La figura di Stanisław August Poniatowski in un recente convegno

Monika Niewójt
Università di Trieste

1. Nel 1998, in occasione del bicentenario della morte di Stanisław August Poniatowski ha avuto luogo a Varsavia un convegno internazionale dedicato alla figura e all’epoca dell’ultimo re polacco. Il convegno è stato organizzato dalla Società Polacca degli Studi sul Diciottesimo Secolo e dal Palazzo Reale di Varsavia; proprio grazie a questa collaborazione, la conferenza si è potuta svolgere in quella che fu non solo la dimora prediletta di Poniatowski, ma anche il teatro degli eventi più drammatici del suo regno. Gli atti del convegno sono apparsi l’anno successivo sul Wiek Oświecenia[1] [Secolo dell’Illuminismo], rivista annuale edita dall’Università di Varsavia, alla quale collaborano i maggiori specialisti polacchi del Settecento. Si tratta di una rivista che non si occupa esclusivamente di storia, ma è aperta anche a studiosi di letteratura; tra i suoi fondatori e redattori scientifici troviamo infatti il nome di Zdzisław Libera, uno dei più importanti storici della letteratura polacca del diciottesimo secolo. Il numero contenente gli atti del convegno è il primo ad uscire dopo la sua scomparsa ed è dedicato alla sua memoria.

Il bicentenario della morte di Stanisław August ha offerto l’occasione per riaprire la discussione sulla sua figura e il suo regno, da sempre oggetto di aspre controversie. Durante la sua vita, Stanisław August dovette costantemente combattere contro i giudizi negativi dei Polacchi.

All’inizio del suo regno era stato accusato di tendenze tiranniche da coloro che temevano il rafforzarsi della monarchia e la generazione successiva, fautrice della Costituzione del 3 maggio 1791, lo giudicò incapace di sottrarsi all’influenza della Russia. Queste accuse continuarono anche dopo la sua morte. Nell’Ottocento veniva visto soprattutto come un re debole o addirittura un traditore. L’iconografia ci offre una documentazione significativa di questo giudizio, ad esempio nel ritratto realizzato da Jan Matejko, il più celebre pittore polacco dell’epoca, dove, sullo sfondo, si legge la scritta “Targowica”. Il nome della città di Targowica rievocava il luogo dove venne creata la famigerata confederazione che dette il pretesto alla seconda spartizione della Polonia. In questo modo era resa esplicita per il re l’accusa di tradimento. Nella memoria collettiva dei Polacchi la figura di Stanisław August si è indissolubilmente associata alla catastrofe delle spartizioni e alla successiva totale scomparsa della Polonia dalla mappa dell’Europa.

Alle accuse di Rulhière[2], che descriveva Poniatowski come un uomo che fu spinto dalla smisurata ambizione di diventare re a sacrificare l’indipendenza della Polonia, nel 1809 Dupont de Nemours, nella sede dell’ Institut de France, rispondeva con queste parole: “Son ambition n’était pas du tout personelle et ne se bornait pas à la vie. Il comptait sur lhistoire”[3]. E infatti il re affidava il giudizio sul suo comportamento non agli uomini della sua epoca, ma alle generazioni posteriori, sperando che esse avrebbero potuto comprendere quanto fosse stata difficile la sua posizione e apprezzare il fatto che malgrado grosse difficoltà (l’opposizione della Russia e allo stesso tempo della nobiltà polacca) egli fosse riuscito a continuare un programma di riforme finalizzato a modernizzare e rafforzare lo stato.

2. La storiografia dell’Ottocento non era riuscita nel compito di tracciare un quadro completo dell’epoca di Poniatowski né a darne un giudizio imparziale. Tale situazione era dovuta a due ordini di fattori. In primo luogo dipendeva dall’impostazione ideologica della storiografia romantica che vedeva la figura di Stanisław August contrapposta al proprio ideale di un eroe-salvatore della patria[4]. In secondo luogo vi erano le difficoltà pratiche della ricerca delle fonti: l’archivio privato del re era custodito a San Pietroburgo e tutti gli altri archivi, dato che la Polonia non esisteva più come Stato, erano sparsi tra la Prussia, l’Austria e la Russia. In questo modo, il materiale sul quale si basavano gli studi ottocenteschi era per lo più di provenienza propagandistica e, in quanto tale, non poteva costituire base sufficiente per analisi approfondite[5].

