I. La ripresa di interesse per una nuova metodolologia nella storia economica
II. Fonti tradizionali e fonti elettroniche per la storia economica
III. Per un repertorio delle risorse elettroniche: una guida per la navigazione
Bibliografia/Webliografia
I. Teoria, metodologia e fonti
II. Informatica, telematica, Internet & media
III. Storia economica e fonti elettroniche
"Questo è un mondo virtuale. È un mondo che inventa se stesso. Ogni giorno si formano nuove terre che poi vengono sommerse. Nuovi continenti della mente si staccano dalla terraferma. Alcuni godono di venti favorevoli, altri affondano senza lasciare traccia, altri ancora sono come Atlantide: favolosi, vagheggiati, mai scoperti.
Oggetti di ogni genere, abbandonati alla deriva, approdano alle sponde del mio computer: lattine e vecchi pneumatici insieme al bottino dei pirati. Il tesoro sepolto si trova veramente lì, ma è come se fosse calpestato e remoto. Difficile da individuare perché inconsueto, e pochi tra noi sono in grado di riconoscere ciò che non ha un nome.
Sto cercando qualcosa, è vero.
Sto cercando il significato nascosto nei dati."
(J. Winterson, Powerbook, Milano, Arnoldo Mondadori, 2002, pp. 61-62)
1. All'inizio di quello che viene definito il "decennio digitale"(1), riprendere il filo di una discussione già avviata negli anni scorsi tra gli storici italiani dell'economia appare come un'esigenza ineludibile, ma soprattutto come un'opportunità di analisi e di riflessione. I mutamenti vorticosi di quest'epoca nella tecnologia e negli strumenti elettronici hanno proposto una miriade di problematiche di studio connesse con la diffusione a livello globale della "nuova economia" e con il suo principale motore: la rete delle reti telematiche, Internet(2).
La S.I.S.E. ha svolto nel giugno del 1995 una giornata interamente dedicata alla telematica(3), ed in particolare ad Internet ed al suo impiego nella storia economica, dal titolo "Le reti telematiche per gli storici dell'economia". Tale incontro era stato organizzato da Renato Giannetti, come coordinatore della Newsletter(4), un organo di informazione istituito nel 1994 ed affiancato, fin dai primi tempi, dal sito web della Società(5).
In quella circostanza, vi furono tre relazioni di base: una storica sulle origini e l'evoluzione della rete, come strumento di comunicazione globale, ma anche di interconnessione scientifica; le altre due sulle risorse disponibili in rete, rispettivamente per gli storici dell'economia e del pensiero economico, ripartite in undici gruppi (società ed associazioni, università ed istituti di ricerca, musei, case editrici, riviste, papers ipertestuali, raccolte di saggi, archivi di fonti e dati, archivi di software, rassegne di risorse e motori di ricerca - on-line searchers -). Si chiariva, peraltro, fin dal principio che l'iniziativa non intendeva "essere apologetica né proporre un dogma telematico"(6), ma più semplicemente - ed utilmente - promuovere una discussione sull'opportunità di utilizzare i nuovi mezzi all'interno della storia economica, individuandone i vantaggi ed i limiti, i rischi e le possibilità.
2. Tuttavia, uno dei punti cruciali di quella discussione si presta, alla luce del processo impetuoso di innovazione e di diffusione della rete negli anni successivi, ad una diversa valutazione. Il fatto che si mettesse in evidenza l'importanza dello sviluppo della multimedialità e della telematica ai fini non solo e non tanto della ricerca scientifica, quanto delle metodologie didattiche, non dipendeva probabilmente solo dalla "relativa esiguità delle informazioni specifiche della disciplina presenti al momento"(7), dalla ancora scarsa disponibilità in Internet di risorse dedicate alla storia economica all'inizio degli anni novanta, ma anche dall'incerta utilizzazione del mezzo elettronico per scopi primari di analisi e di studio, come contenitore virtuale ed iperlink (connettore) di fonti primarie e secondarie per il settore.
Negli anni scorsi, infatti, ha preso il sopravvento un atteggiamento di mancanza di fiducia nel valore dei nuovi strumenti e di rifugio nelle rinsaldate certezze di un "mestiere" abituale e consolidato, con una scarsa propensione verso il futuro ed una debole capacità di previsione delle innumerevoli potenzialità dei networks telematici anche nel campo della storia economica. Le fonti elettroniche sono state troppo frettolosamente relegate al rango di "avanzi" (überreste), come Gustav Droysen definiva i reperti del passato, le testimonianze "variamente trasformate o frammentarie e quindi sfigurate"(8), incomplete e fuorvianti. Si è, dunque, verificata la prevalenza della "storia tradizionale", con il rischio concreto di trascurare "fenomeni considerevoli" e nondimeno "più gravidi di conseguenze, più capaci di modificare la vita avvenire"(9). Tuttavia, non si è trattato di una sottovalutazione priva di ragioni ed anche di eccezioni.
3. Nel corso degli anni ottanta, si era registrato un notevole incremento delle applicazioni dell'informatica alla storia e, in particolare, a quella di tipo quantitativo, con l'introduzione di nuove metodologie di ricerca basate sull'estensione della capacità di archiviazione di dati e sulla sempre più evidente affermazione della potenza di calcolo offerta dai nuovi processori. In questo contesto, lo sviluppo dei sistemi per la gestione di base di dati (database) e la diffusione del personal computer(10), con il definitivo superamento dell'accentramento esclusivo generato dal mainframe, hanno rappresentato il suggello di un primo fondamentale cambio di rotta nella strumentazione degli storici(11).
Al contrario del computer, Internet ha rappresentato, dagli anni novanta fino ad ora, un mezzo ambiguo ed onnicomprensivo, che ha visto prevalere, in molti casi, a causa del digital divide e soprattutto nelle fasi della cosiddetta "bolla informatica"(12), il suo carattere commerciale e di mercato, a scapito della sua funzione di media culturale, del suo potenziamento come strumento di fondamentale utilità per la ricerca scientifica ed, in particolare, per lo sviluppo dell'indagine storica. Mentre negli U.S.A., soprattutto - ma anche nei paesi europei più avanzati -, l'utilizzazione delle reti telematiche è divenuta una normale consuetudine delle università, del mondo scientifico e degli studiosi, per l'Italia, ha pesato non poco il ruolo di late comer nel processo di produzione e distribuzione di IT (Information Technology)(13), nella crescita della "nuova economia" e nella diffusione della telematica, facendo saltare il passaggio essenziale dell'adozione di Internet da parte della comunità accademica e dei diversi rami del sapere e della ricerca.
4. Solo nell'ultimo periodo, si è avuta una ripresa di interesse per gli aspetti innovativi della rete, a cominciare dalla sua rilevanza per la metodologia scientifica e la ricerca, considerando con maggiore convinzione - anche alla luce dei risultati conseguiti dagli studiosi di altri paesi - la possibilità dell'impiego di Internet ai fini delle discipline storiche. Peraltro, anche a seguito della recessione dei settori ad alta tecnologia e dei relativi mercati provocata dalla caduta del Nasdaq nella primavera del 2000, dopo l'euforia commerciale e speculativa, è venuto in sempre maggiore risalto - non solo in Italia - il ruolo di Internet nell'ambito della cultura scientifica e della ricerca storica, come strumento rivolto alla comunità accademica, per le sue caratteristiche di comunicazione, archiviazione, trattamento, trasmissione e recupero di informazioni e dati, oltre che per il suo funzionamento efficace, affidabile, flessibile, poco costoso e semplice(14). Nonostante questi progressi, perlomeno dal punto di vista delle concrete opportunità che si aprono agli studiosi, il salto di qualità necessario per l'impiego a pieno titolo dei mezzi elettronici e della rete per l'indagine storica (e per la storia economica) non è stato ancora compiuto. A questo proposito, si potrebbe convenire con la considerazione secondo cui: "La storia non è ancora quale dovrebbe essere. Ma questa non è una buona ragione per gravare la storia quale potrebbe esser scritta del peso di errori di cui è responsabile soltanto la storia mal compresa"(15).
Tuttavia, la situazione non presenta solo segni negativi. Dal punto di vista della cosiddetta net-economy, si potrebbe far ricorso ad un'analogia con un altro periodo storico, che fornisce una traccia anche per la nostra specifica problematica sui mezzi elettronici. La cosiddetta "tulipanomania", l'inusuale fenomeno speculativo olandese del XVII secolo(16), non si risolse in una pura e semplice depressione: quello stesso episodio, infatti, contribuì ad un rilancio dell'economia nell'epoca successiva(17). Come i tulipani, la telematica non ha ancora dispiegato del tutto i suoi benefici effetti, non solo sulle attività economiche, ma anche sull'impostazione delle attività scientifiche e della ricerca storica.
5. Del resto, in questi anni, di interessanti eccezioni, anche nel campo della storia economica, si può parlare ed a giusta ragione. Innanzitutto, vi è l'esperienza pionieristica del sito web della S.I.S.E., che già nel 1995 aveva trovato ospitalità presso l'Università dello Utah negli Stati Uniti, collocato all'interno del "Progetto Italia" presso il "College of Humanities"(18). La S.I.S.E., in questo modo, era stata la prima tra le società internazionali degli storici dell'economia a dotarsi di questo importante strumento di supporto alla propria attività e di servizio per i propri associati.
Il sito è attualmente organizzato in cinque sezioni: una dedicata a "La Società" in quanto tale, con una breve storia e con l'indicazione del Consiglio direttivo; una riservata a "Conferenze e Convegni", con informazioni relative alle iniziative in Italia ed all'estero; una destinata alla "Newsletter", diffusa con cadenza quadrimestrale; una rivolta alle "Risorse in rete", allo scopo di fornire un'introduzione alle diverse risorse esistenti in rete, di interesse per gli storici dell'economia; ed, infine, una che contiene una mailing list - denominata "Nestore-I" - attivata già a partire dal 1994.
La "Newsletter" e le "Risorse in rete" sono le pagine più significative del sito. La prima è stata fondata allo scopo di "facilitare la circolazione delle informazioni rilevanti per la comunità sia dal punto di vista organizzativo e di rappresentanza che delle attività di ricerca e delle pubblicazioni"(19), attraverso un mezzo cartaceo ed, al tempo stesso, elettronico, che, tra le altre cose, contiene una rubrica interamente dedicata alla rete, dal titolo "Itinerari telematici"(20). La seconda ha l'obiettivo "di fornire un'introduzione alle diverse risorse esistenti su Internet di interesse per gli storici dell'economia" ed "è divisa in tre parti: i siti WWW e gopher, le mailing lists e i newsgroups"(21). I siti web sono articolati in dieci gruppi (società ed associazioni, università ed istituti di ricerca, riviste, case editrici, archivi di software, raccolte di saggi, fonti di dati, storie d'impresa, papers ipertestuali, rassegna di risorse), ai quali si aggiungono un repertorio di liste di utenti di posta elettronica ed uno di gruppi di discussione(22).
