William Popple e William Penn. Dalla libertà di coscienza alle libertà civili

Luisa Simonutti

1. Nell'opera dal significativo titolo The Great Case of Liberty of Conscience once more Briefly Debated and Defended, by the Authority of Reason, Scripture, and Antiquity: Which may serve the Place of a General Reply to such late Discourss, as have Oppos'd a Tolleration, William Penn – autore già famoso per i suoi scritti e per le relazioni interpersonali con figure della politica e della cultura inglesi[1], – affermava nel 1670:

First, By Liberty of Conscience, we understand not only a meer Liberty of the Mind, in believing or disbelieving this or that Principle or Doctrine, but the Exercise of our selves in a visible Way of Worship, upon our believing it to be indispensably required at our bands, that if we neglect it for Fear or Favour of any Mortal Men, we Sin, and incur divine Weath[2].

Avvalendosi degli scritti neotestamentari Penn si propone di dimostrare che "imposition, restraint, and persecution are repugnant to the plain Testimonies and percepts of the Scriptures"[3]. Prosegue nella sua analisi accompagnando le argomentazioni in difesa della libertà, ad un tempo religiosa e civile, con esempi tratti dalla storia dei popoli antichi, ebrei e romani, alla figura di irenisti come Wicklif fino ai latitudinari suoi contemporanei come Hammond. Avviandosi alla conclusione di questo scritto Penn esplicita al lettore la domanda alla quale si era ispirato il suo impegno civile e la sua coscienza religiosa:

Now upon the whole, we ask, What can be more Equal, what more resonable then Liberty of Conscience, so correspondent wiht the Reverence due to God, and Respect to the Nature, Practice, Promotion, and Rewards of the Christian Religion; the Sense of Divine Writ; the Great Priviledge of Nature, and Noble Principle of Reason, the Justice, Prudence and Felicity of Government; And Lastly, to the Judgment and Authority of a whole Cloud of Famous Witnesses, whose Harmony in Opinion, as much detects the Unreasonableness, and Incharity of Persecutors, as their Savage Cruelties imply an highcontempt of so sollid determinations, of which number I can not forbear the mention of two, whose Actions are so near of kin to one other, and both to inhumanity, as the same thing can be to it self[4].

Nello stesso anno Penn dava alle stampe, tra i suoi numerosi scritti, la replica The People's Antient and Just Liberties asserted, in the Tryal of William Penn, and William Mead, in cui si proponeva – quasi ricostruendo le accuse e le repliche del processo – di difendere la libertà di coscienza e la tolleranza dalle accuse di favorire la sedizione e la ribellione nell'ambito della politica. "Liberty of Conscience, is counted a Pretence for Rebellion; and Religious Assemblies, Routs and Riots, and the Defenders of both, are by them reputed Factious and Disaffected."[5]
Qualche anno dopo, nel 1685, il famoso quacchero ripeteva la sua difesa della tolleranza e della libertà di coscienza irridendo gli accusatori che adombravano scuse e avanzavano deboli argomenti per ostentare clamorose accuse. Ai loro occhi la tolleranza e la libertà di coscienza apparivano un pericolo per il governo perché sotto la maschera di una coscienza remissiva inducevano i cittadini alla ribellione e a ideali antimonarchici. I detrattori della libertà di coscienza paventavano un'altra conseguenza, ossia il diffondersi all'interno del regno di macchinazioni repubblicane e progetti pieni di veleno[6].


