Il sistema amministrativo russo nella regione dei Mari
dalla seconda metà del XVI al XVIII secolo.
Il voevoda

Ananij Gerasimovič Ivanov
Università dei Mari, Joškar-Ola

traduzione dal russo di Marco Natalizi

1. Il tema centrale di questo saggio è quello dell'introduzione dell'amministrazione statale russa nelle terre dei Mari[1] della regione del medio Volga, nel periodo che va dalla seconda metà del XVI al XVIII secolo. Tale disamina ci spinge a soffermare l'attenzione sulle tendenze principali della politica zarista, sulle modalità di funzionamento delle istituzioni statali a livello locale e sui rapporti tra il voevoda[2] e le comunità urbane e rurali. La scelta delle date è dettata dal fatto che nell'arco di tempo preso in considerazione al voevoda era affidato un ruolo fondamentale nel sistema amministrativo locale della regione.
Nella letteratura sull'argomento, la questione dell'amministrazione statale della regione dei Mari dalla seconda metà del XVI al XVIII secolo è rimasta ancora scarsamente studiata. Tra gli studi pubblicati prima delle Rivoluzione riveste un particolare interesse il lavoro dello storico di Kazan' N.A. Firsov sulle popolazioni allogene della Russia nord-orientale nello stato moscovita, in cui l'autore ha il merito di descrivere per primo le caratteristiche fondamentali, le forme e i metodi dell'amministrazione della regione del medio Volga tra il XVI e il XVIII secolo. In questo studio l'autore sottolinea, con particolare forza, la volontà del governo di Mosca di assoggettare senza mezzi termini le terre conquistate. Strumenti caratteristici di questa politica repressiva furono il divieto ai rappresentanti delle popolazioni non russe di prendere parte all'amministrazione, l'imposizione della lingua russa nell'amministrazione statale, la limitazione di alcune sfere dell'attività economica della popolazione non russa[3].
Nella storiografia sovietica, lo studio dei territori dei Mari e dei distretti limitrofi della regione del medio Volga è il tema centrale dei lavori di L.V. Čerepnin, V.D. Dimitriev, I.P. Ermolaev e G.I. Ajplatov. Negli studi citati della storia dei popoli del medio Volga, ad essere analizzate sono in particolar modo le caratteristiche principali della politica coloniale russa dal XVI al XVIII secolo: l'amministrazione statale, la giustizia, l'esercito, la tassazione, la colonizzazione da parte dei monasteri e dei signori, l'evangelizzazione delle popolazioni locali[4].
Meritano una particolare menzione anche le osservazioni della K.I. Kozlova sul ruolo della comunità contadina dei Mari nell'amministrazione locale nella seconda metà del XVIII secolo e lo studio di G.P. Enin sulla pratica amministrativa del voevoda[5]. Tuttavia si deve sottolineare la perdurante assenza di uno studio monografico sugli sviluppi dell'amministrazione statale nella regione dalla metà del XVI al XVIII secolo.

2. Le fonti studiate ci permettono di individuare alcune tappe nel processo di formazione dello stato russo e del sistema amministrativo della regione dei Mari dalla seconda metà del XVI al XVIII secolo.
La prima tappa è caratterizzata dall'introduzione nelle terre dei Mari dell'ufficio del voevoda nel periodo che va dalla metà del XVI ai primi anni del XVII secolo. In questi anni, a seguito della conquista del Chanato di Kazan', assistiamo alla graduale introduzione dei nuovi istituti dell'amministrazione moscovita in un immenso territorio popolato da una popolazione non russa (Tatari, Čuvaši, Mari, Mordvini, Udmurti ecc.). L'introduzione dell'ufficio del voevoda ebbe luogo in un periodo di notevole instabilità, caratterizzato dalle guerre "di Kazan'" e "dei Čeremisy" nel corso delle quali le vittorie militari degli eserciti dello zar furono accompagnate dall'edificazione di città-fortezza russe, veri e propri baluardi del nuovo potere. E' riconducibile a questa tappa l'applicazione di una specifica politica statale alle terre del medio Volga.
In relazione a quanto detto riteniamo necessario riportare le osservazioni di alcuni studiosi. Secondo lo storico čuvašio, V.D. Dimitriev, nella regione di Kazan', a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, il sistema sociale e amministrativo moscovita risentiva ancora fortemente dell'influenza delle istituzioni tartare: "Nel sistema amministrativo del territorio recentemente conquistato e nelle modalità di prestazione del servizio militare della sua popolazione si conservavano elementi ereditati dall'epoca del Chanato"[6].
La caduta del Chanato di Kazan', il 2 ottobre 1552, secondo lo storico I.P. Ermolaev, fu all'origine di un programma di governo che mirava al rafforzamento del potere dello zar nel Chanato e all'introduzione nella regione di organi amministrativi tipici dello stato moscovita. Le caratteristiche geografiche della regione conquistata (la significativa distanza dal centro, l'ostilità della maggioranza della popolazione verso lo stato moscovita, le tradizioni locali, il ruolo internazionale del Chanato di Kazan' in Oriente e nell'Europa orientale, la presenza di popolazioni diverse per religione e costumi. ecc.) richiedevano l'introduzione di un particolare sistema di amministrazione locale, diverso da quello delle altre regioni russe e allo stesso tempo il più possibile rispettoso delle tradizioni locali. "Tale sistema doveva contemplare le funzioni militari degli organi locali e prevedere il rifiuto dei principi del Kormlenie[7], ormai inattuabili anche nelle regioni centrali della Russia"[8].

