Felipe Guaman Poma De Ayala,
El primer Nueva corónica y buen gobierno
,
edizione elettronica a cura della Royal Library, Copenhagen, con la consulenza scientifica di Rolena Adorno, Yale University, <http://www.kb.dk/elib/mss/poma/>.

Filippo Chiocchetti
Università del Piemonte Orientale

1. Queste note compaiono all' interno di una rubrica in cui sono state puntualmente discusse importanti novità editoriali. Per la prima volta, però, l' opera di scholarship che viene recensita è una risorsa telematica anziché un libro. Si tratta di una novità che merita qualche breve considerazione. All' interno di una rivista, lo spazio dedicato alle recensioni assume di norma un rilievo non trascurabile nell'inquadrarne le linee ispiratrici. La volontà di proporre all'attenzione dei lettori un sito web si inserisce in un disegno programmatico di promozione della rete come strumento di ricerca e diffusione del sapere storico, di cui la rivista stessa è la prima traduzione concreta.
Questa di Cromohs non è una scelta isolata. Recensioni di singoli prodotti telematici - che sono cose diverse dalle guide alle risorse di rete - vengono offerte anche da altre riviste, online o tradizionali. Accanto alla funzione di segnalazione e all'analisi di merito, che restano assolutamente centrali, in questi casi le recensioni possono offrire anche un'indispensabile punto di osservazione da cui tenere d'occhio l'evoluzione di realtà estremamente fluide e ancora prive di quell'identità specifica, dal punto di vista sia editoriale, sia normativo-giuridico, che i prodotti cartacei invece hanno. Includerla stabilmente nel circuito del confronto e del dibattito significa riconoscere piena cittadinanza scientifica alla ricerca che utilizza la rete per mettere i suoi risultati a disposizione dei lettori.
La risorsa che presentiamo in questa sede è l'edizione elettronica di un manoscritto del XVII secolo: la Nueva corónica y buen gobierno di Felipe Guaman Poma De Ayala. La scelta è caduta su una iniziativa di grande rilievo in un campo decisamente promettente: le riproduzioni digitali sono infatti una delle più interessanti, anche se non l'unica, modalità di offerta telematica di fonti storiche. Le esigenze degli studiosi (non solo storici, ché fonti di questo tipo, come vedremo, sono oggetto di indagini interdisciplinari) si incontrano con sempre più cogenti questioni relative alla preservazione di documenti deteriorabili, quindi a complesse e decisive istanze di politica dei beni culturali. Le ICT (Information and Communication Technologies) si propongono come interlocutrici e alleate in questo progetto di ridefinizione delle strategie di conservazione e di accesso.

2. La 'nuova cronaca' di Guaman Poma (o, secondo una differente grafìa, Waman Puma), composta probabilmente tra il 1608 e il 1615, è un documento eccezionale in cui il racconto della storia del popolo inca e la denuncia delle sofferenze a cui esso fu sottoposto dal sistema coloniale spagnolo si fondono con la proposta di un nuovo assetto politico e amministrativo. Scritta quando meno di un secolo era passato dall'arrivo di Francisco Pizarro e dei suoi uomini, quest'opera è uno straordinario resoconto delle trasformazioni, tra adattamenti e resistenze, a cui furono sottoposte la società e la cultura andine. La figura stessa dell'autore riassume in sé molti tratti specifici di quella condizione storica, e più di una contraddizione.
Felipe Guaman Poma De Ayala, discendente da una famiglia di dignitari dell'impero incaico, apparteneva all'élite locale, ormai profondamente integrata nella cultura spagnola. Durante la sua vita svolse compiti di funzionario al servizio dell'amministrazione coloniale. Alcuni dolorosi episodi di cui fu vittima durante la vecchiaia scossero la sua fiducia nelle autorità, e lo indussero ad assumere il compito di denunciare la violenza che minacciava la distruzione della sua stessa civiltà.
Il suo sistema di valori, tuttavia, non fu mai messo in discussione: la sua fedeltà al re e la sua sincera fede cristiana rimasero sempre salde. Egli compose perciò questa monumentale opera, che consta di circa milleduecento pagine, indirizzandola al re di Spagna Filippo III e al papa. La realizzazione di quest'opera richiese molto lavoro a un uomo ormai anziano. Il fatto di aver dedicato per lungo tempo le proprie energie alla esecuzione di un progetto così imponente illumina la psicologia dell'autore: ciò che risalta in particolare è la sua immensa fiducia nella parola scritta, e nella possibilità di influenzare per suo tramite le decisioni dei destinatari del suo messaggio. Egli nutre una ingenua certezza sul fatto che l'attuazione di nuove prassi dipenda unicamente dalla volontà dei suoi interlocutori, per cui è sufficiente influenzare in modo opportuno questa volontà adottando la forma di comunicazione più appropriata. Ciò è confermato dall'importanza decisiva che il nostro autore attribuì alla conoscenza della scrittura da parte del suo popolo, intesa come strumento rivendicativo. L'assimilazione culturale alla civiltà della scrittura portò Guaman Poma a enfatizzare la rilevanza pratica della strategia comunicativa che poneva in atto.