2. "Absolute Liberty, Just and True Liberty, Equal and Impatial Liberty", faceva eco alle innumerevoli pagine scritte da Penn in difesa della tolleranza, William Popple nelle sue Three Letters tending to demonstrate how the Security of this Nation against all Future Persecution for Religion[7]. Popple, dotto mercante inglese, è principalmente noto per aver redatto la traduzione inglese dell'Epistola de tolerantia[8] e per essere stato il segretario del prestigioso "Board of Trade and Plantations" negli anni in cui John Locke ne fu uno dei commissari. Nell'ottobre del 1689, William Popple, consegnava al lettore inglese la prefazione e la traduzione della Epistola de tolerantia pubblicata nello stesso anno a Gouda dall'amico John Locke. Nel raccomandare la lettura di quest'opera che meglio di ogni altra aveva dimostrato che la via per una libertà assoluta, giusta, vera, equa e imparziale è giusta e praticabile, Popple sintetizza l'aspetto più rilevante della sua riflessione etico-religiosa e politica. Come l'amico filosofo, Popple è un convinto assertore della necessità della libertà delle coscienze in materia di religione e della sua imprescindibilità per garantire la stabilità religiosa e politica di uno stato e del suo governo, ben oltre gli interessi angusti di sette religiose e fazioni politiche.

Our Government has not only been partial in Matters of Religion; but those also who have suffered under that Partiality, and have therefore endeavoured by their Writings to vindicate their own Rights and Liberties, have for the most part done it upon narrow Principles, suited only to the Interests of their own Sects. This narrowness of Spirit on all sides has undoubtedly been the principal Occasion of our Miseries and Confusion[9].

L'unico possibile rimedio contro la miseria, la confusione sociale e il malgoverno, frutti della ottusità intellettuale è, secondo Popple, la difesa della più ampia libertà sia nel suo significato politico che in quello religioso. Il principale merito dell'autore della Epistola è, secondo Popple, quello di aver chiarito l'inscindibile nesso tra libertà civile e libertà religiosa agli occhi di tutti gli uomini che abbiano un animo abbastanza aperto da saper anteporre l'interesse pubblico a vantaggio di una setta o di un partito.
Originario di Hull, figlio di Edmund, personaggio di rilievo della città, e di Mary, sorella del poeta Andrew Marvell, William Popple nacque nel febbraio del 1638, fu educato sotto la cura del poeta e, successivamente, condusse il proprio apprendistato nell'attività mercantile in cui erano impegnati numerosi membri della famiglia Popple. Dal matrimonio con Mary Alured ebbe tre figli, William, Mary e Katherine. Successivamente, a partire dal 1670, la famiglia trascorse una quindicina d'anni a Bordeaux, dove Popple fu impegnato nel commercio di vini, di brandy e di altri beni di conforto, con la madrepatria.

3. La Revoca dell'Editto di Nantes voluta da Luigi XIV non solo inflisse un duro colpo alla comunità ugonotta di Bordeaux, ma creò anche un clima difficile per i Popple così come per gli altri protestanti inglesi residenti nella città. Il mercante fu spettatore delle progressive limitazioni alle libertà civili e alle manifestazioni di culto protestante; fu testimone delle prepotenze e delle persecuzioni volute da Re Sole per convertire al cattolicesimo le comunità protestanti di Francia. Un progetto sociale e religioso che culminò nel 1685 con la Revoca dell'Editto di tolleranza promulgato da Enrico IV, a Nantes, negli ultimi anni del Cinquecento. Popple lasciò un quadro dolente di questi eventi in un breve sonetto dal titolo significativo: Les Nouveaux Convertis[10]. Dopo la revoca dell'editto di Nantes, Popple decise di lasciare la Francia. Preceduto dai suoi familiari, rientrava definitivamente a Londra nei primi mesi del 1688[11].

Dagli anni giovanili e fino alla morte di Marvell nel 1678, il rapporto di William con il suo famoso tutore rimase stretto. Condivise gli ideali religiosi e politici dello zio poeta e degli esponenti dell'ala whig con i quali rimase in contatto anche durante il lungo soggiorno francese.
Nelle lettere a William Popple, Marvell tenne al corrente il nipote degli eventi e delle preoccupazioni politiche che attraversavano la corte e il parlamento. Nell'aprile del 1670 ritornava sul tema delle prerogative del re nei confronti della professione religiosa.
Lo informava inoltre della propria attività letteraria e delle polemiche degli esponenti tory e della chiesa anglicana che inevitabilmente accompagnavano l'apparizione delle sue opere[12]. Popple trasse certamente stimoli letterari e politici da questo sodalizio e ne sono testimonianza la cura che egli ebbe degli scritti dello zio. Conservò una copia manoscritta dei Miscellaneous Poems, di Marvell, redatta almeno in parte di mano di Popple ed emendata in vista di una nuova edizione[13]. A questo si aggiunga l'impegno poetico del mercante di Bordeaux che condivise il gusto letterario e politico-religioso del grande scrittore inglese[14]. Andrew Marvell, letterato e membro del parlamento all'epoca di Cromwell, ambasciatore e uomo politico di primo piano durante gli anni della Restaurazione, era diventato una figura di riferimento non solo per il nipote, ma negli anni settanta del Seicento fu un campione degli ideali di libertà civile e religiosa e seppe trasporre nella sua attività di poeta e letterato l'impegno politico e le sue convinzioni religiose[15].

