II.1. Le incertezze della pubblicazione in rete
44.
Lo sviluppo incessante della rete sta dunque significativamente
mutando le modalità di accesso agli strumenti e alla documentazione utili
alla ricerca storica, pur con tutti i problemi sui quali abbiamo cercato
rapidamente di porre laccento, e nonostante il fatto che il fronte
delle aspettative, in relazione allo sviluppo delle nuove tecnologie e
allinsistenza dei mass-media, rimanga ancora assai più ampio
rispetto alle realizzazioni concrete.
Non è dunque
possibile sostenere, allo stato attuale delle cose, che già la rete
rappresenti un contesto realmente sostitutivo delle condizioni di lavoro
e degli strumenti tradizionalmente propri della ricerca storica, anche
se si può affermare con certezza che già offre aiuti rilevanti, in molti
casi più potenti ed efficaci rispetto agli strumenti tradizionali; e che
la loro conoscenza ed il loro potenziamento sono di grande importanza
perché la mutazione -probabilmente inevitabile- del mestiere dello storico
e della pratica storiografica, nel contesto comunicativo regolato dalle
reti, avvenga in modo consapevole e responsabile.
Il fatto che
la presenza di riferimenti bibliografici a siti web, nelle note
e nelle bibliografie degli studi storici pubblicati, sia ancora assai
marginale -se non per quei lavori che si muovono entro la cerchia degli
studi sui nuovi media e sul rapporto tra Internet e ricerca, o
che sono rivolti alla repertoriazione delle risorse web: per tutti
quei lavori, insomma, per i quali la rete è comunque un oggetto
di riflessione oltre che uno strumento di lavoro- è indicativo. Come potrebbe
essere altrimenti, daltra parte, in una dimensione in cui gli indirizzi
web dei documenti citati, per portare un esempio a cui spesso si
fa riferimento, sono soggetti a mutamenti che rischiano di farli smarrire
completamente, o di consentire il loro recupero solo a costo di tempo
e con difficoltà a volte notevoli? Rischio forse ridotto per documenti
presenti in siti istituzionali importanti o fortemente accreditati, ma
assai forte per i siti più deboli o legati a iniziative individuali, che
non necessariamente, tuttavia, meritano per questo di essere esclusi dalla
considerazione scientifica.
La comunità
scientifica degli storici, complessivamente intesa, continua in altri
termini a mantenere un atteggiamento perplesso e incerto nei confronti
della rete: non tanto perché non siano chiaramente percepibili
-al di là del disordine, delleterogeneità, e di certe difficoltà
di approccio iniziale- gli aiuti che dalla rete possono derivare
alla ricerca; da questo punto di vista, anche assumendo un atteggiamento
moderato, riconoscendo che i problemi non sono banali e che molto resta
ancora da fare rispetto alle attese, non occorre né particolare competenza
informatica né lassunzione di ipotesi rivoluzionarie legate allavvento
dei new-media per rendersi conto che accedere a cataloghi di biblioteche,
indici di archivi, documenti digitalizzati, può costituire un grande aiuto.
45.
Alla base di scetticismi e perplessità stanno invece quegli aspetti strutturali
del documento digitale su cui abbiamo in precedenza fermato lattenzione.
La sua mancanza di stabilità fisica, in particolare, lo rende sospetto
o utilizzabile con maggiore difficoltà in un contesto di discorso storico;
la maggiore labilità, in altri termini, di quegli elementi capaci di far
sì che qualsiasi traccia lasciata dallesperienza umana mantenga
intrinsecamente una propria aderenza ad un tempo e ad uno spazio, ad un
contesto che è compito dello storico decifrare con le tecniche di analisi
di cui dispone e che consentono di attribuire ad un monumento o ad un
documento il valore di fonte storica.
Abbiamo ricordato
come per questi problemi possano essere trovate risposte adeguate e convincenti;
ma è anche opportuno sottolineare il fatto che tali soluzioni richiedono
comunque una forte assunzione di responsabilità nei confronti della documentazione
digitale, volontà e strategie concertate a livello internazionale che
attualmente non è ancora possibile vedere espresse se non in termini di
progetti. Le esperienze si susseguono, i programmi e le iniziative procedono
con intensità, secondo un percorso empirico di approssimazione ad una
nuova normalità dei quadri di riferimento operativi, per tutte le discipline
umanistiche e specificamente per la ricerca storica; ma sarebbe azzardato
sostenere che tale percorso si sia già tradotto in una realtà concreta
e stabile, pienamente sostitutiva della strumentazione tradizionale.