6. Va, poi, rilevato che oltre all'esperienza diretta della S.I.S.E., vi sono stati altri - sia pur timidi - tentativi di avviare una seria riflessione da parte degli storici dell'economia italiani sull'impiego di Internet e delle altre risorse digitali. In particolare, occorre ricordare l'apporto di Vasta su Storia di Internet, Internet per la storia. La rete e le risorse per lo storico economico, che ha consentito di fare il punto sul tema nell'ambito della disciplina(23). In questo contributo, l'autore, dopo aver brevemente ripercorso la storia di Internet e del World Wide Web, fornisce un'ampia guida alle risorse di rete per gli storici economici e d'impresa(24).
Vasta sottolinea una novità positiva per la nuova metodologia, notando che, sebbene le iniziative per la realizzazione di risorse on line siano ancora polarizzate all'interno del mondo anglosassone, "negli ultimi tempi anche in Italia sono stati avviati progetti di telematizzazione delle risorse"(25). Ed aggiunge che: "Dopo un primo periodo di scetticismo sulle potenzialità di Internet, come strumento di ricerca, ultimamente si assiste ad una forte espansione nell'uso della rete, che è ben testimoniato dalla crescente presenza di terminali Internet nelle biblioteche e nelle sedi universitarie."(26).
Da allora, si è andati molto avanti(27). In particolare, si sono intensificati diffusamente i processi di immissione dei dati in rete, si sono migliorate considerevolmente le tecniche di trasferimento dei testi e delle immagini sui supporti digitali ed on line, si è avuta una crescita esponenziale dell'utilizzo del web da parte delle più importanti istituzioni scientifiche e di ricerca, in modo tale da rendere addirittura indispensabile l'implementazione delle capacità di selezione ed una verifica, anche dal punto di vista teorico, dei requisiti di qualità delle fonti disponibili in Internet. Queste successive innovazioni, che fanno parte del continuo work in progress rappresentato dall'interazione tra le reti telematiche e dall'estensione delle loro funzioni, hanno promosso una generale ed, a volte, non programmata valorizzazione dei sistemi elettronici nel campo delle discipline storiche e storico-economiche.
7. Il dato più indicativo è rappresentato dall'applicabilità di Internet alle attività di ricerca. C'è da dire, anzi, che i passi in avanti più risoluti si sono fatti in questa direzione e non in quella della didattica (dove pure appare di grande efficacia la disponibilità di supporti informatici e telematici). È questa la inedita frontiera dell'utilizzazione dei procedimenti elettronici, dello sviluppo della telematica e delle tecnologie digitali nell'ambito della storia economica: un nuovo paradigma che può contribuire all'ulteriore consolidamento del settore e ad un mutamento di impostazione metodologica di grande portata.
A questo proposito, vale la pena di riprendere un giudizio di Le Roy Ladurie, che pur riferendosi al solo sistema dei calcolatori elettronici e non ancora alla rete, aveva compreso che: "è innegabile che la ricerca storica basata sull'informatica può muoversi in molte nuove e feconde direzioni, fra cui una delle più evidenti è l'analisi di grandi raccolte di documenti contenenti dati fondamentali"(28). Con l'avvento e la diffusione di Internet, questo processo può spingersi molto oltre, attraverso la disponibilità di un potente contenitore di fonti primarie e secondarie, ma soprattutto attraverso la formazione di nuove risorse ipertestuali e la creazione di una struttura in grado di comunicare all'interno di una "ragnatela" sempre più estesa e pervasiva.
8. Una fonte, di tipo classico, per la storia economica è rappresentata da "qualsiasi documento, qualsiasi monumento, qualsiasi resto del passato (N.d.A.) che trasmette a noi la testimonianza di un fatto economico"(29). Tale testimonianza può avere carattere diretto o derivato, a seconda che la fonte fornisca una "prova diretta, sicura, (...) riportandoci direttamente al fatto avvenuto", o che la fonte implichi un rinvio "alle occasioni che hanno provocato il fatto e che ci abilitano così a risalire al fatto"(30). La classificazione delle fonti, attraverso ulteriori suddivisioni, ha portato a considerare una successione di classi, basata sulla distanza di tempo e di luogo che intercorre tra "l'accadimento dei fatti economici (...) e la fissazione della loro 'memoria', vale a dire il concretarsi della fonte storica", e cioè: fonti archeologiche, fonti artistiche, fonti letterarie, fonti ufficiali, fonti notarili, fonti giudiziarie, fonti concomitanti(31). Queste ultime costituiscono il gruppo delle "fonti specifiche, eminentemente dirette, principali, proprie e tipiche della nostra disciplina, e in gran parte esclusivamente di essa"(32).
Tuttavia, la precedente definizione di carattere generale, che non può essere assunta come univoca e che è stata sottoposta a successive suddivisioni ed integrazioni, è ben lungi dall'essere risolutiva ai fini dell'attività storiografica e va - senza esitazione - accompagnata dal giudizio di Cipolla, secondo cui: "È praticamente impossibile redigere un inventario completo delle fonti che interessano la storia economica"; infatti, sono di ostacolo all'impresa di predisporre un repertorio delle fonti "non soltanto la mastodonticità del compito, ma anche, e soprattutto, la circostanza che riferimenti a fatti e fattori economici si possono ritrovare nei documenti più disparati e diversi"(33). In questo modo, si pone un freno alla ricerca di astratti modelli di classificazione delle fonti tradizionali, ma, al tempo stesso, si può stabilire una connessione immediata con il proliferare di nuove risorse per la storia economica, che con la diffusione delle reti telematiche e di Internet, in particolare, ha subito un'impennata e che è inverosimile pensare di racchiudere in una sia pure circostanziata rassegna delle fonti.
9. Per affrontare il lavoro di indagine proprio dello storico dell'economia, dunque, è necessario impiegare una molteplicità di strumenti: infatti, "sarebbe una grande illusione immaginare che a ciascun problema storico corrisponda un tipo unico di documenti, specializzato per quell'uso"; se questa disciplina, per non fermarsi solo ai suoi aspetti quantitativi di tipo tradizionale, richiede l'utilizzo di un assortimento vasto ed adeguato di fonti, il ricorso a diverse tipologie di documentazione, "è invece necessario che le tecniche erudite si distinguano secondo il tipo di testimonianza"(34). Allargando il senso di queste parole, si potrebbe dire che appare stringente per la storia economica, soprattutto nell'era delle tecnologie digitali e della rete, un'attenzione alla raccolta delle fonti documentarie, agli strumenti di interpretazione ed all'esegesi delle fonti, alla comprensione ed all'utilizzo delle fonti stesse - in una sola espressione, alla metodologia dell'attività di ricerca -, piuttosto che alla concreta e dettagliata elencazione delle risorse che a giusto titolo possano essere annoverate tra quelle nell'ambito del settore(35).
Del resto, è attraverso "l'esperienza concreta del lavoro storiografico" che si può avviare "una revisione della nozione di fonte storica"(36). Infatti, come ha osservato Max Weber: "Solo ponendo in rilievo e risolvendo problemi di fatto sono state fondate le discipline scientifiche, e si può sviluppare ulteriormente il loro metodo; e finora mai hanno contribuito in maniera decisiva a tale scopo le pure considerazioni di teoria della conoscenza o di metodologia. Esse diventano di solito importanti per l'opera della scienza stessa solo quando, in seguito a forti spostamenti dei «punti di vista» da cui una certa materia diventa oggetto di rappresentazione, emerge la convinzione che i nuovi «punti di vista» esigano anche una revisione delle forme logiche in cui si era mossa la precedente «impresa», e ne deriva quindi incertezza sull'«essenza» del proprio lavoro. Questa situazione è in ogni caso incontestabile nel presente per ciò che riguarda la storia"(37).
10. È questo il caso del nuovo paradigma generato dall'ingresso di Internet sulla scena della storiografia economica. Si tratta dell'irrompere di un nuovo "punto di vista", di una nuova strumentazione e di una nuova logica, che modificano "di fatto" e profondamente i procedimenti ed i metodi di analisi della storia dell'economia(38).
Il dispiegarsi di quella che è stata definita la "terza ondata", ovvero la "terza rivoluzione industriale"(39), - vale a dire la diffusione dei personal computers e delle reti telematiche - ha provocato, tra le altre cose, un poderoso arricchimento della tipologia delle fonti, sia sul versante della disponibilità e dell'accessibilità delle documentazioni di stampo tradizionale, che da quello di un vero e proprio ampliamento delle risorse esistenti attraverso l'origine di nuove: perciò, si può motivatamente parlare di un fenomeno, che è, contemporaneamente, di trasformazione e di novazione delle fonti.
Prima di procedere ad un esame problematico delle funzioni e delle opportunità introdotte con le fonti elettroniche per la storia economica, è opportuno sottolineare una fondamentale differenza tra le due fasi della "rivoluzione" tecnologica. Mentre l'ingresso all'interno del mondo della ricerca storica del calcolatore elettronico - del mainframe, prima, e del pc, poi - ed il perfezionamento del relativo software hanno favorito nettamente il prevalere di interessi e di progetti di tipo quantitativo, l'espansione reticolare dei sistemi telematici e lo sviluppo delle tecniche digitali hanno contribuito ad un essenziale riequilibrio, riportando in piena evidenza anche gli aspetti qualitativi connessi all'impegno storiografico.
Le novità originate da Internet sono innumerevoli. Innanzitutto, ha un grande rilievo il fatto che sia venuta tendenzialmente cadendo la distinzione tra il mezzo ed il contenuto, tra la rete in sé considerata e le documentazioni di varia natura che si accumulano in essa. In questo caso, infatti, non è possibile operare una rigida separazione tra l'innovazione rappresentata dall'apparato tecnologico, dal sistema di comunicazione, e la sempre più larga disponibilità delle informazioni che circolano al suo interno(40). In questo modo, però, sembra venir meno una delle principali distinzioni operate da Kula, quella tra i fattori "che creano le fonti" ed i fattori "che conservano le fonti"(41).
11. Questa novità, oltre ad accelerare notevolmente il procedimento di raccolta, decodifica, interpretazione ed esegesi delle fonti, modifica anche le modalità di elaborazione e di narrazione storica. Un processo che prima avveniva secondo una ben precisa scansione delle diverse fasi operative, oggi, con le nuove tecniche, assume un inedito carattere di simultaneità e di complementarietà; il lavoro dello storico, quindi, viene a svolgersi come in una spirale, lungo il cui percorso trovano continua ricollocazione i diversi momenti dello sforzo di ricerca storiografica: "per ogni storico degno di questo nome, i due processi dell'input e dell'output, come li chiamano gli economisti, procedono parallelamente e sono in pratica parti di un unico processo"(42).
La nascita delle fonti ipertestuali rappresenta l'elemento di grande innovazione introdotto con Internet(43), che in questo modo ha assunto il valore di "una rete concettuale"(44). Tali fonti sono profondamente diverse da quelle letterarie, cioè dalle risorse che rientrano "nel vastissimo campo delle fonti scritte"(45). L'ipertesto, lungi dall'essere una semplice fonte scritta o la forma aggiornata di una sua dilatazione, è una fonte del tutto nuova(46), che può pienamente tradurre in realtà l'asserzione di quegli studiosi, secondo cui, già nella seconda metà del XIX secolo, non corrispondeva al vero che la storia fosse una disciplina basata unicamente sulle documentazioni scritte o stampate(47).