3. L'ufficio del voevoda si presentava come il più consono alle caratteristiche storiche e alle peculiarità locali della conquistata regione di Kazan'. I primi passi in questa direzione furono la nomina nel 1552 da parte dello zar dei suoi voevody per l'amministrazione delle terre assoggettate, l'attribuzione a tali figure dei pieni poteri nelle questioni locali e la consegna loro di istruzioni. L'originario territorio del Chanato risultò, quindi, diviso in due unità amministrative affidate a voevody e nel 1553 venne istituito un ente centrale dello stato per l'amministrazione del territorio di Kazan' (il Dicastero del territorio di Kazan' o Prikaz Kazanskogo Dvorca)[9].
Stando al decreto dello zar Ivan il Terribile dell'ottobre 1552, la parte occidentale (Gornaja storona), nella quale erano situate le terre dei Mari delle montagne (gornye marijci), ricadeva sotto la giurisdizione del voevoda di Svijažsk (distretto di Svijažsk) mentre le terre dei Mari delle praterie (lugovye marijci). nella parte orientale, sotto quella del voevoda di Kazan' (distretto di Kazan'). Con la creazione del distretto di Čeboksary, dal 1585 il territorio popolato dai Mari delle montagne entrò a far parte di questa neoistituita unità amministrativa, sulle cui terre nel 1583 venne edificata la città di Koz'modem'jansk. Nei primi anni dopo la conquista, nelle città di Kazan' e di Svijažsk venivano nominati annualmente da 3 a 5 nuovi voevody, mentre a Čeboksary il loro numero poteva essere al massimo di 3. I voevody di queste città si trovavano alle dipendenze dirette del Prikaz Kazanskogo Dvorca con sede a Mosca[10].
Tra gli anni '70 e '90 del XVI secolo, dopo le cosiddette "guerre dei Čeremisy" (1572-1574), al fine di pacificare definitivamente l'instabile regione, sulle terre dei Mari delle pianure furono costruite le città-fortezza russe di Kokšajsk (1574), Carevokokšajsk (1584), Carevosančursk (1584), Jaransk (1591) e sulla riva destra del Volga, sulle terre dei Mari delle montagne, Koz'modem'jansk (1583). Siffatte città divennero i centri dei propri distretti e non ricaddero più, sotto la giurisdizione dei voevody di Kazan', Svijažsk e Čeboksary[11].

4. Dalla seconda metà del XVI agli inizi del XVII secolo, così, l'amministrazione e la giustizia nei distretti popolati dai Mari, come in generale nel territorio di Kazan', vennero affidate ai voevody. Essi riunivano in sé funzioni militari, amministrative, fiscali e giudiziarie. Ma con le frequenti sommosse che scuotevano la regione, i voevody si vedevano più spesso costretti a svolgere funzioni militari che civili. Il voevoda per adempiere i propri compiti poteva fare affidamento sulla guarnigione locale, generalmente composta da strelizzi (fucilieri), dagli uomini di servizio (služilye ljudi) e anche dai capi delle centurie e delle decurie nonché dai Tarchany[12]. In particolar modo, i voevody dovevano occuparsi della difesa della fortezza, della raccolta dello jasak[13], della soppressione delle sommosse popolari, dell'adempimento del servizio di guardia alla frontiera, della scorta alle chiatte mercantili che risalivano il Volga[14].
La sede del voevoda era, nelle città di distretto, la Prikasnaja Izba (Cancelleria del voevoda), mentre a Kazan' la Palata (Camera) situata all'interno della fortezza. Presso il Voevoda operava una segreteria composta da alcuni scrivani (pod'jačie), da Golovy (capi) e da Tolmači (interpreti). A Kazan', Svijažsk e Čeboksary nell'organico del voevoda figuravano anche i segretari (D'jaki).
Un ruolo particolare nel sistema amministrativo affidato al voevoda era svolto dai centurioni a capo delle centurie e dei Volosti cioè delle comunità contadine dei Mari sottoposti a jasak. Nella Carta del 1574, questi esponenti delle comunità locali venivano indicati come "megliostanti" (lutčie ljudi)[15]. Stando all'opinione di V.D. Dimitriev, con tale nome, erano identificati i feudatari locali non russi tra cui i centurioni e decurioni Mari e i Tarchany. Oltre a partecipare all'amministrazione della giustizia nelle comunità dei Mari al fianco del voevoda, essi svolgevano, con l'aiuto di anziani eletti nei villaggi, funzioni amministrative, di polizia e fiscali, erano proprietari di terre secondo il diritto russo ed esenti dallo jasak, comandavano inoltre i reparti dei Mari in battaglia[16].

5. Nella sua attività, l'ufficio del voevoda era regolato dalle norme contenute nel Sudebnik (Codice) del 1550 nonché dai decreti e dalle istruzioni dello zar. Il contenuto della Carta ai Volosti della regione di Kazan' del 1754 stabiliva piuttosto accuratamente i compiti dei voevody e dei golovy locali[17]. Essi dovevano adottare misure per evitare scontri con "le tribù delle pianure e delle montagne", stabilire una stretta sorveglianza sulla popolazione non russa, debellare il banditismo, assicurare la corresponsione delle tasse raccolte dalle popolazioni soggette a jasak, vigilare sul versamento dei tributi per l'allevamento delle api, e per i diritti di caccia. Nel novero degli obblighi una particolare attenzione era dedicata al servizio militare. I centurioni e i "megliostanti" erano tenuti a fornire, per il servizio alle frontiere, d'estate una recluta ogni tre fuochi e d'inverno ogni due; mentre per il servizio locale la richiesta si limitava ad una recluta ogni due fuochi. Stando all'opinione dello storico I.P. Ermolaev tra i compiti principali del voevoda rientrava la compilazione delle liste del personale amministrativo e militare del distretto, e il controllo del suo stato di servizio[18]. Ma il voevoda era tenuto, anche, ad aiutare i funzionari addetti alla delimitazione dei confini delle terre dei proprietari nobili e non, e a collaborare con le autorità ecclesiastiche nelle campagne di evangelizzazione[19].
La carta vietava, inoltre, ai voevody di recare offesa alla popolazione locale, incorrere in violenze, accettare bustarelle e ingiungeva loro di amministrare la giustizia senza lungaggini, avendo cura di sopprimere ogni tentativo di fabbricazione di oggetti di metallo o armi (presečenie kuznečnogo i serebrjanogo dela).
Ad ogni modo, la scarsa sorveglianza da parte del potere centrale e gli ampi poteri di cui finivano col godere i voevody di distretto non di rado erano causa di abusi di potere. Nel 1601, A.A. Repnin, voevoda della città di Jaransk fu costretto a comparire davanti ad un tribunale di boiari (bojarskij sud) con l'accusa di malversazione e precisamente di "aver rubato dalle casse dello stato di Jaransk denaro, grano, segale e avena". Con grande probabilità gli abusi dei voevody delle città della regione di Kazan' furono una delle cause della partecipazione delle popolazioni soggette a jasak alla "Rivolta" (Smuta) che portò al temporaneo abbattimento del potere del voevoda tra il 1608 e il 1610 a Koz'modem'jansk, Carevokokšajsk, Carevosančursk, Jaransk e nelle altre città del Volga[20]. Ciò non comportò, comunque, alcun ripensamento da parte del potere centrale: l'ufficio del voevoda, introdotto probabilmente su larga scala per la prima volta nel Medio Volga, con l'avvento della nuova dinastia dei Romanov nel 1613 venne diffuso, infatti, su tutto il territorio russo.

