsi dalle rivoluzioni della struttura scientifica dal momento che esse tendono a ‘lessicalizzarsi’; per cui risulta rischioso collegare troppo direttamente una data immagine al sorgere di una corrente scientifica o filosofica: non a caso le metafore costituiscono uno degli elementi portanti della retorica religiosa cattolica (non solo giansenista, ma anche - se non soprattutto - gesuita). Cfr. al riguardo U. Eco, Metafora, in AA.VV., Enciclopedia Einaudi, Torino, Einaudi, vol. IX, 1980, pp. 191-236; F. Markovits, Philosophie de l’économie et économie du discours au XVIIIe siècle en France, Paris, PUF, 1986; M. Fumaroli, L’école du silence. Le sentiment des images au XVIIe siècle, Paris, Flammarion, 1994; trad. it., La scuola del silenzio, Milano, Adelphi, 1995; L. Bolzoni, La rete delle immagini, Torino, Einaudi, 2002; S. Tedesco, Tesauro: teoria della conoscenza tramite paralogismo, in Id., “Le sirene del Barocco”, Aesthetica Reprint, LXVIII (numero monografico), 2003, pp. 33-70; G. Ledda, La parola e l’immagine. Strategie della persuasione religiosa nella Spagna secentesca, Pisa, ETS, 2003. Sulla diffusione francese di Gracián - uno degli autori preferiti, ad esempio, di E. de Silhouette - cfr. E. Hidalgo Serna, Baltasar Gracián. La logica dell’Ingegno, Bologna, Nuova Alfa, 1989.
[121] Per la sola metafora del corpo mistico cfr. Davenant, An essay upon probable methods of making a people gainers in the balance of trade, section one, in Id., Discourses cit., vol. II, pp. 165-174, in part. pp. 169-170; Zabala, Miscelánea cit., pp. 14 e 132; Loynaz, Miscelánea cit., p. 214; Forbonnais, Considérations cit., pp. 133, 193, 207, 210. Per un quadro delle metafore utilizzate da Forbonnais (diga, corpo mistico, alveare, famiglia, ecc.) cfr. Id., Éléments, cit., voll. I, pp. 46, 147, 188; II, 239, 300-301, 314; Larrère, L'invention cit., pp. 102, 104-105, 107-108, 111, 113, 118, 125. Vedi anche appendici III e V.
[122] Ivi, pp. 101-134. Secondo la studiosa francese gli elementi costitutivi della struttura aristotelica del mercantilismo francese del primo Settecento e di Forbonnais in particolare sono tre: I. preminenza dell’agricoltura e dei beni reali da essa prodotti; II. legame tra giustizia sociale e sviluppo economico; III. centralità del ruolo dello Stato nel garantire l’autosufficienza e l’auto-conservazione dei cittadini. Questi tre nuclei possono essere già individuati nel corso delle Considérations.
[123] Cfr. ad esempio Zabala, Miscelánea cit., p. 90: “... la obligación de contribuir a los gastos inevitables del Monarca, es igual en todos los vasallos, proporcionadas las calidades, y posibilidades de cada uno; y no es conforme a la justicia y piadosa intención de V. Magestad que en lo que todos generalmente debemos ser comprehendidos, lo sea sólo el particular de los labradores, a quienes por todas las leyes naturales, económicas, y políticas, se debe atender, porque son los más necesarios, y los más útiles de toda la Monarquía.”; Forbonnais, Considérations cit., p. 141: “ ... chacun contribue communément en proportion des facilités qu’il a pour dépenser...”.
[124] A cominciare dal regno di Ferdinando VI, inoltre, ‘tomismo’ cominciò a definire il ‘partito’ antigesuita presente all’interno dell’amministrazione borbonica composto dagli ex studenti (soprattutto di diritto) provenienti dagli istituti e dalle università minori gestite dai francescani e domenicani: gran parte dei riformatori del regno di Carlo III - a cominciare da Campomanes, Roda e Floridablanca - provenivano dalle fila della corrente ‘tomista’. Cfr. R. Olaechea, Las relaciones hispano-romanas en la segunda mitad del siglo XVIII, Zaragoza, Institución “Fernando El Católico” - Asociación Española de Historia Moderna, 1999 [1965], pp. 316-317; M. D. C. Irles Vicente, “Tomismo y jesuitismo en los tribunales españoles en vísperas de la expulsión de la Compañía”, Revista de Historia Moderna - Anales de la Universidad de Alicante, XV, 1996, pp. 73-99.
