1. Queste note compaiono all' interno di una rubrica in cui sono state
puntualmente discusse importanti novità editoriali. Per la prima
volta, però, l' opera di scholarship che viene recensita
è una risorsa telematica anziché un libro. Si tratta di
una novità che merita qualche breve considerazione. All' interno
di una rivista, lo spazio dedicato alle recensioni assume di norma un
rilievo non trascurabile nell'inquadrarne le linee ispiratrici. La volontà
di proporre all'attenzione dei lettori un sito web si inserisce in un
disegno programmatico di promozione della rete come strumento di ricerca
e diffusione del sapere storico, di cui la rivista stessa è la
prima traduzione concreta.
Questa di Cromohs non è una scelta isolata. Recensioni di
singoli prodotti telematici - che sono cose diverse dalle guide alle risorse
di rete - vengono offerte anche da altre riviste, online o tradizionali.
Accanto alla funzione di segnalazione e all'analisi di merito, che restano
assolutamente centrali, in questi casi le recensioni possono offrire anche
un'indispensabile punto di osservazione da cui tenere d'occhio l'evoluzione
di realtà estremamente fluide e ancora prive di quell'identità
specifica, dal punto di vista sia editoriale, sia normativo-giuridico,
che i prodotti cartacei invece hanno. Includerla stabilmente nel circuito
del confronto e del dibattito significa riconoscere piena cittadinanza
scientifica alla ricerca che utilizza la rete per mettere i suoi risultati
a disposizione dei lettori.
La risorsa che presentiamo in questa sede è l'edizione elettronica
di un manoscritto del XVII secolo: la Nueva corónica y buen
gobierno di Felipe Guaman Poma De Ayala. La scelta è caduta
su una iniziativa di grande rilievo in un campo decisamente promettente:
le riproduzioni digitali sono infatti una delle più interessanti,
anche se non l'unica, modalità di offerta telematica di fonti storiche.
Le esigenze degli studiosi (non solo storici, ché fonti di questo
tipo, come vedremo, sono oggetto di indagini interdisciplinari) si incontrano
con sempre più cogenti questioni relative alla preservazione di
documenti deteriorabili, quindi a complesse e decisive istanze di politica
dei beni culturali. Le ICT (Information and Communication Technologies)
si propongono come interlocutrici e alleate in questo progetto di ridefinizione
delle strategie di conservazione e di accesso.
2. La 'nuova cronaca' di Guaman Poma (o, secondo una differente grafìa,
Waman Puma), composta probabilmente tra il 1608 e il 1615, è un
documento eccezionale in cui il racconto della storia del popolo inca
e la denuncia delle sofferenze a cui esso fu sottoposto dal sistema coloniale
spagnolo si fondono con la proposta di un nuovo assetto politico e amministrativo.
Scritta quando meno di un secolo era passato dall'arrivo di Francisco
Pizarro e dei suoi uomini, quest'opera è uno straordinario resoconto
delle trasformazioni, tra adattamenti e resistenze, a cui furono sottoposte
la società e la cultura andine. La figura stessa dell'autore riassume
in sé molti tratti specifici di quella condizione storica, e più
di una contraddizione.
Felipe Guaman Poma De Ayala, discendente da una famiglia di dignitari
dell'impero incaico, apparteneva all'élite locale, ormai profondamente
integrata nella cultura spagnola. Durante la sua vita svolse compiti di
funzionario al servizio dell'amministrazione coloniale. Alcuni dolorosi
episodi di cui fu vittima durante la vecchiaia scossero la sua fiducia
nelle autorità, e lo indussero ad assumere il compito di denunciare
la violenza che minacciava la distruzione della sua stessa civiltà.
Il suo sistema di valori, tuttavia, non fu mai messo in discussione: la
sua fedeltà al re e la sua sincera fede cristiana rimasero sempre
salde. Egli compose perciò questa monumentale opera, che consta
di circa milleduecento pagine, indirizzandola al re di Spagna Filippo
III e al papa. La realizzazione di quest'opera richiese molto lavoro a
un uomo ormai anziano. Il fatto di aver dedicato per lungo tempo le proprie
energie alla esecuzione di un progetto così imponente illumina
la psicologia dell'autore: ciò che risalta in particolare è
la sua immensa fiducia nella parola scritta, e nella possibilità
di influenzare per suo tramite le decisioni dei destinatari del suo messaggio.