6. Per ciò che concerne i territori della regione dei Mari, la seconda tappa, nella storia dell'amministrazione statale, ha inizio nei primi anni del XVII secolo ed è caratterizzata dall'affermazione e dalla fioritura del sistema amministrativo affidato al voevoda.
Tale fase dell'amministrazione locale può essere adeguatamente analizzata sulla scorta delle istruzioni ai voevody delle città di distretto. Si tratta di documenti che si presentano come istruzioni indirizzate ai voevody dell'amministrazione locale in occasione del loro insediamento e riguardano in particolare le città di Carevokokšajsk (1628), di Kokšajsk (1645) e di Kazan' (1613, 1649, 1677, 1686, 1697)[21].
La nomina a voevoda veniva concessa a colui che ne faceva richiesta, obbligatoriamente un nobile, dietro presentazione di una supplica al Razrjadnyj Prikaz (Dicastero dei ranghi)[22]. Il candidato doveva vedersi accettata la domanda dal Razrjadnyj Prikaz e solo dopo la nomina da parte del Prikaz Kazanskogo Dvorca poteva lasciare Mosca per dirigersi nella città affidata. Di solito l'incarico del voevoda nelle città di distretto durava dai 2 ai 3 anni, di questo sono testimonianza le informazioni sui voevody di Koz'modem'jansk e Carevokokšajsk nel XVII secolo. Il centro del sistema amministrativo al cui vertice si trovava il voevoda continuava ad essere il suo ufficio (prikaznaja izba). Un elemento importante dell'ufficio del voevoda erano gli scrivani (pod'jačie), funzionari dell'amministrazione che si occupavano della documentazione amministrativa e delle entrate e delle uscite dell'erario. Tenendo conto che non di rado i voevody erano analfabeti, si deve constatare l'importanza di questo gruppo di funzionari amministrativi il cui incarico gradualmente ebbe carattere ereditario. Oltre ai voevody e agli scrivani bisogna menzionare anche gli strelizzi (moschettieri), i funzionari dell'amministrazione urbana, i golovy (capi), i funzionari della posta, gli interpreti, gli celoval'niki[23] che avevano relazioni con l'ufficio del voevoda. Il voevoda esercitava le sue funzioni amministrative anche attraverso funzionari eletti tra le fila dei ceti soggetti a tributo. Di questi facevano parte i golovy e gli celoval'niki delle dogane, delle taverne e dei depositi di sale e tra la popolazione del distretto i centurioni, i decurioni e gli anziani[24].
A questo proposito, i nakazy (istruzioni) dello zar ai voevody delle città di Carevokokšajsk e Kokšajsk rappresentano una preziosa testimonianza di come, già all'epoca dello zar Michail Fedorovič, le funzioni dell'ufficio del voevoda fossero ampiamente definite. Il contenuto dell'istruzione, di regola, riguardava generalmente la procedura di insediamento e di trasmissione dei poteri, la definizione dei compiti amministrativi, militari, fiscali e giudiziari, la descrizione della situazione socio-politica del territorio.

7. Il nakaz dello zar Michail Fedorovič al voevoda di Carevokokšajsk, V.Ja. Voronov, del 29 marzo 1628, ha inizio con le istruzioni relative al suo insediamento e alla trasmissione degli incarichi da parte del suo predecessore[25]. Stando a questo documento, V.Ja Voronov doveva ricevere dal precedente collega V.P. Zinov'ev "le chiavi della città e della fortezza e assumerne il comando, nonché aver cura dei forzieri dello stato, della polvere e del piombo e delle munizioni per l'artiglieria"[26]. Il voevoda aveva, dunque, la responsabilità personale della difesa della città e deteneva personalmente le chiavi di questa e della fortezza. Tra i compiti del voevoda, l'istruzione ricordava, inoltre, la sorveglianza delle casse erariali e dei depositi dell'annona, la conservazione della documentazione relativa alle pratiche amministrative e delle carte dello zar, la compilazione delle liste nominative degli uomini di servizio (služilye ljudi), la cura dei registri dello jasak e delle entrate e delle uscite. Non mancava, persino, una memoria relativa ai debiti contratti dal precedente voevoda, V.P. Zinov'ev[27].
Solo al termine della cerimonia d'insediamento, il vecchio voevoda, con la documentazione relativa al suo periodo di servizio, poteva far ritorno a Mosca. Dal canto suo, il nuovo voevoda era tenuto ad inviare una relazione dettagliata sul suo insediamento al Prikaz Kazanskogo Dvorca.
Come testimoniano le istruzioni ai voevody delle città di distretto della regione dei Mari della prima metà del XVII secolo e della città di Kazan', nel novero delle funzioni principali del voevoda figurava l'assicurazione della stabilità sociale e politica della regione. Al voevoda veniva fermamente prescritto "di aver cura che tra i Russi, i Tartari, i Čuvaši, i Čeremisy e i Votjaki non avessero luogo atti di tradimento e di banditismo"[28]. Nel tentativo di prevenire l'insoddisfazione della popolazione locale e di sradicare sul nascere ogni protesta sociale, ai voevody veniva ordinato di organizzare un servizio di spionaggio politico e di controllo delle popolazioni locali. Al tal fine, essi erano invitati ad applicare a loro discrezione misure punitive e preventive. In particolar modo, i voevody dovevano stroncare ogni tentativo di fabbricazione di oggetti di metallo, di argento o di armi tra le popolazioni non russe.
Nell'adempiere il loro ufficio, i voevody disponevano di funzionari dell'amministrazione locale (Prikaznye ljudi): centurioni, anziani e persino Aslamčeev (mercanti non russi) e Koštany mari (gruppo di capi tribali che fungevano da intermediari tra le comunità contadine soggette a jasak e la cancelleria del voevoda). Coloro che erano sospettati di "tradimento e di fomentare rivolte" venivano arrestati con un qualsiasi pretesto e segretamente condotti nelle città di distretto dove venivano gettati in prigione e torturati "senza pietà". I documenti relativi agli interrogatori sotto tortura venivano inviati a Mosca al Prikaz Kazanskogo Dvorca, e trasmessi, a partire dal XVII secolo, dai voevody delle città della regione dei Mari anche al voevoda di Kazan'[29].