4. Negli anni che precedettero il suo ritorno in Inghilterra, Popple affidò l'educazione delle sue due figlie all'ugonotto Isaac Papin, nipote del famoso pastore Claude Pajon, amico e corrispondente del ginevrino Jean Le Clerc. Ben presto tra Popple e Papin si stabilì una reciproca stima. Oltre a rivestire il ruolo di precettore, Popple sperava che l'ugonotto potesse divenire anche sposo di una delle sue figlie e suo stretto collaboratore negli affari. Papin, a sua volta, pur manifestando la sua determinazione a proseguire la sua attività di pastore e teologo alla quale per lunghi anni si era preparato, non mancava di descrivere favorevolmente il periodo trascorso in casa Popple e il sodalizio con il colto mercante inglese[16].
Nel 1682, Popple aveva curato la traduzione francese dello scritto di Martin Clifford, A Treatise of Humane Reason[17], arricchendolo di una lunga prefazione. Pur preferendo apparire agli occhi di amici e lettori nella veste di un dotto e curioso mercante piuttosto che in quelle di scrittore – poiché, scriveva Papin, "sa principale occupation est le négoce, et qu'il ne se pique d'étude, qu'autant qu'en peut avoir un marchand qui réserve une partie de son tems pour d'autres livres que ceux du commerce"[18] – egli non mancò di confrontarsi con il giovane precettore su questioni filosofiche quali l'estensione e il valore di verità delle conoscenze metafisiche dell'uomo.
Certamente, Popple e Papin condivisero la necessità di riflettere sui limiti della tolleranza e sulla questione della libertà religiosa e civile seppure con accenti e finalità diverse. Popple maggiormente interessato a evidenziare la ragionevolezza e la rilevanza sociale e politica della libertà religiosa, Papin impegnato nella difesa di un possibile esito irenistico e al conseguimento, per merito della ragione e della carità cristiana, di una tolleranza religiosa tra le varie sette protestanti. Significativamente, dopo che i due ebbero lasciato Bordeaux – il primo per la madrepatria e il secondo per trovare rifugio in Inghilterra e successivamente in Olanda – il mercante inglese pubblicò, nel 1687, presso l'editore quacchero Andrew Sowle di Londra, il volume The Rational Catechism, or an instructive Conference between a Father and a Son[19]. Nello stesso anno, Isaac Papin fece apparire, presso l'editore Leers di Rotterdam, protetto dall'anonimato, l'opera La foy réduite à ses véritables principes, et renfermée dans ses justes bornes[20], che godette dell'approvazione del famoso esule ugonotto Pierre Bayle, il quale l'arricchì di una breve prefazione.

5. Popple fu attento a quanto avveniva di qua e di là della Manica sia in ambito politico che culturale. Propose infatti al lettore francese la traduzione del breve scritto di Martin Clifford, A Treatise of Humane Reason, apparso a Londra nel 1674. Fin dalle prime righe della ricca e lunga prefazione di cui corredò il volume, Popple manifestava la convinzione della ragionevolezza dei fondamenti della religione: "Voilà donc un grand avantage de la Raison, que c'est par elle que nous établissons le prémier fondement de toute Religion, qui est la connoissance asseurée de l'existence d'un Dieu."[21]
Alcune pagine più avanti ribadiva con forza:

La Droite Raison est la prémiere loy fondamentale à laquelle nous sommes naturellement et indispensablement tenus d'obeïr; qu'elle est évidente et assurée; qu'elle est pure et juste; qu'elle est mesme divine; et qu'elle tend directement à perfectionner nostre nature, et à nous conduire à une immortalité bien-heureuse[22].

