II.2. Nuovi modelli di scrittura storica
54.
Abbiamo richiamato in precedenza le titubanze che permangono nei confronti
della pubblicazione elettronica dei risultati della ricerca, con riferimento
allinstabilità del documento digitale rispetto al documento cartaceo.
Vi è tuttavia un altro versante di dubbi, particolarmente forti sul fronte
della tradizione storiografica, che riguarda non tanto la stabilità del
documento elettronico quanto lipertestualità che è propria
della comunicazione sul web, e che investe le possibilità di sviluppo
di una storiografia digitale. Ciò che risulta importante, da questo punto
di vista, non sono tanto gli aspetti tecnici e normativi che riguardano
la sicurezza, la stabilità e la durata nel tempo di un documento, quanto
i modi e le forme della costruzione del lavoro storiografico, la scrittura,
lorganizzazione dellargomentazione e lo stile; ed infine la
dimensione non necessariamente chiusa, individuale e lineare del discorso
storico tradizionalmente inteso, ma potenzialmente aperta, suscettibile
di estensioni che possono uscire dal controllo diretto del singolo autore
e cedere verso la dimensione del lavoro collettivo e progressivo, in cui
lindividualità ed il ruolo dellautore singolo possono smarrirsi.
Sono aspetti tipici del problema dellipertestualità applicata alla
comunicazione sul web, su cui unampia letteratura teorica
è ormai disponibile[1]. E sono aspetti
che ancora una volta determinano perplessità, in quanto pongono in seria
discussione le forme tradizionali della scrittura e della comunicazione
del discorso storico, e rivelano la possibilità di una dimensione complessiva
della storiografia profondamente diversa dai caratteri che le sono stati
propri lungo lintero arco della cultura moderna.
Il fatto che
la maggior parte delle iniziative di editoria elettronica accademica,
in ambito umanistico tenda a riprodurre la forma e la struttura tipica
dei lavori destinati alla pubblicazione cartacea -nel rapporto tra testo
e note, nelle citazioni, nei riferimenti bibliografici, nella presentazione
di appendici e apparati- può essere registrato come caratteristico di
una fase di transizione e come espressione o di un tentativo di mediare
un passaggio che può risultare troppo brusco, o anche come difficoltà
di cogliere pienamente le possibilità che la comunicazione telematica
offre.
55.
La stessa distinzione tra rivista, monografia, libro, consolidata nel
contesto delledizione cartacea, rischia di risultare forzata se
applicata meccanicamente alla pubblicazione in rete. Per rivista,
ad esempio, intendiamo comunemente un contenitore periodico di elaborati
coerente dal punto di vista tematico o disciplinare ed omogeneo dal punto
di vista quantitativo, nel senso che generalmente una rivista include
contributi -ricerche, studi, rassegne o interventi critici- più brevi
rispetto alla ricerca monografica di un libro, tranne casi eccezionali.
Con la rete, se i termini e le esigenze di coerenza contenutistica
e disciplinare permangono -e dovrebbero anzi risultare rafforzati-, tutti
gli altri vincoli, soprattutto dal punto di vista della cadenza temporale
di pubblicazione, delle dimensioni e dellarticolazione interna dei
singoli contributi, possono non avere molto senso.
La semplice
datazione dei singoli contributi accolti in questo nuovo tipo di contenitore
può sostituire la periodicità vincolata alla pubblicazione di un certo
numero di volumi per anno, e lorganizzazione interna può strutturarsi
secondo aree tematiche suscettibili di variazioni e di crescita diversificate.
Aree di discussione aperta, aree di dibattito specialistico legate a specifici
contributi, aree di approfondimento tematico (con linte-grazione
di testi e di documenti) sollecitate dalla particolare rilevanza di alcuni
argomenti, sono aspetti che la natura stessa della pubblicazione elettronica
sollecita e che possono assumere dimensioni e spessore molto più liberi
rispetto ai vincoli stabiliti dalledizione cartacea; soprattutto,
possono costituire ambiti permanenti di approfondimento e di integrazione,
da parte dei singoli autori e di coloro che con essi vogliono collaborare
o discutere. In altri termini, il termine rivista, applicata alla
comunicazione telematica, non costituisce altro che un residuo lessicale,
utile forse solo per stabilire un maggiore senso di familiarità con le
consuetudini, radicate nella tradizione, della pubblicazione, ma che sostanzialmente
non si riferisce ad altro che ad un sito specialistico, la cui ricchezza
ed il cui sviluppo dipenderanno dalla capacità di gestione degli organizzatori
e dallinteresse mostrato per esso dalla comunità[2].