8. Nell'ambito della tutela dell'ordine pubblico, alcuni dei compiti principali del voevoda erano l'ispezione dei forestieri e la partecipazione alla cattura dei fuggiaschi di cui doveva assicurare il ritorno ai precedenti luoghi di residenza. Per evitare fughe, il voevoda doveva negare l'ingresso e la permanenza in città e nella fortezza alle popolazioni non russe, tra cui i Mari soggetti a jasak.
Il controllo sulle popolazioni indigene era garantito anche dal ricorso agli amanaty, notabili Mari, che dovevano vigilare sul comportamento dei membri delle comunità, sul corretto versamento dello jasak e sull'adempimento degli obblighi di servizio.
Uno dei problemi più gravi cui il voevoda era tenuto a far fronte, comunque, era la continua spoliazione di terre indigene soggette a jasak da parte dei proprietari terrieri russi, dei monasteri e dei funzionari dell'amministrazione locale. In realtà, come testimoniano i documenti relativi all'annosa discussione per il possesso delle terre tra il monastero Spaso Junginskij e la centuria dei Mari soggetti a jasak di Akparsov, nel distretto di Koz'modem'jansk, il voevoda era il più delle volte dalla parte dei feudatari russi. Non a caso negli anni della guerra contadina del 1670-1671, guidata da S.T. Razin, a cadere per prima sotto gli assalti dei rivoltosi locali fu la prikaznaja izba del voevoda. Del resto episodici tentativi di vendetta nei confronti di alcuni voevody particolarmente odiati contrassegnarono un po' tutto il XVII secolo[30].
Grande attenzione nelle istruzioni era dedicata alle funzioni giudiziarie e di polizia dei voevody. Stando all'istruzione del 1628, il voevoda di Carevokokšajsk era tenuto "ad amministrare nella propria città, secondo i decreti dello stato, la giustizia tra gli služilye ljudi, i neoconvertiti e i Čeremisy"[31]. Nell'esercizio delle sue funzioni giudiziarie, il voevoda doveva attenersi alle carte, ai decreti, alle istruzioni dello zar e dal 1649 ai corrispettivi articoli del Codice. In caso d'impossibilità a dirimere le cause sul luogo, il voevoda doveva trasmettere gli atti processuali a Mosca al Prikaz Kazanskogo Dvorca. Le istruzioni, soprattutto, raccomandavano generalmente al voevoda e ai funzionari di amministrare la giustizia "senza lungaggini e secondo verità". Per le scorrettezze nell'esercizio delle funzioni, il Codice del 1649 prevedeva punizioni per il voevoda e gli scrivani. Il nakaz del 1697 ricordava esplicitamente ai voevody "di vegliare affinché non avessero luogo estorsioni e non fossero emanate sentenze ingiuste"[32]. Tuttavia le trasgressioni della legge da parte dei voevody, eccetto alcune eccezioni, rimasero impunite.

9. Conviene sottolineare che il voevoda oltre alle indagini relative ai furti, alle rapine e agli omicidi, era tenuto a dedicare una particolare attenzione alla repressione delle diverse forme di protesta sociale della popolazione soggetta a tributo. Le autorità locali, infatti, non dovevano in alcun modo consentire che i funzionari dell'amministrazione statale con le loro provocazioni contribuissero a far emergere lo scontento delle popolazioni soggette a jasak: "E che gli strelizzi, gli scrivani, gli interpreti e i funzionari russi siano sorvegliati e seguiti da vicino, affinché costoro non possano recare offesa ai Čeremisy e non ricevano bustarelle o compiano atti di violenza nei loro confronti"[33].
In campo finanziario ed economico al voevoda spettava il compito di riscuotere un'ampia gamma di tasse e tributi. I nakazy dello zar prescrivevano ai voevody l'esazione delle svariate imposte in denaro e in grano, l'organizzazione della raccolta delle tasse sulle taverne e dei dazi doganali, il controllo delle attività manifatturiere, la sorveglianza sull'esecuzione degli obblighi rurali e sulle operazioni commerciali.
Il contenuto di molte istruzioni testimonia che l'esazione delle tasse costituiva uno dei compiti principali dei voevody dei distretti della regione dei Mari. In questa regione l'imposta principale era rappresentata dallo jasak. Di solito, nei villaggi mari questa tassa veniva esatta in grano e denaro, mentre l'obrok per il possesso di attività produttive veniva per lo più riscosso in miele e pelli. La riscossione dello jasak, nei villaggi mari, spettava ai funzionari della prikaznaja izba che erano coadiuvati da reparti di strelizzi e non di rado era accompagnata da abusi. Come non si mancava di sottolineare nell'Istruzione al voevoda del 1697, nel distretto di Kazan', "durante la riscossione delle imposte, gli esattori recavano grandi offese alle popolazioni soggette a jasak e non di rado oltre alle imposte dovute esigevano altri versamenti"[34] Non è un caso, quindi, se con il decreto dello zar Aleksej Michajlovič del 1671, dopo la repressione della rivolta di Stenka Razin, ai voevody si vietava di inviare per l'esazione delle tasse nei distretti soggetti a jasak i nobili, i "figli dei boiari" e gli scrivani. La riscossione dello jasak, infatti, veniva affidata adesso a personale eletto tra le fila dei "megliostanti" delle comunità mari.

