I.3. Problemi del documento digitale
35. Se la possibilità di accedere per via telematica
ai cataloghi elettronici delle biblioteche o agli indici ed inventari
degli archivi costituisce un aiuto importante per la ricerca e offre strumenti
di grande efficacia per lorganizzazione del lavoro, la pianificazione
delle indagini e laccesso ai materiali desiderati, ancora più suggestive,
come si accennava in precedenza, sono le prospettive connesse allo sviluppo
delle biblioteche digitali. La possibilità di disporre sulla scrivania
e tramite il monitor di un computer di intere collezioni di testi,
talvolta rari e di difficile reperimento nelle biblioteche, ha rappresentato,
sin dalla prima diffusione del web, uno degli scenari più affascinanti
per il mondo della ricerca umanistica e una prospettiva che ha stimolato
una molteplicità di iniziative importanti[1].
Le perplessità iniziali di fronte allidea di un trasferimento globale
della memoria depositata sulla carta in memoria digitale si sono andate
progressivamente attenuando di fronte allo sviluppo dei progetti e al
forte impegno istituzionale -nellambito delle singole realtà nazionali
o in forme coordinate e consorziate[2]-
che in questa direzione si è manifestato. Un impegno che non deriva in
prima istanza dalle esigenze proprie del mondo della ricerca, ma che è
lesito di problemi relativi alla preservazione del patrimonio culturale
e della convinzione che la tecnologia digitale possa offrire da questo
punto di vista migliori opportunità rispetto ai metodi sinora seguiti,
in particolare mediante la riproduzione in microfilms e microfiches.
Il progressivo deperimento del patrimonio librario conservato nelle biblioteche
è un dato allarmante ma purtroppo accertato, riconducibile alle proprietà
fisiche del supporto cartaceo ed alle conseguenze determinate nel lungo
periodi da fattori quali lacidità che, in termini crescenti in relazione
allevoluzione delle tecniche di produzione dalla seconda metà del
XVIII secolo in avanti, sta determinando il rapido decadimento e la perdita
irrimediabile di quantità imponenti di documentazione[3].
La consapevolezza della gravità di questo problema ha sollecitato ladozione
di strategie coordinate di intervento e lo sviluppo di progetti importanti[4]
a livello internazionale.
In altri termini, anche se non ritenessimo indispensabile, ai fini dello
studio e della ricerca, la possibilità di disporre di riproduzioni digitali
dei documenti che ci interessano, resterebbero comunque esigenze fondamentali
di preservazione del patrimonio culturale tali da spingere fortemente
in questa direzione; e da allontanare progressivamente, come in parte
sta già accadendo in molte biblioteche, luso e la manipolazione
diretta del libro o del documento cartaceo (a stampa o manoscritto) che
ci interessa, a favore della consultazione della sua riproduzione, per
ora in maggior parte mediante microfilm, ma progressivamente in
formato digitale. E un mutamento di scenario di cui occorre tener
conto, sia perché comporta nuove tecniche di reperimento e di accesso;
sia, soprattutto, perché investe problemi metodologici oltre che tecnici
che non è possibile considerare con superficialità, ritirandosi nellangolo
della tradizione e della conservazione di pratiche di lavoro che non saranno
più riproponibili alle nuove generazioni in termini identici al passato.
36. Il primo, fondamentale problema metodologico che
si pone di fronte ad un documento digitale che sintende utilizzare
come fonte per un determinato studio è proprio la sua assenza di fisicità,
la sua natura di oggetto virtuale. Senza entrare direttamente nella discussione
sulla nozione di virtualità, che affascina teorici della comunicazione
e filosofi[5], e limitandoci, come
ci siamo ripromessi, al livello empirico del mestiere e della pratica
della ricerca storica, un dato emerge con grande immediatezza.