Egli nutre una ingenua certezza sul fatto che l'attuazione di nuove prassi
dipenda unicamente dalla volontà dei suoi interlocutori, per cui
è sufficiente influenzare in modo opportuno questa volontà
adottando la forma di comunicazione più appropriata. Ciò
è confermato dall'importanza decisiva che il nostro autore attribuì
alla conoscenza della scrittura da parte del suo popolo, intesa come strumento
rivendicativo. L'assimilazione culturale alla civiltà della scrittura
portò Guaman Poma a enfatizzare la rilevanza pratica della strategia
comunicativa che poneva in atto.
3. La sua intenzione non era però quella di produrre un memoriale:
Guaman Poma sperava che una volta diffuso tra i funzionari e gli amministratori,
il suo trattato servisse loro da regola di condotta, e perciò lo
aveva concepito (adottando anche particolari accorgimenti, per esempio
nell'impaginazione) come testo da pubblicare. Se ciò fosse avvenuto,
avremmo avuto, accanto ai resoconti di scrittori europei, come Pietro
Martire d'Anghiera, Gonzalo Fernandez de Oviedo, Bartolomé de Las
Casas o Josè de Acosta, una storia delle Indie scritta da un nativo.
I documenti più noti che offrono il punto di vista dei 'colonizzati'
sono i celebri Comentarios reales dell'Inca Garcilaso de la Vega,
il quale non era però di nascita un puro andino: era un meticcio,
e questo, come vedremo, rende la sua prospettiva assai diversa da quella
del suo contemporaneo Guaman Poma. La Nueva corónica y buen
gobierno, rimasta a lungo sconosciuta, è un documento di interesse
non certo inferiore.
In realtà molte delle opere più lette e influenti (su tutte:
la Brevísima relación de la destruición de las
Indias di Bartolomé de Las Casas) ci forniscono informazioni
ben più superficiali sul mondo delle popolazioni amerindie prima
della Conquista. Lo sguardo di questi osservatori rimane 'altro', e, anche
quando l'atteggiamento è più simpatetico nei confronti degli
indiani, fa velo a una autentica comprensione. L'opera di Guaman Poma
richiama invece quella di altre figure, nella cui interiorità e
nel cui vissuto si sperimenta l'ibridazione di culture diverse. Per Guaman
Poma si può forse evocare la categoria di 'meticcio culturale',
proposta da T. Todorov in un libro, La conquista dell'America,
che, pure riferendosi a un diverso contesto geografico e cronologico (l'America
Centrale nei decenni immediatamente successivi all'arrivo degli spagnoli),
è uno dei tentativi - certo ampiamente discusso e per certi versi
discutibile - più pensati, di interrogarsi e riflettere sulla specificità
della Conquista: l'evento in cui, nella storia delle società umane,
la questione dell''alterità' si è presentata in maniera
più radicale - e dunque, come tale, imprescindibile momento genetico
della nostra modernità[1].
4. A dispetto delle speranze del suo autore, il manoscritto rimase tale,
e dalla corte spagnola giunse (abbastanza presto, anche se la data esatta
è sconosciuta) alla Biblioteca Reale di Copenhagen. Vi arrivò
comunque con tutta probabilità tramite qualche collezionista bibliofilo
dell'Europa settentrionale, con un percorso che rimane tuttora oscuro,
ma non è certamente casuale né insolito: dalla fine del
Cinquecento, gentiluomini diplomatici e intellettuali erano impegnati
a raccogliere prove e testimonianze per confezionare quella 'leggenda
nera' sulla storia spagnola - basata sui crimini della monarchia iberica:
Inquisizione, occupazione dei Paesi Bassi, conquista del Nuovo Mondo -
che sarebbe stata largamente usata a fini politici nelle controversie
internazionali fra nazioni protestanti e cattoliche.
Riscoperta soltanto nel 1908, quest'opera è subito divenuta oggetto
di grande attenzione da parte degli studiosi, anche per la sua particolare
architettura compositiva.