[125] Larrère, L'invention cit., pp. 103-104, 106, 110, 113, 144, 155, 172. Anche i giansenisti francesi e gli scrittori d’economia influenzati dalle dottrine di Port Royal applicano il concetto di giustizia distributiva per definire i criteri di un’equa fiscalità: non a caso Boisguilbert definisce la taglia “impôt monstre dans la justice distributive”. Cit. in Alimento, “Entre justice” cit., p. 25. Vedi anche Faccarello, Aux origines cit., pp. 121-123, 238-240; Meyssonnier, La Balance cit., pp. 39-40, 46-47, 150-157; Id., “Vincent de Gournay”, p. 109. Voler però attribuire esclusivamente alla riflessione teologica e giuridica giansenista (poi ereditata dal ‘liberalismo egualitario’) il ‘merito’ di aver recuperato e sviluppato l’idea dell’equità e della giustizia fiscale dal tomismo mi sembra, oltre che riduttivo, un’evidente forzatura. Cfr. al riguardo le osservazioni di Alimento, “Entre justice” cit., p. 10.
[126] Da un punto di vista filosofico uno dei concetti che sembra accomunare i testi della Miscelánea alle Considérations è proprio il ricorso del concetto tomistico di ‘giustizia distributiva’ per definire le caratteristiche dell’equo prelievo fiscale: cfr. Zabala, Miscelánea cit., pp. 37, 43, 49, 67, 72, 82, 90; Loynaz, ivi, pp. 193, 198, 200; Forbonnais, Considérations cit., pp. 143, 145, 160, 205, 208. D’altra parte dalla metà del XVI secolo in avanti questo concetto aveva subito una continua rielaborazione da parte della trattatistica politico-economica (cattolica e non) europea. Cfr. B. Clavero, Antidora. Antropología católica de la economía moderna, Milano, Giuffrè, 1991; F. Gómez Camacho, Economía y filosofía moral: la formación del pensamiento económico europeo en la Escolástica española, Madrid, Editorial Síntesis, 1998. Naturalmente dire che Forbonnais utilizza concetti, termini e metafore tratti dal tomismo aristotelico non significa che egli sostenga la filosofia scolastica (fatto già strano per un collaboratore dell’Encyclopédie): nelle Considérations, per esempio, egli sembra criticare apertamente la Scolastica di stampo gesuitico che teorizza la liceità da parte del clero di evadere anche le imposte non personali: cfr. Forbonnais, Considérations cit., p. 185.
[127] Tra la seconda edizione degli Éléments e la terza delle Remarques si sviluppò un’esplicita polemica (non sappiamo fino a che punto concordata) tra i due cugini proprio sulla questione, ampiamente enucleata nelle Considérations, della liceità di tassare il “nécessaire physique” dei ceti poveri. Mentre Forbonnais, come abbiamo visto, considera giusto colpire anche i prodotti di sussistenza in base al principio della giustizia distributiva, Dangeul (seguendo Decker) reputa necessario esentare i beni di prima necessità e fondare il prelievo indiretto esclusivamente sui consumi di lusso. Forbonnais difende il proprio punto di vista in una lunga nota nella quale riassume i principi cardini dell’equa tassazione enunciati l’anno precedente nelle Considérations, alle quali rinvia esplicitamente. Alla base della differente posizione risiede proprio la diversa impostazione del giusnaturalismo che caratterizza i due cugini: Dangeul, infatti, considera eminente l’obbligo del ricco di pagare allo Stato in proporzione alla protezione che esso fornisce alla sua persona e proprietà. Forbonnais invece, benché condivida tale principio (Forbonnais, Considérations cit., pp. 140-145), lo considera parallelo e contiguo alla giustizia distributiva. Cfr. Id., Éléments cit., vol. I, pp. 314-319, nota *; Dangeul, Remarques cit., pp. 406-409, nota a. Vignes fa comunque notare che nei Principes Économiques Forbonnais sembra disposto a esentare dal prelievo il reddito minimo necessario a garantire l’esistenza dei poveri: Vignes, Histoire cit., p. 302.