Se le perplessità
stanno comunque progressivamente venendo meno, soprattutto di fronte alla
possibilità di utilizzare edizioni digitali di documenti che mantengono
comunque una loro realtà fisica in qualche biblioteca o in qualche archivio;
e se da questo punto di vista si aprono solo problemi di quantità di documentazione
disponibile e di strategie filologico-informatiche di digitalizzazione,
la questione fondamentale dellaffidabilità del documento digitale
torna con forte evidenza a proposito della pubblicazione dei risultati
della ricerca e della possibilità, per gli storici, di passare risolutamente
della carta alla rete.
Sin dagli inizi
del web, in effetti, la percezione di un orizzonte affascinante
di possibilità nuove che si aprivano alla comunicazione, allo scambio
di informazioni ed esperienze tra studiosi, alla trasmissione dei risultati
della ricerca, è stata chiara, determinando lavvio di molte iniziative.
In realtà si trattava di un orizzonte che ancora prima del web
la realtà di Internet aveva aperto, e verso il quale soprattutto
il versante delle scienze dure (matematiche, fisiche, naturali)
aveva investito energie ed interesse. Ma è soprattutto in seguito allaffermazione
del web e della dimensione ipertestuale che è il suo connotato
distintivo, che anche sul versante delle discipline umanistiche lattrazione
di questa nuova dimensione della comunicazione è stata forte.
46.
Le ragioni possono essere richiamate sinteticamente, senza insistere ulteriormente
nellillustrazione di aspetti che sono ampiamente noti e sui quali
cè ormai una letteratura critica fin troppo abbondante[1].
Luso della rete per la pubblicazione dei risultati della
ricerca consente innanzitutto una rapidità incomparabilmente maggiore
rispetto ai tempi mediamente lunghi -a volte insopportabilmente lunghi-
della pubblicazione cartacea; aspetto delicato, evidentemente, soprattutto
per quelle discipline (le scienze del mondo fisico, la medicina etc.)
per le quali la rapidità della comunicazione dei risultati della ricerca
o delle nuove scoperte risulta fondamentale; e non è un caso che siano
questi i settori che per primi e con maggiore decisione si sono mossi
nellutilizzazione sistematica della rete, rispetto alle discipline
umanistiche per le quali, in ultima analisi, la rapidità della pubblicazione
è meno decisiva. In secondo luogo, per il documento pubblicato in rete
si aprono possibilità di diffusione incomparabilmente più ampie rispetto
a quanto è possibile per i volumi stampati. Inoltre, attraverso la pubblicazione
sul web è consentita unaggiornabilità e una modificabilità
pressoché illimitata dei risultati della ricerca, una loro estensibilità
(in termini di aggiornamenti bibliografici, di integrazione con documenti
e testi, o con appendici multimediali, che difficilmente possono trovare
spazio nelle pubblicazioni cartacee); ed ancora, uninterattività
con gli autori, e lapertura di tribune di discussione e di forum
su temi specifici, collegati a particolari contributi. Infine, la pubblicazione
sul web consente un contenimento sostanziale dei costi di produzione
tipografica e dei costi relativi alla gestione (conservazione e accesso)
di libri e riviste cartacee; problemi che, a fronte di una crescita dei
costi di abbonamento alle riviste e dei problemi della loro gestione da
un punto di vista bibliotecario, trovano sul versante dellelettronica
e della telematica possibilità di soluzione particolarmente efficaci.
Sono aspetti
e temi noti, sui quali la discussione è avviata da tempo, e che ormai
possono essere considerati come un dato acquisito. Ciononostante la transizione
dal cartaceo al digitale per la pubblicazione delle ricerche non è avvenuta
in tempi così rapidi come levidenza degli elementi sopra richiamati
sembrava suggerire; ed ancora ci muoviamo in una fase di transizione,
di adattamento e di lento adeguamento verso una dimensione nei confronti
della quale lambito umanistico continua a nutrire sospetti.
E un fatto che la parte assolutamente maggioritaria della storiografia
contemporanea, al pari della ricerca storico-letteraria e delledizione
di testi, continui ad essere prodotta ed utilizzata in base alle forme
della pubblicazione proprie delluniverso tipografico. Ed è un fatto
che non può non sollevare interrogativi, in parte coincidenti con quanto
osservato a proposito delle fonti della ricerca storica riprodotte in
rete, in parte diversi, che meritano di essere evidenziati.