10. I voevody, comunque, oltre alla ratifica della nomina dei funzionari eletti, rispondevano anche della compilazione e veridicità delle informazioni sui fuochi soggetti a jasak riportati dagli scrivani nei registri tributari dello jasak (jasačnye okladnye knigi) e negli altri documenti fiscali (piscovye, perepisnye knigi). Nel tentativo di aumentare la percentuale della popolazione soggetta a tributo, ai voevody veniva prescritto "di scovare nei villaggi dei Čeremisy nuovi individui da assoggettare a jasak e di iscriverli nominalmente nei registri tributari dello jasak dopo averne verificato i possedimenti e le attività"[35]. In caso di scoperta di fuggiaschi soggetti a jasak dagli altri distretti, costoro dovevano essere rispediti ai precedenti luoghi di residenza.
Sotto la responsabilità del voevoda ricadevano anche, nelle città, i depositi dell'annona, della cui conservazione rispondevano direttamente i golovy e gli celoval'niki annonari. Il grano di questi magazzini statali veniva consegnato agli "uomini di servizio" al posto dello stipendio in denaro quando necessario. Il denaro raccolto nelle casse del voevoda (frutto dello jasak, e delle diverse imposte jamskie, streleckie, tamožennye, kabackie ecc.), secondo quanto prescritto dai decreti del Prikaz Kazanskogo Dvorca, doveva venir impiegato, previa trascrizione nei registri delle entrate e delle uscite, per il mantenimento dei funzionari e degli uomini di servizio.
Ma soprattutto i voevody avevano la responsabilità di organizzare i servizi locali della popolazione del posad e del distretto: la costruzione e la conservazione degli edifici urbani e dei bastioni, dell'ufficio del voevoda, degli edifici delle dogane e delle taverne, la riparazione delle strade, dei ponti, l'invio dei "Čeremisy a cavallo" del distretto al servizio militare[36].
In tal modo i voevody distrettuali risultavano i proprietari indiscussi del territorio, cosa che dava loro grandi possibilità di arricchirsi con gli "alimenti del voevoda" (voevodskoe kormlenie) ai danni della popolazione locale[37].

11. La terza tappa della storia dell'amministrazione locale nella regione si apre con l'avvento del XVIII secolo. Essa è caratterizzata dal progressivo indebolimento e dalla temporanea abolizione dell'ufficio del voevoda, in occasione delle riforme petrine nel primo quarto del XVIII secolo[38].
Alla fine del XVII secolo e agli inizi del XVIII il territorio della regione dei Mari ricadeva sotto la giurisdizione del Prikaz Kazanskogo Dvorca. Con la riforma del 1708 che suddivise il paese in governatorati, la regione entrò interamente a far parte del governatorato di Kazan'. Dal 1714 la parte nord-occidentale della riva sinistra del Volga (il villaggio di Jurino con i villaggi del distretto di Nižnij Novgorod, popolati da contadini di corte russi) entrò a far parte del governatorato di Nižnij Novgorod[39]. Nel 1719, i governatorati furono, a loro volta, suddivisi in province, le unità territoriali e amministrative che si collocavano a metà strada tra il governatorato e il distretto. Rientrarono, così, nel territorio dei Mari il distretto (uezd) di Carevokokšajsk, parte di quello di Koz'modem'jansk, di Kokšajsk, l'uezd di Jaransk della provincia di Svijažsk, parti delle contrade di Alatsk, Galick e Arsk dei distretti di Kazan' e di Uržum, una parte del distretto di Nižnyj Novgorod della provincia omonima. L'amministrazione locale agli inizi del XVIII secolo continuava a rimanere nelle mani dei voevody di distretto che ricadevano sotto la giurisdizione del Prikaz Kazanskogo Dvorca. Dal 1708 i voevody di distretto (o coloro che li avevano sostituiti nel 1710: i comandanti, landraty e commissari locali) furono subordinati al governatore di Kazan'. Dal 1719 l'amministrazione distrettuale delle città della provincia di Svijažsk venne posta sotto la direzione del voevoda provinciale istituendo nella regione un sistema di amministrazione locale su tre livelli. La popolazione delle diverse terre (volost'), contrade e borgate (Alatsk, Arsk, Malmyž, Tetjuši, Zainsk ecc.) del vasto distretto di Kazan' ricadevano, invece, sotto la giurisdizione della cancelleria di governatorato di Kazan'[40].
Gli organi di governatorato e quelli da esso dipendenti erano alle dipendenze dirette, comunque, del potere centrale: del Senato e dei Collegi. Con le riforme del 1727-1728, tutto il potere a livello dell'amministrazione locale si trovò ad essere concentrato nelle mani del governatore e dei voevody provinciali e di distretto. Questa struttura amministrativa era destinata a restare in vigore sino al 1781 e alla nuova sistemazione del governatorato di Kazan'[41].