3. La sua intenzione non era però quella di produrre un memoriale: Guaman Poma sperava che una volta diffuso tra i funzionari e gli amministratori, il suo trattato servisse loro da regola di condotta, e perciò lo aveva concepito (adottando anche particolari accorgimenti, per esempio nell'impaginazione) come testo da pubblicare. Se ciò fosse avvenuto, avremmo avuto, accanto ai resoconti di scrittori europei, come Pietro Martire d'Anghiera, Gonzalo Fernandez de Oviedo, Bartolomé de Las Casas o Josè de Acosta, una storia delle Indie scritta da un nativo. I documenti più noti che offrono il punto di vista dei 'colonizzati' sono i celebri Comentarios reales dell'Inca Garcilaso de la Vega, il quale non era però di nascita un puro andino: era un meticcio, e questo, come vedremo, rende la sua prospettiva assai diversa da quella del suo contemporaneo Guaman Poma. La Nueva corónica y buen gobierno, rimasta a lungo sconosciuta, è un documento di interesse non certo inferiore.
In realtà molte delle opere più lette e influenti (su tutte: la Brevísima relación de la destruición de las Indias di Bartolomé de Las Casas) ci forniscono informazioni ben più superficiali sul mondo delle popolazioni amerindie prima della Conquista. Lo sguardo di questi osservatori rimane 'altro', e, anche quando l'atteggiamento è più simpatetico nei confronti degli indiani, fa velo a una autentica comprensione. L'opera di Guaman Poma richiama invece quella di altre figure, nella cui interiorità e nel cui vissuto si sperimenta l'ibridazione di culture diverse. Per Guaman Poma si può forse evocare la categoria di 'meticcio culturale', proposta da T. Todorov in un libro, La conquista dell'America, che, pure riferendosi a un diverso contesto geografico e cronologico (l'America Centrale nei decenni immediatamente successivi all'arrivo degli spagnoli), è uno dei tentativi - certo ampiamente discusso e per certi versi discutibile - più pensati, di interrogarsi e riflettere sulla specificità della Conquista: l'evento in cui, nella storia delle società umane, la questione dell''alterità' si è presentata in maniera più radicale - e dunque, come tale, imprescindibile momento genetico della nostra modernità[1].

