Thomas Wright, i suoi scritti ritrovati e il dibattito con Robert Parsons, S. J., sulla partecipazione al servizio e al sermone anglicano[*]

Ginevra Crosignani

1. Il rinvenimento di nuova documentazione nell'Archivio romano della Compagnia di Gesù non solo riporta alla luce buona parte della produzione dottrinale, che si credeva perduta, dell'ex gesuita Thomas Wright, ma testimonia anche l'esistenza di un dibattito controversistico instauratosi con Robert Parsons, S. J.[1], sulla vexata quaestio della partecipazione al servizio protestante.
Benché fosse giudicato pressoché unanimamente teologo di un certo valore[2], Thomas Wright non può annoverarsi tra le personalità di maggior spicco del panorama intellettuale europeo. Eppure il suo itinerario personale, interamente proteso alla ricerca una decorosa alternativa per i cattolici inglesi alla persecuzione o all'apostasia, gli conferisce lo stigma della figura paradigmatica. La sua vicenda individuale, assieme alla sua attività propagandistica, contribuisce alla individuazione di un microcosmo che riproduce quelle istanze politiche e religiose che avevano segnato l'epoca dell'ultima Tudor ed i cui strascichi erano ancora ben visibili nei primi anni del regno di Giacomo I[3]. Wright è il simbolo di una corrente d'opinione alternativa a quella controriformistica intransigente – patrocinata in Inghilterra soprattutto dai gesuiti[4] – poiché volta alla ricerca di un compromesso con il governo, nella velleitaria aspirazione di contribuire alla realizzazione della tolleranza religiosa per la comunità cattolica; e tuttavia proiettata in una dimensione concreta, sempre votata alla lealtà nei confronti della Chiesa di Roma, nei cui ranghi visse e morì.
Nel 1607 Robert Parsons dava alle stampe un trattatello formalmente anonimo[5], strutturato in due parti, dal titolo Quaestiones Duae de Sacris Alienis non Adeundis. La prima parte costituisce un elenco di argomenti pro e contro la liceità della partecipazione dei cattolici al servizio anglicano, i quali vengono sottoposti ad una commissione di dieci teologi «Clarissimi atque Doctissimi»[6] (fra i quali Muzio Vitelleschi[7], già rettore del Collegio Inglese a Roma e futuro Generale dell'Ordine, e due cardinali, Roberto Bellarmino e Cesare Baronio) che si esprime in senso decisamente negativo. La seconda parte, invece, costituisce la risposta di Robert Parsons, S. J. – Responsum breve ad Scriptum quoddam incerti authoris pro audiendis haereticorum concionibus in Anglia[8] – ad un pamphlet fatto circolare manoscritto (che egli dichiara aver ricevuto tradotto in latino dall'inglese[9]) di un anonimo autore, che alcuni storici hanno identificato con un ex gesuita: Thomas Wright[10].

2. Il contenuto di tale manoscritto, o meglio della parte che possediamo attraverso la replica di Parsons, sfrutta l'argomento della partecipazione al solo sermone anglicano – che era tenuto in separata sede, e non durante il servizio protestante, circa una volta ogni quindici giorni o mensilmente – per consentire ai cattolici di sottrarsi alle conseguenze di una crudele legislazione penale. La partecipazione ad una sola parte del rituale uniformato, avrebbe soddisfatto la lettera della legge senza compromettere l'integrità della coscienza.
L'attribuzione della paternità del manoscritto a Thomas Wright sembra confermata da validi indizi contenuti nella corrispondenza epistolare del padre Robert Jones, Superiore della Missione inglese dopo l'esecuzione di Henry Garnet, con Parsons e un altro gesuita, Richard Blount[11]. Il 2 ottobre del 1606, Jones riferisce a Parsons della diffusione di una perniciosa dottrina ad opera di un prete di nome Thomas Wright, il quale ritornato in Inghilterra dall'esilio non fa che incoraggiare i suoi correligionari nella insana dottrina che sia lecito recarsi alle chiese protestanti solo per ascoltarvi il sermone. Poiché la predica avviene di solito in separata sede rispetto alla celebrazione del servizio protestante, l'obiettivo sarebbe quello di evitare la partecipazione dei cattolici alle cerimonie eretiche. Il risultato, tuttavia, è quello di incoraggiare un grande numero di individui, che prima si recava soltanto al servizio protestante, a frequentare, oggi, non solo quello, ma anche i sermoni: il fenomeno è talmente ampio da far parlare il padre Jones dell'esistenza di una vera e propria setta, definita appunto dei «sermonisti»[12]. Egli conclude la missiva con la promessa di inviargli quanto prima il pamphlet di Thomas Wright[13]. Da questo momento, per quanto ci è dato sapere[14], di lui, come del suo manoscritto, si perdono le tracce.
Il 22 dicembre 1606, data del responso della commissione dei teologi posto a conclusione della prima parte delle Quaestiones Duae[15], Parsons diceva di non avere ancora esaminato il testo del manoscritto che avrebbe confutato nella seconda parte del suo pamphlet[16]. La data di stampa dell'opera di Parsons – nella sua versione integrale, corredata di entrambe le «Quaestiones» – è il 1607, il che rende plausibile un intervallo di tempo di almeno tre mesi perché il trattatello di Wright giungesse a Roma, e Parsons avesse modo di esaminarlo e scriverne una confutazione.[17]