47.
Un peso certamente rilevante, in questo contesto, hanno i problemi che
investono il rapporto tra attività scientifica e produzione editoriale,
e le difficoltà in gran parte comprensibili che inducono gli editori ad
assumere atteggiamenti cauti, se non di vero e proprio freno, nei confronti
degli sviluppi sollecitati dalla comunicazione telematica. E daltra
parte evidente che il ruolo delleditore come strumento essenziale
della comunicazione culturale nellera tipografica risulta fortemente
ridimensionato nel contesto della comunicazione telematica. In questo
contesto infatti non risulta più necessaria una funzione specifica che
renda possibile lincontro tra autori e lettori ( che può avvenire
direttamente attraverso la rete ); e diviene pertanto fortemente
discutibile lintera architettura normativa che la regola, e che
garantisce agli editori, proprio in virtù di questa funzione -indispensabile
nellera tipografica, non più tale nellera telematica-, una
serie di diritti, giuridici ed economici.
E un problema
che si presenta non solo per la produzione libraria, ma che investe tutti
quegli ambiti per i quali la rete va assumendo il ruolo di canale
primario di comunicazione culturale (la produzione musicale per esempio,
che è attualmente al centro di polemiche accese) e per il quale la volontà
di riprodurre e di riaffermare rigidamente i riferimenti normativi tradizionali
non appare convincente, né dal punto di vista della legittimità né dal
punto di vista della difendibilità.
Ciò non significa
che debbano essere considerati inutili o superati tutti quegli elementi
di filtro e di garanzia di qualità che in parte significativa sono sempre
stati svolti dagli editori. Ma è anche chiaro che tale funzione potrà
essere svolta direttamente, forse in termini più convincenti, dalle comunità
scientifiche, dai contesti disciplinari, da nuove espressioni di interessi
e di linguaggi che vanno sorgendo nella rete. Ad esse può essere
direttamente demandata quella funzione di selezione e di orientamento
che senza poter più essere radicalmente penalizzante per gli autori (che
potranno sempre trovare il modo di pubblicare il loro lavoro in rete,
senza incontrare quegli ostacoli, economici o daltro tipo, che spesso
chiudono la strada della pubblicazione cartacea), potrà tuttavia fornire
ai fruitori, attraverso chiare assunzione di responsabilità, uno strumento
di orientamento che, come si diceva allinizio, può risultare di
grande importanza per la costruzione ordinata delledificio delle
risorse presenti sul web.
48.
Chi userà la rete potrà sapere in questo modo a quale tipologia
di lavori potrà accedere visitando un certo sito, scegliere e valutare
di conseguenza. Questa funzione, e la pubblicazione di lavori allinterno
di siti selezionati, potranno certamente consentire una transizione delle
competenze e del ruolo degli editori tradizionali nel nuovo contesto comunicativo
(in un quadro di editoria on-demand, per esempio[2]); ma comporteranno certamente, su questo versante,
riassestamenti, riconversioni e trasformazioni di strategie operative
rilevanti.
Ma, appunto,
non è solo il ruolo delleditore tradizionale che è posto in discussione,
bensì lintera cornice normativa che regola, sul versante della ricerca
umanistica, la pubblicazione e la legittimazione giuridica dellautorità
sui lavori pubblicati. La stessa nozione di copyright risulta difficilmente
difendibile, in termini legali ed economici, dove la riproducibilità delloggetto
digitale ed il suo movimento attraverso la rete costituiscono aspetti
intrinseci della comunicazione sul web; assai più difficile da
difendere rispetto alla stessa riproduzione fotomeccanica, con la quale
gli editori manifestano tuttora chiare difficoltà di convivenza.
Riprodurre per
la rete lidentica nozione di copyright propria della
realtà tipografica è quasi un nonsense ed è sistematicamente fonte
di incongruenze e complicazioni; ma la formulazione di una nozione di
copyright adeguata ai caratteri propri della comunicazione in
rete, e che consenta una remunerazione del lavoro, dellinvestimento
di risorse e di energie, e delle funzioni svolte nel processo di produzione
e di comunicazione delloggetto culturale digitale, non è di semplice
soluzione[3]. Analoghe difficoltà
valgono per la nozione di diritto dautore, soprattutto di fronte
a opere, comè il caso dei lavori multimediali, per le quali le diverse
componenti operative non sono distinguibili con chiarezza[4].