Se daltra
parte la rivista tradizionalmente intesa si presentava come il luogo privilegiato
della presentazione dei nuovi contributi della ricerca e delle discussioni
ad essi relative, la rete può evidenziare e rendere molto più incisivo
questo carattere, una volta liberatici dallesigenza di conformità
rispetto alla tradizione cartacea.
56. Parallelamente, come una rivista è sollecitata dalla rete a trasformarsi in un sito di ricerca e di dibattito -inclusivo di interventi brevi e di ricerche vastissime, per la cui distinzione è sufficiente, se ritenuto necessario, distinguere aree specifiche allinterno del sito-, così gli autori sono fortemente sollecitati a trasformarsi da scrittori di storia in autori di siti storici, pensando ai propri lavori come destinati in primo luogo alla pubblicazione in rete; ciò che comporta strategie di elaborazione e di composizione del tutto diverse da quelle proprie dei lavori destinati alla pubblicazione cartacea. E un passaggio che tutti coloro che abbiamo unesperienza anche minimale con il web in relazione alle proprie ricerche, possono percepire agevolmente. La possibilità, ad esempio, di integrare il proprio testo con documenti, apparati, riferimenti ad altre ricerche, attraverso la tecnica di link che è ormai resa di facilità elementare da tutti i più correnti programmi di elaborazione di testo, si manifesta con evidenza; la possibilità di introdurre estensioni multimediali integrate al documento testuale -immagini, filmati, brani musicali- determinano possibilità impraticabili o solo moderatamente utilizzabili (nel caso delle immagini) nellambito delleditoria tradizionale, ed unestensione forte della libertà di espressione dello storico. Una massa di documentazione ingestibile dal punto di vista tipografico risulta in questo modo integrata, a livelli di lettura e di consultazione scanditi dallautore del sito storico, ed è offerta alla conoscenza e alluso di altri studiosi; e tutto questo, in virtù dei costi contenuti delledizione elettronica, apre possibilità di pubblicazione che la realtà editoriale tradizionale deve evidentemente sacrificare. E uno scenario certamente suggestivo ed affascinante, che già alcuni storici contemporanei, comè il caso di Robert Darnton, hanno individuato con chiarezza e proposto alla comunità degli storici accademici[3], ma che, innegabilmente, è anche produttivo di prospettive e di scenari che suscitano inquietudine.
Lequilibrio
e lordine proprio della scrittura di un saggio storico -gerarchicamente
strutturato intorno ad un discorso e ad unargomentazione che esprimono
la posizione dellautore, e corroborato da elementi di verifica che,
soprattutto nelle note e talvolta nelle appendici e negli apparati, danno
prova del suo spessore scientifico- tendono sicuramente a disarticolarsi.
Intorno allevoluzione della funzione delle note, per esempio, come
ha ben illustrato A.Grafton[4], si
è andato costruendo un aspetto importante dello stile storiografico nelletà
moderna, e del carattere peculiare della sua scientificità; un aspetto
segnato anche da un equilibrio, nella pagina e nel testo, che scandisce
diversi gradi di lettura gestiti e regolati dalla volontà dellautore
e dalle sue scelte. Con lipertesto, la fine del vincolo spaziale
determinato dalla pagina e dal volume, e la stessa libertà di sviluppare
sostanzialmente senza limiti precostituiti ogni elemento secondario o
accessorio dellargomentazione, ogni aspetto relativo allillustrazione
delle prove documentarie, allo stato della ricerca in corso, allindicazione
di tracce di indagine subordinate rispetto allargomento principale
-e per questo tradizionalmente ricondotte a cenni e brevi riferimenti,
e allo spazio più ridotto della nota- tende potenzialmente a rompere questo
equilibrio. Alla gerarchia tende a subentrare un complesso parallelismo
di discorsi, il cui sviluppo, data la possibilità di modifica e aggiornamento
consentita dalla rete, può non avere termine e non avere limiti;
quei limiti che in precedenza erano dettati anche dai caratteri propri
della pagina e del libro stampati e dallo stile e dallordine argomentativo
sviluppatisi intorno ad essi. Le ricerche possono proporsi infine come
cantiere di lavoro e restare eternamente aperte, o produrre una stratificazione
molto densa di nuove versioni, integrazioni e sviluppi per le quali la
chiusura e la conclusione possono eternamente restare sullo sfondo.