4. A dispetto delle speranze del suo autore, il manoscritto rimase tale, e dalla corte spagnola giunse (abbastanza presto, anche se la data esatta è sconosciuta) alla Biblioteca Reale di Copenhagen. Vi arrivò comunque con tutta probabilità tramite qualche collezionista bibliofilo dell'Europa settentrionale, con un percorso che rimane tuttora oscuro, ma non è certamente casuale né insolito: dalla fine del Cinquecento, gentiluomini diplomatici e intellettuali erano impegnati a raccogliere prove e testimonianze per confezionare quella 'leggenda nera' sulla storia spagnola - basata sui crimini della monarchia iberica: Inquisizione, occupazione dei Paesi Bassi, conquista del Nuovo Mondo - che sarebbe stata largamente usata a fini politici nelle controversie internazionali fra nazioni protestanti e cattoliche.
Riscoperta soltanto nel 1908, quest'opera è subito divenuta oggetto di grande attenzione da parte degli studiosi, anche per la sua particolare architettura compositiva.
La parola scritta non è infatti l'unico mezzo narrativo di cui Guaman Poma si serve. Egli aggiunge alle pagine di testo circa quattrocento disegni da lui stesso eseguiti. Disegni e testo scritto si integrano a vicenda. Guaman Poma utilizza l'arte visiva per comunicare in maniera più coinvolgente il suo messaggio: la funzione ornamentale delle immagini passa assolutamente in secondo piano rispetto al loro potenziale didattico.
Storici dell'arte hanno studiato questi disegni, identificandone i probabili modelli tra le stampe e le incisioni, spesso di origine fiamminga, diffuse largamente a quell'epoca in Spagna e America latina.
Molti sono ispirati da racconti biblici, o ritraggono personaggi storici. Altri raffigurano momenti della vita delle popolazioni andine, prima e dopo la Conquista, oppure episodi specifici. Si possono indicare, a titolo esemplare, alcune immagini particolarmente significative: il celebre mappamondo (tav. 344); la scena, situata in un paesaggio andino, che raffigura gli abitatori del paradiso terrestre (7); la Natività (27); i ritratti di Don Francisco de Toledo, uno dei più importanti viceré (180), di un encomendero spagnolo (222), dell'ultimo Inca, Huascar (38); le divinità (102), le pratiche religiose (323, 329), le feste (124). Le immagini si fanno più drammatiche quando Guaman Poma documenta tramite ad esse l'avidità degli spagnoli (147) e gli abusi a cui gli indios venivano sottoposti (200, 211, 236), e in particolare il tentativo di mantenerli in uno stato di soggezione e inferiorità giuridica negando loro l'accesso alla scrittura (247). Ci sono disegni in cui le sofferenze del popolo vengono riassunte in una raffigurazione allegorica (272). In certi casi, si passa dal prevalente tono descrittivo e naturalistico a un registro visionario, come nell'immagine dell'inferno (342).