Di qui il motivo del suo interesse verso l'opera di Clifford: "Le dessein de son Autheur y est de favoriser une liberté de raisonnement pour les personnes particuliéres en matiére de Religion"[23]
Persuaso della imprescindibilità dei principi della ragione nel discernere le questioni religiose, nelle pagine del Rational Catechism, Popple rimproverava il genere umano d'aver abbandonato le regole della retta ragione fallendo, di conseguenza, nel progetto di fornire una fondazione razionale alla religione.

To remedy this Evil, I have begun my Catechism at the first Principles that I could discern in human Nature, and I have proceeded to build therupon as gradually and regularly as I have been able. So that I hope the whole Business of Religion, whether natural or instituted, wil appear in this Draught to be steady Prosecution of one and the same regular Design in God the Author of both. And I am sure that a right Understanding of that Truth wil give great Satisfaction to any considering Minde[24].

L'originalità dell'opera e del metodo con cui Popple affrontava l'impresa di provare la verità della religione rivelata vennero sottolineati nell'arguta recensione che ne fece Jean Le Clerc per i lettori della sua Bibliothèque Universelle et Historique[25]. Popple si era riproposto di consegnare ai propri figli non un catechismo da apprendere a memoria e costituito da un elenco di dettati speculativi tratti dai sistemi di teologia della confessione di fede in cui egli si riconosceva, ma di dimostrare la verità della religione rivelata e di indicare le conoscenze necessarie e la via per raggiungere il bene e la salvezza, scopo della vita di ciascun uomo.

6. Popple intraprendeva, dunque, l'analisi dei fondamenti della religione naturale per giungere poi, di grado in grado e con l'aiuto della ragione, alla religione rivelata e a dimostrare che i principi di quest'ultima sono perfettamente conformi alla religione naturale. Scopo dichiarato del Catechismo di Popple era, inoltre, quello di rendere manifesta la debolezza razionale e l'inutilità delle dispute e delle violenze che funestavano la cristianità e che si basavano su pretese differenze nei fondamenti dottrinari. Unico controveleno ad ambiguità interpretative e a dissidi teologici ed esegetici consisteva nel rendere palesi i fondamenti universali e naturali che costituivano i capisaldi di quel credo minimo che ogni fedele doveva professare e difendere.
Su queste basi si aprì il confronto di idee con John Locke. Un sodalizio dissimulato ai suoi inizi, ossia all'epoca della traduzione dell'Epistola de tolerantia, ma che si era poi consolidato nel corso degli anni: dalla comune discussione dell'opera dell'unitario Stephen Nye[26], alla fondazione del Dry Club, un club di dotti e "spiriti curiosi" che si ritrovavano periodicamente per discutere liberamente di libri e idee, alla collaborazione presso il Board of Trade and Plantations, associazione che ebbe il compito di promuovere l'attività economica e politica inglese in terra americana[27].