[128] Uztáriz, Theórica cit., cap. xxv, p. 54. L’autore spagnolo - ivi, cap. lxxix, pp. 242-243 - cita anche il Parfait Négociant.
[129] Forbonnais, Considérations cit., pp. 148-149; Cantillon, Essai cit., I, capitoli vii e xi, pp. 10-11 e 21-22; Zabala, Miscelánea cit., pp. 26-29.
[130] Guasti, “La monarchia” cit., pp. 72-83 e 110-115. Fin dall’inizio del Seicento gli scrittori d’economia iberici sostengono la superiorità della ‘pratica’ (e del sapere storico) rispetto alla ‘teoria’: non a caso gli arbitristas sono spesso definiti in senso dispregiativo ‘teorici’ (o, in alternativa, ‘pensatori metafisici’). Cfr., ad esempio, Zabala, Miscelánea cit., p. 67; Loynaz, ivi, p. 191. Infatti in castigliano l’ambito semantico del vocabolo ‘teoria’ è quello della filosofia (in particolare scolastica) che ricerca le essenze delle cose: cfr. Diccionario de la lengua cit., V, p. 344 e VI, p. 269. “Práctica: El exercicio, u actual execución, conforme a las reglas de algún Arte o Facultad, que enseña a hacer alguna cosa, como conseguiente a la theórica. Es del latino Praxis, que significa lo mismo. ... Se toma asimismo por el modo u méthodo que particularmente observa alguno en sus operaciones. ...; Theórica: Conocimiento especulativo e interior de la esencia, y calidad de las cosas.” Già dal titolo del suo trattato, quindi, Uztáriz indicava un preciso indirizzo metodologico e cioè il tentativo di scoprire empiricamente le regole universali del ‘commercio’. Lo stesso atteggiamento metodologico e la medesima accezione terminologica rinveniamo negli autori francesi dell’epoca, come ad esempio Boisguilbert: cfr. Faccarello, Aux origines cit., pp. 136-141, 162, 253-257. Anche Forbonnais continua a impiegare il vocabolo di “théorie” (o “spéculation”) nella sua accezione negativa dal momento che egli, come Uztáriz, considera la scienza del commercio ancora un settore della Politica in cui è possibile individuare empiricamente, nella varietà dei contesti e nella mutevolezza della realtà, delle leggi universali e naturali. Cfr. Forbonnais, Considérations cit., p. 170; Id., Éléments cit., vol. I, p. 80: “les circonstances varient par l’infini, mais les principes sont toujours les mêmes”; Id, Réflexions cit., pp. 214-215, 234-239, 246-247. Cfr. su questo tema anche di Perrot, Une histoire cit., pp. 65-66, 81-88, 172-176, 239-255, 279, 333-354, 367-376; Meyssonnier, La Balance cit., pp. 214-227; Larrère, L'invention cit., pp. 121, 128, 168, 172.
[131] E’ noto che Uztáriz aveva ottenuto la qualifica di ingegnere militare a Bruxelles, mentre Gournay era stato allevato dai gesuiti. Uno dei settori nei quali il cursus studiorum impartito dalla Compagnia di Gesù eccelleva era proprio la matematica: in questo settore il confronto con le teorie di Descartes e Newton fu continuo e non sempre improntato ad un atteggiamento di rifiuto. Cfr. C. E. O’Neill e J. M. Domínguez, a cura di, Diccionario Histórico de la Compañía de Jesús biográfico-temático, Roma - Madrid, Institutum Historicum Societatis Iesu - Universidad Pontifícia Comillas, IV voll., 2001, in part. vol. III, pp. 2571-2574 e 2815. Sugli indirizzi culturali dei funzionari e burocrati nell’Europa del XVIII secolo cfr. le interessanti osservazioni di C. Capra, “Il funzionario”, in M. Vovelle, a cura di, L’uomo dell’Illuminismo, Roma-Bari, Laterza, 1992, pp. 353-398.