La parola scritta non è infatti l'unico mezzo narrativo di cui
Guaman Poma si serve. Egli aggiunge alle pagine di testo circa quattrocento
disegni da lui stesso eseguiti. Disegni e testo scritto si integrano a
vicenda. Guaman Poma utilizza l'arte visiva per comunicare in maniera
più coinvolgente il suo messaggio: la funzione ornamentale delle
immagini passa assolutamente in secondo piano rispetto al loro potenziale
didattico.
Storici dell'arte hanno studiato questi disegni, identificandone i probabili
modelli tra le stampe e le incisioni, spesso di origine fiamminga, diffuse
largamente a quell'epoca in Spagna e America latina.
Molti sono ispirati da racconti biblici, o ritraggono personaggi storici.
Altri raffigurano momenti della vita delle popolazioni andine, prima e
dopo la Conquista, oppure episodi specifici. Si possono indicare, a titolo
esemplare, alcune immagini particolarmente significative: il celebre mappamondo
(tav. 344); la scena, situata in un paesaggio andino, che raffigura gli
abitatori del paradiso terrestre (7); la Natività (27); i ritratti
di Don Francisco de Toledo, uno dei più importanti viceré
(180), di un encomendero spagnolo (222), dell'ultimo Inca, Huascar
(38); le divinità (102), le pratiche religiose (323, 329), le feste
(124). Le immagini si fanno più drammatiche quando Guaman Poma
documenta tramite ad esse l'avidità degli spagnoli (147) e gli
abusi a cui gli indios venivano sottoposti (200, 211, 236), e in particolare
il tentativo di mantenerli in uno stato di soggezione e inferiorità
giuridica negando loro l'accesso alla scrittura (247). Ci sono disegni
in cui le sofferenze del popolo vengono riassunte in una raffigurazione
allegorica (272). In certi casi, si passa dal prevalente tono descrittivo
e naturalistico a un registro visionario, come nell'immagine dell'inferno
(342).
5. L'originalità dell'opera non consiste solo nell'utilizzo combinato
di mezzi espressivi diversi: il contenuto stesso è caratterizzato
da una singolare commistione di storiografia e di utopia.
I primi diciotto capitoli narrano una storia del popolo inca, offrendoci
una vasta gamma di informazioni etnografiche riguardanti i costumi, i
culti, gli ordinamenti sociali, le procedure amministrative. Le vicende
sono integrate nella storia universale cristiana mantenendo però
un punto di vista ancorato alle tradizioni locali: si tratta perciò
di una 'nuova cronaca'. Guaman Poma ci parla dei sovrani inca, delle regine,
dei guerrieri, ma anche dei papi, degli imperatori bizantini e di quelli
carolingi, inserendo questo racconto - che prende le mosse, ovviamente,
dai progenitori, Adamo e Eva - in uno specifico modello di cosmologia
e cronologia andine: quello delle cinque età del mondo. Per esempio,
la nascita di Cristo viene collocata nell'epoca del secondo sovrano Inca,
Sinchi Roca[2].
Il capitolo 19 è un resoconto della conquista spagnola, e funge
da cerniera con la seconda parte dell'opera: la descrizione della situazione
in atto nel Perú meridionale, e le proposte per risolvere i conflitti
e assicurare il futuro delle popolazioni locali all'interno dei domini
della corona di Spagna. Guaman Poma elenca i fattori che minacciavano
la sopravvivenza stessa degli indigeni: la violenza costantemente esercitata
nei loro confronti, lo sfruttamento schiavistico della loro manodopera,
la diffusione di epidemie prima ignote. A ciò il nostro autore
aggiungeva un altro elemento, che metteva in pericolo in primo luogo la
fisionomia culturale delle popolazioni andine: il meticciato. Si tratta,
per Guaman Poma, di una autentica piaga, i cui effetti dirompenti sulla
società tradizionale si manifestano anche a livello sociale e giuridico:
i meticci, per esempio, non erano tenuti a pagare in alcun modo il tributo,
che ricadeva interamente sugli indios. Da queste denunce prende avvio
il progetto politico vero e proprio. Occorre notare che è proprio
a questo secondo elemento dell'opera, il buen gobierno,
che le ricerche più recenti hanno dato particolare risalto.