La convergenza
stretta tra le possibilità di costruzione del documento elettronico attraverso
luso delle nuove tecniche di scrittura e di comunicazione in
rete, e le teorie linguistiche e letterarie post-strutturaliste è
stata più volte sottolineata; ciò può indurre a ritenere che anche dal
punto di vista dellevoluzione della storiografia questo aspetto
rappresenti una sorta di esito inevitabile, e laffermazione, sancita
dalla diffusione delle nuove tecnologie della comunicazione, della fine
dellautore e dellautorità con il trionfo di una frammentazione,
ricomponibile allinfinito, in base alla quale non si accede più
ad un documento, ma semplicemente si entra, attraverso un porta, un link,
in un docuverso, plastico ed in perenne trasformazione, dove sovrapposizione,
contaminazione e intreccio stabiliscono una logica in cui lautore
non trova più una collocazione definita.
Inevitabilmente, di fronte a questo orizzonte di possibilità, le posizioni tendono fortemente ad irrigidirsi, a manifestare forti imbarazzi, e a non rendere agevole il processo di transizione di pratiche e forme di organizzazione e comunicazione del discorso storico, proprie della comunità degli storici complessivamente intesa, verso una nuova normalità condivisa. Limpressione, non del tutto fondata come vedremo, che luso della rete come mezzo fondamentale, sostitutivo della carta, per la conduzione della ricerca e la pubblicazione dei suoi risultati, determini ladesione necessaria ai postulati delle teorie post-strutturaliste e della cultura che genericamente è identificata come post-modernista, è un esito che per molti storici risulta disturbante e che determina un arretramento complessivo di fronte alla rete e alle nuove tecnologie; e, ancora una volta, scetticismo.
58.
Sul versante storiografico -o, più precisamente, sul piano del dibattito
relativo a teorie e metodologie della storia- la destabilizzazione post-modernista
dellautorità dello storico, che è andata sviluppandosi con un non
casuale parallelismo con lo sviluppo delle reti e della comunicazione
sul web, ha fortemente amplificato la riduzione della storiografia
alla dimensione linguistica e retorica, con un sostanziale ridimensionamento
dei suoi parametri di scientificità, spesso sbrigativamente ricondotti
ad una tradizione positivista assunta come sinonimo di una nozione di
cultura storica moderna genericamente intesa. Dove la possibilità
di giungere a spiegazioni causali del divenire storico si rivela sistematicamente
illusoria, dove la realtà risulta un obiettivo sostanzialmente inattingibile,
il carattere di costruzione artificiale proprio della rappresentazione
storica, ed il suo ancoramento a strumenti lessicali, linguistici e retorici
-variabili e mutevoli nel tempo- ne risulta inevitabilmente esaltato[6].
E un dibattito
complesso, che non intendiamo affatto banalizzare e che merita certamente
di essere seguito con attenzione soprattutto per le ricadute che un tale
orientamento, diffuso nella cultura collettiva attraverso varie forme
di mediazione, può avere sulla consapevolezza dellimportanza di
una coscienza critica della realtà, passata e presente, che rischia di
risultarne gravemente alterata. Anche se lo sviluppo di questi problemi
esce dai limiti di questo intervento e non è possibile seguirlo in modo
approfondito, credo che quanto ha scritto L. Stone[7]
a proposito del rapporto tra post-modernismo e storiografia, possa essere
assunto come un punto di riferimento di grande equilibrio e di grande
sensatezza empirica. Come, alla fine degli anni 70, Stone era intervenuto,
con un saggio divenuto celebre, sulle derive positivistiche legate alluso
dei computer nella storia e sulla quantificazione in storia, riproponendo
limportanza della dimensione narrativa[8];
così, al principio degli anni 90, si è trovato ad arginare la riduzione
della storiografia al solo racconto, alla sola dimensione narrativa. Soprattutto
in un breve saggio del 92, insieme al riconoscimento dellapporto
che il linguistic turn può dare per laffinamento di tecniche
e di problemi propri della scrittura storica, Stone ha inteso ribadire,
con chiarezza non disgiunta da una punta di ironia, alcuni termini essenziali
di un mestiere e di una pratica che è da sempre problematica e che non
è riconducibile ai termini di un rude positivismo (come deriva da molte
ricostruzioni post-moderniste); ma che ciononostante assume come soglia
discriminante il fatto che tra realtà e finzione esiste una differenza
sostanziale, e che gli scopi e i problemi della storiografia sono quelli
di mantenerla chiara, con tutti i limiti e con tutte le difficoltà proprie
di un sapere per il quale non è possibile far riferimento a fenomeni ripetibili[9].