Il mercante condivise, inoltre, con Locke l'amicizia con personaggi della politica inglese contemporanea, con esuli politici come John Freke, e con figure di primo piano come Franciscus van Helmont e uomini di cultura come i quaccheri Benjamin Furly e William Penn. Come sarà poi per Locke, William Penn si assunse il compito di rendere possibile il definitivo rientro in Inghilterra dei Popple; il mercante, a sua volta, non mancò di manifestare apertamente il suo sostegno ai progetti politici di Penn e a difenderlo dalle accuse di papismo.
Nell'ottobre del 1688, in una lettera pubblica Popple spronava Penn a difendersi energicamente dall'imputazione di filocattolicesimo, una accusa generica che veniva estesa a quanti erano stati in rapporto con il re Giacomo II. Nella sua difesa di Penn, Popple ricorda invece il suo impegno per far godere il popolo inglese di una "general and inviolable liberty of Conscience in matters of meer Religion". Ciò aveva, prosegue Popple, causato dei fraintendimenti in alcuni uomini, e suscitato la malizia in altri, e in definitiva aveva causato a Penn numerose inimicizie che indegnamente reclamavano la sua punizione. [28]
Popple venne, inoltre, in suo aiuto quando il quacchero, agli inizi degli anni novanta, fu oggetto di pesanti persecuzioni[29]. Con William Penn, Popple ebbe una grande affinità intellettuale, e condivise gli ideali di una universale e inviolabile libertà di coscienza.
Nel 1688, nella lettera indirizzata all'eminente quacchero per sollecitarne una sua autodifesa dalle accuse di papismo, il mercante scriveva una pagina significativa per la storia della libertà di pensiero e per il riconoscimento della uguale dignità e libertà di ciascun uomo.

The promoting a general liberty of conscience having been your particular province, the aspersion of Popery and Jesuitism, that has been cast upon you, has reflected upon His Majesty for having made use, in that affair, of so disguised a personage as you are supposed to have been. It has weakened the force of your endeavours, obstructed their effect, and contributed greatly to disappoint this poor nation of that inestimable happiness, and secure establishment, which I am persuaded you designed, and which all good and wise men agree that a just and inviolable liberty of conscience would infallibly produce. I heartly wish this consideration had been sooner laid to heart, and that some demonstrative evidence of your sincerity in the profession you make had accompanied all your endeavours for liberty[30].

7. Della storia personale di William Penn merita qui menzionare soprattutto il suo soggiorno di studio presso Saumur, l'accademia protestante di stampo libertario e antipredestinazionista, la sua devozione di allievo e di amico verso Moyse Amyraut, eminente pastore e professore ugonotto e la sua attenzione verso il dibattito sulla libertà di coscienza in rapporto alle libertà civili che si era sviluppato in Francia a partire dalla metà del Cinquecento.
Fin dagli anni settanta del Seicento William Penn aveva condotto la sua battaglia in difesa della libertà di coscienza in numerosi scritti sottolineando non soltanto il significato e l'importanza in ambito religioso ed ecclesiastico della tolleranza, ma soprattutto il vantaggio, o meglio, usando i termini che Penn utilizza frequentemente, la non-contraddittorietà e l'interesse che tale scelta politica aveva per tutta la nazione, "for the Prosperity of Civil Society"[31]. Scriveva nel 1674 in un breve pamphlet dal titolo Christian Liberty:

Remember that they are Men as well as your selves, born free, and have equal Plea to Natural and Civil common Priviledges with your selves: The different Perswasion of their Consciences about Things relating to another Life, can no wayes render them unfit for this. [...] They have the same Right to their Liberty and Property as ever, having by no Practice of theirs in the least forseited and of those human Advantages, the Great Charters of Nature and Scripture have conferr'd upon them: And the Opulency of your Neighbours, and Prosperity of their Affairs, prove to you that Indulgence is not inconsistent with Policy[32].

8. All'incirca dieci anni dopo, nel 1685, nello scritto Considerations moving to a Toleration, and Liberty of Conscience, Penn ribadiva che la ricchezza di una nazione consiste soprattutto negli uomini che la popolano; analogamente un regno può dirsi grande non per l'ampiezza del suo territorio ma in rapporto alla sua ricchezza demografica e quest'ultima può prosperare grazie ad un aumento degli scambi, della manifattura e del commercio. Secondo Penn, la promulgazione di un Atto di "tolleranza universale" produrrebbe benefici sia in politica che nell'economia della nazione. Attirerebbe in Inghilterra i perseguitati per ragioni religiose in fuga dagli stati vicini "and they must bring their Hands and Business with them."[33]
A queste riflessioni si ispirava, qualche anno dopo, William Popple, allorché, nel 1688, dava alle stampe lo scritto dal titolo Three Letters tending to Demonstrate how the Security of this Nation against all Future Persecution for Religion, lys in the Abolishment of the Present Penal Laws ... and the Establishment of a New Law for Universal Liberty of Conscience, che significativamente venne a lungo attribuito alla mano di William Penn. In queste pagine Popple ribadiva: "No Man ought to be Persecuted for Matters of meer Religion. [...] I am convinced that the Interest of this Nation, as well as the Laws of Christianity requires un Absolute, Universal, Equal and Inviolable Liberty of Conscience[34].
Una difesa della libertà di coscienza che prendeva le mosse dalla critica alla campagna anticattolica in terra inglese. Popple, senza indossare le vesti dell'una piuttosto che dell'altra confessione cristiana, esprimeva il suo appello alla corona per la promulgazione di leggi che garantiscano i diritti e le libertà civili a tutti i sudditi, unico cemento della unità nazionale ed efficace controveleno ad ogni forma di sopraffazione e persecuzione religiosa.