3. Sebbene vi siano pochi dubbi circa l'esistenza di un prete di nome Thomas Wright che scrivesse a favore della liceità della partecipazione al sermone anglicano, non abbiamo ancora prove inconfutabili che l'Incerto Autore di Parsons sia proprio il nostro Thomas Wright. In linea di principio Parsons avrebbe potuto inventare una sorta di stratagemma letterario allo scopo di riconfermare con maggior energia – attraverso la creazione di un avversario fittizio – la linea ufficiale romana, intransigente (quantomeno ufficialmente) sul conformismo religioso in Inghilterra[18]. Tuttavia, non manca la documentazione che certifica quanto nel Seicento, in Inghilterra, la questione della partecipazione alle cerimonie eretiche fosse tutt'altro che risolta; e quanto a lungo – fino alla fine del secolo – sarebbe rimasta un argomento centrale nei rapporti fra cattolici inglesi e Santa Sede[19]. Il riferimento di Parsons al destinatario del suo Responsum breve come «incerto», è probabile fosse dettato da ragioni di prudenza, alimentate dal desiderio di non "pubblicizzare" un personaggio già sufficientemente scomodo per la reputazione dell'intera Compagnia.
Charles Bayne, che nel suo libro[20] tratta delle Quaestiones Duae di Robert Parsons, dichiara esplicitamente di non essere stato in grado di rintracciare il manoscritto originale cui è indirizzata la replica del gesuita[21]. David Rogers, noto per la sue eccellenti ricerche bibliografiche sulla produzione letteraria e dottrinale "recusante", dichiara di essere a conoscenza dell'esistenza del manoscritto, ma gli attribuisce il titolo fornito dallo stesso Parsons: De adeundis concionibus[22]. In ogni caso non ne ha mai trovata una versione a stampa, e certamente non ci dice in quale luogo sia conservato l'originale o, quantomeno, una copia attendibile di esso.
Ho rinvenuto un documento anonimo, in latino – conservato nell'Archivio romano della Compagnia di Gesù – catalogato come De adeundis Ecclesiis Protestantium[23] che credo essere la copia dell'originale manoscritto dell'Incerto Autore di Parsons. La collazione testuale – che in questa sede sarà circoscritta ad alcuni degli argomenti contenuti nel manoscritto gesuitico ed al loro riscontro con quelli che Parsons attribuisce al suo Incerto Autore – credo dimostri la fondatezza di questa ipotesi. In questo contesto mi limiterò a produrre alcuni argomenti convincenti a favore della mia asserzione, sulla base di specifici elementi che ritengo essere probanti.

4. Innanzitutto, la struttura testuale del Responsum breve è organizzata per paragrafi, ciascuno dei quali contenente l'esposizione degli argomenti attribuiti all'Incerto Autore – per l'esattezza sei conclusiones a favore della liceità della partecipazione ai sermoni anglicani – e relativa confutazione di essi ad opera di Parsons. Il manoscritto De adeundis Ecclesiis Protestantium è anch'esso strutturato in sei conclusiones – ognuna delle quali sostiene, attraverso una serie di argomenti teologici e dottrinali, la liceità della partecipazione ai sermoni protestanti – tutte identiche a quelle riportate da Parsons.
Nel confronto che seguirà si indicheranno con la lettera «P.» le sei conclusiones attribuite da Parsons all'Incerto Autore, e con le iniziali «I. A.» (Incertus Author) quelle elencate nel manoscritto gesuitico:

 

P. Prima conclusio. Non est absolute per se malum adire Ecclesiam Protestantium, ibique audire concionem[24]

I.A. Conclusio igitur mea haec est, quod absolute non est per se malum adire Ecclesiam Protestantium ibique audire concionem[25]

P. Secunda conclusio "de professione fidei"[26]

I.A. Conclusio 2ª est, auditionem haereticae concionis non esse professionem falsae religionis[27]

P.Tertia conclusio. De signo distinctivo. Audire concionem haereticam non est per se malum ex eo quod signum sit distinctivum inter Catholicum & Protestantem[28]

I.A. Conclusio 3ª. Audire concionem haereticam non est per se malum ex eo quod signum distinctivum inter Catholicum et Protestantem[29]

P. Quarta conclusio. De scandalo. Audire concionem haereticam non est per se malum ratione scandali[30].

I.A. Conclusio 4.ta. Audire concionem haereticam non est per se malum ratione scandali[31]

P. Quinta Conclusio. De periculo. Non est per se malum audire concionem ratione periculi subversionis, ratio (inquit) est, quia periculum hoc plane est intrinsecum et contingens[32]

I.A. Conclusio 5.ta. Non est per se malum audire concionem ratione periculi persuasionis. Ratio est, Nam periculum hoc est plane extrinsecum et contingens[33]

P. Sexta Conclusio. De Blasphemiis. Audire concionem haereticam non est per se malum ratione blasphemiarum, quas Catholici inter concionandum audient[34]

I.A. Conclusio 6ª. Audire concionem non est per se malum ratione blasphemiarum quas Catholici inter concionandum audient[35]