59.
La corrosione dellautorità e della linearità del testo, sviluppata
sul piano teorico dalle diverse correnti post-strutturaliste, ha pertanto
trovato nella teoria e nella pratica degli ipertesti unespressione
diretta, esaltando i termini della frammentazione, dellincontrollabilità
di un ordine argomentativo voluto dallautore, della funzione del
lettore come autore di propri percorsi allinterno di una struttura
aperta ed in grado come tale di assumere un autorità forte. Tra
il linguistic turn derivante dallapproccio analitico di teorici
quali White o Ricoeur[10],
che tende a ridurre a livello ideologico o retorico lunità, il senso
e la coerenza della narrazione storica; e la natura degli ipertesti, che
offre la possibilità concreta di realizzare percorsi non lineari e di
ridurre il discorso storico ad un contesto frammentario e liberamente
ricomponibile, si stabilisce dunque un nesso forte -che per la maggior
parte degli storici di mestiere, legati in vario modo a postulati di scientificità,
verificabilità e autorità che definiscono la ragion dessere del
loro sapere, del loro lavoro e della loro funzione civile di intellettuali-
costituisce certamente una realtà inquietante.
Sono allora opportune alcune precisazioni che possono contribuire a leggere
questo scenario dellevoluzione del rapporto tra storiografia e
reti in termini meno apocalittici di quanto potrebbe a prima vista
apparire; e a sollecitare quelle soluzioni empiriche e tecniche in grado
di ricondurlo entro una dimensione di responsabilità e di controllabilità
che non è automaticamente esclusa dalla natura della rete.
Abbiamo
sottolineato più volte, in questi cenni sui nuovi scenari della scrittura
storica connessi allipertestualità e alla rete, la dimensione
della possibilità, perché, è bene rimarcarlo, tutto quanto rientra
nellampio contesto delle potenzialità non corrisponde affatto o
immediatamente ad una necessità imposta dalla rete.
Nella rete
lo abbiamo detto, posso essere riprodotte, come nella maggior parte dei
casi avviene, forme di organizzazione del discorso storico che sono identiche
a quelle proprie della tradizione tipografica; la multimedialità e la
presentazione di vasti apparati documentari possono non alterare minimamente
la struttura del discorso, ed anche il rapporto tra testo e note, che
lautore intende mantenere. Ed in concreto, la parte assolutamente
più rilevante dei contributi di ricerca storica presenti in rete
che possono essere considerati qualitativamente significativi non fa altro
che riprodurre in forma elettronica testi che hanno un carattere ipertestuale
molto debole e che possono essere direttamente stampati riproducendo copie
identiche ad una versione tipografica.
Il carattere
chiuso e internamente gerarchizzato del discorso storico può rimanere
tale, ed avere come tale una stabilità e una permanenza nel tempo mediate
dalla strumentazione tecnologica.