You do not pretend sure that the Exclusion of the Roman Catholics from such Imployments in any Security to our Civil Rights, or to the Fundamental Constitution of our Government. They ar English Men as wel as we. The Civil Rights of English Men ought to be no less dear to them than to us. [...] Let us therfore have a Law enacted, which, in Abolishing al those Penal Ones, and al the Tests too, that ar now complained of, shall Establish a Universal and Equal Liberty of Conscience, as Magna Charta of Religion with al the ingaging Circumstances that the Wit of Man can invent to make it inviolable. Let that Liberty be declared to be the Natural Right of Al Men, and any violation therof be therfore accounted Criminal[35].

Dunque, una difesa della libertà di coscienza e della tolleranza che in Penn come nello stesso Popple, aveva perduto le connotazioni di una rivendicazione limitata alla questione religiosa per divenire un'aperta difesa delle libertà civili – e tra queste anche quella religiosa – che garantiscono la pace, la stabilità e la prosperità di una nazione.

[1] Tra le numerose biografie del pensatore quacchero si veda CATHERINE OWENS PEARE, William Penn. A Biography, London, Dennis Dobson, 1956. In particolare sul rapporto tra Penn e Giacomo II, si veda VINCENT BURANELLI, William Penn and James II, in "Proceedings of the American Philosophical Society", vol. 104, n. 1, 1960, 35-53; Id., The King and the Quaker, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 1960.

[2] WILLIAM PENN, The Great Case of Liberty of Conscience once more Briefly Debated and Defended, by the Authority of Reason, Scripture, and Antiquity: Which may serve the Place of a General Reply to such late Discourss, as have Oppos'd a Tolleration, 1670, 11. I corsivi sono dell'autore.

[3] Ibid., 16.

[4] Ibid., 44-45.

[5] WILLIAM PENN, The Peoples Antient and Just Liberties asserted, in the Tryal of William Penn, and William Mead, 1670, 3.

[6] WILLIAM PENN, Considerations moving to a Toleration, and Liberty of Conscience etc., London, R. Hayhurst, 1685, The Epistle Dedicatory.

[7] W. POPPLE, Three Letters tending to demonstrate how the Security of this Nation against all Future Persecution for Religion, lys in the Abolishment of the Present Penal Laws and Tests, and in the Establishment of a New Law for Universal Liberty of Conscience, London, Andrew Sowle, 1688, 5.

[8] WILLIAM POPPLE, To the Reader, in JOHN LOCKE, A Letter concerning Toleration, London, Awnsham Churchill, 1698.

[9] Ibid. Per un cenno biografico più completo su William Popple e sui suoi rapporti con John Locke si veda L. SIMONUTTI, "Absolute, Universal, Equal and Inviolable Liberty of Conscience". Popple, Locke e il "Dry Club", in La formazione storica della alterità. Studi di storia della tolleranza nell'età moderna offerti a Antonio Rotondò, a cura di HENRY MéCHOULAN, RICHARD H. POPKIN, GIUSEPPE RICUPERATI, LUISA SIMONUTTI, 2001, 3 vol., vol. II, 707-749.