5. L'originalità dell'opera non consiste solo nell'utilizzo combinato di mezzi espressivi diversi: il contenuto stesso è caratterizzato da una singolare commistione di storiografia e di utopia.
I primi diciotto capitoli narrano una storia del popolo inca, offrendoci una vasta gamma di informazioni etnografiche riguardanti i costumi, i culti, gli ordinamenti sociali, le procedure amministrative. Le vicende sono integrate nella storia universale cristiana mantenendo però un punto di vista ancorato alle tradizioni locali: si tratta perciò di una 'nuova cronaca'. Guaman Poma ci parla dei sovrani inca, delle regine, dei guerrieri, ma anche dei papi, degli imperatori bizantini e di quelli carolingi, inserendo questo racconto - che prende le mosse, ovviamente, dai progenitori, Adamo e Eva - in uno specifico modello di cosmologia e cronologia andine: quello delle cinque età del mondo. Per esempio, la nascita di Cristo viene collocata nell'epoca del secondo sovrano Inca, Sinchi Roca[2].
Il capitolo 19 è un resoconto della conquista spagnola, e funge da cerniera con la seconda parte dell'opera: la descrizione della situazione in atto nel Perú meridionale, e le proposte per risolvere i conflitti e assicurare il futuro delle popolazioni locali all'interno dei domini della corona di Spagna. Guaman Poma elenca i fattori che minacciavano la sopravvivenza stessa degli indigeni: la violenza costantemente esercitata nei loro confronti, lo sfruttamento schiavistico della loro manodopera, la diffusione di epidemie prima ignote. A ciò il nostro autore aggiungeva un altro elemento, che metteva in pericolo in primo luogo la fisionomia culturale delle popolazioni andine: il meticciato. Si tratta, per Guaman Poma, di una autentica piaga, i cui effetti dirompenti sulla società tradizionale si manifestano anche a livello sociale e giuridico: i meticci, per esempio, non erano tenuti a pagare in alcun modo il tributo, che ricadeva interamente sugli indios. Da queste denunce prende avvio il progetto politico vero e proprio. Occorre notare che è proprio a questo secondo elemento dell'opera, il buen gobierno, che le ricerche più recenti hanno dato particolare risalto.
Guaman Poma proponeva che la nuova società locale sorta dopo la conquista si amministrasse autonomamente, senza subire la rapacità dei funzionari inviati dalla metropoli. I signori etnici (curaca), cristianizzati e istruiti nelle lettere, sarebbero stati nuovamente i garanti dell'equilibrio politico-sociale della regione. Egli non auspicava un impossibile ritorno al mondo tradizionale precedente all'arrivo dei conquistadores: il meticciato aveva stravolto in modo irrimediabile le basi etniche della vecchia compagine sociale. Tuttavia il ristabilimento, per quanto possibile, delle antiche gerarchie, avrebbe arrestato la scomparsa della società andina e rinvigorito le strutture del Vicereame, già incamminato sulla strada della decadenza e del declino.
La Nueva corónica è il frutto estremo e eccezionale di una cultura morente, ma non è una voce isolata. Le sue denunce della brutale colonizzazione spagnola si trovano, com'è noto, anche in altri autori dell'epoca, europei o no. E del resto - sottolinea John V. Murra, nella sua "Introduzione" (Waman Puma, etnógrafo del mundo andino, pp. XIII-XIX) alla edizione critica del manoscritto - anche i suoi suggerimenti si inseriscono (e vanno letti) in un'ottica di lungo periodo[3]. Già nel 1562 un frate spagnolo, Domingo de Santo Tomàs, si era fatto interprete di una proposta emersa in una assemblea dei notabili amerindi: la richiesta, cioè, che fossero i signori etnici, le élites locali a proseguire nella gestione - su basi tradizionali - dell'attività di governo: ciò sarebbe avvenuto in primo luogo nell'interesse del sovrano, dal momento che il regime delle encomiendas impoveriva i suoi domini. Queste considerazioni permettono di capire meglio l'opera e il contesto in cui fu ideata e portata a termine, e certo non ne diminuiscono in alcun modo l'interesse. Per molte delle informazioni che racchiude, attinenti alla realtà politica, sociale, economica della regione andina, Guaman Poma è spesso unica fonte: per quanto riguarda alcuni aspetti relativi all'organizzazione dell'agricoltura, ai diritti di uso e accesso alla terra, all'amministrazione pubblica del regno Inca, egli chiarisce o precisa ciò che in altre testimonianze è incompleto o erroneo. D'altro canto, però, altri studiosi hanno evidenziato la reticenza di Guaman Poma nel rivelare in maniera dettagliata significati e forme di utilizzo di alcuni oggetti tradizionali, come i quipu, le cordicelle annodate usate dagli inca come strumento di memorizzazione e comunicazione, delle quali si sa tuttora poco.

6. L'opera ha una sua unità, pur nella complessità del materiale che raccoglie e offre. La percorre un fil rouge: la denuncia dell'armonia infranta. Alla morte degli antichi re ha fatto seguito la morte degli dei, il loro silenzio o la loro dipartita: da quel momento tutto è piombato nel caos, il mondo va alla rovescia... La risposta è cercata da Guaman Poma all'interno dei suoi schemi mentali. La frattura verificatasi è la causa dei mali che si abbattono sulla popolazione indigena, e che avranno termine quando questa sarà stata ricomposta, ripristinando l'ordine tradizionale. La novità è che il ruolo ricoperto dall'Inca, che non può restare vacante, deve ora essere svolto da un Monarca Universale, identificato nel re di Spagna, a capo di un mondo che ha dilatato immensamente i suoi confini. La soluzione proposta porta con sé una forte carica utopica e messianica.
Non solo il programma riformatore di Guaman Poma, ma anche la sua cronaca, strettamente intrecciata al progetto politico, vanno pertanto giudicati a partire da queste premesse. A differenza di un Garcilaso de la Vega, imbevuto di cultura classica al punto da adottare nella sua narrazione i canoni della storiografia umanistica, nel caso di Guaman Poma l'assimilazione culturale è molto più limitata[4]. Il primo narra una storia che non ha più nessun collegamento con il presente, immaginando uno stato utopico guidato da saggi sacerdoti-filosofi, più vicino alle sue letture platoniche che ai racconti degli avi. Lo sguardo del secondo, invece, non è rivolto a un passato irrimediabilmente lontano perché la sua raffigurazione mentale del tempo è ancora basata sulla tradizione indigena, che, individuando l'esistenza di parallelismi tra le varie epoche, attenua la linearità diacronica dello sviluppo storico: il passato è sempre presente, e fornisce le coordinate per l'azione[5].
Quella che Guaman Poma ci offre è pertanto una 'visione dei vinti', che si apre su una utopia futura; in ciò risiede il principale motivo di interesse di questa figura, che merita di essere attentamente studiata senza sottovalutare alcuno dei possibili sentieri interpretativi, anche se appare una forzatura farne un precursore di esperienze contemporanee di matrice completamente diversa[6].