Un
primo fondamentale elemento che occorre richiamare è che la scelta di
costruire un ipertesto non costituisce affatto, di per sé, labbandono
al dominio della casualità e lattribuzione ad ogni utilizzatore
della libertà di operare una costruzione radicalmente libera di propri
percorsi e di propri testi. Un ipertesto richiede al contrario una progettualità
ed una regia molto più forti, e più complesse, rispetto allorganizzazione
di un discorso lineare, di un libro; che si traducono in possibilità di
percorsi che risultano molteplici ma preordinate da parte di chi organizza
la strategia di consultazione dellipertesto e che escludono, a meno
che non sia coscientemente voluto dallautore, la perdita della direzione
e del senso, abbandonate alla libertà dellutilizzatore. Non è affatto
vero che da un punto qualsiasi di un CdRom o di un sito, per esempio,
si possa arrivare a ricomporre in totale libertà ed immediatezza il proprio
percorso di lettura; da questo punto di vista loperazione di sfogliare
le pagine di un libro stampato offre addirittura maggiore rapidità e libertà
di ricomposizione di propri percorsi testuali, secondo un procedimento
che la critica post-strutturalista ha più volte evidenziato[11]
rispetto ad un CdRom, la cui consultazione è vincolata a mappe, collegamenti
e indici che costituiscono la parte rigida della sua architettura.
Lelemento
fondamentale, ed il punto delicato nellorganizzazione di un documento
destinato alla rete o di un complesso di documenti (testo di base,
commenti, note, materiali vari, bibliografia etc.) organizzati in un sito,
è dato dalla natura del link. Come il link rappresenta lanima
dellipertestualità del web, così nei criteri di costruzione
dei link allinterno di un documento ipertestuale si condensano
la maggior parte degli aspetti problematici relativi al suo ordine e alla
sua coerenza. Un link può essere semplicemente un rimando interno
ad una nota, o ad una parte del testo, o ad un altro documento presente
nello stesso sito; ciò esprime quella che possiamo definire un ipertestualità
debole, che non determina particolari problemi di strategia e di controllo.
I problemi nascono invece nel momento in cui si intende attuare unipertestualità
forte, e rinviare cioè ad altri documenti, o parti di documenti, o siti,
presenti sul web. E a questo punto, e solo a questo punto,
mi pare, che i termini di autorità, individualità, responsabilità vengono
messi in discussione.
Con il rinvio,
allinterno di un mio testo, ad un altro testo elettronico presente
altrove, realizzato e gestito da altri, e sul quale non ho responsabilità
né controllo, attuo concretamente quella disarticolazione dellautorità
a cui prima si accennava. Pensiamo ad esempio al caso di una citazione,
in nota o nel testo stesso di uno documento, di un passo tratto da un
documento elettronico presente altrove. Nel momento in cui decido di non
trascrivere il passo ma di rinviare ad esso tramite un puntatore, ho costruito
un oggetto che ha due componenti, luna delle quali non è più inglobata
e integrata nel mio testo, ma continua ad avere una vita propria; posso
anche pensare che nel corso del tempo si trasformi (che a quello stesso
puntatore, che identifica un luogo nel web, corrisponda un altro
oggetto), che svanisca, che non corrisponda più in altri termini al contenuto
che ho inteso includere nel mio testo, il quale inevitabilmente perde
di senso.
62.
E una possibilità paradossale e apocalittica solo fino
ad un certo punto. Già adesso molti riferimenti a documenti sul web,
presenti in sitografie o nel corpo stesso di documenti, presentano la
necessità di aggiornamenti e revisioni continue per non incorrere nella
drammatica schermata document not found e nella necessità
da parte del lettore di affannose ricerche di documenti che si sono persi
nella rete, per varie ragioni. E certamente un problema per
il quale, nello studio in corso sugli standard del linguaggio del
web, possono essere intraviste soluzioni; con il passaggio probabile
dallHTML allXML come linguaggio di comunicazione della
rete, la possibilità di seguire gli URL nei loro spostamenti attraverso
stili di marcatura di nuova concezione sarà probabilmente possibil[12];
ma al momento in cui queste pagine sono scritte si tratta di sperimentazioni
e ricerche che ancora non si sono concretizzate nella corrente realtà
del web, sempre solidamente ancorato allHTML e ai suoi aggiornamenti.
E, daltra parte, anche la possibilità di seguire i documenti nei
loro percorsi non rappresenta una sicurezza sulla loro stabilità ed inalterabilità,
che sono legate alla natura del documento elettronico, alla sua diversità
rispetto alla fissità riproducibile propria delluniverso tipografico,
e per la quale valgono le considerazioni e le possibilità di soluzione
in precedenza indicate[13].