[10] Il sonetto è pubblicato in LUISA SIMONUTTI, Un acteur et témoin du débat sur la tolérance: William Popple, marchand, écrivain et poète de la liberté, in "Q/W/E/T/Y", 8, 1998, 267-272: 271.

[11] Oltre alle notizie riportate nel NBD, per una biografia intellettuale di William Popple si veda il saggio di CAROLINE ROBBINS, Absolute liberty: the Life and Thought of William Popple cit.; e le pagine dedicate a questo autore da GIOVANNI TARANTINO nel volume, Martin Clifford, 1624-1677, Deismo e tolleranza nell'Inghilterra della Restaurazione, Firenze, Olschki, 2000, in particolare cap. V, 192-216.

[12] Si vedano le lettere apparse in varie raccolte: A. MARVELL, The Poems and Letters, a cura di H. M. MARGOLIOUTH, Oxford, Clarendon Press, 1952, 2 vol, vol. I; A. MARVELL, The Complete Works, in Verse and Prose, a cura di ALEXANDER B. GROSART, (Printed for private circulation) 1875, 4 voll, vol. II. Cfr. inoltre i saggi di N. H. KLEEBE, ‘I would not tell you any tales': Marvell's Constituency Letters, 111-134; e di CONAL CONDREN, Andrew Marvell as Polemicist: his Account of the Growth of Popery, and Arbitrary Government, 157-187, entrambi apparsi nella raccolta The Political Identity of Andrew Marvell, a cura di CONAL CONDREN E A. D. COUSINS, Aldershot e Brookfield 1990.

[13] Si tratta del volume A. MARVELL, Miscellaneous Poems. London, Robert Boulter, 1681, in parte a stampa e in parte manoscritto conservato presso la Bodleian Library di Oxford ( Ms. Eng. poet. d.49) ancora oggi oggetto di disamina. Cfr. ANNABEL PATTERSON, Miscellaneous Marvell?, in The Political Identity of Andrew Marvell, cit., 188-212.

[14] Oltre al volume conservato alla British Library (Add. Mss. 8888) che raccoglie i poemi in larga parte rimasti inediti, la Bodleian Library di Oxford conserva il manoscritto di Popple contenente la traduzione di alcune satire di Giovenale: JUVENAL, Book 2nd, Satire 6th. Englished: Against Women. Translated by William Popple (Oxford, Bodleian, Ms. Douce, 201, c.55 sg.).

[15] Della ricchissima letteratura secondaria su questo autore si rinvia unicamente all'utile raccolta di saggi curata da CONAL CONDREN ET A. D. COUSINS, The Political Identity of Andrew Marvell, cit. ed in particolare il saggio di WILLIAM LAMONT, The Religion of Andrew Marvell: Locating the ‘Bloody Horse', 135-156, in essa contenuto.

[16] Sui rapporti tra Papin e Jean Le Clerc si veda: LUISA SIMONUTTI, Questioni di filosofia nel carteggio di due teologi protestanti: Jean Leclerc e Isaac Papin, in: "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Lettere e Filosofia", s. III, vol. XII, 1, 1982, 269-358. Il loro breve carteggio è ora raccolto in JEAN LE CLERC, Epistolario, a cura di MARIO SINA, Firenze, Olschki, 1987-1997, 4 voll.; si veda in particolare: vol. I, le lettere del 19 febbraio 1684 e del 15 febbraio 1685.

[17] MARTIN CLIFFORD, A Treatise of Humane Reason, London, H. Brome, 1674, ora pubblicato in appendice al volume di GIOVANNI TARANTINO, Martin Clifford, 1624-1677, Deismo e tolleranza nell'Inghilterra della Restaurazione, cit.

[18] JEAN LE CLERC, Epistolario, cit., vol. I, 127.

[19] WILLIAM POPPLE, A Rational Catechism or, An instructive Conference between a Father and a Son, London, Andrew Sowle, 1687.

[20] ISAAC PAPIN, La foy réduite à ses véritables principes, et renfermée dans ses justes bornes, Rotterdam, 1687.