Guaman Poma proponeva che la nuova società locale sorta dopo la
conquista si amministrasse autonomamente, senza subire la rapacità
dei funzionari inviati dalla metropoli. I signori etnici (curaca),
cristianizzati e istruiti nelle lettere, sarebbero stati nuovamente i
garanti dell'equilibrio politico-sociale della regione. Egli non auspicava
un impossibile ritorno al mondo tradizionale precedente all'arrivo dei
conquistadores: il meticciato aveva stravolto in modo irrimediabile
le basi etniche della vecchia compagine sociale. Tuttavia il ristabilimento,
per quanto possibile, delle antiche gerarchie, avrebbe arrestato la scomparsa
della società andina e rinvigorito le strutture del Vicereame,
già incamminato sulla strada della decadenza e del declino.
La Nueva corónica è il frutto estremo e eccezionale
di una cultura morente, ma non è una voce isolata. Le sue denunce
della brutale colonizzazione spagnola si trovano, com'è noto, anche
in altri autori dell'epoca, europei o no. E del resto - sottolinea John
V. Murra, nella sua "Introduzione" (Waman Puma, etnógrafo
del mundo andino, pp. XIII-XIX) alla edizione critica del manoscritto
- anche i suoi suggerimenti si inseriscono (e vanno letti) in un'ottica
di lungo periodo[3]. Già
nel 1562 un frate spagnolo, Domingo de Santo Tomàs, si era fatto
interprete di una proposta emersa in una assemblea dei notabili amerindi:
la richiesta, cioè, che fossero i signori etnici, le élites
locali a proseguire nella gestione - su basi tradizionali - dell'attività
di governo: ciò sarebbe avvenuto in primo luogo nell'interesse
del sovrano, dal momento che il regime delle encomiendas impoveriva
i suoi domini. Queste considerazioni permettono di capire meglio l'opera
e il contesto in cui fu ideata e portata a termine, e certo non ne diminuiscono
in alcun modo l'interesse. Per molte delle informazioni che racchiude,
attinenti alla realtà politica, sociale, economica della regione
andina, Guaman Poma è spesso unica fonte: per quanto riguarda alcuni
aspetti relativi all'organizzazione dell'agricoltura, ai diritti di uso
e accesso alla terra, all'amministrazione pubblica del regno Inca, egli
chiarisce o precisa ciò che in altre testimonianze è incompleto
o erroneo. D'altro canto, però, altri studiosi hanno evidenziato
la reticenza di Guaman Poma nel rivelare in maniera dettagliata significati
e forme di utilizzo di alcuni oggetti tradizionali, come i quipu,
le cordicelle annodate usate dagli inca come strumento di memorizzazione
e comunicazione, delle quali si sa tuttora poco.
6. L'opera ha una sua unità, pur nella complessità del
materiale che raccoglie e offre. La percorre un fil rouge: la denuncia
dell'armonia infranta. Alla morte degli antichi re ha fatto seguito la
morte degli dei, il loro silenzio o la loro dipartita: da quel momento
tutto è piombato nel caos, il mondo va alla rovescia... La risposta
è cercata da Guaman Poma all'interno dei suoi schemi mentali. La
frattura verificatasi è la causa dei mali che si abbattono sulla
popolazione indigena, e che avranno termine quando questa sarà
stata ricomposta, ripristinando l'ordine tradizionale. La novità
è che il ruolo ricoperto dall'Inca, che non può restare
vacante, deve ora essere svolto da un Monarca Universale, identificato
nel re di Spagna, a capo di un mondo che ha dilatato immensamente i suoi
confini. La soluzione proposta porta con sé una forte carica utopica
e messianica.
Non solo il programma riformatore di Guaman Poma, ma anche la sua cronaca,
strettamente intrecciata al progetto politico, vanno pertanto giudicati
a partire da queste premesse. A differenza di un Garcilaso de la Vega,
imbevuto di cultura classica al punto da adottare nella sua narrazione
i canoni della storiografia umanistica, nel caso di Guaman Poma l'assimilazione
culturale è molto più limitata[4].
Il primo narra una storia che non ha più nessun collegamento con
il presente, immaginando uno stato utopico guidato da saggi sacerdoti-filosofi,
più vicino alle sue letture platoniche che ai racconti degli avi.
Lo sguardo del secondo, invece, non è rivolto a un passato irrimediabilmente
lontano perché la sua raffigurazione mentale del tempo è
ancora basata sulla tradizione indigena, che, individuando l'esistenza
di parallelismi tra le varie epoche, attenua la linearità diacronica
dello sviluppo storico: il passato è sempre presente, e fornisce
le coordinate per l'azione[5].