Quanto maggiore
è pertanto il grado di ipertestualità forte propria di un documento destinato
alla comunicazione in rete, tanto minore, inevitabilmente, è il
suo grado di controllabilità e di mantenimento dellautorità e dellindividualità
di un testo. Finché si organizzano e si strutturano siti anche complessi
mediante un reticolo di rimandi interni, e si stabilisce al loro
interno unipertestualità che esprime la progettualità ed il criterio
dordine dellautore o degli autori, non si aprono problemi
particolari di controllo al di là di un diverso modo di costruire lordine
dellargomentazione e di attuare lintegrazione tra discorso
e strumenti di verificabilità; ma nel caso in cui si intenda costruire
un ipertesto utilizzando documenti e banche dati variamente dislocate
nel web, i problemi che abbiamo ricordato sono destinati a manifestarsi
vistosamente.
64. Lo stesso vale per la possibilità di coordinamento e di organizzazione
di un lavoro di équipe intorno ad oggetti di ricerca traducibili
in formato ipertestuale[14]. La
specializzazione della storiografia contemporanea e la moltiplicazione
dei contributi su aspetti e temi che fino a non molti anni fa costituivano
ambiti estremamente specialistici di attenzione, è un fatto noto, che
determina non solo problemi di controllo seri relativi a quello che una
volta era definito lo stato della questione, allevoluzione
della ricerca e alla bibliografia, ma anche una nuova e più urgente necessità
di coordinamento e di informazione. La dilatazione del discorso storico
in ambito accademico e le difficoltà di controllo che ne derivano hanno
alimentato fortemente laccentuazione dei termini di indeterminatezza
e di frammentazione che costituiscono uno dei punti rilevanti dellapproccio
post-modernista alla storiografia. Da questo punto di vista la rete
può apparire, con la facilità di pubblicazione che consente, niente più
che la manifestazione clamorosa di unincontrollabilità del discorso,
anche in ambito storiografico, che si presenta come inevitabile e che
rende concrete le ipotesi e le teorie variamente collegate allapproccio
post-modernista, inducendo gli storici più legati alla tradizione del
mestiere alla rassegnazione, al ritiro in una sorta di riserva indiana
fatta di antiche pratiche e linguaggi collaudati, e sostanzialmente alla
chiusura. La stessa maggiore facilità dellaccesso allinformazione,
unita alle tecniche di composizione dei testi propri dei word processor
o degli editor per i testi destinati al web, è spesso evidenziato,
paradossalmente, come indice di una dimensione in cui la produzione testuale
si riduce a niente più che ad un processo, ancorché evoluto, di cut
and paste, di assemblaggio rapido di elementi sui quali la possibilità
di verifica diviene impraticabile, e, in ultima analisi, neppure richiesta;
come se al superamento degli ostacoli tecnici nella comunicazione e nella
scrittura a cui le nuove tecnologie hanno contribuito, ed alla stessa
maggiore libertà ed efficacia nellorganizzazione e nello svolgimento
del lavoro da esse consentite, fossero imputabili le responsabilità di
una cattiva qualità e di un basso livello che proprio la costrizione ai
tempi lunghi, alle stesure ripetute, alle difficoltà di accesso ai materiali
avrebbero scongiurato. E una contestazione che anche allinizio
della diffusione di fotocopie e microfilm fu manifestata e che
ora è ripresa con vigore a proposito della comunicazione elettronica.
65.
In realtà tutto questo non costituisce affatto un esito inevitabile, né
imputabile alle tecniche di costruzione e di comunicazione dei risultati
della ricerca consentite dagli strumenti elettronici e dalla rete.
Rispetto alla sovrabbondanza reale della letteratura storiografica contemporanea
la rete offre al contrario strumenti di controllo e di verifica
che, se adeguatamente utilizzati, si rivelano assai più efficaci -lo abbiamo
accennato a proposito di bibliografie e cataloghi- rispetto agli strumenti
tradizionali; strumenti che consentono di rispondere allesigenza
di distinguere ciò che è qualitativamente significativo per la ricerca
da ciò che è ripetitivo o ridondante. Che non sia più possibile, ormai,
distinguere tra questi due ordini di valori, e che la rilevanza del discorso
storiografico in ambito contemporaneo sia riducibile ai livelli della
persuasione, della diffusione, della retorica letteraria, non è affatto
confermato o accentuato dalla natura della rete.