La combinazione di scritture, anche diversificate, con un apparato di immagini - fisse o in movimento - e, finanche, di suoni, in un unico contesto, ha comportato l'apertura di notevoli opportunità innovative per gli storici e può fornire un contributo decisivo all'avanzamento della storiografia, anche in campo economico. Infatti, l'adozione diffusa della multimedialità, della tecnica del record linkage(48), di ogni altro strumento di raccolta e di trattamento complesso di risorse eterogenee, consente di ampliare utilmente e considerevolmente le capacità di chi fa storia, seguendo il criterio del flusso continuo delle informazioni e della connessione tra loro delle diverse testimonianze, senza più procedere nella direzione di uno sviluppo lineare del testo(49).
12. Di fronte a questi cambiamenti, tuttavia, è giusto interrogarsi, non disponendo di certezze consolidate, sui problemi che vengono posti all'epistemologia della storia dalla caduta di aspetti primari della metodologia e della strumentazione: questa ininterrotta verifica appare necessaria "se non si vuole oscillare fra il rifiuto di confrontarsi con le novità che incalzano e gli entusiasmi semplicistici di chi si sente in dovere di prosternarsi ad ogni novità"(50). Può valere, a questo proposito, l'osservazione, secondo cui: "gli storici cominciano a prendere coscienza, oggi, d'una storia nuova, d'una storia 'pesante' il cui tempo non s'accorda più con le nostre vecchie misure. Questa storia non si offre loro come una facile scoperta. Ogni forma di storia implica, in effetti, un'erudizione che le corrisponda. Posso dire che tutti coloro i quali si occupano dei destini economici, delle strutture sociali (...), si trovano di fronte a ricerche a paragone delle quali i lavori dei più celebri eruditi del XVIII ed anche del XIX secolo ci sembrano d'una stupefacente facilità? Una storia nuova è possibile solo mediante l'enorme lavoro di scavo d'una documentazione che risponda a queste nuove domande, e non sono neanche sicuro che il consueto lavoro artigianale dello storico sia all'altezza delle nostre attuali ambizioni."(51).
Lo sviluppo della telematica ha reso possibile la disponibilità dei documenti e delle testimonianze storiche sotto forma di fonti virtuali, cioè di risorse immateriali in rete(52). Il processo non si è limitato al trasferimento in Internet delle fonti esistenti, ma ha promosso, gradualmente, un nuovo tipo di risorse - innanzitutto gli archivi e le biblioteche elettronici, ma anche le riviste, i papers, gli e-texts, gli e-books, ecc. -, basate unicamente sul supporto digitale e prive di qualsiasi riferimento cartaceo(53). Questa sempre più cospicua dotazione di risorse di tipo sia narrativo che documentario, accessibili esclusivamente attraverso la rete, richiederebbe, per un suo corretto ordinamento ed utilizzo, la creazione di un'istituzione anche lontanamente paragonabile all'École des Chartes(54). Del resto, uno dei problemi aperti per le pubblicazioni elettroniche ed i materiali della storiografia on line è quello della loro rilevanza accademica, in uno con quello dei diritti d'autore e delle modalità di utilizzo delle opere diffuse in rete(55).
13. L'incremento continuo dell'attività di trasferimento - o di formazione ex novo - in forma digitale e sistemica di archivi, di database e di innumerevoli altre fonti di disparata natura, ha comportato la nascita di quelle che vengono definite "metafonti", o anche "metarisorse"(56). Oltre ai risultati conseguiti in questo campo dai singoli studiosi, va segnalata l'importanza assunta dai progetti degli Enti, a cominciare dalle Biblioteche Nazionali - che hanno avviato ragguardevoli iniziative di digitalizzazione del patrimonio culturale e "monumentale" -(57). Gli archivi procedono con notevole ritardo in questa direzione, con alcune rimarchevoli eccezioni, come ad esempio quella dell'Archivio di Stato di Firenze, che è impegnato in una serie di programmi di trasposizione sotto forma digitale di alcuni dei fondi antichi più consultati(58). Tra questi, il primo ad approdare in rete, recentemente, è stato il fondo "Mediceo avanti il Principato"(59), che raccoglie l'archivio della famiglia Medici (per un arco cronologico dal XIV secolo alla metà del XVI secolo) e che consiste, in prevalenza, nelle buste del carteggio politico, diplomatico e privato della famiglia ed, in parte, nella documentazione originata dal banco Medici(60).
Come dimostra l'esempio dell'Archivio di Stato di Firenze, il processo di trasferimento su base digitale delle documentazioni e delle altre testimonianze del passato, in particolare di quelle che riportano informazioni di storia quantitativa o indicazioni di fatti economici, ha alcuni indubbi vantaggi. Sicuramente, il risparmio di spazio fisico: basti pensare solo alle dimensioni enormi, in termini di misure lineari, delle sedi degli archivi e delle biblioteche attuali, per farsi un'idea della differenza costituita da depositi delle fonti on line o da altre forme di immagazzinamento dei dati, come ad esempio il CD-ROM.
14. Inoltre, va considerato il livello di conservazione, il diverso grado di deperibilità delle fonti cartacee e di quelle virtuali. È cambiato il precedente paradigma dei fattori "che conservano le fonti": non vi è dubbio, infatti, che il supporto elettronico consenta una salvaguardia della documentazione di ben più lunga durata (tendenzialmente imperitura) e comporti anche minori problemi di custodia e di manutenzione, a differenza delle biblioteche e degli archivi cartacei, che hanno necessità di ambienti dedicati, di attrezzature specifiche, di particolari attenzioni verso gli agenti patogeni esterni.
Le fonti virtuali, infine, presentano il vantaggio di una consultabilità semplice ed immediata, con notevoli risparmi in termini di costi ed di tempi - sia quelli di lavoro vero e proprio, che quelli di spostamento -; ma, soprattutto, rispondono al requisito di una nuova fisionomia dei dati e di un nuovo metodo di lettura, fatto di relazioni, di nessi e di sintesi complesse. Oggi è possibile anche passare da un documento ad un altro, con la tecnica del linkage, senza essere costretti a giungere fino alla fine della lettura di un testo determinato; è possibile il confronto immediato tra fonti diverse, senza dover prima esaminare tutte le informazioni in esse contenute.
Un'altra caratteristica di Internet, di cui possono avvantaggiarsi anche gli storici dell'economia, è la possibilità di un aggiornamento della disciplina - e dei risultati della ricerca - in tempo reale e di un'agile comunicazione all'interno della comunità scientifica. La diffusione delle pagine web per le singole università, i distinti istituti di ricerca e, persino, per gli studiosi a livello individuale, offre una messe di fonti di conoscenza ed un valido strumento per uno scambio di saperi su vasta scala. Basti vedere l'incontenibile disponibilità di papers, indagini ed ogni tipo di lavori, che i siti universitari e di ricerca vanno sempre più ospitando. Tuttavia, il collegamento più usato per stabilire relazioni di tipo scientifico e mettere in circolazione dati, analisi, elaborazioni e studi è costituito dalle liste di utenti di posta elettronica (le mailing lists) ed, in subordine, dai forum di discussione (i newsgroups), dedicati alle specifiche tematiche del settore. Si tratta di un sistema utile ed in continua crescita, in termini di adesioni, ma anche di qualità delle informazioni.
15. In ultimo, occorre affrontare uno dei problemi cruciali sorti con l'avvento di Internet. Con le fonti elettroniche, infatti, si è verificato il passaggio - un vero e proprio salto - da una lacunosità della documentazione disponibile(61), ad un eccesso di documentazione. Il rischio, insito nella moltiplicazione senza limiti delle fonti virtuali, è quello della contemporanea mancanza di un adeguato apparato di controlli e di un sistema di validazione scientifica. Se, di fronte ad una documentazione lacunosa, il compito dello storico (economico e non economico) era quello di "aguzzare l'ingegno", avvicinando la propria attività "a quella del detective"(62); di fronte ad una sovrabbondanza di "dati", il suo compito non è più quello di un'investigazione, ma di una selezione. Il "detective" virtuale non ha più esigenza di materia prima, della "creta" per costruire la sua indagine, ma deve dotarsi delle competenze e degli strumenti necessari per distinguere le tracce utili da quelle fuorvianti ed inutili(63). L'obiettivo di chi tende ad evitare la progressiva dequalificazione delle fonti, una dannosa inflazione di risorse documentali prive di valore, si fonda sulla scelta di una metodologia di selezione dei documenti e sulla ricerca di nuovi requisiti di qualità per le fonti disponibili in rete, come è dimostrato dall'intensa letteratura sviluppatasi sul tema negli ultimi anni(64).
Se non si vuole dare adito ad una "mitizzazione delle nuove fonti", appare necessario integrare la valutazione dei benefici attuali offerti dalla rete, sia con l'esame dei punti critici, degli ostacoli e dei "costi" nell'utilizzo di Internet, che con l'indicazione - in modo equilibrato - del suo valore prospettico come risorsa per la storia tout court e per la storia economica, in particolare.
16. Al primo scopo, in parte sovviene il richiamo ad una conferenza tenuta da Umberto Eco presso "The Italian Academy for Advanced Studies in America" nel 1996(65), nel corso della quale egli individuava "i problemi reali di una comunità elettronica", che si possono riassumere nei concetti di "solitudine", "eccesso di informazioni", "incapacità di scegliere e discriminare"(66). Eco portava a termine la sua riflessione, sulla base di un orientamento sicuramente partisan, sostenendo che: "Una storia ipertestuale e interattiva vi permette di praticare libertà e creatività e io spero che questo tipo di attività sia praticata nel futuro. Ma Guerra e Pace, così come è stata scritta, non ci mette di fronte alle illimitate possibilità della Libertà, ma con le leggi severe della Necessità. Per essere persone libere abbiamo bisogno di imparare questa lezione sulla vita e sulla morte, e solo un libro può darci tale saggezza"(67).
Il secondo argomento, di tipo prospettico, consente di accertare la possibilità che attraverso Internet si consolidi ulteriormente il conseguimento di un obiettivo di rilievo generale. Infatti, se già "la Storia Economica, come dimostra la sua evoluzione scientifica, (...) è venuta acquisendo sempre più i connotati di disciplina globale"(68), con un utilizzo pieno - e corretto - delle opportunità fornite dalle nuove fonti elettroniche, essa può diventare sempre più una disciplina autonoma scientificamente e "globale", à part entière, dal punto di vista culturale(69). Per fare questo, è utile, se non indispensabile - nonostante tutte le difficoltà, la materiale impossibilità di "redigere un inventario completo delle fonti", come indicato da Cipolla -, passare alla configurazione di una rassegna delle risorse disponibili in rete per gli storici dell'economia.