Quando mi trovo di fronte ad un documento cartaceo, a stampa o manoscritto,
così come quando mi trovo di fronte ad un monumento, ad una testimonianza
materiale di una realtà passata, posso disporre di tecniche e di procedure
consolidate da una tradizione filolologica e critica affermatasi a partire
dallEtà dellumanesimo, che mi consentono di contestualizzarlo,
di investirlo di storia, di collegarlo ad altri documenti e monumenti
egualmente contestualizzati, e di costruire su questa base un discorso
storico. La fisicità del documento, la sua inerzialità e stabilità mi
consentono di affinare queste tecniche e di convogliarle nel quadro di
una procedura scientificamente condotta, anche se qualitativamente diversa
rispetto a quanto caratterizza le scienze del mondo fisico, per limpossibilità
evidente e ovvia di riprodurre la realtà passata in termini di esperienza
di laboratorio, e per il primato della dimensione argomentativa e discorsiva
rispetto al linguaggio formalizzato. La natura specifica del sapere storico;
la sua differenza rispetto alle scienze del mondo fisico, verso le quali
la tradizione positivista tendeva forzatamente a ricondurlo; il suo stretto
legame con la formulazione di problemi che non possono dirsi dati una
volta per tutte, ma che mutano insieme al mutare della realtà complessiva
nella quale gli uomini vivono -e che producono discorsi storici, narrazioni,
concettualizzazioni che progressivamente si trasformano e si rinnovano-,
sono elementi caratterizzanti della storiografia e definiscono i caratteri
specifici del mestiere di storico e del suo ruolo nella società.
Il ripensamento, la riscrittura, il riesame di problemi che sistematicamente
mutano di prospettiva il relazione alle sollecitazioni della contemporaneità,
sono pertanto elementi necessari e non marginali, anche rispetto alla
scoperta di un nuovo documento -che deve essere collocato su una trama
di problemi perché possa produrre nuova storiografia- o al contributo
di conoscenza relativo a problemi specifici, che investono direttamente
la funzione e la responsabilità dello storico. Ma perché questo procedere
del lavoro storiografico mantenga i caratteri propri della verificabilità,
delleventuale contestabilità ed in ultima analisi della scientificità
propria ed originale del sapere storico, occorre che i documenti e le
testimonianze che costituiscono la base del suo operare risultino identificabili,
stabili e inalterabili, e come tali suscettibili di analisi, di critica
e di interpretazione.
37. Un documento, perché possa assumere i caratteri di
fonte storica, non deve in altri termini poter mutare, non deve essere
soggetto a trasformazioni che non siano documentabili; deve poter essere
attribuito ad una persona o ad unistituzione e soprattutto ad un
contesto temporale, ed è su questa base che può divenire materiale utile
per un racconto vero; e se questo racconto non può mai aspirare a tradurre
in forme verbali la realtà passata, che nella sua integralità e completezza
ci rimane inaccessibile, al pari della realtà presente, ciononostante
la sua qualità di essere racconto vero e di distinguersi dalla letteratura
di fantasia, al di là delle variabili delle interpretazioni e delle concettualizzazioni
-caratteri propri e necessari del lavoro storico- si basa fondamentalmente
sulla verificabilità dei documenti. Si potrà discutere a lungo sullo stile
e sul linguaggio dello storico, e sullimportante questione del rapporto
tra narrazione e ricerca storica; ma il riferimento a questa regola di
metodo critico, sulla base della quale la nozione stessa di storiografia
è andata costituendosi a partire dallEtà dellumanesimo e dallincontro
fecondo con la cultura classica, non può non rappresentare un punto di
orientamento preciso anche in una realtà comunicatica segnata dallelettronica
e dalla telematica[6].
Ora, appunto la natura del documento digitale, quel connotato virtuale
proprio di oggetti che perdono la loro fisicità e si traducono in tracce
magnetiche costituite, alla radice, da lunghe stringhe di 0 e 1, è quanto
pone direttamente problemi ad una loro utilizzazione diretta da parte
degli storici.
A differenza dei supporti cartacei o della materialità propria delle testimonianze
monumentali, il documento elettronico è, per propria natura, plastico,
è soggetto a mutamenti ed alterazioni che possono non lasciare tracce
rilevabili. Si può ritenere di poterlo bloccare, di poterlo consolidare
ricavandone copie cartacee, ma è una soluzione illusoria in quanto, nella
comunicazione telematica, la copia cartacea è elemento subordinato, secondario
rispetto alla memoria elettronica, che assume il valore di base documentaria.
E, di fronte al primato del documento elettronico sul documento cartaceo,
anche gli strumenti tradizionali della filologia e della critica sono
sollecitati ad evolversi e a trasformarsi, pur mantenendo fermi alcuni
loro fondamentali postulati metodologici. Chi dovrà affrontare problemi
di identificazione, di datazione e di contestualizzazione di documenti
elettronici, che già possono dirsi parte rilevante della realtà contemporanea,
dovrà avvalersi in maniera sempre più forte di strumenti quali lesame
delle tracce lasciate dai protocolli di comunicazione, i frammenti di
informazione recuperabili sui web-server e sui mail-server,
lesame dei cookies introdotti su macchine specifiche, per
esempio.