5. Rimando al mio annunciato volume per la verifica del confronto tra l'intero testo del De adeundis ed il Responum breve . Vorrei, tuttavia, far notare in questa sede un esempio semplice, ma lampante, del grado di corrispondenza tra gli argomenti contenuti rispettivamente, nell'uno e nell'altro: la parafrasi di un concetto – che Parsons attribuisce all'Incerto Autore – e che sfrutta il paragone tra l'edera e la vite (piante dotate di foglie simili, ma diverse nella capacità di dare frutto) per enfatizzare l'impossibilità di considerare la partecipazione al solo sermone, un segno di distinzione tra le due fedi: «Auditionem haereticae concionis affirmat non esse magis sua natura signum haeretici [...] hominis vero catholico distinctivum (exclusa hominum impositione) quam est hedera natura sua signum vini vendendi»[36]. Il manoscritto riporta esattamente lo stesso concetto: «Ratio est quia ex natura sua non est signum ullum magis quam hedera vini vendibilis, sed ex impositione hominum»[37].
Per quanto riguarda l'identificazione dell'autore del manoscritto con Thomas Wright credo vi siano tre elementi determinanti.
Il primo è che, come riferito dal padre Jones, Wright aveva elaborato la sua dottrina sulla base dell'autorità di Juan Azor[38] («He groundeth his opinion upon Azor»[39]) e la prima conclusione dell'autore del manoscritto è suffragata proprio dal famoso trattato di teologia morale del teologo spagnolo[40]: «Conclusio igitur mea est, quod absolute non est per se malum adire Ecclesiam protestantium ibique audire concionem. Hanc assertionem probo primo authoritate Catholicorum Doctorum ut Azor lib. 8. Instit.»[41]
Il secondo, riguarda la testimonianza – riferita da Parsons – cui si richiamerebbe l'Incerto Autore circa la narrazione da parte del Decano della Cattedrale di Courtrai, nelle Fiandre, della sterile attività predicatoria di alcuni protestanti i quali, dopo un anno intero, non guadagnarono alla loro fede neppure un uomo: «Quinta Ratio, Dum essem (inquit) Courtraci Flandorum narravit Decanus illius urbis ministros gueseos[42], sive Protestantes illius regionis, integro anno ibi fuisse concionatos, & tamen ab orthodoxa fide ne unum quidem civem seduxisse»[43]. L'autore del manoscritto riporta – come il frutto di ricordi personali – la stessa esatta testimonianza: «Nam recordor dum essem in Courtraci Flandorum narravit Decanus illius urbis gueseos, sive Protestantes Ministros Flandres ibi concionatos fuisse integro anno, et tamen ab orthodoxa fide, ne unum quidem civem seduxisse»[44].

6. La decisione di citare proprio la testimonianza del Decano di Courtrai sembra aggiungere un ulteriore tassello alla definizione della paternità del manoscritto De adeundis. Lo zio di Thomas, John Wright – che ebbe, probabilmente, la maggiore influenza nel determinare la scelta del nipote di farsi prete cattolico[45] – avrebbe conservato tale ufficio fino alla sua morte; e Thomas si sarebbe rifugiato presso di lui, nell'estate del 1603, dopo essere stato bandito dall'Inghilterra assieme ad altri 40 preti[46].
Il terzo argomento – che è, a mio giudizio, il più significativo – si trova in un manoscritto, anch'esso conservato nella sede romana dell'Archivio della Compagnia di Gesù, sul cui verso dell'ultima carta è scritto: Thomas Wrightes answer to the latyn questions[47]. Questo documento, in lingua inglese, è il quarto ed ultimo della serie compresa nel fascicolo «Anglia 36» (volume II) che costituisce un blocco documentario a se stante, trattando esclusivamente il tema della liceità della partecipazione al servizio e al sermone protestante.
Il primo manoscritto della serie è, infatti, l'originale della prima parte delle Quaestiones Duae (con il responso negativo della commissione dei dieci teologi); il secondo è il pamphlet che attribuiamo a Thomas Wright – De adeundis Ecclesiis Protestantium – e sostiene la liceità della partecipazione al sermone protestante; il terzo costituisce la risposta ad una richiesta di giudizio (ufficiosa) in merito alla questione del conformismo religioso in Inghilterra; il quarto, infine, è chiaramente – come vedremo – la risposta alle Quaestiones Duae di Parsons.
La catalogazione di questo quarto manoscritto – Thomas Wrightes answer to the latyn questions – contiene evidentemente delle informazioni che ne identificano la paternità, Thomas Wright, così come il suo "destinatario": letteralmente, delle ‘questioni latine'. Sulla base di riferimenti accuratissimi a pagine e paragrafi, e di altrettante citazioni letterali di interi passi di un «libro venuto da Roma»[48], questa lettera-pamphlet é senza dubbio la replica alle Quaestiones Duae. Il che testimonia l'esistenza di rapporti epistolari tra Parsons e Wright, incentrati su di una polemica – sia pure condotta dal gesuita con guanti di velluto[49] – circa la liceità della partecipazione al sermone anglicano. Tema che Wright difende strenuamente, indicandolo come il solo strumento rimasto alla comunità cattolica inglese per garantire la sua sopravvivenza.

7. Per esempio, l'Answer to the latyn questions costituisce un'apologia della liceità della partecipazione ai sermoni sulla base dell'autorità dottrinale del teologo Juan Azor, il che mostra una peculiare somiglianza con le teorie patrocinate da Thomas Wright in Inghilterra, come testimoniato dal padre Jones. Inoltre, l'autore del manoscritto estrapola dalla pagina «19» del «libro venuto da Roma» una intera citazione – accuratamente tradotta dal latino all'inglese – riguardante il consenso tradizionalmente accordato alla nobiltà del regno, di partecipare al servizio protestante sulla base dell'esempio veterotestamentario di Naaman il Siriano (neoconvertito al Dio d'Israele, cui il profeta Eliseo avrebbe consentito di accompagnare il suo re al tempio di Remmon, nello svolgimento di un ufficio temporale)[50]:

 

pag. 19. Secundus modus adeundi ecclesias etc: "The second manner of goinge to churche right opposite to the former is, when preciselie it is gone so far the performance of some civill affaire: as that of Naaman the Syrus who with his arm supported his Lord while he sacrified in the temple of Remmon, the which fact Elizeus the prophet reprehended not: and by this example it hath beene alwaies accounted lawfull in England that he which amonge the Peeres of the Realme did carrie the sworde or scepter before the kinge to the Chappell, might enter unto the chappell, albeit then the hereticall service was celebrated. It hath likewise beene alwayes lawfull for servingmen and waytingmaides commanded by their maisters to attend uppon them for some temporall dutie or service to go also to Churche, with this proviso that they communicated not with the hereticks in prayers, rytes or ceremonies: for this is but to goe materiallie onlie to their Churches that is to enter into thos houses which are their Churches: but not formallie in regard of worshippe or religion, but onlie for a Civill respect: as if the kinge should command the Aldermen to meete at St. Pauls Church to consult of warr, peace or some other affaires of the Common wealth: this hath alwayes beene esteemed lawfullie done, even without anie premitted protestation[51].