Ed infine, ciò
che risulta più rilevante dal punto di vista delle pubblicazioni accademiche,
che esprimono la componente fondamentale della ricerca storica, problemi
simili permangono per quanto riguarda la disciplina giuridica del deposito
legale.
49.
E sulla base del deposito legale delle pubblicazioni che si stabilisce,
comè noto, la legittimazione della paternità di un determinato lavoro
e la possibilità di utilizzarlo a fini curriculari, concorsuali e professionali.
La varietà della disciplina del deposito legale delle pubblicazioni nei
diversi Paesi non altera il dato uniforme di una differenza sostanziale,
dal punto di vista normativo, tra la pubblicazione elettronica e la pubblicazione
cartacea. Ed è certamente la debolezza di un chiaro quadro di riferimento
normativo che, dal punto di vista soprattutto delleditoria accademica
umanistica, ostacola la transizione decisa verso la pubblicazione elettronica,
anche di fronte alle possibilità assai più ampie e suggestive che ledizione
elettronica può fornire.
Si fa spesso
riferimento al problema di una mentalità e di una consuetudine nella pratica
della ricerca e della comunicazione storica che fanno fatica ad adeguarsi
ai mutamenti che si impongono nella transizione dal cartaceo al digitale;
e si tende a vederne la soluzione in un progressivo -più o meno lento
a seconda dei contesti, ma comunque inevitabile- processo di adattamento
della prassi tradizionale che regola la ricerca e la pubblicazione alle
nuove tecnologie; tecnologie la cui evoluzione è certamente rapida, forse
troppo rapida, rispetto ai tempi fisiologici di assorbimento, in termini
di comportamenti e di attitudini, nel quadro tradizionale delle discipline
storiche. Ciò è in parte vero, ma in parte rischia di sottovalutare, proponendo
uno scenario di transizione generazionale, quegli aspetti giuridici e
normativi che hanno invece una grande rilevanza e sulla base dei quali
si vanno sempre componendo i riferimenti generali di una cultura collettiva
e di una mentalità. Daltra parte, che non si tratti semplicemente
di una questione generazionale lo dimostra il fatto che proprio la generazione
più giovane di studiosi diffida della sola pubblicazione elettronica e,
di fronte alla possibilità di pubblicare un proprio lavoro nella collana
di un editore celebre, accoglie con maggior favore questa prospettiva,
che è certamente più remunerativa, allo stato attuale delle cose, in termini
di prestigio, di riconoscimento accademico, di carriera.
50. Esistono dunque dei problemi specifici, tecnici e soprattutto normativi che devono essere affrontati e risolti perché il passaggio dal cartaceo al digitale avvenga in modo deciso. Varie soluzioni, da questo punto di vista, possono essere proposte e sono concretamente allo studio in diversi Paesi[5]. E possibile pensare, per esempio, allindividuazione di alcuni server istituzionali, attivati presso biblioteche, centri di ricerca o istituzioni universitarie, a cui possa essere attribuita quella funzione tecnica e giuridica di garanzia del deposito legale delle pubblicazioni elettroniche; ciò non impedirà agli autori la modificazione, laggiornamento e anche la trasformazione del proprio lavoro -mantenendo per esso quel carattere di cantiere aperto che costituisce una delle peculiarità della comunicazione telematica- ma consentirà di farlo con una datazione esatta degli interventi o una presentazione di versioni diverse, mutate nel tempo, di un testo. Ciò permetterebbe da un lato una migliore salvaguardia del documento, rispetto alla disseminazione incontrollata dei documenti sul web, dallaltro la sua storicizzazione e la sua utilizzabilità ai fini della ricerca, soprattutto in relazione alla verificabilità dei riferimenti e delle citazioni[6] da documenti non più fluttuanti nel web e soggetti a spostamenti incontrollabili. E se questo fosse realizzato seguendo procedure condivise e sulla base di standard, sarebbe un importante passo verso quella memoria collettiva della ricerca, costantemente accessibile sul web, che costituisce una delle prospettive più suggestive per lo sviluppo futuro della pratica storiografica[7].
Tutto
questo, come abbiamo ricordato in precedenza, non comporta necessariamente
la fine del supporto cartaceo e la morte del libro, in quanto la riproducibilità
delloggetto digitale su supporti di varia natura e formato è una
possibilità ovvia, e resa già agevole da una tecnologia di riproduzione
meccanica che consente il downloading di testi dalla rete
e limmediata produzione di un volume più o meno elegantemente rilegato[8].