7. La pubblicazione sul web rappresenta un ulteriore segnale del crescente interesse verso quest'opera. A distanza di circa un ventennio dalla comparsa, ovviamente in formato cartaceo, dell'edizione critica precedentemente citata, è stata avviata questa nuova iniziativa che rappresenta una vera e propria edizione critica telematica.
Le premesse furono poste nel 1997, quando la Biblioteca Reale di Copenhagen propose di inserire questo manoscritto nella lista dei patrimoni culturali tutelati dall'UNESCO, ove è stato effettivamente accolto nel 1999. Da allora è stato sottratto alla consultazione per evitare che si danneggiasse. Dopo una sperimentazione, avviata nel 1998, che ha coinvolto altri manoscritti conservati presso l'ente danese, anch'essi ora presenti in rete[7], nel 2001 il progetto di digitalizzazione, ideato con lo scopo di preservare il documento e di garantirne e ampliarne la possibilità di consultazione, è entrato nella fase di realizzazione.
L'immagine di ciascuna delle pagine è stata acquisita e tradotta nel formato digitale JPEG, con risultati molto soddisfacenti. Le riproduzioni in fac-simile esistenti, a partire da quella eseguita nel 1936, non corrispondevano più agli standard attuali. La qualità ottenuta con le immagini digitali, estremamente nitide, è invece tale da consentire di cogliere particolari che sfuggono a una visione a occhio nudo.
Il sito web, consultabile in due versioni, in lingua spagnola e inglese, offre gli stessi apparati critici della versione a stampa: il glossario delle parole in lingua quechua contenute nel testo; il repertorio dei nomi di persona, di luogo, di gruppo etnico; l'indice delle categorie etnologiche, che segnala le pagine in cui vengono trattati temi come agricoltura, amministrazione statale, idiomi, cerimonie religiose.
Rispetto all'edizione a stampa, vengono ora messi a disposizione del lettore altri due indici. Il primo è un sommario generale: i curatori - guidati da Rolena Adorno, oggi docente di Letteratura latinoamericana alla Yale University, che ha iniziato a occuparsi di quest'opera negli anni '70, dandone anche la già ricordata prima edizione critica -' hanno organizzato il testo in trentanove capitoli, ulteriormente suddivisi in paragrafi, omogenei per argomento trattato, seguendo le indicazioni fornite dallo stesso Guaman Poma nelle pagine conclusive del manoscritto (la 'Tabla de la dicha corónica'). Servendosi di questo indice l'articolazione dell'opera diventa molto più leggibile; il fatto che sia stato strutturato come indice ipertestuale rende possibile individuare le singole pagine e raggiungerle tramite collegamenti diretti (link), anziché 'sfogliarle' una per una.
Il secondo ausilio approntato per l'edizione elettronica è il catalogo delle riproduzioni dei 398 disegni che arricchiscono l'opera di Guaman Poma, ognuno dei quali è accompagnato da una breve descrizione. Ogni immagine può essere visualizzata in due formati di diversa grandezza, salvata sul proprio computer e ovviamente stampata. In alcuni casi vi sono illustrazioni che riprendono, con alcune varianti, la stessa tematica: la somiglianza è segnalata e un link permette di effettuare un immediato confronto.
Sfruttando al massimo, come abbiamo visto, la connettività interna, questo progetto sperimenta anche quella esterna: una pagina a sé contiene un elenco di link, molto selezionati, ad articoli e documenti realizzati dai responsabili del sito o da altri studiosi.
L'edizione elettronica è accompagnata da un nuovo saggio di Rolena Adorno, Guaman Poma and His Illustrated Chronicle from Colonial Peru: From a Century of Scholarship to a New Era of Reading; oltre a fornire sommariamente un'inquadratura complessiva sugli aspetti generali del testo e sulla figura del suo autore, vi si discute la letteratura scientifica prodotta sulla Nueva corónica e in particolare le più recenti scoperte relative alle vicende biografiche di Guaman Poma, alla storia del manoscritto, agli aspetti artistici e letterari dell'opera, alla sua struttura grammaticale e sintattica.
Benché esista, come si è detto, una edizione a stampa, sarebbe stato auspicabile poter disporre anche nel web di una trascrizione dell'opera in formato testuale: l'acquisizione del testo avrebbe fatto di questa iniziativa un ben più completo strumento a disposizione dei ricercatori, e inoltre avrebbe reso possibile la lettura del manoscritto a un pubblico più vasto della ristretta cerchia degli studiosi, senza per questo mettere in discussione la finalità specialistica del progetto.