Secundus modus adeundi Ecclesias[52] huic quasi ex adverso est, cum precise ob negotium aliquod civile peragendum itus, quale erat illud Naaman Syri, qui Dominum suum brachio innitentem dum adorabat in templo Remmon suffulciebat, quod Elizues Propheta non reprehendit: atque hoc eius exemplo semper licitum fuit habitum in Anglia, ut qui ex Primatibus, verbi gratia, gladium, vel Sceptrum ante Regem ad Sacellum, ferebat, Sacellum ipsum ingrederetur, etiamsi officium haereticum ibi celebraretur. Famulis quoque; ac famulabus licuit semper certi officij, ac servitij temporalis praestandi causa, Dominis suis iubentibus, Ecclesias hanc ratione adire, modo nec in precibus, ritibus, vel caerimoniis cum haereticis communicarent: hoc enim est materialiter tantum Ecclesias adire, id est, aedes illas ingredi, quae Ecclesiae ipsorum sunt; sed non formaliter cultus scilicet, aut religionis, sed negotij civilis tantummodo perinde ac si Rex Senatoribus aliquibus praeciperet, ut in aede Divi Pauli Londinensi, ad consultationem de bello, vel pace, vel aliis reipub[licae] negotiis habendam convenirent, licite id fieri posse semper fuit existimatum, etiam sine ulla praemissa protestatione[53].


8. Un altro riferimento – alla pagina «56» del «libro venuto da Roma» – in cui si afferma che coloro che sono tenuti ad accompagnare il proprio "signore" al servizio protestante, nello svolgimento di una mansione economicamente remunerata o di un ufficio civile, non sono responsabili della malvagità del comando del "padrone", trova rispondenza completa (alla pagina «56») nell'opera di Parsons. In particolare, sul margine destro del recto della carta «350» del manoscritto, Wright cita testualmente nell'originale latino una frase che si trova alla stessa «pag. 56»[54] delle Quaestiones Duae «ubi actus imperantis intrinsece malus est, ibi obedientis actum eiusdem speciei et malitiae nemo ibi inficias"»

[...] the author of the booke from Rome and the Ratifiers of that parcell of the booke (wherin this doctrine id contained) defend that servants may goe to Church at their maisters commandement notwithstanding this signe and precept of conformitie: and in so doing they neither sinne mortallie, nor much lesse deny their faith (albeit no lesse scandall wilbe taken at them, then at their maisters which goe with protestation)[55].

Ed ecco Parsons:

Nam de mente legis imperantis iam satis supra ex ipsius Statuti scopo, verbisque probatum est, illam in Catholici cultus extirpationem, haereticique confirmationem ferri, ubi vero actus, imperantis intrinsece & per se malum est, ibi obedientis actum eiusdem esse speciei atque malitiae nemo ibit inficias:[56] atque hoc unum ac maximum est pravitatis in hoc actu fundamentum, quod haeretico in odium ac contemptum Religionis Catholicae praecipienti obediatur.

In ogni caso l'importanza dell'Answer to the latyn questions sta anche nel fatto che esso contribuisce a fornire elementi utili a stabilire la paternità del terzo manoscritto della serie – che credo possa attribuirsi a Robert Parsons – il che, a sua volta, ci consente di ottenere un quadro generale dell'itinerario cronologico e dottrinale della controversia avvenuta tra i due gesuiti, negli anni 1606-1607 (circa).
Un particolare episodio, che fa riferimento all'opinione che Juan Azor avrebbe comunicato verbalmente, a Roma, a persona attendibile, circa l'impossibilità di estendere al caso inglese le sue elaborazioni dottrinali sul conformismo religioso esteriore, è riportato soltanto nell'Answer to the latyn questions e nel manoscritto «numero 3» (nell'ordine fisico). Esso costituisce la risposta ad una richiesta – per conto di un amico – di un'opinione circa la liceità della partecipazione al servizio protestante alla luce della dottrina di Azor, la quale consentiva la partecipazione alle cerimonie eretiche purché ciò non avvenisse a seguito di una precisa volontà del sovrano di convertire i sudditi alla fede protestante, e non senza previa «protestazione», a garanzia di una partecipazione che fosse solo una forma d'obbedienza civile al monarca.

9. L'autore di questa sorta di ‘Lettera', non ammette che la dottrina del teologo spagnolo possa riferirsi in alcun modo al caso inglese, poiché egli avrebbe appreso, non più tardi di cinque anni prima, che Azor in persona si fosse espresso in tal senso

[...] besydes that I have heard by credible person, that he sayd to some here in Rome, not yet fyve yeres agoe, that this meaning was not in these cases which he handled to touch the case of Catholykes in England, where going to heretical Churches held for signum distinctivum, et symbolum haereticae pravitatis[57].