Spettò quindi alla generazione successiva, operante in una Polonia tornata ad essere uno stato indipendente, il compito di ritrovare le fonti su cui basare le nuove indagini sull’epoca stanislaviana[6]. La discordanza di opinioni sulla figura di Poniatowski tuttavia è ancora forte. Per illustrare quanto siano divergenti i giudizi circa l’importanza e il ruolo svolto da Stanisław August, basta citare l’esempio di due fondamentali biografie dedicate alla sua persona[7]. L’autore della prima, Emanuel Rostworowski, apprezza i tentativi fatti dal re per rafforzare lo stato, mettendo in risalto il fatto che le sue possibilità di agire fossero estremamente limitate. Dalla biografia di Krystyna Zienkowska emerge invece un giudizio radicalmente negativo, e Poniatowski è considerato un re troppo debole per fare fronte a quelle che erano le esigenze dello Stato in un momento estremamente critico e delicato; un re insicuro e troppo influenzabile, non solo dalla Russia, ma da tutte le persone che lo circondavano.

Il convegno di Varsavia è stato pertanto organizzato per presentare nuovi studi basati su fonti sconosciute o finora poco studiate e per documentare lo sviluppo delle ricerche in corso.

Sul Wiek Oświecenia sono state pubblicate quasi tutte le relazioni presentate durante il convegno, ad eccezione di alcuni interventi di studiosi stranieri[8]. Anche se riguardanti temi diversi, le comunicazioni in questione hanno tuttavia alcuni tratti in comune poiché tutte si riferiscono in qualche modo alle relazioni, spesso di carattere personale, tra il re e i personaggi di spicco o del mondo letterario (il caso di Grimm) o del mondo politico (l’ambasciatore russo Repnin).

I primi tratti che emergono dalla lettura degli atti sono la varietà e la ricchezza degli argomenti trattati (dalla storia politica, alla storia dell’arte, alla storia delle letterature) che possono essere ordinati in alcuni gruppi tematici: Stanisław August e la politica interna ed estera; gli scritti dei contemporanei su Stanisław August; Stanislaw August e la vita culturale; Stanislaw August e l’Illuminismo; altri personaggi dell’epoca stanislaviana.

3. Al primo gruppo appartengono tre articoli, di cui due riguardano i rapporti tra la Polonia e la Russia durante l’attività diplomatica svolta a Varsavia da Stackelberg negli anni 1772-1790, mentre il terzo è dedicato all’analisi della politica interna condotta da Poniatowski nella Prussia Occidentale nei primi quattro anni del suo regno.

Dorota Dukwicz nella relazione “Ambasador Otto Magnus von Stackelberg wobec króla Stanisława Augusta w przededniu sejmu rozbiorowego w latach 1773-1775” [L’atteggiamento dell’ambasciatore Otto Magnus von Stackelberg nei confronti di Stanislaw August alla vigilia della dieta di spartizione negli anni 1773-1775] esamina i motivi dell’evoluzione dei rapporti tra San Pietroburgo e Poniatowski prima dell’inizio della dieta di spartizione (aprile 1793). L’analisi evidenzia l’abilità del re nel non farsi allontanare dalle trattative prima e durante la dieta di spartizione, riuscendo ad ostacolare, nei limiti del possibile, l’attività di Stackelberg e permettendo così alla Polonia di mantenere almeno in minima parte il carattere di paese sovrano.