Ciò che invece muta è la gerarchia nella logica della pubblicazione, e
laffermazione della pubblicazione elettronica come forma primaria
e fondamentale di pubblicazione, rispetto alla quale quella cartacea
viene ad assumere il carattere di semplice derivato, la cui forma e la
cui struttura, incluso il fatto di corrispondere allintero documento
o a una sua parte, possono variare in relazione agli interessi di chi
intende utilizzarla. Se questo derivato cartaceo sia destinato a rimanere,
o se sia presto sostituito da altre forme di supporto portatile, e in
che tempi, non è dato dirlo né mi pare costituisca un problema di grande
interesse. Attualmente libri e documenti cartacei mantengono una loro
indubbia utilità ed una serie di vantaggi che ancora non sono sostituiti
dalla tecnologia telematica.
Daltra
parte, fino a non molto tempo fa si poteva ancora sostenere che un libro
aveva rispetto al computer il vantaggio enorme di essere trasportabile
e manipolabile; oggi questa argomentazione è già divenuta debole, di fronte
agli e-books[9] e agli orizzonti
recenti dalla tecnologia degli schermi che consente spessori che si avvicinano
alla carta, per cui il libro universale, o il giornale
universale, aggiornabile con tutte i testi che ci si possono procurare
in rete, e trasportabile come un libro tascabile o come un quotidiano,
se proprio siamo affezionati a quelle forme, rischia di non costituire
più una fantasia.
Se e quando carta e libri scompariranno dalluso corrente e saranno
relegati allanti-quariato o ai depositi di conservazione e tutela
del patrimonio culturale, sarà perché non se ne sentirà più la necessità
e perché la cultura collettiva si sarà orientata verso altri strumenti,
senza che lamentazioni o rimpianti sul mondo della carta che abbiamo perduto
abbiano più grande senso.
51. Se dunque è di una diversa gerarchia nella logica della pubblicazione che si tratta, e se il documento elettronico deve assumere un ruolo primario, ribaltando sostanzialmente la realtà adesso prevalente per cui è il documento elettronico a costituire unappendice, un derivato, rispetto al documento cartaceo giuridicamente riconosciuto, un passaggio fondamentale è inevitabilmente costituito dalla soluzione di quei problemi normativi ai quali talvolta viene attribuita rilevanza secondaria ma che hanno tuttavia un peso notevole nel mantenere un atteggiamento di distanza e di perplessità verso la pubblicazione elettronica.
Si
tratta di un ordine complesso di problemi la cui soluzione non dipenderà
solo da una discussione teorica o giuridica ma anche dalla spinta che
deriva dalle realizzazioni concrete che, anche sul versante delleditoria
elettronica umanistica, sono già disponibili alla comunità degli studiosi.
Soprattutto lambito delle riviste è fortemente investito dalle opportunità
offerte dalla comunicazione telematica. Problemi di costi di produzione
e di gestione bibliotecaria, oltre a potenzialità assai più forti, sul
versante telematico, dal punto di vista della ricerca e della comunicazione
dei documenti, stanno determinando una forte spinta verso la transizione
dal cartaceo al digitale.
Molte sono le
riviste puramente elettroniche (senza cioè che abbiano un corrispondente
cartaceo) sorte negli ultimi anni[10],
ed importanti sono anche gli esempi di edizione parallela, tale cioè da
salvare, da un lato, le esigenze proprie delleditoria tradizionale,
ma da consentire dallaltro alla comunità degli studiosi le possibilità
di fruizione consentite dalle nuove tecnologie telematiche. Lesempio
di JSTOR credo sia, da questo punto di vista, particolarmente significativo[11].
Sulla base di un accordo stipulato con i responsabili delle singole testate,
al programma JSTOR è consentita larchiviazione elettronica
di un numero rilevante di importanti riviste umanistiche allo scadere
di un termine temporale prefissato (moving wall), definito generalmente
in cinque anni. Dopo cinque anni di esistenza cartacea, che salva diritti,
interessi, investimenti delleditoria tradizionale, i numeri delle
riviste transitano dunque verso il digitale e consentono ad ogni biblioteca
laccesso full-text alla rivista, risolvendo brillantemente
problemi di spazio e di costi nella gestione del materiale librario e
consentendo anche a piccole e nuove biblioteche di dotarsi rapidamente
di un patrimonio documentario rilevante. La digitalizzazione in formato-testo
ed in formato-immagine combinati consente poi linterrogabilità e
luso del documento elettronico secondo tutte le potenzialità consentite
da tale procedura di archiviazione, e, al tempo stesso, il rispetto dellintegrità
formale della pagina, importante per un documento che ha già avuto una
prima edizione cartacea. Tutto ciò non è gratuito, naturalmente, ma è
legittimo ritenere che linvestimento, da parte di unistituzione
bibliotecaria, per laccesso ad una banca dati di questo tipo, risulti
economicamente e scientificamente più vantaggioso rispetto al possesso
di molte decine di metri lineari di volumi cartacei.