L'autore dell'Answer to the latyn questions non solo cita esattamente lo stesso episodio (contenuto nel manoscritto «numero 3»), ma lo attribuisce esplicitamente all'autore del «libro venuto da Roma» che è – come si è visto – certamente Parsons

And the evasion of the Author of the book sent from Rome caymeth out of his owne brame and fathereth uppon Azore, as if a little before his death being informed by an Englishe priest of our Englishe case, affirmed that he never intended in his booke the case of England, speciallie because in England the goinge to Church was a distinctive signe[58].

L'autore dell'Answer to the latyn questions, che è senza dubbio una replica alle Quaestiones Duae di Parsons, è evidentemente Thomas Wright. Poiché questi dimostra inequivocabilmente di aver letto la ‘Lettera', attribuendone il suo contenuto, ed in particolare l'episodio legato ad Azor – che non si trova nelle Quaestiones Duae, ma solo nella suddetta ‘Lettera' e nell'Answer to the latyn questions – all'autore del «libro venuto da Roma», credo si possa affermare che Robert Parsons fosse l'unico interlocutore dottrinale di Thomas Wright. L'autore della ‘Lettera', inoltre, afferma di trovarsi a Roma al momento della sua stesura, dato che dice di aver saputo dell'opinione di Azor «here in Rome»[59], e Parsons vi rimase certamente, come Rettore del Venerabile Collegio Inglese dal novembre del 1597 fino al 1610 (anno della sua morte)[60].

10. Se riteniamo la data di stesura della ‘Lettera' esser più o meno contestuale a quella delle Quaestiones Duae, vale a dire il 1607, Parsons avrebbe potuto facilmente aver appreso dell'opinione di Azor «not yet fyve yeres agoe»[61] – quest'ultimo sarebbe infatti morto a Roma nel febbraio del 1603[62] – il che rende possibile che il teologo «a little before his death»[63] (secondo l'Answer), avesse specificato che la sua dottrina non si applicava al caso inglese. Inoltre, nella ‘Lettera' l'argomento della liceità della partecipazione al sermone anglicano è trattato di sfuggita (soltanto in due punti)[64], il che potrebbe giustificare il fatto che il suo autore non fosse ancora al corrente dell'esistenza di un trattato favorevole a tale pratica, oppure che non fosse ancora stato scritto. Altrimenti vi avrebbe replicato. Come, in effetti, fece Parsons con le Quaestiones Duae.
In conclusione, l'itinerario cronologico della controversia potrebbe esser stato il seguente: Wright avrebbe deciso di accertare la posizione di Parsons sul conformismo religioso alla luce delle elaborazioni dottrinali di Azor (che costituivano una sorta di "patente di ortodossia") prima in modo informale, fingendo di fare da intermediario fra il gesuita e un amico, il vero interessato alla faccenda[65]. Dato che il responso di Parsons sarebbe stato categoricamente negativo, Wright potrebbe, allora, aver deciso di codificare le sue innovazioni dottrinali sulla partecipazione al sermone. In virtù di esse, l'ostacolo legato alla illiceità del conformismo religioso esteriore potrebbe scavalcarsi partecipando solo alla predica del sermone, un atto di natura più intellettuale che religiosa, teso a suscitare nell'uditorio prevalentemente reazioni emotive o cerebrali[66]. A questi argomenti che circolavano manoscritti[67] – e di cui, come s'è detto, Parsons ricevette una copia nel corso dei primi mesi del 1607 – quest'ultimo replicò nelle Quaestiones Duae cui Thomas Wright rispose, a sua volta, con una lettera-pamphlet indirizzata ai «Most reverend and respected friends»[68], presumibilmente del Collegio Romano.

[*] Per la documentazione relativa a questo argomento rimando al mio volume di imminente pubblicazione: ‘De adeundis Ecclesiis Protestantium': Thomas Wright, Robert Parsons, S. J., e il dibattito sul conformismo occasionale nell'Inghilterra dell'Età Moderna che apparirà nella collana Bibliotheca Instituti Historici Societatis Iesu

[1] Sub Voce « Persons » in C. SOMMERVOGEL, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, 12 voll., Bruxelles-Paris 1890-1932 e Diccionario Historico de la Compañia de Jesús. Biográphico-Temático (a cura di) C. E. O'NEIL, S. J. -J. M. DOMíNGUEZ, S. J., 4 voll., Roma-Madrid, Institutum Historicum Societatis Iesu-Universidad Pontificia de Comillas 2001.

[2] H. CHADWICK, S. J., Crypto-Catholicism, English and Scottish, in «The Month» 178, 1942, 388-401, 388-389.

[3] T. A. STROUD, Father Thomas Wright: A Test Case for Toleration, in «Biographical Studies», 1, 1951, 189-219, 189.

[4] Cfr. T. M. MCCOOG, S. J., The Society of Jesus in Ireland, Scotland, and England 1541-1588: 'Our Way of Proceeding?', Brill, Leiden 1996.