L’articolo di Zofia Zielińska, “Geneza upadku orientacji rosyjskiej u progu Sejmu Czteroletniego w opinii ambasadora Stackelberga” [Genesi del fallimento dell’indirizzo filorusso alla vigilia della Dieta di Quattro Anni [1788-1792] nell’opinione dell’ambasciatore Stackelberg] si basa, come quello precedente, sulla corrispondenza diplomatica tra Stackelberg e San Pietroburgo, ma riguarda un periodo successivo, gli ultimi anni dell’attività politica dell’ambasciatore in Polonia, finito con il fallimento della sua missione diplomatica. Zielińska cerca di dimostrare che la responsabilità di Stackelberg nei confronti dell’abbandono da parte dei Polacchi dell’indirizzo filorusso fosse alquanto limitata e vada invece imputata alle posizioni prese direttamente dal governo russo.

La relazione di Jerzy Dygdała, “U początków polityki wewnętrznej Stanisława Augusta w latach 1764-1768 (na przykładzie Prus Królewskich)” [Alle origini della politica interna di Stanislaw August negli anni 1764-1768 (sull’esempio della Prussia Occidentale)] riguarda un tema poco studiato dagli storici, cioè la politica interna di Poniatowski e la creazione del partito reale. Partendo dalle opinioni divergenti dei biografi circa l’attività di Stanisław August in quanto politico, Dygdała sottolinea i successi ottenuti dal re su un territorio così difficile come la Prussia Occidentale, regione con forti tendenze autonomistiche.

4. Al secondo gruppo possiamo ricondurre gli articoli che analizzano le testimonianze scritte riguardanti la figura del re. La relazione più ricca di spunti è indubbiamente quella di Anna Grześkowiak-Krwawicz, “U początków czarnej i białej legendy Stanisława Augusta” [Alle origini della leggenda nera e bianca di Stanisław August], nella quale l’autrice esamina il modo in cui veniva delineata l’immagine del re, analizzandone gli elementi costitutivi e il loro progressivo mutamento dovuto a esigenze politiche. A questo fine Grześkowiak-Krwawicz prende in esame il materiale propagandistico proveniente sia dagli avversari di Stanislaw August, sia dai suoi collaboratori o dal re in persona.

Fanno parte di questo secondo gruppo anche due articoli dedicati all’analisi di un genere particolarmente diffuso durante il regno di Stanisław August, quello della poesia d’occasione. Aleksandra Norkowska, in “Le Roi-Soleil? O kreowaniu królewskiego mitu solarnego w poezji okolicznościowej czasów stanislawowskich” [Le Roi-Soleil? Sulla costruzione del mito solare del re nella poesia d’occasione ai tempi di Stanisław August] esamina non solo il modo in cui andava costituendosi il mito solare, ma analizza anche i rapporti che intercorrevano tra quel tipo di letteratura e la politica, mettendo in risalto l’abilità di Poniatowski nell’utilizzare le “strategie della gloria” per conquistare l’opinione pubblica. Magdalena Ślusarska in “Muza litewska Stanisławowi Augustowi albo o “litewskości” króla” [La musa lituana e Stanislaw August o la questione della “lituanità” del re] si occupa invece delle peculiarità della poesia d’occasione proveniente dai territori del Granducato di Lituania. Anche qui lo studio delle pubblicazioni propagandistiche a favore del re, conduce a un’analisi dell’azione politica del partito reale in Lituania.

Di altro tipo è invece l’articolo di Dominique Triaire “Histoire et écriture dans les Mémoires de Stanislas-Auguste” in cui l’autore ripercorre le fasi della stesura delle Memorie alle quali Poniatowski lavorò dal 1771 fino alla sua morte. Le Memorie, rimaste incomplete poiché il racconto si arresta alla fine degli anni Settanta, furono per la maggior parte composte dopo che il re abdicò (1795). Triaire dimostra che i cambiamenti introdotti da Stanisław August all’interno dei volumi composti prima di questa data contengono numerose ulteriori correzioni. Secondo Triaire, tali cambiamenti non dipendevano solo dal desiderio (comunque presente) di Poniatowski di migliorare la propria immagine, ma erano dovuti alla sua volontà di individuare e analizzare le cause del fallimento dello Stato polacco.