Luso ormai diffuso della posta elettronica, come sostitutivo ambivalente
di corrispondenza scritta e comunicazione orale, pone già problemi rilevanti
per gli storici contemporanei, di natura radicalmente diversa rispetto
a quelli propri delle corrispondenze cartacee, sia dal punto di vista
tecnico -dove, come si accennava, il livello della competenza tecnico-informatica
assumerà valore crescente rispetto, per esempio, alle tecniche tradizionali
di indagine sulla grafia, la natura della carta, le filigrane- sia dal
punto di vista giuridico, poiché apre il problema di una riservatezza
dei dati che, nonostante forme avanzate di protezione, resta sempre e
comunque più debole rispetto al singolo documento manoscritto.
38. Luso dei computer e della rete a fini di indagine sulle attività criminali nella realtà contemporanea offrono già indicazioni interessanti su come il paradigma indiziario proprio della ricerca storica si evolva in funzione delluso della telematica, e sulla direzione che potranno assumere in maniera sempre più rilevante le tecniche di ricerca e di analisi del documento elettronico in termini direttamente collegati alla storiografia del mondo contemporaneo.
Un problema strettamente connesso alla natura del documento
elettronico investe poi la mediazione meccanica ed elettronica di accesso
al documento. Di fronte ad un documento scritto o stampato su carta, ad
una tavoletta dargilla o a unepigrafe, lunica mediazione
che si pone tra me e la testimonianza deriva dalle mie capacità di analisi
critica, dalla mia esperienza di ricerca, dal livello generale delle conoscenze
che possono consentirmi di decifrarlo, di contestualizzarlo, di interpretarlo;
posso utilizzare a questo fine riproduzioni o edizioni, nelle quali può
essere visto un livello di mediazione rispetto alloriginale che
risulta accreditato e riconosciuto dalla comunità scientifica, ma in ultima
istanza il rapporto che vengo stabilire con il documento non è mediato
dalla tecnologia ma dalla conoscenza e dallesperienza.
Un documento elettronico ha caratteristiche sostanzialmente diverse perché,
per essere accessibile, deve essere tradotto e restituito in forma visibile
da una macchina, senza la quale non è niente. Di fronte ad un documento
testuale, elaborato, per esempio, con un word processor di una
decina di anni fa, sviluppato per un sistema operativo da tempo estinto
e registrato su un dischetto da 5 pollici e 1/4, si incontrano già seri
problemi di accesso e di lettura. Possiamo immaginarci la sorte di questo
stesso documento, mettiamo, tra 500 o 1000 anni ( senza tener conto della
deperibilità fisica del supporto, che è ben lontana dal potersi dire garantita
per periodi di tale lunghezza ); posto in questa prospettiva, il nostro
documento elettronico si mostra assai più debole e fragile non solo rispetto
ai documenti cartacei degli ultimi 500 anni (la stabilità e la resistenza
di incunaboli e cinquecentine sono noti), ma anche rispetto
alle pergamene, ai papiri o alle solidissime tavolette dargilla.
Non poniamo limiti alle possibilità degli sviluppi futuri della tecnologia,
e alla capacità di elaborare sistemi che siano in grado di decodificare
tutti i linguaggi e tutte le tracce informatiche del passato; ma il problema
attualmente esiste e non può essere sottovalutato. La possibilità di mantenere
in vita, e perfettamente funzionanti, elaboratori di più antica generazione
e di concezione ormai superata, in grado di leggere e consentire la riconversione
di formati elettronici e linguaggi ormai perduti, abbandonati, sperimentali
o marginali, appare, allo stato attuale delle cose, come la via più diretta
per affrontare un ordine di problemi di non facile soluzione. Si può obiettare
che questo scenario fa parte di una preistoria della tecnologia informatica
e telematica che è in via di superamento rapido, con levoluzione
degli standard e laffermazione di protocolli e di linguaggi
condivisi. Ma, allo stesso tempo, si può anche replicare che dove il problema
può essere superato con il passaggio dai personal computer e dai
loro software al linguaggio universale della rete, esso si ripropone
in relazione alla stabilità e alla sicurezza dei server; le conseguenze
di un evento catastrofico (guerre, fenomeni naturali etc.) su un deposito
unico di documenti elettronici possono essere più drammatiche rispetto
alla distruzione di unintera biblioteca, poiché in quel caso la
parte più rilevante della documentazione (a parte i manoscritti, se non
ne sono state fatte riproduzioni) può essere reperita altrove.