[5] L'Archivio Romano della Compagnia di Gesù (d'ora in poi: ARSI), conserva in versione manoscritta un documento (Anglia, Monumenta Historica (1605-1697), 36, II, ff. 325r.-333v., Roberti Personi, Casus de adeundis Haereticorum ecclesiis in Anglia, 22 dicembre 1606) il quale è identico alla prima parte di un pamphlettino seicentesco – formalmente anonimo – dal titolo Quaestiones Duae De Sacris Alienis non adeundis, ad usum praximque Angliae breviter explicatae: quarum prima est, an liceat Catholicis Anglicanis, rebus sic se habentibus, & Magistrato Publico sub gravissimis poenis id exigente, Protestantium Ecclesias, vel preces adire. Secunda, utrum, si non precibus, at concionibus saltem haereticis, ad easdem vitandas poenas, licite possint interesse, easque audire. in utraque Quaestione pars negativa multis argumentis firmissimis afferitur: Et in Secunda, Scripto etiam cuidam Anonymo in contrarium edito respondetur. [St. Omer] 1607. La mano del copista attribuisce a Robert Parsons la stesura originaria del documento, il che non lascia dubbi anche in merito alle iniziali «R. P. » giustapposte alla pagina «35» del testo a stampa. C. BAYNE, Anglo-Roman Relations, 1558-1565, Oxford, Clarendon Press 1913, identifica con Parsons il suo anonimo autore, basandosi sulle già citate iniziali «R. P. »: «The pamphlet [...] is anonymous, but internal evidence (see p. 35) shows Parsons to have been its author» Ibid., 168, n. 21. Il riferimento alla pagina «35» allude al testo delle Quaestiones Duae dove, al termine di un elenco di opinioni favorevoli e contrarie alla liceità della partecipazione al servizio protestante, troviamo: «Ita sentio. R. P. »

[6] Ibid., 35.

[7] Sub voce «Vitelleschi» in SOMMERVOGEL, Bibliothèque, cit., e «Generales» in Diccionario de la de la Compañia de Jesús, cit.

[8] Quaestiones Duae, 41.

[9] Ibid.

[10] Fino al 1610 era generalmente accreditato che fosse Wright l'interlocutore di Parsons sulla questione del conformismo religioso: «Un sacerdote detto Tommaso Urito il quale non solamente con parole ma ancora con scritti (alli quali rispose la beata memoria di P. Personio) difese che era lecito andare alle chiese delli heretici [...]», ARSI, Anglia 31, I, ff. 370r. /v., Avvisi d'Inghilterra di Giugno 1610, f. 370v. (una traduzione inglese dello stesso documento è stata pubblicata da H. FOLEY, S. J., Records of the English Province of the Society of Jesus, 7 voll. (in 8 parti), Roehampton-London, Manresa Press-Burnes & Oates 1877-1884, VII/2, 1019). P. J. HOLMES (Resistance & Compromise. The Political Thought of the English Catholics, Cambridge, Cambridge University Press 1982, 98) e J. A. WALSHAM (Church Papists. Catholicism, conformity and confessional polemic in early Modern England, Woodbridge, Boydell Press 1999, 61; ID., ‘Yielding to the Extremity of Time': Conformity, Orthodoxy and Post-Reformation Catholic Community, in Conformity and Orthodoxy in the English Church, 1560-1642 (a cura di) P. LAKE-M. QUESTIER, Woodbridge, Boydell Press 2000, 231) sostengono entrambi – sulla base della concordanza tra la documentazione epistolare pubblicata da FOLEY (Records, cit. ) e delle coordinate dottrinali attribuite da Parsons al destinatario delle sue Quaestiones Duae, che l'Incerto Autore sia proprio Thomas Wright. Allo stadio della documentazione attuale l'unica biografia esauriente di Wright rimane quella di Theodore Stroud, Father Thomas Wright, cit., ma cfr. anche R. V. CARO, S. J., William Alabaster: Rhetor, Meditator, Devotional Poet in «Recusant History», parte Iª, 19, 1, May 1988, 62-79. J. GILLOW, A Literary and Biographical History or Bibliographical Dictionary of the English Catholics from the Breach with Rome in 1534 to the Present Time, 5 voll. ., London, Burnes & Oates 1885-1902, non lo menziona neppure. Sul materiale biografico archivistico cfr. MCCOOG (a cura di) English and Welsh Jesuits, London, Catholic Record Society 75, 1995. Sulla produzione teologica e controversistica di Wright cfr. D. M. ROGERS, A Bibliography of the Published Works of Thomas Wright (1561-1623), in «Biographical Studies», 1, 1952, 262-280.

[11] FOLEY, Records, cit. Su «Jones» cfr. ad vocem Diccionario de la de la Compañía de Jesús, cit. ; su «Garnet» e «Blount» cfr. SOMMERVOGEL, Bibliothèque, cit. e Diccionario de la Compañía de Jesús, cit.

[12] Lettera del 2 ottobre 1606 di Robert Angelinus (vere Jones) al Sig. Ingelberto (vere Parsons), Archivum Britannicum Societatis Iesu (d'ora in poi: ABSI), Anglia III, 66 (stampata in FOLEY, Records, IV, 372). Si veda inoltre la lettera di Robert Draper (vere Jones) a Richard Mildmay (vere Richard Blount) del 20 ottobre 1606, ABSI, Anglia III, 68 (stampata in FOLEY, op. cit., IV, 373-374 e la lettera del 30 ottobre 1606 di Robert North (vere Richard Holtby) al signor Ingelberto (vere Parsons), ABSI, Anglia III, 71 (parzialmente pubblicata da FOLEY, op. cit., IV, 284-285).

[13] Ibid., IV, 373.

[14] Ci riferiamo alla corrispondenza gesuitica pubblicata dal già citato Henry Foley.

[15] Quaestiones Duae, 35.

[16] «[...] ego tamen Scriptum apud me dum haec scriberem non habui», Ibid.

[17] Parsons donò al Papa, Paolo V, un esemplare delle Quaestiones Duae ai primi di maggio del 1607, F. EDWARDS, S. J., Robert Persons. The Bibliography of an Elizabethan Jesuit 1546-1610, St. Louis, Missouri, The Institute of Jesuit Sources [ 1995], 337.