17. Come si è detto, non è pensabile che una rassegna delle fonti elettroniche per la storia economica sia esauriente, né astrattamente coerente. Si tratta, più semplicemente, di fare il punto sullo "stato dell'arte" in questo settore, dando per scontati i limiti e le mancanze, il carattere di work in progress della classificazione e la necessità di un suo continuo aggiornamento, al fine dell'arricchimento del quadro degli strumenti a disposizione dello storico dell'economia. In poche parole, il repertorio non vuole essere altro che una prima guida per la navigazione e, soprattutto, uno stimolo per il lavoro storiografico, per la concreta attività ricerca, nelle mutate condizioni degli strumenti e delle tecnologie innovative.
Questa impostazione, solo apparentemente minimalista, può servire a fornire argomenti per una risposta di non breve portata alle preoccupazioni ed agli interrogativi che si pongono da parte degli studiosi nell'affrontare il problema dell'utilizzo delle reti telematiche, di Internet e delle fonti virtuali. Se è indubitabile che "il tempo delle vere rivoluzioni è anche quello che vede fiorire le rose"(70), allora cerchiamo di capire quali rose è possibile cogliere nel nostro campo.
I siti inglesi ed americani hanno già acquisito una vasta esperienza nel divulgare fonti primarie e secondarie di grande valore per la storia economica, in quanto gli studiosi di quei paesi considerano il mondo del World Wide Web uno strumento essenziale. In Italia - come accade per altri second comers -, siamo appena all'inizio di questo processo(71), ma si tratta di un avvio promettente.
18. Per rendere disponibile un'ulteriore prova dell'utilità della rete ai fini della disciplina, oltre che per una primaria esigenza di aggiornamento dei precedenti repertori e di definizione di un concreto strumento di lavoro, è stata predisposta una prima classificazione aggiornata delle fonti elettroniche, suddividendole in dieci gruppi, costituiti da siti web (rassegne di risorse, portali e motori di ricerca; società, enti ed associazioni; università, istituti di ricerca e musei; biblioteche, cataloghi e bibliografie; archivi di fonti e banche dati; archivi di software e case editrici; volumi, papers e raccolte di saggi; riviste; mappe e stampe elettroniche; Internet e storia economica), ed in un gruppo, costituito da mailing lists e newsgroups.
Di questa rassegna, per ragioni di brevità e di funzionalità dell'esposizione, non ho fornito informazioni puntuali, ripromettendomi di portare a conoscenza della comunità scientifica e degli studiosi interessati il vasto repertorio delle fonti elettroniche predisposto ed in via di ulteriore arricchimento, nelle forme più opportune. Alcune di queste indicazioni sono contenute, in ogni modo, nella bibliografia/webliografia finale.
L'opera faticosa di classificazione risulterà comunque incompleta in molte parti, se riferita all'universo delle risorse elettroniche disponibili in rete, in crescita di giorno in giorno ad una velocità cui non è possibile stare dietro, per ogni settore, senza perdersi(72). Eppure, al termine di questa riflessione, si continua ad avvertire pienamente l'utilità di fornire un quadro quanto più definito ed aggiornato delle nuove fonti per la storia economica. Uno sforzo che non è stato possibile racchiudere nei limiti di questa relazione e nel quale, però, non va neppure riposta un'aspettativa univoca, di tipo quasi demiurgico. Infatti, lo studioso ha anche un altro percorso aperto, un'altra opportunità: quella di utilizzare, dando prova di acume, versatilità e capacità di selezione, i portali ed i motori di ricerca - un po' come i "sassolini" di Hänsel e Gretel - per ritrovare la propria strada all'interno della rete, in relazione ad uno specifico tema di indagine o ad una problematica ben individuata.
19. Vale la pena, allora, di riprendere una considerazione di Braudel, secondo cui, per l'appunto: "non basta rifugiarsi in questa necessaria e interminabile prospezione di materiali nuovi. Questi materiali bisogna sottoporli a dei metodi. Senza dubbio questi ultimi, almeno alcuni, variano da un giorno all'altro. (...) Le informazioni, i materiali, bisogna anche sollevarli, ripensarli a misura dell'uomo e, al di là delle loro precisazioni, si tratta, se possibile, di ritrovare la vita (...). Riprendere in mano tutto, per tutto ricollocare nel quadro generale della storia, perché sia rispettata, malgrado le difficoltà, le antinomie e le contraddizioni fondamentali, quell'unità della storia che è l'unità stessa della vita."(73).
Sulla base di questa previsione - forse eccessivamente ottimistica -, ma anche della convinzione di Le Roy Ladurie che "la macchina può interessarci solo nella misura in cui ci permette di affrontare problemi nuovi e originali per metodo, contenuto e soprattutto ampiezza"(74), è probabile che saremo in grado di impiegare meglio queste tecniche, queste nuove fonti elettroniche, fornendo al nostro campo storiografico, quello della storia economica, un potente alleato ed uno strumento di lavoro finalmente umanizzato: la rete delle reti, Internet(75).
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(*) Il presente saggio è il risultato di una relazione al Convegno della Società Italiana degli Storici dell'Economia, "Nuove fonti e nuove metodologie di ricerca per la storia economica", Brescia, 15-16 novembre 2002.
(1) È un'espressione coniata da Bill Gates per qualificare storicamente il primo decennio del nuovo millennio: "L'ho chiamato il 'Digital decade', il decennio digitale. I computer saranno una componente indispensabile della nostra vita quotidiana. Del resto i computer stanno già diventando molto più potenti, meglio interconnessi, in grado di archiviare informazioni di ogni tipo. Apparecchi portatili e senza fili diventeranno la norma. Strumenti nuovi, come i Tablet PC, ci permetteranno di leggere facilmente sugli schermi, annotando e conducendo ricerche. Il riconoscimento elettronico della scrittura e della voce migliorerà a tal punto da rendere l'interazione con un computer naturale e intuitiva, né più né meno come l'interazione con altre persone." (A. Zampaglione, La recessione non ci fermerà, intervista a Bill Gates in "la Repubblica", 30 settembre 2002).
(2) Internet (Interconnected Networks, Inter Networking, International Network) viene descritta, nella relativa voce di un dizionario elettronico, come: "La più grande rete mondiale di reti interconnesse tramite un protocollo comune di comunicazione (TCP/IP); derivato dal progetto strategico statunitense ARPANET degli anni '60, si è diffuso in ambito universitario a partire dal 1984 grazie alla National Science Foundation ed è andato via via sviluppandosi fino a diventare il più esteso sistema integrato di comunicazione digitale. Il collegamento alla rete avviene attraverso società intermediarie (provider). L'utente, mediante l'uso di appositi programmi di navigazione nella rete, può accedere a fornitori di informazioni e servizi (consultazione di testi, visualizzazione di immagini e animazioni, acquisto di beni e servizi), gratuitamente o a pagamento, come pure scambiare messaggi mediante la posta elettronica. Internet è composta da 3 livelli gerarchici di reti: il primo livello è composto dai backbone networks (reti che formano la "spina dorsale", come ARPANET, NSFNET, MILNET), il secondo dai mid-level networks (reti di livello intermedio chiamate anche network di transito, che connettono i backbone network agli stub network), e l'ultimo dagli stub networks (reti locali che trasmettono pacchetti dati da e per host locali)" ("Dizionario tecnico informatico moreorless", 1997-2002, <http://www.moreorless.net/diz/MoL_I.html>).
(3) La telematica, secondo l'accezione di un altro dizionario elettronico, viene definita come: la "disciplina nata dalla combinazione della telecomunicazione e dell'Informatica. Il termine fu pubblicato per la prima volta da Simon Nora ed Alain Minc nel 1978 (L'informatisation de la Société - La Documentation Française). Incaricati del governo francese, i due ispettori delle Finanze studiarono l'impatto e le conseguenze nella società francese di una nuova economia basata sulla telecomunicazione ed i computer (new economy), anche per studiare le manovre economiche a livello mondiale delle corporation. Il termine telematica a volte viene erroneamente sostituito con quello più ampio di Information Technology (IT)" (F. Longo, "il dizionario informatico. La banca dati dell'Information Technology", Venezia, Università di Venezia, 1994-2002, <http://www.dizionarioinformatico.com/cgi-lib/diz.cgi?frame&key=telematica>; cfr. S. Nora, A. Minc, L'informatisation de la société. Rapport à M. le Président de la République, Paris, Éditions du Seuil, 1978). L'informatica ("contrazione di informazione automatica"), altresì, viene indicato come: "Termine coniato dall'ingegnere francese Philippe Dreyfus nel 1962. Disciplina che aiuta a risolvere problemi di una parte semplificata della realtà, tramite tecniche e metodi per la rappresentazione (istruzioni), l'elaborazione (CPU), la conservazione (memoria) e la trasmissione dell'informazione (bit). Il computer quindi, ancora secondo l'architettura Von Neumann, è il mezzo per realizzare questi 4 punti elencati." (F. Longo, "il dizionario informatico. La banca dati dell'Information Technology", cit., <http://www.dizionarioinformatico.com/cgi-lib/diz.cgi?frame&key=informatica>).
(4) Giannetti, in questo compito, è oggi coadiuvato da Carlo Travaglini, Giovanni Luigi Fontana e Giulio Fenicia.
(5) Il sito web
è definito come una "pagina ipertestuale presente in un server
web e identificata da un hostname costituito da un nome di
dominio (cfr. DNS) e da un'eventuale parte locale dell'indirizzo. Generalmente
la pagina web presenta anche altre risorse (immagini o qualsiasi
altro file) ed è collegata ad altre pagine web. Le
risorse non sono necessariamente presenti nello stesso server web
in cui si trova la pagina ipertestuale di partenza, quest'ultima denominata
homepage" (F. Longo, "il dizionario informatico. La banca
dati dell'Information Technology", cit.,
<http://www.dizionarioinformatico.com/cgi-lib/diz.cgi?name=sito>).
(6) SISE Newsletter, n. 2, 1995.
(7) SISE Newsletter, n. 3, 1995.
(8) J. G. Droysen, Istorica. Lezioni sulla enciclopedia e metodologia della storia, Milano-Napoli, Ricciardi, 1966, p. 38.
(9) Cfr. M. Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, Torino, Einaudi, 1978, p. 71.
(10) Per database si intende un "archivio di dati eterogeneo gestito dal computer che memorizza e organizza i dati per una loro veloce gestione (ricerca, cancellazione, inserimento)" (F. Longo, "il dizionario informatico. La banca dati dell'Information Technology", cit., <http://www.dizionarioinformatico.com/cgi-lib/diz.cgi?name=database>).
(11) "All'inizio degli anni ottanta la comparsa a prezzi accessibili dei personal computer cambiò radicalmente il panorama e segnalò una svolta nei rapporti tra informatica e storiografia. (...) La rapida evoluzione del personal computer, l'incremento costante della sua funzionalità in termini di potenza di elaborazione (numerica, testuale, grafica), permise la rapida emigrazione di molte applicazioni che erano state sviluppate per il mainframe. (...) Gli storici interessati a usare il computer per il loro lavoro si giovarono di questa evoluzione dell'informatica." (O. Itzcovitch, Dal mainframe al personal: il computer nella storiografia quantitativa, in AA.VV., Storia & Computer. Alla ricerca del passato con l'informatica, a cura di S. Soldani e L. Tomassini, Milano, Bruno Mondadori, 1996, p. 38).