Interessanti appaiono gli articoli dedicati agli aspetti culturali dell’epoca stanislaviana. Le due relazioni presenti nel volume confermano, trattando peraltro di argomenti poco conosciuti e studiati, l’immagine ormai consolidata di Poniatowski mecenate delle arti; l’unico merito indiscusso del re, sul quale gli studiosi esprimono un parere unanime, è infatti quello di avere avuto un ruolo importantissimo nella rinascita della vita culturale della Polonia. Alina Dzięcioł nella relazione “Biblioteka Stanislawa Augusta Poniatowskiego na Zamku Królewskim w Warszawie” [Biblioteca di Stanisław August Poniatowski nel Palazzo Reale di Varsavia] tratta della creazione e delle vicissitudini della biblioteca reale. Andrzej Rottermund nel “Polski grand tour, czyli problem królewskiej podróży do Italii” [Grand tour polacco o il viaggio del re in Italia] descrive invece l’influenza dell’arte italiana in Polonia dovuta al particolare interesse, oltre che al grande amore, del re per l’Italia.

5. Nel quarto gruppo troviamo due articoli che riguardano argomenti fondamentali per l’epoca dell’Illuminismo quali la tolleranza religiosa e la questione del cosmopolitismo. Entrambi gli articoli prendono spunto dal celebre studio di Jean Fabre, Stanislas-Auguste Poniatowski et l’Europe des Lumières.

Michael G. Müller nell’articolo “Tolerancja religijna a sprawa dysydentów w Polsce w drugiej połowie XVIII wieku” [La tolleranza religiosa e la questione dei dissidenti nella seconda metà del XVIII secolo], paragonando la situazione dei dissidenti in Polonia con quella dei dissidenti in altri paesi europei, arriva alla conclusione che la Polonia non era un “baluardo dell’intolleranza” come solevano dipingerla i philosophes, e non si distingueva sostanzialmente, da questo punto di vista, dagli altri paesi europei.

Richard Buttervick in “Stanisław August Poniatowski – patriota oświecony i kosmopolityczny” [Stanisław August Poniatowski – patriota illuminato e cosmopolita] analizza il significato delle parole “cosmopolita” e “patriota” in relazione all’ideologia dell’Illuminismo. L’autore mostra come il concetto di patriottismo si fosse fuso in Poniatowski con l’idea del cosmopolitismo, tipica dei philosophes. Buttervick lo definisce un “patriota” poiché era dedito a migliorare le condizioni del proprio paese; un “illuminato” perché era convinto che l’Illuminismo potesse avere una grande influenza sulla politica delle potenze europee; e infine un “cosmopolita” perché si riteneva solidale con i riformatori degli altri paesi.

Gli articoli dell’ultimo gruppo riguardano Stanisław August solo indirettamente, essendo dedicati a personaggi che hanno svolto un ruolo importante negli avvenimenti dell’epoca stanislaviana. Ben due delle relazioni si occupano di Jan Potocki, un autore noto soprattutto per l’opera Il manoscritto trovato a Saragozza, ma che rimane ancora poco studiato per la sua attività di storico o diplomatico.

Daniel Beauvois nel suo articolo “Un proche bien encombrant de Stanislas-Auguste: Jean Potocki et ses papillonnements politico-diplomatiques entre la Grande Diète et le voyage au Maroc (avec une lettre inédite)” fa notare la necessità di indagare sui veri motivi dei viaggi di Potocki. Secondo Beauvois, Potocki viaggiava per svolgere concrete missioni diplomatiche. Tale sarebbe anche la natura del suo viaggio in Marocco (1790), intrapreso, probabilmente di sua spontanea volontà e senza mandatari, con lo scopo di far avvicinare la Turchia alla Polonia attraverso un’alleanza tra quest’ultima e il sultano del Marocco. Nell’articolo viene pubblicata una lettera finora inedita che Potocki scrisse a suo fratello da Parigi, prima della partenza per il Marocco. Il contenuto della lettera dimostra il particolare interesse di Potocki per le questioni politiche: un’altra prova, secondo Beauvois, che confermerebbe la sua tesi sulle motivazioni dei viaggi di Potocki. Infine Beauvois sottolinea che Potocki era incapace di persistere a lungo nei suoi propositi: questo atteggiamento incoerente è visibile soprattutto nelle sue imprese diplomatiche.