E un esempio
tipico di una realtà di transizione, utile per dimostrare come anche in
questa fase, e nonostante tutte le incertezze e le perplessità che caratterizzano
il rapporto tra discipline umanistiche e reti, realizzazioni concrete
e di utilità indiscutibile possano essere compiute, senza che si debba
attendere la risoluzione di tutti i problemi -normativi, tecnici, gestionali-
per cominciare a produrre risultati; e ritenendo che proprio dalle realizzazioni
concrete possano derivare stimoli importanti e idee utili alla soluzione
di problemi più generali. Altre importanti iniziative avviate in questa
direzione, anche fuori dallambito statunitense, mostrano come questordine
di esperienze vada incontro a esigenze concrete e sia destinato a svilupparsi
considerevolmente nei prossimi anni[12];
e sarebbe auspicabile che, in questa prospettiva, unattenzione particolare
fosse rivolta al patrimonio meno recente delle riviste storiche, erudite,
letterarie, correntemente intese come minori, che più facilmente sfuggono
alle principali iniziative di indicizzazione ma che rappresentano per
la ricerca storica un ambito di notevole interesse.
52.
Non è questa la sede per offrire indicazioni sul tipo di strategia che
sarebbe opportuno seguire per arrivare alla realizzazione di progetti
che richiedono certamente un notevole investimento di lavoro, ma dai quali
è anche possibile -considerando lesempio di JSTOR- avere
un ritorno economico interessante, che può consentire (ad un ente pubblico,
per esempio) di consolidare, ampliare e potenziare il quadro progettuale
iniziale. Sta di fatto che, per uno studioso, poter accedere direttamente,
tramite un terminale della rete universitaria o tramite Internet,
alla collezione degli articoli di un centinaio di riviste umanistiche
integralmente digitalizzate, come consente il progetto MUSE della
Johns Hopkins University[13]; e
poter operare sullintero corpus testuale con diverse modalità
di interrogazione, rappresenta unopportunità di fronte alla quale
scetticismi e perplessità sono destinati a svanire immediatamente.
L utilizzazione
in rete delle banche dati testuali pubblicate su CDRom, sulla base
di contratti e modalità di abbonamento diversificate; e la possibilità
di accedervi allinterno delle diverse sedi universitarie e da postazioni
autonome, costituiscono una linea operativa già ben avviate in moltissime
istituzioni universitarie europee (oltre ad essere già solidamente consolidata
negli Stati Uniti), sulla cui utilità non ci sono molte ragioni di dubitare.
Più rari sono
gli esempi di uneditoria elettronica orientata alle monografie e
a quegli studi che tradizionalmente si traducono in libri. Anche su questo
versante, tuttavia, alcune iniziative già avviate e una serie di progetti[14]
mostrano che, nonostante le difficoltà e le incertezze normative che permangono,
una forte spinta allevoluzione delleditoria accademica in
questa direzione esiste.
Soprattutto
lincremento dei costi delle pubblicazioni tradizionali, insieme
alla necessità, particolarmente pressante in sistemi accademici come quello
statunitense, di pubblicare per poter coltivare aspirazioni di stabilità
professionale e di carriera, ha indotto anche autorevoli rappresentanti
della cultura storica statunitense a sostenere con vigore la strategia
delleditoria elettronica[15].
Penso che anche in altri contesti istituzionali e culturali la scelta
di avviare programmi sistematici di editoria elettronica fruibile in
rete, una volta affrontati e risolti quei problemi normativi che rischiano
di costituire uno scoglio su cui sono destinati ad infrangersi progetti
importanti ed energie brillanti, dovrebbe essere seguita con decisione.