(12) Per "digital
divide" si intende - alla lettera - il divario, la divisione digitale,
come mancanza di accesso alle nuove tecnologie di comunicazione ed informatiche.
I primi a parlare di digital divide furono Bill Clinton ed Al Gore,
quando, all'inizio degli anni novanta, avviarono una politica di esteso
sviluppo e potenziamento della rete Internet negli Stati Uniti, con l'obiettivo
di superare le difficoltà, anche in termini di costi, di realizzazione
delle infrastrutture telematiche in determinate zone del paese. Nel corso
degli anni successivi, la diffusione di Internet ha interessato tutte
le aree industrializzate e queste problematiche hanno cominciato ad essere
avvertite anche in altri paesi, compresa l'Italia, fino a raggiungere
il sud del pianeta.
Per "bolla informatica" si intende la bolla speculativa determinata
da un rapporto tra i capitali, ovvero i prezzi dei titoli, e gli utili
delle imprese start-up, sopravvalutato per un'entità storicamente
ineguagliata, superiore persino a quella della crisi esplosa nel 1987.
A partire dal marzo-aprile 2000, questa crescita anomala ha portato alla
crisi borsistica dei titoli tecnologici e ad una recessione di vasta portata
della new economy.
(13) Information Technology è il "termine che esprime l'insieme di tutte le tecnologie per l'elaborazione, la memorizzazione, l'utilizzo e la comunicazione dell'informazione" (F. Longo, "il dizionario informatico. La banca dati dell'Information Technology", cit., <http://www.dizionarioinformatico.com/cgi-lib/diz.cgi?name=IT>); mentre Information and Communications Technology (ICT) è il "termine che enfatizza l'aspetto delle comunicazioni dell'IT in ambito educativo. La notazione ICT comprende tutti gli strumenti per la comunicazione di reti sia hardware che software" (F. Longo, "il dizionario informatico. La banca dati dell'Information Technology", cit., <http://www.dizionarioinformatico.com/cgi-lib/diz.cgi?name=ICT>).
(14) Da questo punto di vista, Internet può essere considerata come l'unione di tre diverse unità di spazio, ciascuna con una sua propria conformazione e topologia: lo spazio fisico dell'infrastruttura; lo spazio digitale della piattaforma di memoria - che costituisce l'ambiente necessario sia per l'installazione ed il funzionamento del software, che per la registrazione dei documenti -; ed, infine, lo spazio semantico - quello che viene chiamato "ciberspazio" -. Grazie a queste caratteristiche peculiari, Internet rappresenta uno strumento di grande importanza per la riduzione dei tempi e dei costi per lo svolgimento delle attività scientifiche e di ricerca: l'Archivio di Stato di Firenze ha calcolato che il rapporto fra la realizzazione di digitalizzazioni rispetto a microfilmature è in termini di costi di 20:1, in termini di tempo di 5:1 (cfr. I. Cotta, F. Klein, S. Vitali, Archivi e documenti nell'era digitale, in I formati della memoria, Firenze, Giunti, 1997, pp. 205-251).
(15) M. Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, cit., p. 71.
(16) Basti pensare che "nel 1636 un bulbo, prima considerato di nessun valore, poteva venire scambiato per «un carro nuovo, due cavalli grigi e una bardatura completa»" (J. K. Galbraith, Breve storia dell'euforia finanziaria. I rischi economici delle grandi speculazioni, Milano, Rizzoli, 1991, p. 35).
(17) "Il crollo dei prezzi dei tulipani e l'impoverimento che ne risultò ebbero l'effetto di una gelata sulla vita economica olandese negli anni che seguirono: in termini moderni, una sensibile depressione. Essa fu però mitigata da un altro risultato: in Olanda la coltivazione dei tulipani proseguì, e alla fine si svilupparono ampi mercati per fiori e bulbi. Chiunque abbia visto i campi di tulipani di questa terra in primavera ne trarrà per sempre l'impressione che la tulipanomania non abbia fatto che prefigurare il vero dono della natura." (J. K. Galbraith, Breve storia dell'euforia finanziaria. I rischi economici delle grandi speculazioni, cit., p. 39).
(18) Il sito della S.I.S.E., poi, ha ricevuto accoglienza presso l'Università degli Studi di Firenze, all'URL (Universal Resource Locator): <http://www.unifi.it/centri/sise/welcome.htm>. Attualmente il sito è in fase di profonda revisione ed aggiornamento, con la previsione della sua collocazione ad un nuovo indirizzo del tutto autonomo.
(19) SISE Newsletter, <http://www.unifi.it/centri/sise/newslet.htm>.
(20) Nel corso di questi anni, "Itinerari telematici" ha fornito un contributo rilevante alla diffusione di informazioni sui servizi e sulle risorse disponibili in rete per gli studiosi di storia economica (mailing lists, portali web, riviste ed altre pubblicazioni elettroniche, archivi e banche dati, biblioteche, libri e bibliografie, società ed associazioni, università ed istituti di ricerca, congressi e conferenze, ecc.), con l'indicazione dei siti di riferimento e con un aggiornamento, di numero in numero, di tali opportunità.
(21) SISE Risorse in rete, <http://www.unifi.it/centri/sise/risors.htm>.
(22) Le mailing lists sono costituite da un "elenco di indirizzi in versione elettronica di un gruppo di utenti, ai quali vengono spediti, attraverso e-mail, messaggi relativi ad un particolare argomento; a differenza dei newsgroup solo gli iscritti ricevono i messaggi"("Dizionario tecnico informatico moreorless", cit., <http://www.moreorless.net/diz/MoL_M.html>). I newsgroups sono gruppi "di persone che dialogano in rete per scambiarsi informazioni utili su temi di comune interesse, forum di discussione (...), alimentati dai contributi e-mail di chiunque voglia partecipare" ("Dizionario tecnico informatico moreorless", cit., <http://www.moreorless.net/diz/MoL_N.html>).
(23) Cfr. M. Vasta, Storia di Internet, Internet per la storia. La rete e le risorse per lo storico economico, in "Archivi e Imprese", n. 17, 1998. Va anche richiamato un articolo di Renato Giannetti sulla nozione di rete, di carattere più generale, ma comunque utile per favorire una valutazione da parte degli storici dell'economia (cfr. R. Giannetti, Promemoria con divagazioni, in "Golem", n. 11, 1997, <http://www.enel.it/it/enel/magazine/golem/ArchivioGolem/Golem11/giannetti.htm>).
(24) La rassegna delle risorse parte dalle mailing lists e dai newsgroups, per poi trattare le fonti disponibili nel web, che sono suddivise in dieci gruppi, analoghi a quelli riportati nel sito della S.I.S.E: società ed associazioni, università ed istituti di ricerca, riviste, case editrici, archivi di software, archivi di fonti e dati, raccolte di saggi, storie d'impresa, papers ipertestuali, rassegne di risorse (cfr. M. Vasta, Storia di Internet, Internet per la storia. La rete e le risorse per lo storico economico, cit., pp. 115-146).
(25) Ibidem, p. 115.
(26) Ibidem, pp. 115-116.
(27) I contributi degli studiosi italiani sull'importanza della rete e sull'impiego delle fonti elettroniche per la storia, in quest'ultimo lustro si sono notevolmente intensificati. Tra i più significativi, occorre ricordare: AA.VV., Il documento immateriale. Ricerca storica e nuovi linguaggi, a cura di G. Abbattista e A. Zorzi, Dossier n. 4 de "L'Indice dei libri del mese", XVII, n. 5, 2000; AA.VV., Linguaggi e siti: la storia on line, a cura di S. Noiret, in "Memoria e Ricerca", Nuova Serie, n. 3, 1999; AA.VV., Medioevo e Internet, a cura di R. Greci, Bologna, CLUEB, 2002; G. Abbattista, Ricerca storica e telematica in Italia. Un bilancio provvisorio, in "Cromohs", n. 4, 1999; G. Abbattista, Risorse elettroniche e telematiche per gli studi di Storia moderna, in "Memoria e Ricerca", Nuova Serie, n. 6, 2000; G. Abbattista, Portali, repertori e guide: riflessioni su alcune esperienze in corso, in "Workshop su I repertori delle risorse digitali", Firenze, Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell'Università di Firenze, 2002; F. Chiocchetti, Le guide alle risorse storiche online: una rassegna critica, in "Cromohs", n. 7, 2002; F. Chiocchetti, Sulle tracce delle risorse: uno sguardo sull'evoluzione dei repertori storiografici online, in "Workshop su I repertori delle risorse digitali", Firenze, Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell'Università di Firenze, 2002; P. Corrao, Storia nella rete, storia con la rete, in "Nuove Effemeridi. Rassegna trimestrale di cultura", XIII, n. 51, 2000; A. Criscione, Sopravviverà la storia all'ipertesto?, in "Memoria e Ricerca", Nuova Serie, n. 12, 2002; P. De Lazzaro, XML. L'ipertesto sbarca sul web, in "Workshop su La codifica digitale dei testi: le prospettive di XML", Firenze, Dipartimento di Storia dell'Università di Firenze, 1999; F. Klein, Riflessioni a proposito di progettualità culturale e digitalizzazione documentaria, in "Workshop su Archivi storici e archivi digitali tra ricerca e comunicazione", Firenze, Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell'Università di Firenze, 2000; F. Metitieri, R. Ridi, Ricerche bibliografiche in Internet. Strumenti e strategie di ricerca, OPAC e biblioteche virtuali, Milano, Apogeo, 1998; R. Minuti, Le incognite della "pubblicazione" on-line, in "Reti Medievali", I, n. 1, 2000; R. Minuti, Internet e il mestiere di storico. Riflessioni sulle incertezze di una mutazione, in "Cromohs", n. 6, 2001; R. Minuti, Storiografia, riviste e reti: una transizione avviata?, in "Memoria e Ricerca", Nuova Serie, n. 8, 2001; G. Monina, E. Taviani, La storia e l'editoria elettronica, in "Contemporanea", II, n. 3, 1999; P. Paoletti, Informatica e fonti storiche, in "Scrineum", n. 1, 1999; M. Toffoletto, Trovare informazioni su Internet: come usare motori di ricerca, indici e banche dati di risorse elettroniche, in "Contemporanea", III, n. 2, 2000; F. Valacchi, Internet e gli archivi storici. I possibili approcci alle risorse disponibili sulla rete e alcune considerazioni in merito ai servizi telematici offerti dal sistema archivistico nazionale, in "Workshop su Le fonti storiche on line: testuali, documentarie, iconografiche", Firenze, Dipartimento di Storia dell'Università di Firenze, 1999; F. Valacchi, I percorsi della ricerca, in "Workshop su Archivi storici e archivi digitali tra ricerca e comunicazione", Firenze, Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell'Università di Firenze, 2000; F. Valacchi, Fonti archivistiche, risorse digitali e digitalizzazione, in "Workshop su Fonti digitalizzate. Problemi, metodi, esegesi", Firenze, Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell'Università di Firenze, 2001; S. Vitali, "Archivi on line": qualche riflessione metodologica, in "Workshop su Archivi storici e archivi digitali tra ricerca e comunicazione", Firenze, Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell'Università di Firenze, 2000; S. Vitali, Navigare nel passato. Problemi della ricerca archivistica in Internet, in "Contemporanea", n. 2, 2001; C. Vivoli, Quale sistema informativo per gli archivi?, in "Workshop su Archivi storici e archivi digitali tra ricerca e comunicazione", Firenze, Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell'Università di Firenze, 2000; A. Zorzi, Millennio digitale. I medievisti e l'Internet alle soglie del 2000, in "Memoria e Ricerca", Nuova Serie, n. 5, 2000; A. Zorzi, Documenti, archivi digitali, metafonti, in "Atti del Convegno su I Medici in rete: ricerca e progettualità scientifica a proposito dell'archivio Mediceo avanti il Principato", Firenze, Archivio di Stato di Firenze, 2000. In ogni caso, per un'indicazione sulle edizioni elettroniche dei testi fin qui richiamati e per riferimenti ad altri lavori sullo stesso tema, si rimanda alla bibliografia/webliografia finale.