Certamente i
problemi della specializzazione della ricerca e della dilatazione della
letteratura storiografica permarranno; non solo, ed è un fatto noto, è
pressoché impossibile per ogni storico contemporaneo, anche per i maggiori,
spaziare dai problemi relativi al mondo antico alla contemporaneità con
lambizione di fornire contributi di ricerca e di riflessione originali
-come poteva avvenire ancora intorno alla metà del secolo scorso-, ma
anche nellambito di periodizzazioni più circoscritte la delimitazione
degli ambiti di ricerca si rivela ormai inevitabile. Ma anche in questa
dimensione necessariamente più specialistica rispetto al passato, le possibilità
di valutazione e di controllo non risultano affatto sfumate, ma al contrario
troveranno nella rete importanti, forse indispensabili, possibilità
di potenziamento.
La rete
si rivela da questo punto di vista esser proprio la dimensione che consente
di superare il disorientamento di fronte allapparente incontrollabilità,
e di ricomporre -in uno scenario necessariamente riconfigurato- i termini
di una coerenza del discorso storico che non è altro, in ultima analisi,
che approccio critico, basato su materiali identificabili e verificabili,
alla realtà. Che la realtà sia, in termini assoluti, inattingibile; e
che la verità dello storico sia sempre una verità parziale e discutibile,
è un fatto innegabile, ed è quanto costituisce la problematicità ed il
fascino del mestiere; ma che tale problematicità non determini necessariamente
un esito scettico, e che la rete non lo favorisca inevitabilmente,
mi pare un dato altrettanto chiaro.
[1] Un riferimento "classico", a questo proposito, è Landow, 1997. Per un panorama bibliografico sull'argomento, vedi Hypertext Resources, < http://www.eastgate.com/Hypertext.html >, in particolare Hypertext Resources in Print, < http://www.eastgate.com/hypertext/Sources.html >.
[2] Vedi, a proposito di questo processo di transizione,
l'esempio particolarmente interessante di Reti medievali, <
http://www.retimedievali.it/ >.
[3] Robert Darnton ha offerto un esempio interessante di
un nuovo modo di scrivere storia con la versione ipertestuale e multimediale
del saggio "An Early Information Society: News and the Media in Eighteenth-Century
Paris"; vedi Darnton, 2000. Per seguire gli sviluppi delle applicazioni
multimediali alla storia, vedi The Journal for MultiMedia history,
< http://www.albany.edu/jmmh/ >.
[4] Vedi Grafton, 1997.
[5] Vedi Landow, 1997.
[6] Per una rassegna dei diversi contributi al dibattito, vedi Jenkins, 1997.
[7] Vedi Stone, 1991 e 1992.
[8] Vedi Stone, 1979.
[9] "My only objection is when they declare not that truth is unknowable, but that there is no reality out there which is anything but a subjective creation of the historian; in other words that it is language that creates meaning which in turn creates our image of the real. This destroys the difference between fact and fiction", etc. (Stone, 1992, p.194). Vedi anche, a questo proposito, Zagorin, 1990 e 1999. La linea post-modernista è sostenuta con particolare vigore da F.R.Ankersmit (vedi Ankersmit, 1989, 1990 e Ankersmit et Kellner, 1995). I documenti principali del dibattito sono raccolti in Jenkins, 1997.
[10] Vedi Ricoeur, 1983-85; White, 1973 e 1986.
[11] Vedi Barthes, 1970.
[12] Per gli sviluppi di XML vedi < http://www.w3.org/XML >. Sulla base di questo linguaggio vanno definendosi ulteriori specifiche; in particolare, per quanto riguarda lo sviluppo di un nuovo standard relativo ai links ipertestuali, ossia l' Extensible Linking Language (XLL), e le due parti fondamentali di cui si compone (Xlink e Xpointer), vedi < http://www.w3.org./TR/xlink > e < http://www.w3.org/TR/WD-xptr >.
[14] Vedi, a questo proposito, l'interessante progetto HyperNietzsche, in D'Iorio, 2000.