6. Una simile osservazione la ritroviamo anche nell’articolo di Janusz Ryba, “Stanisław August Poniatowski i jego niesforny poddany – Jan hrabia Potocki” [Stanisław August Poniatowski e il suo ribelle suddito – conte Jan Potocki], in cui sono analizzati i rapporti tra Potocki e il re, con una particolare attenzione ai primi due anni della Grande Dieta (1788-1790), durante i quali le imprudenti iniziative politiche e diplomatiche del conte Potocki procurarono molte preoccupazioni a Stanisław August.

Krystyna Maksimowicz nel suo articolo “Afera Adama Łodzi Ponińskiego w świetle poezji okolicznościowo-politycznej czasu Sejmu Czteroletniego” [Il caso di Adam Łódź Poniński nella poesia politica dell’epoca della Dieta dei Quattro Anni] offre un’analisi di una parte della produzione pubblicistica dei tempi della Grande Dieta (1788-1792), quella dedicata al processo contro Adam Łódź Poniński. L’imputato era una delle figure di spicco della vita politica, accusato di abusi durante la dieta di spartizione del 1773 di cui fu maresciallo.

L’articolo che chiude la nostra rassegna, “Maciejowice. U źródeł hagiograficznej legendy Kościuszki” [Maciejowice. Alle origini della leggenda agiografica di Kościuszko], si occupa della leggenda di Tadeusz Kościuszko, un personaggio diventato per i Polacchi l’incarnazione del salvatore della patria. La sua figura, contornata da un’aurea di leggenda, si contrappone a quella di Poniatowski. Rimane esemplare il fatto che Kościuszko, venerato come se fosse un sovrano, abbia avuto onori funebri eguali a quelli dei re Polacchi: la sua salma si trova infatti nella cripta reale della cattedrale di Cracovia, onore che fu invece negato all’ultimo re della Polonia. L’autore, Bolesław Oleksowicz, riflette sulle somiglianze tra la leggenda di Kościuszko e le storie dei santi, in quanto essa presenta elementi tipici delle agiografie, quali il martirio e la passione. Il luogo del martirio di Kościuszko fu Maciejowice, dove il comandante dell’insurrezione venne sconfitto e catturato dai Russi (10 ottobre 1794). Oleksowicz dimostra come questa disfatta si trasformò in un evento con una forte connotazione messianica; la battaglia fu percepita come un sacrificio indispensabile per ottenere il perdono, e il comandante come colui che compì questo sacrificio per liberare la patria dagli oppressori. Oleksowicz descrive in seguito gli elementi di cui è stata arricchita la leggenda dopo la morte di Kościuszko. La forte componente religiosa di questa leggenda corrisponde al carattere mistico che il patriottismo andò assumendo per i Polacchi del XIX secolo.

Per concludere è necessario osservare che gli articoli pubblicati nel volume, pur trattando di argomenti diversi, hanno molte caratteristiche in comune. Un dato importante che emerge dalle relazioni presentate al convegno riguarda il fatto che esse si basano non solo su fonti già conosciute, ma utilizzano spesso materiale del tutto nuovo. Le recenti scoperte di nuove fonti costituiscono il punto di partenza per queste ricerche e offrono la possibilità di vedere in una luce diversa alcuni argomenti che sembravano ormai già sufficientemente studiati.