12. Nominati direttamente dall'Imperatore e dal Senato, nel Settecento, i governatori e i voevody venivano inviati nelle loro sedi dalla capitale dell'Impero russo, San Pietroburgo. Per chiarire questo aspetto della vita del voevoda hanno un ruolo particolare i Rospisnye spiski (Inventari) che venivano redatti in occasione dell'insediamento di un nuovo voevoda. Si sono conservati, infatti, Rospisnye spiski del 1730, 1754, 1761, 1765 dei voevody di Carevokokšajsk e del 1753 della città di Koz'modem'jansk[42]. Stando a questi documenti, i voevody freschi di nomina dal Kontora Gerol'dmejsterskaja (Dipartimento di Araldica) del Senato, scelti tra gli ufficiali in pensione e tra i funzionari dell'amministrazione statale (di un grado non inferiore a quello di assessore di Collegio), di regola, prendevano in affidamento la città e la cancelleria del voevoda e tutta la documentazione relativa alle proprie funzioni: il testo del Sobornoe Uloženie (Codice delle leggi) del 1649, il Nakaz ai voevody del 1719, l'Istruzione del 12 settembre 1728, la lista nominativa dei funzionari amministrativi[43].
La pratica amministrativa locale, nel Settecento, era regolata soprattutto dalle istruzioni ai voevody del 1719 e del 1728. Tali nakazy, nel raccomandare ai destinatari "di essere fedeli, giusti e dediti al servizio" del sovrano, fissavano nei minimi dettagli i diritti e i doveri dei governatori generali, dei governatori e dei voevody: essi erano tenuti a far rispettare le leggi e le disposizioni dell'Imperatore, del senato e dei Collegi, a conservare in tutti i modi la pace e la tranquillità nei propri territori, a dare la caccia ai fuggiaschi e a combattere qualsiasi trasgressione della legge.
L'Istruzione del 1728 ristabiliva sostanzialmente alcuni aspetti dell'amministrazione "voevodale" del XVII secolo. Nelle cancellerie veniva conservata la vecchia suddivisione in uffici (stoly): nelle cancelleria di governatorato e provinciale l'attività amministrativa era condotta dai segretari (sekretary), mentre in quella del voevoda dagli scrivani (pod'jačie s pripis'ju). Nell'organico della cancelleria del voevoda figuravano anche i cancellieri (kanceljaristy), i sottocancellieri (podkanceljaristy), gli scrivani (piscy), gli investigatori (rossyl'ščiki), gli interpreti (tolmači) e i guardiani (storoža). Nel 1730 venne ristabilita l'antica pratica di avvicendare i voevody ogni due anni, ma a partire dal 1760 i voevody restarono in carica per 5 anni[44].
Ai voevody, si leggeva nelle istruzioni, veniva affidata la tutela dell'ordine pubblico. Essi erano tenuti a coordinare le scorte per le consegne di denaro o per i trasferimenti di prigionieri, a imporre alla popolazione servizi antincendio, a far adottare misure di prevenzione contro le epidemie e le perdite di bestiame, e a curare la manutenzione delle strade e dei mercati. Di regola i voevody erano a capo di piccoli reparti militari, prendevano parte nella leva delle reclute e si occupavano dell'acquartieramento delle truppe. Ma il più importante e il più difficile tra i compiti affidati ai voevody continuava ad essere la riscossione delle imposte dirette e indirette e, in particolar modo, del testatico che veniva riscosso da ufficiali dell'esercito al comando del voevoda. Si trattava di uno dei problemi più sentiti dall'amministrazione locale che doveva fare i conti con la notevole mole di arretrati da riscuotere nonostante il massiccio impiego nell'esazione delle imposte di soldati o esattori con incarico elettivo, come gli anziani o i centurioni delle comunità urbane e rurali.

13. I documenti studiati ci permettono di affermare che lo strapotere dei voevody di distretto, le scarse possibilità di controllarli, la breve durata dei loro incarichi erano fattori che li portavano a oltrepassare i confini delle proprie funzioni, a frequenti abusi di potere, alla concussione, alla malversazione che raggiungevano l'apice nelle sedute dei tribunali orali come testimonia l'archivio personale del voevoda di Carevokokšajsk, A.V. Pozdeev, agli inizi degli anni '60 del XVIII secolo[45].
A questo proposito sorge spontanea la domanda se era possibile una qualche forma di opposizione agli arbitrii del voevoda, da parte della popolazione soggetta a tributo della regione. A nostro avviso l'unico baluardo a difesa degli interessi della popolazione contadina e urbana era l'assemblea della comunità. Uno degli strumenti adottati dalle comunità contadine mari per opporsi allo strapotere dei voevody furono le petizioni collettive di migliaia di contadini dei diversi distretti che, tramite i propri rappresentanti, venivano inoltrate alle istituzioni statali competenti come il Senato e il Sinodo. A volte in queste petizioni si giungeva anche alla richiesta di rimozione dall'incarico del voevoda. E, effettivamente, lo zar "buono" non di rado accontentava tali richieste procedendo alla rimozione del suo ufficiale. Un esempio è quello offerto negli anni '40 e '60 del XVIII secolo dai contadini čuvaši del distretto di Koz'modem'jansk che, in momenti diversi, riuscirono ad ottenere l'allontanamento dei voevody locali dagli incarichi.
Un'altra via percorsa dalle comunità mari, nel tentativo di migliorare le proprie condizioni di vita, fu quella perseguita nel 1761 dai contadini del distretto di Koz'modem'jansk che chiedevano di essere soggetti direttamente al controllo dello zar. In questa circostanza, le assemblee rurali proposero di sottrarre le comunità contadine dei Mari neoconvertiti al potere dei voevody, facendole ricadere, piuttosto, sotto la giurisdizione di un'istituzione come il Dicastero di corte[46].
Ma i Mari non si limitavano solo a queste proposte. Pur non essendo contrari, in linea di principio, al sistema amministrativo locale, infatti, essi proponevano di ampliare il ruolo e il significato delle comunità mari a scapito del potere del voevoda e del suo ufficio. Di ciò rappresentano una testimonianza i nakazy ai deputati eletti dai contadini mari alla Commissione legislativa del 1767-1768[47].

14. Stando alle richieste della maggioranza dei Mari delle montagne e delle pianure del governatorato di Kazan' e dei Mari orientali dei distretti di Ufa e di Kungursk, sarebbe stato opportuno sottrarre ai voevody le loro funzioni giudiziarie e trasmetterle ad un "centurione meritevole e a conoscenza della legge" eletto dalle loro fila e che, a differenza dei funzionari amministrativi, li giudicasse "con la massima equanimità". Questo centurione-giudice eletto dalla popolazione sarebbe, così, rimasto sotto il controllo della comunità e in ogni momento avrebbe potuto essere rimosso per comportamento scorretto. Inoltre, nelle istruzioni si proponevano misure per la trasmissione delle funzioni esecutive e fiscali del voevoda alla comunità mari. A questo proposito è caratteristico che nelle loro richieste i contadini mari insistessero sul rafforzamento delle posizioni della comunità. Essi speravano, in tal modo, di opporsi alla pressione del potere burocratico attraverso un'ulteriore regolamentazione della vita della comunità e lottando contro la concussione dei voevody e le crudeli persecuzioni del clero nei confronti dei Mari che celebravano le tradizionali cerimonie pagane[48].
Per concludere, nel confronto con la comunità contadina, il potere del voevoda nel XVIII secolo sembra cominciare a perdere terreno. Il sistema amministrativo affidato al voevoda, divenuto ormai all'epoca dell'assolutismo illuminato un evidente anacronismo e un simbolo dell'ingiustizia per tutti i gruppi sociali della popolazione rurale e urbana, si avviava inevitabilmente verso il declino che si approssimava, dopo la rivolta di Pugačev, con le riforme di governatorato nel 1775. Un contributo alla sua abolizione, probabilmente, venne portato anche dalle comunità mari e dalle loro richieste negli anni 40-60 del XVIII secolo.