Quella che Guaman Poma ci offre è pertanto una 'visione dei vinti',
che si apre su una utopia futura; in ciò risiede il principale
motivo di interesse di questa figura, che merita di essere attentamente
studiata senza sottovalutare alcuno dei possibili sentieri interpretativi,
anche se appare una forzatura farne un precursore di esperienze contemporanee
di matrice completamente diversa[6].
7. La pubblicazione sul web rappresenta un ulteriore segnale del crescente
interesse verso quest'opera. A distanza di circa un ventennio dalla comparsa,
ovviamente in formato cartaceo, dell'edizione critica precedentemente
citata, è stata avviata questa nuova iniziativa che rappresenta
una vera e propria edizione critica telematica.
Le premesse furono poste nel 1997, quando la Biblioteca Reale di Copenhagen
propose di inserire questo manoscritto nella lista dei patrimoni culturali
tutelati dall'UNESCO, ove è stato effettivamente accolto nel 1999.
Da allora è stato sottratto alla consultazione per evitare che
si danneggiasse. Dopo una sperimentazione, avviata nel 1998, che ha coinvolto
altri manoscritti conservati presso l'ente danese, anch'essi ora presenti
in rete[7], nel 2001 il progetto
di digitalizzazione, ideato con lo scopo di preservare il documento e
di garantirne e ampliarne la possibilità di consultazione, è
entrato nella fase di realizzazione.
L'immagine di ciascuna delle pagine è stata acquisita e tradotta
nel formato digitale JPEG, con risultati molto soddisfacenti. Le riproduzioni
in fac-simile esistenti, a partire da quella eseguita nel 1936, non corrispondevano
più agli standard attuali. La qualità ottenuta con le immagini
digitali, estremamente nitide, è invece tale da consentire di cogliere
particolari che sfuggono a una visione a occhio nudo.
Il sito web, consultabile in due versioni, in lingua spagnola e inglese,
offre gli stessi apparati critici della versione a stampa: il glossario
delle parole in lingua quechua contenute nel testo; il repertorio dei
nomi di persona, di luogo, di gruppo etnico; l'indice delle categorie
etnologiche, che segnala le pagine in cui vengono trattati temi come agricoltura,
amministrazione statale, idiomi, cerimonie religiose.
Rispetto all'edizione a stampa, vengono ora messi a disposizione del lettore
altri due indici. Il primo è un sommario generale: i curatori -
guidati da Rolena Adorno, oggi docente di Letteratura latinoamericana
alla Yale University, che ha iniziato a occuparsi di quest'opera negli
anni '70, dandone anche la già ricordata prima edizione critica
-' hanno organizzato il testo in trentanove capitoli, ulteriormente suddivisi
in paragrafi, omogenei per argomento trattato, seguendo le indicazioni
fornite dallo stesso Guaman Poma nelle pagine conclusive del manoscritto
(la 'Tabla de la dicha corónica'). Servendosi di questo indice
l'articolazione dell'opera diventa molto più leggibile; il fatto
che sia stato strutturato come indice ipertestuale rende possibile individuare
le singole pagine e raggiungerle tramite collegamenti diretti (link),
anziché 'sfogliarle' una per una.
Il secondo ausilio approntato per l'edizione elettronica è il catalogo
delle riproduzioni dei 398 disegni che arricchiscono l'opera di Guaman
Poma, ognuno dei quali è accompagnato da una breve descrizione.
Ogni immagine può essere visualizzata in due formati di diversa
grandezza, salvata sul proprio computer e ovviamente stampata. In alcuni
casi vi sono illustrazioni che riprendono, con alcune varianti, la stessa
tematica: la somiglianza è segnalata e un link permette di effettuare
un immediato confronto.
Sfruttando al massimo, come abbiamo visto, la connettività interna,
questo progetto sperimenta anche quella esterna: una pagina a sé
contiene un elenco di link, molto selezionati, ad articoli e documenti
realizzati dai responsabili del sito o da altri studiosi.