Degni di particolare attenzione sono sia gli studi sulla politica interna del re (sulla quale ancora manca uno studio organico), sia i contributi in cui vengono studiati i rapporti tra il re e gli ambasciatori russi (purtroppo non compare nel volume l’articolo di Boris Nosov sulle relazioni tra Poniatowski e Repnin che avrebbe dovuto far parte della raccolta), soprattutto per il fatto che finora l’immagine che abbiamo avuto di Stanisław August era quella di un re incapace di persistere nei propositi politici presi, un re eccessivamente umile di fronte ai rappresentanti di Caterina II.

Risulta inoltre molto interessante la sezione dedicata alle testimonianze scritte nelle quali si rispecchia l’immagine che di Stanisław August hanno avuto i suoi contemporanei. Questo argomento è degno di nota soprattutto perché permette di mostrare la modernità di questo sovrano, consapevole dell’importanza della propria immagine e perciò molto attento a una sua adeguata costruzione.

È infine degno di nota il fatto che, sulla base degli articoli di studiosi occidentali presenti nel volume, per la storiografia occidentale il testo principale di riferimento per l’epoca stanislaviana sia ancora oggi l’opera di Jean Fabre, Stanislas-Auguste Poniatowski et l’Europe des Lumières, che resta a distanza di circa cinquant’anni un contributo fondamentale agli studi sulla Polonia del Settecento

[1] Wiek Oświecenia; W dwusetną rocznicę śmierci Stanisława Augusta [Secolo dell’Illuminismo; Nel bicentenario della morte di Stanisław August], Warszawa, Wydawnictwa Uniwersytetu Warszawskiego, vol. XV, 1999.

[2] C.-C. de Rulhière, Histoire de l’Anarchie de Pologne et du Démembrement de cette république. Suivie des Anecdotes sur la Révolution de Russie en 1762, Paris, Desenne - Nicolle - Desenne jeune, 1807

[3] Citato da J. Fabre, Stanislas-Auguste Poniatowski et l’Europe des Lumières, Paris, Les Belles Lettres, 1952, p. 6.

[4] Vedi F. Rosset, L’arbre de Cracovie, Le mythe polonais dans la littérature française, Paris, Imago, 1996.

[5] Dell’influenza negativa dell’Histoire de l’Anarchie de Pologne di Rulhière e di altri scritti dell’epoca della Confederazione di Bar (1768) si sono occupati: E. Rostworowski, «Histoire de l’anarchie de Pologne i Piotr Hennin» [L’Histoire de l’anarchie de Pologne e Pierre Hennin], Przegląd Historyczny, vol. L/IV, 1959, pp. 770-774; e R. Wołoszyński, Polska w opiniach Francuzów, Rulhière i jego współcześni [La Polonia nelle opinioni dei Francesi, Rulhière e i suoi contemporanei], Warszawa, PAN, 1964.

[6] Ricordiamo qui i nomi degli storici che contribuirono di più allo sviluppo degli studi settecenteschi: S. Askenazy, W. Konopczyński e K. Korzon.

[7] E. Rostworowski, Ostatni król Rzeczypospolitej. Geneza i upadek Konstytucji 3 maja [Ultimo re della Rzeczpospolita. Genesi e fallimento della Costituzione del 3 maggio], Warszawa, Wiedza Powszechna, 1966. K. Zienkowska, Stanisław August Poniatowski, Ossolineum, Wrocław - Warszawa - Kraków, 1998.

[8] K. Zernack, “Stanislav August Poniatowski – Persönalichkeit und Epoche”; B. Nosov, “Stanislav August i N. V. R’epnin – istorija ličnych vzaimootnošenij” [Stanislaw August e N. V. Repnin – storia delle relazioni personali]; J. Schlobach, “Friedrich Melchoir Grimm et Stanislas-Auguste et Jean Fabre”. Inoltre, manca l’intervento di J. Michalski, “Co pragnął osiągnąć i co osiągnął Stanislaw August” [Che cosa voleva ottenere e che cosa ottenne Stanislaw August Poniatowski].