[132] Zabala, Miscelánea cit., p. 65. La prima sezione della Representación è caratterizzata da continui ragionamenti ipotetici che mirano a confermare la convenienza di estendere il Catastro in Castiglia. Nello stesso tempo Zabala (come a suo tempo Uztáriz) non abbandona mai il suo pragmatismo di funzionario, esprimendo la consapevolezza che spesso le riforme costruite a tavolino trovano difficoltà nella loro applicazione pratica: ivi, p. 67.
[133] M. Antoine, Le coeur de l’État. Surintendance, Contrôle général et intendances des finances, 1552-1791, Paris, Fayard, 2003, p. 437. J. Orry svolse un ruolo chiave tra il 1713 e il 1715 nel varo della Nueva Planta e quindi anche delle riforme fiscali dell’ex Corona d’Aragona: cfr. J. Lynch, Bourbon Spain, 1700-1808, London, Basil Blackwell, 1993, pp. 62, 73-76, 102, 108; Pulido Bueno, José Patiño cit., pp. 76-79, 83, 106. Varrebbe la pena verificare l’esistenza di un nesso tra l’esperienza fatta da J. Orry in Spagna e il varo della taille tarifée del 1733 da parte del figlio Philibert. Su quest’ultima riforma cfr. Alimento, Riforme fiscali cit., pp. 52-53.
[134] Ivi, pp. 323-324; Id., “La rève de l’uniformité face à l’impôt: le projet du premier cadastre général en France”, Histoire & Mesure, VIII, 3-4, 1993, pp. 387-416; D. Ozanam, “Le système fiscal espagnol sous Charles III d'après un document contemporain”, in AA. VV., Mélanges à la mémoire de Jean Sarrailh, Paris, Centre de Recherches de l’Institut d’Études Hispaniques, vol. II, 1966, pp. 205-234. I Mémoires concernent les droits et impositions en Europe - Paris, Imprimerie royale, IV voll., 1768-1769 - vennero curati dall’Intendant des finances J. L. Moreau de Beaumont, anche se il suo nome comparve solo all’inizio della seconda edizione (Paris, J-C., Desaint, V voll., 1787-1789).
[135] F. Venturi, “Economisti e riformatori spagnoli ed italiani del Settecento”, Rivista Storica Italiana, LXXIV, 4, 1962, pp. 532-561; Id., Settecento Riformatore cit., I, pp. 437-442, 569, 574; V, 1, 1987, pp. 486, 610, 687-689; Guasti, “Forbonnais e Plumard” cit., p. 91.
[136] Llombart, Campomanes cit., pp. 165-166, 173, 345; Id., Traducciones españolas de economía política (1700-1812): inventario y reflexiones sobre la circulación de las ideas di prossima apparizione in questa stessa rivista all’interno degli atti del convegno “Traduzioni e circolazione della letteratura economico-politica nell’Europa settecentesca”. Sulla diffusione delle opere di Forbonnais (segnatamente degli Éléments du commerce) tra i riformatori, l’università e le società economiche delle varie aree geografiche spagnole cfr. Id., “El pensamiento económico de la Ilustración tardía en España (1730-1812)”; J. Astigarraga, “Nicolás de Arriquíbar, economista de la Sociedad Bascongada”; J. M. Barrenechea, “Valentín de Foronda y el pensamiento económico ilustrado”; J. Usoz, "El pensamiento económico de la Ilustración aragonesa”; E. Lluch, “El cameralismo en España”, in E. Fuentes Quintana, a cura di, Economía y economistas españolesLa Ilustración, Barcelona, Galaxia Gutenberg - Círculo de Lectores, vol. III, 2000, rispettivamente pp. 7-89, 303-314, 529-567, 583-606, 721-728. Assolutamente innovativo e di gran valore in questo ambito il contributo offerto da J. Astigarraga, Los Ilustrados vascos. Ideas, Instituciones y reformas económicas en España, Barcelona, Crítica, 2003. L’amico P. Cervera Ferri, allievo del prof. Llombart, sta attualmente lavorando sulla circolazione delle opere del circolo di Gournay nella Spagna di Carlo III; aspettiamo con grande interesse i risultati della sua ricerca.