(28) E. Le Roy Ladurie, Le frontiere dello storico, Roma-Bari, Laterza, 1976, p. 3.
(29) F. Melis, Sulle fonti della storia economica. Appunti raccolti alle lezioni del Prof. Federico Melis, a cura di B. Dini, Milano, Cisalpino - Goliardica, 1985, p. 5. L'indicazione relativa a "qualsiasi monumento" va presa in senso lato ("dal latino monere = ricordare").
(30) F. Melis, Sulle fonti della storia economica, cit., p. 6. Si può aggiungere che: "Fonti dirette sono, ad esempio, testi di dottrina economica, registri contabili, descrizioni di azioni economiche; fonti indirette resti di prodotti dai quali si può arguire l'azione economica mediante la quale furono ottenuti." (A. Fanfani, Introduzione allo studio della storia economica, Milano, Giuffré , 1943, p. 101). Ed, inoltre, che: "Tra le fonti primarie scritte disponibili allo storico economico vanno distinte a) le fonti narrative e cronachistiche e b) le fonti documentarie" (C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, Bologna, il Mulino, 1988, p. 48).
(31) F. Melis, Sulle fonti della storia economica, cit., pp. 6-7.
(32) Ibidem. Le "fonti concomitanti" fanno riferimento agli "organismi nei quali maturano e si producono i fatti economici: le aziende", che rappresentano l'annullamento di "quella distanza - di tempo e territoriale, ma anche di sensibilità, di competenza e di interesse - tra l'accadimento dei fatti economici e coloro che ne hanno fissato la memoria"; tali fonti sono state distinte in due sezioni, una per le aziende private e una per le aziende pubbliche, con ulteriori suddivisioni relative alle serie che rientrano in ciascuna ripartizione (cfr. F. Melis, Sulle fonti della storia economica, cit., pp. 117-243).
(33) C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, cit., p. 46. Lo stesso Cipolla, però, afferma che: "Ad onta di ciò, ho tentato una esemplificazione dei maggiori documenti o serie documentali di cui può disporre lo storico economico".
(34) M. Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, cit., p. 72. A questo proposito, vale la pena di riportare un altro brano di Bloch (pp. 72-73): "È bene - anzi, a mio parere, è indispensabile - che lo storico possieda almeno un'infarinatura di tutte le principali tecniche del suo mestiere: magari soltanto per saper valutare a priori la forza dello strumento e le difficoltà del suo uso. (...) Tuttavia, per grande che sia la varietà di conoscenze dei ricercatori meglio preparati, esse troveranno sempre, e di solito assai presto, i loro limiti. Non c'è allora altro rimedio fuorché quello di sostituire alla molteplicità delle competenze in uno stesso uomo un'alleanza delle tecniche praticate da studiosi diversi, ma tutte rivolte all'illustrazione di un unico tema. Questo metodo presuppone il consenso al lavoro per squadre. Esige anche la definizione preliminare, ottenuta di comune accordo, di alcuni grandi problemi dominanti. Siamo ancora troppo lontani da simili conquiste. Eppure esse determineranno in gran parte, non vi è dubbio, l'avvenire della storiografia.".
(35) "Per critica delle fonti si intende sostanzialmente l'interpretazione letterale dei testi (decifrazione), l'interpretazione sostanziale o contenutistica degli stessi, la determinazione della loro autenticità e la specificazione del loro grado di attendibilità. I quattro processi sono inestricabilmente interdipendenti" (C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, cit., p. 53). Se si fa riferimento a questi significati per l'esegesi delle fonti, allora il criterio indicato sarà notevolmente utile anche nella valutazione delle nuove fonti di tipo elettronico.
(36) G. Galasso, Nient'altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, Bologna, il Mulino, 2000, p. 301.
(37) M. Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Torino, Einaudi, 1958, p. 148.
(38) Per la verità, si è sempre verificato che: "L'applicazione delle tecniche moderne (...) all'esame delle fonti storiche ha comportato rinnovamenti sostanziali della tecnica e dei metodi di ricerca in tutte le discipline storiche. In sostanza, l'ampliamento delle testimonianze e dei dati considerati come fonti storiche non avrebbe di per sé comportato tutte le conseguenze che effettivamente ha comportato, se non fossero mutati anche i metodi di trattamento delle fonti stesse." (G. Galasso, Nient'altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, cit., pp. 306-307).
(39) Cfr. S. Battilossi, Le rivoluzioni industriali, Roma, Carocci, 2002, pp. 111-117.
(40) Come ha notato Galasso: "i due processi, quello di allargamento del materiale considerato come fonte storica e quello di innovazione del suo trattamento, formano un unico svolgimento che va esso stesso considerato nel suo insieme" (G. Galasso, Nient'altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, cit., p. 307). Sempre Galasso (pp. 332-333) ha osservato che: "le caratteristiche principali dei nuovi tipi di fonti possono essere così sintetizzate: a) specificità tecnica dei singoli nuovi tipi di fonte, la quale, come del resto già per i vari tipi via via affiorati nel passato, impone criteri ermeneutici peculiari, connessi appunto a tale specificità; b) relazione strettissima dei nuovi tipi di fonte con i temi di storia della vita quotidiana, della cultura materiale, insomma con i temi socio-antropologici; c) esaltazione dell'elemento quantitativo nella considerazione storica, a seguito non solo dell'accresciuto numero di dati disponibili, ma anche della possibilità tecnica di dominarli e di elaborarli in funzione di tematiche anche assai complesse; d) spinta oggettiva alle connessioni interdisciplinari o, meglio, a più forti suggestioni reciproche fra le varie discipline; e) modificata documentabilità di molti aspetti e momenti della vita sociale; f) maggiore connessione, ma anche maggiore autonomia potenziale rispetto al potere politico, sociale, ideologico, economico.".
(41) Cfr. W. Kula, Problemi e metodi di storia economica, Milano, Cisalpino - Goliardica, 1972, p. 90.
(42) E. H. Carr, Sei lezioni sulla storia, Torino, Einaudi, 1966, pp. 34. Con l'avvento dell'informatica e della telematica, in particolare, la valutazione secondo cui lo storico distingue il suo impegno in due diverse fasi di lettura delle fonti e di scrittura del testo "sembra improbabile e scarsamente convincente"; Carr (pp. 33-34), infatti, aveva fornito - già agli albori dell'epoca dei computers - un punto di vista differente: "Per quanto mi riguarda, appena mi sono inoltrato in alcune delle fonti notoriamente essenziali, mi incominciano a prudere le mani e mi metto a scrivere - non necessariamente dall'inizio, ma da un punto qualsiasi. Da questo momento il leggere e lo scrivere vanno avanti parallelamente. Ritorno su ciò che ho scritto, faccio aggiunte, tagli, correzioni, cancellature, e mi rimetto a leggere. La mia lettura è guidata, diretta e resa più proficua da ciò che ho scritto: più scrivo e più mi rendo conto di ciò che sto cercando, e insieme capisco meglio il significato e l'importanza di ciò che trovo."
(43) Tim Berners Lee, nel 1990, ha realizzato - come supporto per i fisici del CERN di Ginevra - un sistema per consultare in modo intuitivo informazioni, dati ed immagini, dando vita al World Wide Web (cfr. T. Berners-Lee, WWW: past, present, and future, in "IEEE Computer", n. 29, 1996). La consultazione della rete è diventata così fluida da essere definita surfing ("navigazione", in italiano), grazie all'Hyper Text Marking Language (HTML), il linguaggio con cui da quel momento in poi sono stati composti i dati da consultare.
(44) P. Ortoleva, Presi nella rete? Circolazione del sapere storico e tecnologie informatiche, in AA.VV., Storia & Computer. Alla ricerca del passato con l'informatica, cit., p. 65. A chiarimento di questa formula, che implica una contaminazione con i modelli di interrelazione sociale, è stato sottolineato (p. 66) che: "sia nell'organizzazione della comunità scientifica, sia nell'organizzazione del discorso storico, a convenzioni di tipo lineare ed esplicitamente gerarchico si stanno sostituendo, grazie soprattutto alla presenza crescente e ineludibile di computer e reti telematiche, convenzioni di tipo reticolare, dichiaratamente orizzontali (il che non esclude affatto, naturalmente, l'esistenza di gerarchie nascoste)".
(45) "Per fonti letterarie sono da intendere le opere espresse e tramandate attraverso la scrittura (...). Questo (...) gruppo di testimonianze è foltissimo, perché in qualsiasi scritto può essersi fissata la memoria di uno o di infiniti fatti economici: esso si distende, invero, dalla letteratura in senso stretto (...) alle semplici composizioni narrative realizzate abbastanza dappresso all'accadimento dei fatti (...), talvolta rappresentati dagli stessi protagonisti" (F. Melis, Sulle fonti della storia economica, cit., p. 56).
(46) Il termine "ipertesto", coniato da Ted Nelson prima ancora dell'avvento della rete - più di recente, cfr. T. H. Nelson, Literary Machines 90.1. il progetto Xanadu, Padova, Franco Muzzio, 1992 -, fa riferimento ad un documento fatto di testo, immagini, suoni, in cui alcuni elementi - una parola o un'icona -, visualizzati in modo particolare (ad esempio con una sottolineatura, con un colore diverso o con caratteri in grassetto), contengono dei rimandi ad altre pagine localizzate nello stesso sito o addirittura in un sito diverso, magari molto distante. Si tratta di link e hyperlink ("àncore", in italiano), che funzionano come i rimandi testuali di una enciclopedia, passando automaticamente ad una nuova pagina, in un percorso di lettura non sequenziale, che l'utente sceglie liberamente. Come è stato notato: "Il link (collegamento ad altre informazioni) è l'elemento chiave che la tecnologia informatica ha fornito alla comunicazione permettendo quel salto reso dal suffisso "iper" per cui un testo diventa un "ipertesto". Gli studi teorici sull'ipertesto hanno da tempo definito diverse tipologie di link, tra le quali è fondamentale ricordare le seguenti: link bidirezionali; link multiplo (uno a molti e molti a uno); link che puntano su sezioni strutturali di un documento; link che identificano una sequenza di documenti interrelati; link definiti all'esterno del documento" (F. Longo, "il dizionario informatico. La banca dati dell'Information Technology", cit., <http://www.dizionarioinformatico.com/cgi-lib/diz.cgi?frame&key=ipertesto>).