53. Se pensiamo al fatto che una parte ingentissima dei
finanziamenti per la ricerca in ambito umanistico è obbligata a seguire
il percorso che porta alla pubblicazione cartacea; e se pensiamo ad una
dotazione per la ricerca che spesso non è adeguata ad un suo soddisfacente
sviluppo, possiamo facilmente cogliere molti dei vantaggi che potrebbero
derivare da uneditoria accademica elettronica intesa come autentico
sostitutivo delleditoria cartacea. Molte risorse sarebbero in questo
modo dirottate dal percorso editoriale tradizionale -che leditoria
elettronica potrebbe sostituire con un contenimento rilevante dei costi-
allincremento di finanziamento per lo sviluppo concreto delle ricerche
e per il sostegno di nuove generazioni di studiosi. Meno volumi cartacei,
in altri termini, e più borse e assegni di ricerca, più laboratori e maggiori
disponibilità finanziarie per lo svolgimento dei progetti; ma anche una
maggiore possibilità di divulgazione di lavori (tesi di laurea e di dottorato,
per esempio) per i quali la pubblicazione cartacea risulta spesso difficilmente
sostenibile finanziariamente, ma che non infrequentemente (soprattutto
nella tradizione universitaria italiana) presentano aspetti di notevolmente
interessanti e talora importanti (per la trascrizione di inediti, per
esempio, o per lillustrazione di fonti poco note) e che non meritano
pertanto di essere abbandonati negli armadi polverosi di istituti e dipartimenti,
destinandoli alloblio.
Una collezione digitale di tesi non è un obiettivo impossibile (gli stessi
candidati potrebbero essere sollecitati a trasmettere un loro testo elettronico
oltre che uno stampato) e richiede solo una definizione di regole, di
sistemi di sicurezza, e di tecniche di conservazione e di gestione, a
fronte di vantaggi indiscutibili. Anche su questo versante sono già disponibili
progetti ed esempi interessanti[16],
ma sarebbe certamente importante -e probabilmente è indispensabile- che
su questo obiettivo si sviluppassero a livello nazionale programmi solidi
e coordinati, sia per lavvio di una prassi di deposito elettronico
di tesi e dissertazioni, sia per il recupero del più antico patrimonio
documentario, spesso dimenticato ma talvolta di non trascurabile interesse.
[1] Per un aggiornamento bibliografico sui problemi dell'editoria elettronica scientifica, vedi in particolare Bailey, C.W., Jr., 1996-2000. Un accurato repertorio di risorse è presente nello stesso sito curato da Bailey, < http://info.lib.uh.edu/sepb/sepr.htm >. Vedi anche, tra le numerose riviste che si occupano dell'argomento JEP - The Journal of Electronic Publishing, < http://www.press.umich.edu/jep > e D-Lib Magazine, < http://www.dlib.org/dlib/september00/09contents.html > collegata a D-Lib Forum, < http://www.dlib.org/ >.
[2] Vedi, per esempio, il servizio Books on demand della società Bell & Howell, < http://wwwlib.umi.com/bod >. Vedi anche Universal Publishers, < http://www.upublish.com/upb01a.htm > e DocuNetworks, < http://www.docunetworks.com/ >. Vedi, anche, con riferimento all'esperienza e ai progetti delle edizioni Bibliopolis, Sakoun, 1999.
[3] Per un aggiornamento sui problemi relativi al copyright, vedi il sito dell' European Copyright User Platform, < http://www.eblida.org/ecup/ >. Vedi anche il repertorio di siti curato da AIB. Il mondo delle biblioteche in rete. Copyright, < http://www.aib.it/aib/lis/lpi08.htm > e, ivi, De Robbio e Brancatisano.
[4] Vedi Liscia, 1998 [1 e 2].
[5] Vedi The Legal Deposit of Electronic Publications, 1997; Oppenheim, 1997; Bergamin, 1999. Per un quadro dei progetti in corso, vedi PADI, Preserving Acces to Digital Information, < http://www.nla.gov.au/padi/ >, le iniziative della British Library < http://www.bl.uk/diglib/dlp/overview.html >, e, per l'Italia, il progetto EDEN della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, < http://www.bncf.firenze.sbn.it/progetti/Eden/home.htm >, che ha l'obiettivo di "produrre una sezione apposita della Bibliografia Nazionale Italiana denominata «BNI-Documenti elettronici»". La legge italiana non include ancora le publicazioni on-line nella cornice del deposito legale ( vedi, a questo proposito, < http://www.aib.it/aib/cen/dl3610.htm >); ciononostante un'iniziative recente, promossa dalla Firenze University Press < http://epress.unifi.it/ > e dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, definisce i termini di un accordo per il "deposito legale volontario delle pubblicazioni elettroniche edite dalla Firenze University Press" < http://epress.unifi.it/accordo.htm > e costituisce pertanto un significativo passo avanti rispetto ai termini della legislazione vigente.