[1] Popolazione di lingua ugro-finnica stanziata nella regione del medio Volga, Nelle fonti del XVII e XVIII secolo i Mari erano noti come Čeremisy [N.d.T.].
[2] Il voevoda era il più importante funzionario moscovita dell'amministrazione locale nella Russia del XVII secolo. Questi riuniva in sé le funzioni amministrative, fiscali, militari e giudiziarie [N. d. T.].
[3] N.A. FIRSOV, Položenie inorodcev Severo-Vostočnoj Rossii v Mpskovskom gosudarstve [La condizione delle popolazioni allogene nella Russia nord-orientale nello Stato moscovita], Kazan' 1866.
[4] L.V. ČEREPNIN, Istorija tatarskoj ASSR [Storia della repubblica socialista sovietica tatara], t. I, Kazan' 1953; V.D. DIMITRIEV, Čuvašija v epochu feodalizma [La Čuvašija all'epoca del feudalesimo], Čeboksary, 1986; I.P. ERMOLAEV, Srednee Povolž'e vo vtoroj polovine XVI – XVII vv. (Upravlenie Kazanskim kraem) [La regione del medio Volga nella seconda metà del XVI e nel XVII secolo. L'amministrazione della regione di Kazan'], Kazan' 1982; G.N. AJPLATOV, "Novyj archivnyj dokument o jasačnom obloženii i jasačnoj politike carizma v Marijskoj krae v XII veke" [Un nuovo documento d'archivio sul tributo dello Jasak ee sulla politica fiscale dello zarismo nella regione dei Mari nel XVII secolo), "Istorija, archeologija, etnografija Mari. Trudy MarNII [Marijskij Naučno-Issledavatel'skij Institut]" vyp. XXII, Joškar-Ola, 1967.
[5] K.I. KOZLOVA, Očerki etničeskoj istorii marijskogo naroda [Saggi di storia etnologica del popolo dei Mari], Moskva 1978; G.P. ENIN, " ‘Rospisnye spiski' carevokokšajskich voevod 1761 i 1765 gg." [‘Gli inventari' dei voevodi di carevokokšajsk dal 1761 al 1765], Marijskij archeografičeskij vestnik, Joškar-Ola 1997, n° 7.
[6] V.D. DIMITRIEV, "O social'no-ekonomičeskom stroe i upravlenii v Kazanskoj zemle" [Sul sistema sociale e sull'amministrazione nella terra di Kazan'] in Rossija na putjach centralizacii [La Russia sulla strada della centralizzazione], Moskva 1982, p. 107.
[7] Nella Russia del XVI e XVII secolo, la retribuzione dei funzionari dell'amministrazione locale era a carico della popolazione e prendeva la forma di "alimenti" (kormlenija) [N.d.T.].
[8] I.P. ERMOLAEV, Srednee Povolž'e vo vtoroj polovine XVI – XVII vv. cit., p. 11.
[9] I.P. ERMOLAEV, op. cit., p. 47.
[10] Razrjadnaja kniga 1475-1598 [Registro del Razrjad], Moskva 1966, pp. 131-514.
[11] M.I. KOZLOVA, Očerki etničeskoj istorii marijskogo naroda [Saggi di storia etnologica del popolo dei Mari], Moskva 1978, pp. 93-125.
[12] Il gruppo dei Tarchany era costituito da membri della vecchia nobiltà indigena che venivano inquadrati in milizie irregolari al servizio dell'amministrazione russa [N.d.T.].
[13] Tributo in pelli e, in seguito, in denaro che erano tenute a versare le popolazioni indigene del medio Volga nel corso del XVI e XVII secolo [N.d.T.].
[14] Razrjadnaja kniga 1475-1598, Moskva 1966, pp. 131-153, 247-252, 327-349.
[15] V.D. DIMITRIEV, Žalovannaja ustavnaja gramota volostjam Kazanskoj zemli 1754 goda [La carta alle terre della regione di Kazan'] in V.D. DIMITRIEV, Čuvašija v epochu feodalizma [La Čuvašija all'epoca del feudalesimo], Čeboksary 1986, pp. 65-75.
[16] V.D. DIMITRIEV, O social'no-ekonomičeskom stroe i upravlenii v Kazanskoj zemle [Sul sistema socioeconomico e l'amministrazione nel territorio di Kazan'] p. 100.
[17] V.D. DIMITRIEV, Žalovannaja ustavnaja gramota cit., pp. 70-71.
[18] I.P. ERMOLAEV, Srednee Povolž'e cit., p. 43
[19] V.D. DIMITRIEV, op. cit., p. 73; G.N. AJPLATOV, A.G. IVANOV, Monastyrskaja kolonizacija Marijskogo povolž'ja [La colonizzazione dei monasteri nella regione dei Mari nel Medio Volga], Joškar-Ola, 2000, pp. 46-49.
[20] I.P. ERMOLAEV, op. cit., pp. 44-45, 76-103.
[21] V.D. DIMITRIEV, "Carskie" nakazy kazanskim voevodam XVII [Le istruzioni "dello zar" ai voevody di Kazan' nel XVII secolo], in Istorija i kul'tura Čuvašskoj ASSR [Storia e cultura della Repubblica Socialista Sovietica della Čuvašija], vyp. 3, Čeboksary 1974.
[22] Si tratta di un organismo preposto al controllo degli incarichi militari e civili. Al Razrjadnyj Prikaz era affidata anche la stesura delle genealogie delle famiglie nobili russe, fino alla sua soppressione nel 1711 [N.d.T.].