[18] HOLMES, Resistance and Compromise, cit., 105-106, 107-108; WALSHAM, Church Papists, cit., 64-67, 70 e ID., ‘Yielding to the Extremity of Time', cit., 217.

[19] «[...] la Controversia durò con gran giubilo de gli heretici e pregiudizio della fede fino all'anno 1606 quando Paolo V [...] dannò la predetta dottrina [...] né hoggidì è affatto seppellita rimanendo sempre qualche spirito inquieto che ritocca quella corda al canto dissonante dé Santi Padri», ARSI, Anglia 36, II, f. 249r. Il 21 dicembre del 1695 il teologo gesuita Juan Bautista Gormaz doveva compilare l'ennesimo Iudicium circa casum Anglicanum, per il quale «[...] non licere iuramentum fidelitatis exhibere Principi saeculari, si ultra obedientiam mere civilem conaretur [...] extorquere a subditis obedientiam aliquam circa spiritualia», Ibid., ff. 373r. -380r.

[20] Anglo Roman-Relations, cit.

[21] In merito al pamphlet dell'Incerto Autore egli dice: «I have not succeded in tracing this work», Anglo-Roman Relations, cit., 169 n. 22, e lo considera anonimo.

[22] «There is also a tract, written apparently anonymously in English in 1606 and translated into Latin as De adeundis concionibus, which father Persons refuted in the second half of his attack on Catholics attending Anglican sermons and services entitled Quaestiones Duae de sacris alienis non adeundis, (St. Omers) 1607», ROGERS, Bibliography, cit., 277 n. 5. «[...] cum aliud De adeundis concionibus ex Anglicano sermone in Latinum conversum accepi», Quaestiones Duae, 41.

[23] ARSI, Anglia 36, II, ff. 335r.-342r. Questo titolo si trova sul recto dell'ultima carta.

[24] Quaestiones Duae, 52.

[25] ARSI, Anglia 36, II, f. 335v.

[26] Quaestiones Duae, 56.

[27] ARSI, Anglia 36, II, f. 336r.

[28] Quaestiones Duae, 64.

[29] ARSI, Anglia 36, II, f. 337r.

[30] Quaestiones Duae, 78.

[31] ARSI, Anglia 36, II, f. 338v.

[32] Quaestiones Duae, 86.

[33] ARSI, Anglia 36, II, f. 339r.

[34] Quaestiones Duae, 95.

[35] ARSI, Anglia 36, II, f. 340v.

[36] Quaestiones Duae, 67.

[37] ARSI, Anglia 36, II, f. 337r.

[38] Sub Voce «Azor», in SOMMERVOGEL, Bibliothéque, cit., The Catholic Encyclopedia, 19 voll., New York, 1907-1914, e Diccionario de la Compañia de Jesús, cit. .

[39] FOLEY, Records, cit., IV, 372.

[40] Institutionum Moralium, in quibus universae quaestiones ad conscientiam recte, aut prave factorum penitentes, breviter tractantur, Romae, 1600. Sul ruolo e le sorti dell'opera di Azor nell'ambito dello sviluppo e della maturazione della casuistica gesuitica cfr. A. R. JONESEN - S. TOULMIN, The Abuse of Casuistry, Berkeley-Los Angeles-London, University of California Press 1988, 153-155, 224-225, 258-259 e G. ANGELOZZI, L'insegnamento dei casi di coscienza nella pratica educativa della Compagnia di Gesù in La «Ratio Studiorum». Modelli culturali e pratiche educative dei gesuiti in Italia tra Cinque e Seicento, a cura di G. BRIZZI, Roma, Bulzoni Editore 1981, 121-162, 160 e n. 122.

[41] ARSI, Anglia 36, II, f. 335v., il «Liber 8» (cap. 27, q. 5) «An ubi Catholici, una cum haereticis versantur, licitum sit Catholico adire templa, ad quae haeretici conveniunt, eorum interessibus conventibus, atque concionibus?» tratta, infatti, l'aspetto della manifestazione esteriore della fede.

[42] Il termine deriva probabilmente da «Gueux de mer», che identificava i seguaci di Guglielmo il Taciturno, e sarebbe, per tanto, divenuto sinonimo di protestante. Ringrazio il dottor Stefano Villani per avermi fatto notare la radice etimologica del termine.

[43] Quaestiones Duae, 90.

[44] Anglia 36, II, f. 339v.

[45] STROUD, Father Thomas Wright., cit., 191.

[46] «Die 14 [Junii] venit ad nos D. Thomas Wrightus sacerdos, insignis theologus, qui primis habitis in Anglia cum haereticis concertationibus egregie illos confutabit, tam verbis quam scriptis, et tandem in exilium ex carcere deportatus est. In patriam tamen, reditum festinum meditatus, viso interim et salutato exhimio D[omi]no Joanne Wrighto cognato suo, decano Cortacensi ad quem profectus est postquam hic triduo moratus esset», E. H. BURTON-T. L. WILLIAMS (a cura di), The Douay College Diaries, London, Catholic Record Society 10, 1911, 51.

[47] ARSI, Anglia 36, II, ff. 349r.-352v.

[48] «There came of late a booke to my hands sent from Rome [...]», Anglia 36, II, f. 349r.