39. Come rendere stabile dunque un materiale documentario che per sua natura tende alla variabilità e al movimento? Come rendere affidabile la rete come deposito di documenti utili (di fonti) al lavoro storico, e mettere al sicuro il patrimonio documentario mantenuto su un server e reso accessibile tramite Internet, da alterazioni, manipolazioni, distruzioni accidentali o volute? Qualè il modo migliore, se esiste un modo migliore inteso in senso generale, per convertire il patrimonio documentario cartaceo in formato digitale e renderlo accessibile tramite Internet, o per garantire la permanenza e la stabilità di un documento che è elettronico allo stato nativo e per il quale la versione cartacea costituisce una delle tante forme possibili, e variabili, di riproduzione? Un fronte complesso di problemi si apre, dietro lo scenario affascinante di un intero universo documentario che può comparire sullo schermo del computer attraverso le reti di comunicazione.
Al problema della stabilità e della preservazione del documento elettronico, per il quale si stanno già impegnando energie e sono state avviate iniziative che meritano di essere seguite[7], non credo sia possibile dare risposte in termini puramente tecnici. Levoluzione della sicurezza dei server, ladozione di tecniche di mirroring, lo sviluppo degli standard di comunicazione sul web ed il perfezionamento delle tecnologie di accesso alla documentazione tramite crittografia, costituiscono senzaltro un aspetto fondamentale per la proposta di soluzioni al problema. Certamente luso sempre più consistente di Internet per i rapporti tra amministrazione pubblica e cittadino e lintroduzione di servizi innovativi che consentono di compiere con la rete operazioni delicate quali lautocertificazione fiscale, di accedere alla documentazione bancaria, di ottenere certificati e attestati e, in un prossimo futuro, di registrare legalmente transazioni di proprietà tra privati, ha fortemente sollecitato la ricerca di soluzioni tecniche adeguate alla salvaguardia della riservatezza dei dati e alla preservazione della documentazione. Tutto questo ha evidentemente ricadute dirette ed importanti sul problema tecnico della conservazione della memoria digitale, che costituisce la principale preoccupazione degli storici.
Ma ciò che risulta egualmente essenziale per quanto riguarda
i depositi di memoria storica digitale è ladozione di regole accettate
a livello internazionale, e lassunzione di responsabilità da parte
di autorità riconosciute che possano assumere funzioni di garanzia del
deposito della documentazione e curarne in maniera coerente la salvaguardia,
lintangibilità e la comunicabilità mediante ladeguamento a
nuovi standard.
Per la memoria digitale dovrebbero in altri termini essere adottati criteri
uniformi e condivisi a livello internazionale che consentano di poter
difendere lintero patrimonio depositato da ogni possibile alterazione,
volontaria o meno, e di accedere ad esso indipendentemente da variazioni
di ordine politico nazionale, da conflitti, da catastrofi naturali. Sono
dunque quelle caratteristiche di difesa e di protezione che erano proprie
delle esigenze militari e strategiche da cui, comè noto, Internet
è derivata[8] che, tradotte in termini
di strategia internazionale di salvaguardia del patrimonio culturale digitale,
dovrebbero stabilire la condivisione, la stabilità e la permanenza della
memoria elettronica dellumanità indipendentemente dalla perdita
di uno o più poli del sistema.
In una situazione ancora caratterizzata da una forte
variabilità e da un marcato squilibrio qualitativo, dalla compresenza
di iniziative individuali o volontarie -talvolta eccellenti, talvolta
discutibili- e di grandi iniziative sostenute da una consistente base
di risorse, la biblioteca digitale presente su Internet è andata
comunque crescendo in maniera rilevante nel corso degli ultimi anni[10].
Fino a che punto si può dire, indipendente-mente dalle questioni tecniche
relative alla sicurezza e alla permanenza nel tempo dei documenti digitali
a cui abbiamo fatto cenno, che essa costituisca uno strumento utile e
affidabile per gli storici?
Direi che, se ci limitiamo ai termini della riproduzione fotografica in
formato digitale delle pagine di un libro o di un manoscritto, i problemi
metodologici e le perplessità si riducono al minimo o svaniscono interamente.
La corrispondenza tra riproduzione digitale e documento originale è in
questo caso stabilita con chiarezza evidente, al pari di un microfilm;
ma con il vantaggio di una riproducibilità pressoché infinita e senza
rischio di alterazione nellimmagine, e soprattutto di una comunicabilità
in rete che le riproduzioni su pellicola non consentono.