L'edizione elettronica è accompagnata da un nuovo saggio di Rolena
Adorno, Guaman Poma and His Illustrated Chronicle from Colonial Peru:
From a Century of Scholarship to a New Era of Reading; oltre a fornire
sommariamente un'inquadratura complessiva sugli aspetti generali del testo
e sulla figura del suo autore, vi si discute la letteratura scientifica
prodotta sulla Nueva corónica e in particolare le più
recenti scoperte relative alle vicende biografiche di Guaman Poma, alla
storia del manoscritto, agli aspetti artistici e letterari dell'opera,
alla sua struttura grammaticale e sintattica.
Benché esista, come si è detto, una edizione a stampa, sarebbe
stato auspicabile poter disporre anche nel web di una trascrizione dell'opera
in formato testuale: l'acquisizione del testo avrebbe fatto di questa
iniziativa un ben più completo strumento a disposizione dei ricercatori,
e inoltre avrebbe reso possibile la lettura del manoscritto a un pubblico
più vasto della ristretta cerchia degli studiosi, senza per questo
mettere in discussione la finalità specialistica del progetto.
8. Le edizioni di manoscritti sul web sono attualmente al centro di programmi
imponenti per respiro culturale e impiego di risorse. American Memory,
l'archivio multimediale della Library of Congress[8];
la Biblioteca Ambrosiana, che ha avviato la digitalizzazione dei suoi
tesori più preziosi, a partire dal Codice Atlantico leonardesco[9];
la British Library, che ha fatto lo stesso con parte delle sue collezioni[10],
sono solo alcuni esempi. Altri sono segnalati da una guida dello Smithsonian
Institute: Library and Archival Exhibitions on the Web[11].
Molti progetti sono stati concepiti più con l'intento di avvicinare
il grande pubblico alla fruizione di lacerti del patrimonio culturale
e artistico posseduto da archivi e biblioteche storiche, e meno con finalità
chiaramente scientifiche. Tra le iniziative che, al contrario, sono state
realizzate esplicitamente in questa chiave, la versione telematica della
Nueva corónica y buen gobierno è sicuramente una
delle più interessanti, per l'importanza del testo e per l'esemplarità
dei criteri adottati nel realizzarla.
Più che in altre simili iniziative, in questa risiede un forte
valore simbolico, legato alla scelta del documento, al suo aspetto formale
e ai suoi contenuti. L'opera di Guaman Poma fa uso di mezzi espressivi
diversi, scritto e iconico, non semplicemente giustapposti, bensì
fusi con eccezionali risultati sul piano comunicativo. È quasi
scontato ricordare come oggi, con strumenti diversi e in altri contesti,
l'adozione dei linguaggi della 'multimedialità', evocata talvolta
con eccessivo clamore, si risolva invece, frequentemente, in una moda
estrinseca e superficiale.
Ciò che più conta, tuttavia, è che Felipe Guaman
Poma de Ayala abbia cercato di mettere in comunicazione, su un piano di
pari dignità, le due culture alle quali sentiva di appartenere.
E, per chi crede che la storiografia trasmetta un insegnamento, non può
esservi messaggio più prezioso, né sforzo più nobile.
[1] T. Todorov, La conquista dell'America. Il problema dell'«altro», Torino, Einaudi, 1984 (ediz. orig. Paris, 1982), p. 264.
[2] N. Wachtel, La visione dei vinti. Gli indios del Perú di fronte alla conquista spagnola, Torino, Einaudi, 1977 (ediz. orig. Paris 1971), p. 249.
[3] Felipe Guaman Poma De Ayala, El primer Nueva corónica y buen gobierno (edición crítica de John V. Murra y Rolena Adorno; traducciones y analisis textual del quechua por Jorge L. Urioste), México, Siglo Veintiuno Editores, 1980, 3 voll.
[4] E. Fueter, Storia della storiografia moderna, Milano-Napoli, Ricciardi, 1970, pp. 391-392.
[5] N. Wachtel, La visione dei vinti cit., pp. 266-268.
[6] M. García Castellón, Guamán Poma de Ayala, pionero de la Teología de la Liberación, Madrid, Pliegos, 1992.
[7] <http://www.kb.dk/elib/mss/index-en.htm>.
[8] <http://lcweb2.loc.gov/ammem/ammemhome.html>.
[9] <http://www.ambrosiana.it/ita/digitale.asp>.
[10] <http://www.bl.uk/collections/manuscripts.html>.
[11] <http://www.sil.si.edu/SILPublications/Online-Exhibitions/>.