8. Le edizioni di manoscritti sul web sono attualmente al centro di programmi imponenti per respiro culturale e impiego di risorse. American Memory, l'archivio multimediale della Library of Congress[8]; la Biblioteca Ambrosiana, che ha avviato la digitalizzazione dei suoi tesori più preziosi, a partire dal Codice Atlantico leonardesco[9]; la British Library, che ha fatto lo stesso con parte delle sue collezioni[10], sono solo alcuni esempi. Altri sono segnalati da una guida dello Smithsonian Institute: Library and Archival Exhibitions on the Web[11].
Molti progetti sono stati concepiti più con l'intento di avvicinare il grande pubblico alla fruizione di lacerti del patrimonio culturale e artistico posseduto da archivi e biblioteche storiche, e meno con finalità chiaramente scientifiche. Tra le iniziative che, al contrario, sono state realizzate esplicitamente in questa chiave, la versione telematica della Nueva corónica y buen gobierno è sicuramente una delle più interessanti, per l'importanza del testo e per l'esemplarità dei criteri adottati nel realizzarla.
Più che in altre simili iniziative, in questa risiede un forte valore simbolico, legato alla scelta del documento, al suo aspetto formale e ai suoi contenuti. L'opera di Guaman Poma fa uso di mezzi espressivi diversi, scritto e iconico, non semplicemente giustapposti, bensì fusi con eccezionali risultati sul piano comunicativo. È quasi scontato ricordare come oggi, con strumenti diversi e in altri contesti, l'adozione dei linguaggi della 'multimedialità', evocata talvolta con eccessivo clamore, si risolva invece, frequentemente, in una moda estrinseca e superficiale.
Ciò che più conta, tuttavia, è che Felipe Guaman Poma de Ayala abbia cercato di mettere in comunicazione, su un piano di pari dignità, le due culture alle quali sentiva di appartenere. E, per chi crede che la storiografia trasmetta un insegnamento, non può esservi messaggio più prezioso, né sforzo più nobile.

[1] T. Todorov, La conquista dell'America. Il problema dell'«altro», Torino, Einaudi, 1984 (ediz. orig. Paris, 1982), p. 264.

[2] N. Wachtel, La visione dei vinti. Gli indios del Perú di fronte alla conquista spagnola, Torino, Einaudi, 1977 (ediz. orig. Paris 1971), p. 249.

[3] Felipe Guaman Poma De Ayala, El primer Nueva corónica y buen gobierno (edición crítica de John V. Murra y Rolena Adorno; traducciones y analisis textual del quechua por Jorge L. Urioste), México, Siglo Veintiuno Editores, 1980, 3 voll.

[4] E. Fueter, Storia della storiografia moderna, Milano-Napoli, Ricciardi, 1970, pp. 391-392.

[5] N. Wachtel, La visione dei vinti cit., pp. 266-268.

[6] M. García Castellón, Guamán Poma de Ayala, pionero de la Teología de la Liberación, Madrid, Pliegos, 1992.

[7] <http://www.kb.dk/elib/mss/index-en.htm>.

[8] <http://lcweb2.loc.gov/ammem/ammemhome.html>.

[9] <http://www.ambrosiana.it/ita/digitale.asp>.

[10] <http://www.bl.uk/collections/manuscripts.html>.

[11] <http://www.sil.si.edu/SILPublications/Online-Exhibitions/>.