[21] L'edizione francese dell'opera di Martin Clifford apparve anonima con il titolo: Traité de la raison humaine. Traduit de l'Anglois, et augmenté d'une Préface qui contient plusieurs authoritez justificatives des sentimens de l'Autheur, Amsterdam, Jochem van Dyck 1982. Cfr. Ibid., 25-26. La traduzione e la prefazione sono di Popple. Su Clifford e sulla circolazione della sua opera cfr. GIOVANNI TARANTINO, Martin Clifford, 1624-1677, Deismo e tolleranza nell'Inghilterra della Restaurazione, cit.

[22] MARTIN CLIFFORD, Traité de la raison humaine. Traduit de l'Anglois, et augmenté d'une Préface cit., 60-61.

[23] Ibid., 3. Il volume ebbe, nel 1699, una nuova edizione accresciuta e corretta, sempre ad Amsterdam. Nel 1690 Popple fece apparire a Londra una edizione inglese ampliata della Preface con il titolo A Discourse of Human Reason with relation to matters of Religion. In essa egli ribadiva con efficacia: "Liberty of Conscience, therefore, Universal, Impartial, Inviolable, is the true interest and great duty of Governor and People" (94). Nel 1684, William Popple aveva fatto pervenire a Jean Le Clerc, attraverso Papin, una copia del volumetto apparso nel 1682 (cfr. JEAN LE CLERC, Epistolario, vol. I, 127). Pochi anni dopo, nel 1690, Le Clerc non mancò di fare una puntuale recensione della edizione inglese della prefazione di Popple sulle pagine della sua rivista "Bibliothèque Universelle et Historique", 1690, 387-395.

[24] WILLIAM POPPLE, A Rational Catechism or, An instructive Conference between a Father and a Son cit, The Epistle Dedicatory.

[25] JEAN LE CLERC, Du "Cathechisme Raisonné", in "Bibliothèque Universelle et Historique", t. IX, 95 segg. La recensione fu pubblicata nel volume insieme alla traduzione francese dell'opera di Popple la quale apparve ad Amsterdam, presso l'editore Wetstein & Smith nel 1732 con il titolo: Entretien instructif d'un pere avec son fils, sur les premiers principes de la Religion et de la Morale, ou Catechisme raisonné. Traduit de l'anglois par Milord ***.

[26] STEPHEN NYE, A Discourse concerning Natural and Revealed Religion; evidencing the Truth, and Certainty of both; by Considerations (for the most part) not yet touched by any, (I ed. 1696) Glasgow, 1752.

[27] Cfr. PETER LASLETT, John Locke, the great Recoignage, and the Origins of the Board of Trade: 1695-1698, in «The William and Mary Quarterly», XIV, 1957, 370-402.

[28] WILLIAM POPPLE, A Letter to Mr Penn, with his answer, London, 1688, 4.

[29] Cfr. CAROLINE ROBBINS, Absolute liberty: the Life and Thought of William Popple, 1638-1708, 203 e ss.

[30] WILLIAM POPPLE, A Letter to Mr. Penn, in Thomas Clarkson, Memoirs of the Private and Public Life of William Penn, London, 1813, 2 voll., vol. II, 14.

[31] WILLIAM PENN, Christian Liberty as it was soberly desired in a Letter to certain Forreign States, 1674, 5.

[32] Ibid., 7.

[33] WILLIAM PENN, Considerations moving to a Toleration, and Liberty of Conscience, cit. 5.

[34] WILIAM POPPLE, Three Letters tending to demonstrate how the Security of this Nation against all Future Persecution for Religion, lys in the Abolishment of the Present Penal Laws and Tests, and in the Establishment of a New Law for Universal Liberty of Conscience, London, Andrew Sowle, 1688, 4-5. I corsivi sono dell'autore. Per l'attribuzione a Popple cfr. C. ROBBINS, Absolute liberty: the Life and Thought of William Popple, 1638-1708, 190 e ss.

[35] WILLIAM POPPLE, Three Letters tending to demonstrate how the Security of this Nation against all Future Persecution for Religion, cit., 13-16.