[49] Parsons, che stimava le qualità intellettuali di Wright, lo aveva salvato dall'espulsione dalla Compagnia nel 1594, invitandolo ad insegnare "Controversistica", nel neonato Collegio di Valladolid (STROUD, Father Thomas Wright, cit., 192-193). Nelle Quaestiones Duae (42-43), Parsons spiega il suo atteggiamento compassionevole (nei confronti del destinatario del suo pamphlet) con un esempio tratto dal Libro dei Maccabei (II, 6), nel quale gli inservienti del tempio tentano di salvare la vita di Eleazaro (che preferisce la morte, piuttosto che cibarsi dell'idolotita) in nome della passata amicizia. Il legame affettuoso, dunque, ed una particolare indulgenza per la buona fede di Wright, giustificherebbero la relativa mitezza delle sue repliche: atteggiamento inusuale per un personaggio della tempra di Parsons, che era solitamente accusato di essere dialetticamente feroce con i suoi oppositori, STROUD, Father Thomas Wright, cit., 208.

[50] Secondo Libro dei Re, 5. Naaman il Siriano, comandante dell'esercito del Re di Siria, a seguito di una miracolosa guarigione dalla lebbra operata del profeta Eliseo, si converte alla fede del Dio d'Israele e giura di non fare mai più sacrifici agli Idoli. Quando egli chiede al Profeta di poter accompagnare al tempio di Remmon il suo Re, che «si appoggerà al mio braccio e io mi prostrerò [...] mentre egli si prostra», questi gli risponde laconicamente «Và in pace!».

[51] Ibid., f. 349r.

[52] Il primo "modo" di recarsi in chiesa riguarda la condotta tenuta dai cosiddetti scismatici, o "papisti di chiesa", il cui comportamento religioso esteriore – benché siano intimamente cattolici – in nulla risulta diverso da quello di un vero protestante: «Primum [...] distinguendum esse de tota hac controversia, nam tres esse modus adeundi Ecclesias in Anglia [...]. Primus modus eorum est, qui schismatici fere appellantur, licet animo Catholici sint, qui omnia in Ecclesiis externa specie praestant, quia ipsi haeretici [...]. », Quaestiones Duae, 18. Il terzo "modo" si riferisce a quei cattolici che sono tenuti a partecipare al servizio protestante «[...] non ut orent, cantent, vel in aliis ritibis cum haereticis participient [...] vel negotium civile praestandum, ut alii, exemplo Naaman Syri, sed medio quodam vitandam legis poenam [...]», Ibid., 21.

[53] Ibid., 19-20.

[54] ARSI, Anglia 36, II, f. 359r.

[55] Ibidem.

[56] Corsivo mio.

[57] ARSI, Anglia 36, II, f. 347r.

[58] Ibid., f. 351r.

[59] Ibid., f. 347r.

[60] ARSI, Anglia 8, Necrologium, 1573-1651, ff. 252 r./v., 257 r. EDWARDS, Robert Persons, 197.

[61] ARSI, Anglia 36, II, f. 347r.

[62] SOMMERVOGEL, Bibliothéque, cit., I, 378.

[63] ARSI, Anglia 36, II, f. 351r.

[64] «[...] others that may goe by his example, especially yf he be a man of account for learning wisdome, or nobility, for those that may goe to the church by his example, are in danger to be deceived, and infected by the subtlety of the heretikes, in theyr sermons, and homilyes», Ibid., f. 345v., «[...] it is evident, that nothing avayleth to the avoyding of the danger of infection, eyther in the protestor himselfe, or in others that may by his example be drawne to the church, and perverted by heretical sermons which is also a circumstance that maketh it unlawfull to goe», Ibid., f. 346v.

[65] Nel 1600 Thomas Wright, che si trovava in Inghilterra più o meno a partire dal 1595, condivise la sua prigionia a Wisbech (in realtà si trattava di una condizione paragonabile a quella degli odierni arresti domiciliari) con William Alabaster, un giovane poeta e prete anglicano che sembra si fosse convertito al cattolicesimo proprio per merito del primo (J. H. POLLEN, S. J., William Alabaster, a newly discovered catholic poet of the Elizabethan Age, in «The Month», 102, April 1904, 426-427, 427). Lo stesso Alabaster dichiarò durante un interrogatorio cui fu sottoposto nel luglio dello stesso anno, che Wright aveva intrattenuto rapporti epistolari con Robert Parsons e, genericamente, con la Spagna, R. LEMON-M. A. GREEN (a cura di. ), Calendar of State Papers, Domestic Series, 1547-1625, 12 voll., London 1856-72, 12/275/33. Wright smentì tale pericolosa affermazione, sostenendo di aver conservato rapporti unicamente con le Fiandre, ed al solo scopo di procurarsi libri cattolici (Ibid., 12/275/35). A partire dal 1597 egli aveva certamente riallacciato i rapporti con la Compagnia di Gesù, in particolare con il Superiore della Missione inglese, Henry Garnet, al quale confidò di voler rientrare nell'Ordine (dal quale era uscito nel 1595), STROUD, Father Thomas Wright, cit., 196. Non è pertanto impossibile che egli avesse mantenuto buoni rapporti anche, e soprattutto, con Parsons, che si era assunto l'onere – di comune accordo con il Generale (Claudio Acquaviva) – di tenere sotto controllo un personaggio considerato «dottrinalmente turbolento» fin dai primi anni della sua entrata nella Compagnia (1580), Ibid., 192-193.

[66] ARSI, Anglia 36, II, f. 336 r.

[67] Theodore Stroud – Father Thomas Wright, cit., 207 – sostiene che il libello di Wright cui Parsons rispose nelle Quaestiones Duae, fosse stato concepito come risposta ad un pamphlet che condannava il clero favorevole al Giuramento di Fedeltà del 1606, ad opera di suo fratello, William Wright (gesuita anch'egli, e mai uscito dall'Ordine), che lo avrebbe fatto circolare in Inghilterra nei primi anni del Seicento.

[68] ARSI, Anglia 36, II, f. 349 r.