(47) Cfr. G. Galasso, Nient'altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, cit., p. 321. Inoltre, cfr. J. D. Bolter, Lo spazio dello scrivere. Computer, ipertesti e storia della scrittura, Milano, Vita e pensiero, 1993; G. P. Landow, Ipertesto. Il futuro della scrittura, Bologna, Baskerville, 1993; AA.VV., Hyper/Text/Theory, a cura di G. P. Landow, Baltimore, MD, Johns Hopkins University Press, 1994; AA.VV., Oltre il testo: gli ipertesti, a cura di M. Ricciardi, Milano, Franco Angeli, 1994.
(48) Il linkage è il collegamento all'interno di una base di dati, di una rete, tra informazioni diversificate e di diversa origine. Il "collegamento nominativo" è uno dei campi più significativi della nuova ricerca storica, rappresentando un punto di intersezione tra la storia quantitativa e quella qualitativa.
(49) In questo caso, addirittura, si passa da un sistema di parametri ad un altro, completamente inedito: "viene sostanzialmente a essere negato il carattere chiuso, compiuto del discorso" storico, fino a considerare "come una grande novità il fatto che (...) «nuove unità possono essere prodotte usando il materiale di unità preesistenti»" (P. Ortoleva, Presi nella rete? Circolazione del sapere storico e tecnologie informatiche, cit., pp. 78-79). Parafrasando Foucault, si può parlare di un "processo alla rete", attraverso cui verificare l'insussistenza della necessità di avere una fonte più vicina possibile al testo dell'archetipo. L'ipertesto tendenzialmente dissolve questo problema, facendo scomparire progressivamente l'idea stessa dell'archetipo, ma arricchendo la nostra dotazione di informazioni e di conoscenze, avvicinandoci al documento con un diverso apparato interpretativo e con una più ampia possibilità di comprensione dei fatti in esso descritti.
(50) P. Ortoleva, Presi nella rete? Circolazione del sapere storico e tecnologie informatiche, cit., p. 82. A questi interrogativi si può aggiungere che: "Qui il pensiero ermeneutico si trova messo di fronte a una nuova sfida dai nuovi media elettronici. Poiché la tradizione culturale ha conosciuto per secoli quasi esclusivamente un'unica forma, e cioè quella del libro, le caratteristiche specifiche di tale mezzo hanno penetrato in profondità la struttura dei processi di comprensione. Tuttavia, i media digitali del nostro tempo non conoscono più il privilegio del formato testuale: presentano allo stesso titolo testi, immagini e suoni come tipi di informazione digitale. Internet ha un effetto egualitaristico non solo sotto questo aspetto, ma anche grazie alla sua rete di riferimenti orizzontali privi di struttura gerarchica, ottenuta mediante gli hyperlink. (...) Qui sorgono per l'ermeneutica numerosi compiti nuovi - compiti cui essa può assolvere solamente lasciandosi alle spalle il tradizionalismo e il testualismo" (M. Jung, L'ermeneutica, Bologna, il Mulino, 2002, pp. 137-138).
(51) F. Braudel, Scritti sulla storia, Milano, Bompiani, 2001, p. 23.
(52) La definizione di "fonte virtuale" può riferirsi a differenti procedimenti: innanzitutto, all'integrazione di fonti di tipo tradizionale lacunose e imperfette, mediante il ricorso a modelli statistico-matematici ed all'uso delle tecnologie elettroniche; inoltre, alla pressoché completa trasposizione sotto forma digitale delle fonti storiche; infine, al ripristino di una documentazione danneggiata o, più semplicemente, alla copia scannerizzata di un originale deperibile.
(53) Cfr. R. W. Zweig, Virtual record and real history, in "History and Computing", n. 4, 1992; AA.VV., Electronic information resources and historians: european perspectives, a cura di S. Ross e E. Higgs, St. Katharinen, Max-Planck-Institut für Geschichte in Kommission bei Scripta Mercaturae Verlag, 1993. Un esempio concreto, che vale la pena di segnalare, è rappresentato dalle dispense predisposte da Giuseppe Felloni per l'esame di "Storia della moneta e della banca", presso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Genova. Questo materiale didattico, che sostituisce il libro di testo, è disponibile solo su Internet ed è prelevabile gratuitamente dalla rete (G. Felloni, Moneta, credito e banche in Europa: un millennio di storia, Genova, Università degli Studi di Genova, Anno accademico 1999-2000, <http://www.economia.unige.it/04/diem/storia/prg/ge/monbanc>).
(54) C'è da osservare, a questo proposito, che l'École des Chartes stessa - la prestigiosa istituzione francese, fondata a Parigi nel 1821 per proseguire il lavoro storiografico degli eruditi del XVIII secolo -, per la verità, ha già cominciato ad aprirsi alle nuove metodologie sorte con la diffusione della rete telematica. Infatti, oltre ad avere realizzato un proprio sito web (<http://www.enc.sorbonne.fr>), la Scuola ha introdotto tra le proprie discipline alcuni corsi di notevole attualità, come: Systèmes de communication à l'époque contemporaine; Histoire et critique de l'image documentaire; Histoire du monde contemporain, Historiographie; Informatique appliquée. Quest'ultimo insegnamento, in particolare, viene presentato in rete, precisando che: "Ce cours vise à familiariser les étudiants de première année avec les outils bureautiques (utilisation du traitement de textes et du tableur, création d'une base de données) et avec les nouvelles technologies, aux fins d'intégrer ces connaissances à leurs travaux scientifiques, tant au plan de la mise en forme que de l'organisation des données. Il est complété par des stages à l'URFIST de Paris, visant notamment à présenter aux élèves les ressources documentaires offertes par Internet (textes, images)".
(55) Cfr. R. Giannetti, Tecnologie dell'informazione e reclutamento accademico, in "Memoria e Ricerca", Nuova Serie, n. 3, 1999. Sul tema della proprietà intellettuale all'interno dello spazio virtuale, poi, va ricordato il Convegno Internazionale su Proprietà intellettuale e cyberspazio, che l'Osservatorio "Giordano dell'Amore" sui rapporti fra diritto ed economia ed il Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale hanno promosso il 4 e 5 maggio 2001 a Stresa, sotto la presidenza di Guido Rossi e con la partecipazione dei massimi giuristi americani ed europei del settore (cfr. <http://www.burioni.it/forum/adr-stresa.htm>).
(56) Cfr. J.-P. Genet, Standardisation et échange des bases de données historiques, Paris, Éditions du C.N.R.S., 1988. Genet ha coniato il termine "metafonte" allo scopo di indicare genericamente dei database computerizzati; purtuttavia, questa espressione viene impiegata in riferimento a qualunque fonte complessa riportata su supporto digitale. Secondo una recente valutazione di Zorzi: "Con questo termine (...) non si intendono le semplici trascrizioni digitali di documenti o i più raffinati processi di codifica testuale, bensì nuove e più complesse pubblicazioni che all'edizione critica del documento affiancano una gamma di strumenti di indagine (regesti, inventari, riproduzioni digitali, saggi, bibliografie, banche dati, motori di ricerca e altri materiali) che non si limitano ad arricchire il testo, ma ne determinano nuovi modi di lettura e di fruizione." (A. Zorzi, Metafonti, in Il documento immateriale. Ricerca storica e nuovi linguaggi, cit., <http://lastoria.unipv.it/dossier/metafonti.htm>).
(57) Cfr. The Library of Congress, <http://lcweb.loc.gov/homepage/lchp.html>; Bibliothèque Nationale de France, <http://www.bnf.fr>; The British Library, <http://www.bl.uk>.
(58) Si tratta dei seguenti fondi: "Archivio Diplomatico" (oltre 140.000 pergamene, a partire dall'VIII secolo); "Archivio dei Monti" (circa 10.000 pezzi, con documenti finanziari dei secoli XIV e XV); "Lettere del cardinale Ferdinando dei Medici (1569 - 1587)" (sei filze dell'archivio "Mediceo avanti il Principato", per un totale di circa 4.800 carte); "Deputazione sopra il Catasto e Archivi Aggregati" (circa 15.000 volumi e filze, relativi ai registri catastali del XIX secolo); "Libri di Commercio" (circa 5.000 registri contabili, risalenti al periodo tra il XIV e il XIX secolo); (cfr. Archivio di Stato di Firenze, Attività e progetti, <http://www.archiviodistato.firenze.it/progetti/attivite.htm>).
(59) Cfr. Archivio di Stato di Firenze, Progetto "Mediceo avanti il Principato", <http://www.archiviodistato.firenze.it/rMap/index.html>.
(60) Come è stato
affermato: "L'evento è rimarchevole per autorevolezza e rigore
e, soprattutto, per gli scenari che apre. Sotto la direzione di Francesca
Klein, archivista e studiosa del Rinascimento fiorentino, è stata
costituita una banca dati di immagini dell'intero fondo (165 unità
archivistiche, composte di lettere, fascicoli e registri, per oltre 65.000
carte) e del relativo inventario analitico a stampa (4 volumi editi tra
1951 e 1963), per un totale di circa 150.000 immagini. Non ci troviamo
di fronte, cioè , alla semplice riproduzione digitale dei documenti,
ma a un archivio composito e costantemente incrementabile, che già
consente di accedere, in un'unica sessione, alle immagini dell'indice
dei nomi dei volumi d'inventario, degli inventari analitici dei documenti,
e dei singoli documenti, col corredo di ulteriori strumenti, come la tavola
genealogica dei Medici, e altri ancora con cui sarà possibile arricchire
il sito." (A. Zorzi, Metafonti, cit., <http://lastoria.unipv.it/dossier/metafonti.htm>).
Un elemento di grande interesse per l'archivio è rappresentato,
oltre che dalla rapidità della consultazione on line, dalla
leggibilità dei documenti, che - grazie all'apporto di uno
zoom e di altre tecniche digitali - è molto migliore
rispetto all'originale.
(61) Cfr. C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, cit., pp. 38-42.
(62) Ibidem, p. 42. In passi diversi (p. 42 e p. 38), Cipolla ha osservato che: "Quando le fonti scritte superstiti sono rare le si studia, le si analizza, le si scruta per così dire col microscopio, frase per frase, parola per parola"; infatti, "vale per lo storico la frase messa in bocca di Sherlock Holmes da Arthur Conan Doyle: «Dati, dati, dati: senza la creta non posso fabbricare mattoni»".