E anche la soluzione che più va incontro ad esigenze di ricerca
specialistica degli studiosi, consentendo losservazione diretta
di aspetti -caratteri, segni tipografici, elementi grafici inseriti nel
testo- che possono risultare importanti. Resta sempre, peraltro, la soglia
dellesame materiale del documento, della carta con cui è stato prodotto;
è un esame che risulta importante per determinati studi sui documenti
a stampa -la storia delleditoria, del rapporto tra produzione cartacea
e produzione editoriale, etc.- e che è sempre fondamentale per i manoscritti
(in questo caso lesame materiale non vale solo per la carta, ma
anche per altri elementi, quali ad esempio linchiostro utilizzato
per la scrittura, etc.).
La via della riproduzione fotografica digitale è di fatto seguita da molte
iniziative[11], soprattutto perché
consente una maggiore rapidità nelloperazione di riproduzione del
documento -permettendo quindi di affrontare con ritmo più accelerato il
problema della salvaguardia e della conservazione prima richiamato- ed
un lavoro molto ridotto rispetto alla traduzione in formato elettronico
realizzata mediante luso di linguaggi di marcatura. La possibilità
di seguire questo percorso è inoltre agevolata, per i documenti testuali,
dalla possibilità di utilizzare compressioni grafiche più forti rispetto
a quelle consentite da documenti non testuali (cartografia, stampe, fotografie,
etc.) per i quali il problema del colore e della definizione, e la necessità
di mediare tra chiarezza dellimmagine e velocità di comunicazione
in rete, sono certamente più spinosi.
Ma si tratta anche di una soluzione che, rispetto alle possibilità offerte
dallinformatica e dalla telematica, comporta importanti sacrifici.
Il movimento interno ad un testo riprodotto in formato grafico può risultare,
dati i limiti tecnici attuali della comunicazione sul web, molto
più penoso rispetto alla consultazione di un documento cartaceo. E
possibile ovviamente superare lostacolo dedicando il tempo, a volte
lungo, necessario al downloading del testo dal server su
cui è depositato, per poi stamparlo ed ottenere così una copia identica
alloriginale; e ciò costituisce comunque un vantaggio notevole per
lo studio e la ricerca, soprattutto in considerazione di documenti rari
o difficilmente accessibili.
La presenza in rete di collezioni di riproduzioni digitali d testi
e documenti ad accesso libero è di per sé, anche considerando la semplice
riproduzione in formato immagine, uno scenario affascinante per ogni studioso,
di fronte ai costosi volumi di reprint attualmente disponibili
sul mercato.
42. Ciononostante, come dicevamo, si tratta di uno sfruttamento
ancora molto parziale delle risorse rese attualmente disponibili dalla
tecnologia informatica. Di fronte ad un testo riprodotto in formato fotografico
non sono possibili tutte quelle operazioni di interrogazione, di utilizzazione
di sue parti allinterno di word processor, di manipolazione,
in una parola, del materiale testuale , che risultano di grande importanza
per diversi aspetti e livelli di ricerca.
Per tutto questo è indispensabile una traduzione del documento testuale
nei formati e con i sistemi di marcatura adeguati alla comunicazione sul
web. Ma a questo punto interviene un passaggio delicato dal punto
di vista metodologico, in quanto la corrispondenza esatta con loriginale,
garantita dallimmagine fotografica della pagina, si perde, e si
deve ricorrere ad unedizione; essa può essere più o meno raffinata
o complessa, può limitarsi alla semplice riproduzione del testo (in ascii
puro o in html con un minimo apporto di formattazione), o presentare
una ricco apparato di codici di marcatura che consentano di interrogare
il documento secondo strategie avanzate, comè dato in particolare
dallapplicazione della sintassi sgml ai documenti sviluppata
dalla TEI[12]; ma sempre
di edizione si tratta, in quanto comporta il trasferimento di un documento
verso unaltra forma di rappresentazione ed in un altro linguaggio,
con lintento, innanzitutto, di perdere il minor quantitativo possibile
di informazione propria delloriginale, e in secondo luogo, di consentire
più efficaci possibilità di utilizzazione.