[6] Vedi in particolare Basic Columbia Guide of OnLine Style (CGOS), < http://www.columbia.edu/cu/cup/cgos/idx_basic.html > > e H-Net. A brief citation guide for internet sources in history and the humanities, < http://www2.h-net.msu.edu/about/citation >. Per una lista di risorse utili vedi Indispensable Writing Resources. A Complete Collection of Writing Essentials, < http://www.quintcareers.com/writing/writeref.html > e IFLANET, Citation Guides for Electronic Documents, < http://www.ifla.org/I/training/citation/citing.htm >. Vedi inoltre Ridi, 1995.
[7] Alla problema della definizione di standard di accesso all'informazione digitale è rivolta l'attenzione della recente Open Archives Initiative, < http://www.openarchives.org/ >.
[8] Vedi per esempio il sito della InstaBook Corporation, < http://instabook-corporation.com/ >.
[9] Con il termine e-book si fa riferimento ad un particolare formato del documento elettronico che consente la lettura, la scrittura (la possibilità per esempio di inserire appunti e annotazioni) e soprattutto la trasportabilità su dispositivi hardware leggeri e di piccolo formato. L'utilizzazione dei documenti offerti come e-books è possibile mediante software specifici, quali MS Reader (distribuito gratuitamente). Vedi in particolare, su questa tematica, l' Open eBook Forum < http://www.openebook.com/ >, che ha definito le specifiche di codifica per il formato elettronico degli e-books , basate su HTML e XML, < http://www.openebook.com/specification.htm >; la definizione di questo formato come standard per gli e-books è tuttora contesa, in particolare, dal formato PDF della Adobe. Per una valutazione attenta di questa problematica vedi il capitolo "E-Book" ini Calvo, Ciotti, Roncaglia, Zela, 2001. Per un esempio interessante, in ambito italiano, dell'evoluzione delle esperienze relative agli e-books vedi Evolutionbook < http://www.evolutionbook.com/ > . Nello stesso sito è presente un repertorio di indirizzi utili per seguire l'evoluzione degli e-books < http://www.evolutionbook.com/Links/Siti_ebook.htm>.
[10] Vedi Bailey, 1996-2000.
[11] Vedi JSTOR, Journal Storage, < http://www.jstor.org/ >.
[12] Vedi in particolare, sul versante europeo, Ingenta.com. The Global Research Gateway, < http://www.ingenta.com/ >, una delle più importanti iniziative di diffusione elettronica di letteratura periodica.
[13] Vedi Project MUSE, < http://muse.jhu.edu/muse.html >.
[14] Vedi The History E-Book Project, diretto dalla American Council for Learned Societies, < http://www.historyebook.org/ >. Tra le iniziative di edizione elettronica on-line di ricerche storiche recenti, relativamente ad un'ambito specifico di interesse, vedi il progetto LIBRO, The Library of Iberian Resources OnLine, < http://libro.uca.edu/ >.
[15] Vedi Darnton, 1999.
[16] Vedi in particolare il progetto NDLDT, Networked Digital Library of Theses and Dissertations, < http://www.ndltd.org/ >, ricco di informazioni e links utili su tesi e dissertazioni on-line, collegato alla ETD, Electronic Thesis and Dissertation Initiative, < http://etd.vt.edu/ >; dal sito della NDLDT esso è possibile accedere anche ai progetti universitari europei in questo ambito e ad altre iniziative editoriali collegate, quali Academic Dissertation Publishers,< http://www.dissertation.com/ > e Diplomarbeiten Agentur, < http://www.diplomica.com/welcome.html >. Molte istituzioni collegate al progetto NDLDT hanno già aderito alla Open Archives Initiative. Vedi anche il Workshop on an international project of electronic dissemination of thesis and dissertations, (UNESCO, Paris 27- 28 September 1999), < http://firewall.unesco.org/webworld/etd/index.html > Per un quadro relativo alla situazione francese, ed un panormana delle altre iniziative nazionali, vedi Lapeutrec, 1999; per la Gran Bretagna, vedi University Theses On-line Group (UTOG) < http://www.cranfield.ac.uk/cils/library/utog/ >.