(63) Come è stato sottolineato: "L'overdose cognitiva mette l'accento sulla capacità degli individui di costruire il loro bagaglio di conoscenza per via di sottrazione, oltre che per addizione. Sviluppando l'attitudine a distinguere le vere fonti di conoscenza da quelle false; le piste giuste, che portano da qualche parte, da quelle sbagliate, che fanno perdere solo tempo" (G. da Empoli, Overdose. La società dell'informazione eccessiva, Venezia, Marsilio, 2002, p. 103). Va, poi, rilevato che: "Lo spostarsi del tipo di approccio e di valutazione delle fonti storiche (...) e la generalizzazione dei procedimenti tecnici moderni non hanno annullato, tuttavia, le esigenze dello specialismo. Si può, anzi, dire che queste esigenze siano cresciute proprio in rapporto agli sviluppi sopra illustrati" (G. Galasso, Nient'altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, cit., p. 309).
(64) La prima valutazione richiede probabilmente un maggiore coraggio da parte dello storico-detective nell'adottare una tecnica diversa da quella induttiva: visto che la serendipità dipende, in gran parte, dal caso o dalla fortuna, può essere scelta, come strumento dello "Holmes" storico economico, l'abduzione, cioè quel ragionamento congetturale che, sulla base dell'osservazione di un fatto, mette a capo un'ipotesi esplicativa del fatto stesso? In questo caso, verrebbe adottata da parte degli storici economici una metodologia, l'abduzione, del tutto originale, dissimile sia da quella degli economisti (deduttiva), che da quella degli storici (induttiva). A questo proposito, cfr. C. S. Peirce, Semiotica, Torino, Einaudi, 1983; J. Lozano, Il discorso storico, Palermo, Sellerio, 1991; P. Dri, Serendippo. Come nasce una scoperta: la fortuna nella scienza, Roma, Editori Riuniti, 1994; R. K. Merton, E. G. Barber, Viaggi e avventure della Serendipity. Saggio di semantica sociologica e di sociologia della scienza, Bologna, il Mulino, 2002; AA.VV., Il segno dei tre. Holmes, Dupin, Peirce, a cura di U. Eco e Th. A. Sebeok, Milano, Bompiani, 1983. La seconda rimanda alla individuazione dei parametri più adatti a configurare un nuovo sistema di verifica qualitativa e di validazione delle fonti elettroniche; a questo fine, i criteri valutativi maggiormente richiamati dagli studiosi per i relativi test - anche se andrebbero individuati in relazione alla specifica tipologia della fonte ed alla natura dell'attività di ricerca - sono: la credibilità (o l'affidabilità) e l'autorevolezza della fonte; l'esattezza (o la correttezza) e l'accuratezza della fonte; la logicità (o la sensatezza) e l'obiettività della fonte; la completezza della fonte; la conferma (o il conforto) della fonte; l'epoca (o il tempo) e l'aggiornamento della fonte; l'unicità o meno (o la ripetibilità) della fonte; (tra gli innumerevoli lavori sul tema, cfr. J. Alexander, M. A. Tate, Evaluating web resources, Chester, PA, Widener University, Wolfgram Memorial Library, 1996-1999; J. Alexander, M. A. Tate, Checklist for an informational web page, Chester, PA, Widener University, Wolfgram Memorial Library, 1996-1999; J. Alexander, M. A. Tate, Web Wisdom: how to evaluate and create information quality on the web, Mahwah, NJ, Lawrence Erlbaum Associates, 1999; S. E. Beck, The good, the bad, & the ugly, or, Why it's a good idea to evaluate web sources, Las Cruces, NM, New Mexico State University, 1997; I. Boydens, Les systèmes de méta-information, instruments d'interprétation critique des sources informatiques, in "History and Computing", vol. 1, n. 8, 1996; T. M. Ciolek, Information quality: catalogue of potent truismes, Canberra, Australian National University, 1995-1997; T. M. Ciolek, I. M. Goltz, Information quality WWW virtual library: the Internet guide to construction of quality online resources, Canberra, Australian National University, 1995-2002; M. Engle, Evaluating web sites: criteria and tools, Ithaca, NY, Cornell University Library, Olin Kroch Uris Libraries, 2002; R. Harris, Evaluating Internet research sources, Costa Mesa, CA, Vanguard University of Southern California, 1997; E. E. Kirk, Evaluating information found on the Internet, Baltimore, MD, The Sheridan Libraries, Johns Hopkins University, 2002; J. Ormondroyd, M. Engle, T. Cosgrave, How to critically analyze information sources, Ithaca, NY, Cornell University Library, Olin Kroch Uris Libraries, 2001; A. Smith, Criteria for evaluation of Internet information resources, Wellington, Victoria University of Wellington, 1997; A. Smith, Testing the surf: criteria for evaluating Internet information resources, in "The Public-Access Computer Systems Review", VIII, n. 3, 1997; G. Abbattista, Problemi di valutazione delle risorse telematiche per la ricerca storica, in "Corso di perfezionamento in Saperi storici e nuove tecnologie", Napoli, Dipartimento di Discipline Storiche dell'Università di Napoli - Federico II°, 2001; E. Boretti, Valutare Internet: la valutazione di fonti di documentazione web, in "AIB-WEB. Contributi", settembre 2002; F. Giacanelli, Valutare Internet per migliorare la ricerca. Una rassegna di criteri direttivi per l'analisi delle risorse di rete, in "Biblioteche oggi", XIV, n. 9, 1996). Per le indicazioni sulle edizioni elettroniche dei testi fin qui richiamati, si rimanda alla bibliografia/webliografia finale.
(65) U. Eco, From Internet to Gutenberg, "A lecture presented by Umberto Eco at The Italian Academy for Advanced Studies in America", 12 Novembre 1996, <http://www.zanichelli.it/computer/word/unita3/prova5.doc>, o, in inglese, <http://www.italianacademy.columbia.edu/pdfs/lectures/eco_internet_gutenberg.pdf>, o anche, <http://www.hf.ntnu.no/anv/Finnbo/tekster/Eco/Internet.htm>. Eco osserva che "l'arrivo di nuovi strumenti tecnologici non rende necessariamente i vecchi obsoleti" e che "l'idea che una nuova tecnologia ne elimina una precedente è troppo semplicistica": infatti, "nella storia della cultura, non è mai successo che qualcosa abbia semplicemente eliminato qualcos'altro", mentre, "ogni cosa trasforma profondamente le altre".
(66) U. Eco, From
Internet to Gutenberg, cit.,
<http://www.zanichelli.it/computer/word/unita3/prova5.doc>.
Secondo l'opinione di Eco: "Il nuovo cittadino di questa comunità
è libero di inventare nuovi testi e cancellare la tradizionale
divisione tra autore e lettore, ma vi è il rischio che malgrado
sia in contatto con l'intero mondo per mezzo della rete galattica, si
senta solo"; inoltre, in relazione all'uso delle fonti virtuali,
"non siamo in grado di selezionare, almeno a colpo d'occhio, tra
una fonte credibile ed una folle. Abbiamo bisogno di una nuova forma di
competenza critica, una ancora sconosciuta facoltà di selezionare
le informazioni, in breve di un nuovo buon senso. Ciò che ci serve
è una nuova forma di educazione".
(67) U. Eco, From
Internet to Gutenberg, cit.,
<http://www.zanichelli.it/computer/word/unita3/prova5.doc>.
Egli aggiunge, inoltre, che: "I libri rimangono indispensabili non
solo per la letteratura, ma in ogni circostanza nella quale uno ha bisogno
di leggere con calma, non solo per avere informazioni, ma anche per ragionarci
sopra. Lo schermo del computer non è lo stesso che un libro".
Si potrebbe argomentare, in relazione a queste affermazioni, utilizzando
le stesse parole dell'autore, a proposito della "paura che ogni nuova
acquisizione tecnologica possa eliminare qualcosa che noi consideriamo
prezioso, proficuo, qualcosa che rappresenta per noi un valore in sé,
e con un profondo significato spirituale"; ma il tema è troppo
serio per cavarsela così, in assenza di una riflessione approfondita,
cui le considerazioni di Eco rinviano.
(68) A. Di Vittorio, La storia economica, in AA.VV., La storiografia italiana a un bivio. Specializzazione o globalità?, a cura di A. Biagini e F. Guida, Napoli, Arte Tipografica, 1990, p. 30.
(69) A questo punto, si può convenire con Galasso che "risalta molto più che per il passato l'esigenza di integrazioni disciplinari che rendano possibili l'acquisizione, il confronto e lo sfruttamento complessivo della tanto cresciuta e diversificata serie di fonti resa disponibile dagli sviluppi della tecnica e della società moderna" (G. Galasso, Nient'altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, cit., p. 332).
(70) F. Braudel, Scritti sulla storia, cit., p. 28.
(71) Questo stato di fatto si può evincere, in linea generale, anche da alcuni dati aggiornati sugli "internauti" e sull'utilizzo della rete nel nostro paese. Infatti, pur essendo solitamente imprecisi e sovradimensionati i dati sul numero di utenti di Internet, sembra attendibile l'indicazione dell'I.S.T.A.T. (del maggio 2002) sul numero di persone on line in Italia, vicino ai 9 milioni, con una tendenza alla crescita continua, a partire dal 1998. Nel mondo intero, invece, secondo una stima di Network Wizards, al secondo semestre 2002, il numero di utenti di Internet è di oltre 162 milioni; (per questi dati, ma anche per un'estesa ed aggiornatissima messe di informazioni, statistiche, tabelle, grafici, ecc., sul fenomeno di Internet, cfr. Dati e statistiche sull'internet in Italia, in Europa e nel mondo, <http://www.gandalf.it/dati/index.htm>).
(72) Secondo una recente pubblicazione, esistono ben "550 miliardi di pagine internet che crescono al ritmo di 7,3 milioni di unità al giorno" (G. da Empoli, Overdose. La società dell'informazione eccessiva, cit., p. 7).
(73) F. Braudel, Scritti sulla storia, cit., pp. 27-28.
(74) E. Le Roy Ladurie, Le frontiere dello storico, cit., p. 3.
(75) Secondo Noiret - nel saggio apparso nel numero monografico della rivista "Memoria e Ricerca", dedicato a Linguaggi e siti: la storia on line -: "Con questa professione di fede in un Internet che facilita decisamente la ricerca storica, (...) non voglio esprimere una fiducia incontrollata nel mezzo, bensì immaginare che, controllandone con la tecnica, la pratica e l'esperienza gli sviluppi caotici, la rete possa diventare un medium essenziale accanto ad altre pratiche più tradizionali del mestiere dello storico. Internet è oggi un luogo dove effettuare ricerca storica e dove accedere a spazi di conoscenza scientifica e, soprattutto, un luogo dove poter scambiare esperienze e trasmettere conoscenza dagli scienziati agli studenti (...). Internet è anche un luogo di creazione di nuovi oggetti storici e di nuove definizioni del mestiere di storico o, meglio, per dirla con il profeta della 'continuità' nella storia sociale delle tecnologie, Bruno Latour, di una nuova scala di percezione, grazie al virtuale, di antichi oggetti di studio e di vecchie pratiche storiche." (S. Noiret, Storia e Internet: la ricerca storica all'alba del terzo millennio, in "Memoria e Ricerca", Nuova Serie, n. 3, 1999, p. 12).