[23] Si tratta di un ufficiale eletto dalla popolazione urbana e rurale nel XVII e XVIII secolo. Tale figura dell'amministrazione locale era addetta alla riscossione dei tributi e alla vendita del sale e delle bevande alcoliche. Il termine celoval'nik deriva dal verbo celovat' (baciare) ed è legato all'atto del bacio della croce che l'ufficiale eletto doveva espletare prestando giuramento al cospetto delle autorità [N.d.T].
[24] G.N. AJPLATOV, Marijskij kraj v XVII veke. Rukopis' [La regione dei Mari nel XVII secolo. Un manoscritto], Joškar-Ola, 1967, t. I, pp. 107-166; t. II, pp. 17-390.
[25] V.D. DIMITRIEV, "Nakaz carja Michaila Fedoroviča carevokokšajskomu voevode V.Ja. Voronovu 1628 goda" [L'istruzione dello zar Michaila Fedorovičal voevoda di Carevokokšajsk V. Ja. Voronov nel 1628] in Marijskij Archeografičeskij vestnik, n° 2, Joškar-Ola 1992, pp. 65-66.
[26] V.D. DIMITRIEV, op. cit., p. 65.
[27] V.D. DIMITRIEV, op. cit, p. 66.
[28] V.D. DIMITRIEV, "Carskie" nakazy cit., pp. 70-71.
[29] V.D. DIMITRIEV, op. cit., p.76.
[30] V.D. DIMITRIEV, "Carskie" nakazy cit., pp. 67-68; I.P. Ermolaev, op. cit., pp. 108-112; G.N. AJPLATOV, A.G. IVANOV, Monastyrskaja kolonizacija cit., pp. 51-68, 72-78, 79-103, 122-146, 148-149.
[31] V.D. DIMITRIEV, Nakaz carja Michaila Fedoroviča cit., p. 67.
[32] V.D. DIMITRIEV, "Carskie" nakazy cit.,, p. 112.
[33] G.N. AJPLATOV, A.G. IVANOV, a cura di, Istorija Marijskogo kraja v dokumentach i materialach. Epocha feodalizma [La storia della regione dei Mari attraverso i documenti. L'epoca del feudalesimo], Joškar-Ola, 1992, pp. 113-115; Rossijskoe zakonodatel'stavo X-XX vv. [La legislazione russa X-XX secolo], Moskva, 1985, t. III, pp. 102-103.
[34] V.D. DIMITRIEV, op. cit., p. 114.
[35] V.D. DIMITRIEV, Nakaz carja Michaila Fedoroviča cit., pp. 68-70.
[36] I.P. Ermolaev, op. cit., pp. 113-122.
[37] G.P. ENIN, Slovesnyj voevodskij sud (Issledovanie i istočniki), Rukopisnye pamjatniki [Il tribunale orale del voevoda, Studio e fonti], vyp. 2, Sankt Peterburg, 1995, pp.20-32; G.P. ENIN, Voevodskoe kormlenie v Rossii v XVII veke (soderžanie naseleniem uezdagosudarstvennogo organa vlasti) [Il mantenimento del voevoda nella Russia del XVII secolo. Il mantenimento da parte della popolazione del distretto di un organo dell'amministrazione statale], Sankt Peterburg, 2000.
[38] Tale ufficio venne reintrodotto nel secondo e terzo quarto del Settecento e quindi definitivamente soppresso all'epoca della riforma amministrativa di Caterina II. L'ufficio del voevoda nella regione dei Mari nei due periodi dal 1700 al 1710 e dal 1728 al 1781, comunque, aveva una caratteristica non riscontrabile altrove: la partecipazione attiva della cancelleria del governatore e del voevoda nell'evangelizzazione di massa dei Mari.
[39] A.G. IVANOV, Očerki po istorii Marijskogo kraja XVIII veka [Saggi di storia della regione dei Mari], Joškar-Ola, 1995, pp. 27-35.
[40] N.P. EROŠKIN, Istorija gosudarstvennych učreždenij dorevoljucionnoj Rossii [La storia delle istituzioni statali della russia prerivoluzionaria], Moskva 1983, pp. 110-112.
[41] Rossijskij Gosudarstvennyj Archiv Drevnich Aktov [Archivio Russo di Stato degli Antichi Atti], in seguito citato come RGADA, Fond Pravitel'stvujuščego Senata [Fondo del Senato governante], f. 248, op. 6, kn. 327, d. 2, ll, 707-1406ob; Polnoe Sobranie Zakonov Rossijskoj Imperii [Raccolta completa delle leggi dell'Impero russo; da ora in poi citata come PSZ.], tt. 1-45, Sankt Peterburg 1830, t. IV, n° 2218; t. V, n° 3380.
[42] RGADA, Fond Gerol'dmejsterskoj kontory Senata [Fondo del Dipartimento di Araldica del Senato], f. 286, op. 1, d. 398, ll. 668-718ob.
[43] PSZ., t. IV, n° 2218; t. V, n° 3380.
[44] RGADA, Fond Kazanskoj gubernskoj kanzeljarij [Fondo della cancelleria di governatorato di Kazan'], f. 407, op. 1, d.225, ll. 43-113.
[45] A.G. IVANOV, Očerki po istorii Marijskogo kraja XVIII veka [Saggi di storia della regione dei Mari del XVIII secolo], Joškar-Ola, 1995, pp. 169-177.
[46] A.G. IVANOV, "Proženie marijskich i čuvašskich krest'jan Koz'modem'janskogo uezda 1761 goda" [Le petizioni dei contadini mari e čuvaši del distretto di Koz'modem'jansk] in Marijskij archeografičeskij vestnik, Joškar-Ola, 1991, n° 1, pp. 41-54.
[47] A.G. IVANOV, Marijcy povolž'ja i Priural'ja (po ich nakazam v Uložennuju komissiju) [I Mari del medio Volga e degli Urali: le istruzioni alla Commissione legislativa], Joškar-Ola, 1993, pp. 38-95.
[48] A.G. IVANOV, op. cit., p. 86.