Di fronte ad unedizione, allora, non sono solo gli aspetti tecnico-informatici
ma soprattutto le questioni di ordine scientifico e filologico a risultare
centrali. Unedizione elettronica si qualifica in primo luogo, in
altri termini, per la corrispondenza alloriginale fondata su criteri
e metodiche che sono andate definendosi e consolidandosi nella storia
della cultura moderna, e che devono essere tradotte nei termini propri
della comunicazione telematica. In questo caso non è lapparato tecnologico
o informatico che risulta qualificante e garante della qualità delloggetto,
ma leditore (il quale deve necessariamente avere competenze
informatiche adeguate) e la sua responsabilità, nella stessa misura che
è propria delle edizioni a stampa. Sia che si tratti di un semplice copista
o di un informatico-umanista in grado di allestire un apparato di marcatura
complesso e tale da soddisfare le esigenze di linguisti, storici della
lingua, lessicologi etc., la natura critica e non puramente meccanica
delledizione elettronica -pur con gradazioni diverse di qualità
e di impegno, relative agli obiettivi che ci si propongono- è un elemento
che deve essere sottolineato. In particolare, la scelta delle strategie
di marcatura semantica di un testo destinato alla comunicazione
in rete e ladozione di tecniche efficaci di presentazione
delle varianti -insieme ad un apparato informativo o di commento non vincolato
ai limiti spaziali propri delle edizioni a stampa, ma molto più libero
ed estensibile-, fanno delledizione critica elettronica una delle
prospettive più interessanti in assoluto nel panorama attuale degli studi
umanistici[13].
43. La realizzazione di unedizione elettronica
dipende sostanzialmente dagli obiettivi che ci si propongono nella sua
realizzazione, che possono essere molto variabili e diversamente impegnativi;
laffidabilità di un documento elettronico e di una biblioteca digitale
non dipende comunque dalla natura specifica di tali obiettivi, ma dalla
chiarezza con cui tali obiettivi sono dichiarati, e dal loro rispetto,
a partire dalla minore perdita possibile di informazione rispetto al documento
originale.
Tra le risorse offerte dalle biblioteche di riproduzioni fotografiche
digitali di documenti, di testi presentati in formato html o codificati
con altri linguaggi, dire quale sia la più utile ai fini di una ricerca
storica dipende inevitabilmente dal tipo di interrogazione e dal problema
che si intende affrontare. Non sempre, ad esempio, avrò bisogno di una
marcatura TEI per poter utilizzare un documento che mi interessa,
e mi sarà sufficiente applicare un motore di ricerca testuale per html
per ottenere i risultati che mi servono; talvolta, come nel caso di importanti
dizionari, lutilizzazione di sistemi di marcatura più avanzati o
lorganizzazione del materiale documentario in forma di database
risulteranno più efficaci[14]; talvolta,soprattutto
di fronte a documenti rari, sarò ben grato al curatore di una biblioteca
digitale se mi consentirà di avere sulla scrivania, riprodotti in formato
fotografico, un testo o un manoscritto che si trovano in luoghi difficilmente
accessibili e che non mi sarebbe agevole procurarmi in altro modo; in
altri casi infine, la possibilità di avere la versione elettronica del
testo ma di mantenere lintegrità dellimpostazione grafica
delloriginale, consentita da formati quali PDF, risulterà
particolarmente gradita.
In tutti i casi, ferme restando quelle esigenze di affidabilità che dovranno
essere inevitabilmente affrontate caso per caso -chiamando in causa non
la rete ma i responsabili e gli autori dei singoli progetti-, difficilmente,
se mi sarà possibile giungere al documento che mi interessa, potrò dire
di aver perso tempo.
Piuttosto rimarrà forte, ancora una volta, limpressione
di un gigantesco lavoro da fare, e di una distanza notevole tra le aspettative
che possono essere riposte nella rete e la quantità effettiva dei
materiali, qualitativamente significativi, che vi si possono trovare.
E pur vero che ormai i testi digitalizzati presenti in reti
sono diverse decine di migliaia, ma se li confrontiamo con il patrimonio
documentario di una biblioteca di medie dimensioni si tratta ancora di
poca cosa. Siamo ancora ben lungi, in altri termini, dal poter dire che
la rete è in grado di sostituire la biblioteca, anche per settori
molto limitati e settoriali di ricerca. Perché ciò possa avvenire un concorso
di energie e un impegno organizzativo, finanziario e scientifico risulterà
indispensabile; in particolare, linteresse ancora prevalente per
i classici e i grandi nomi delle letterature nazionali dovrà ampliarsi
considerevolmente agli autori e alle riviste minori, a tutto quel patrimonio
di cultura ed erudizione locale, per esempio, che non potrà non essere
cura delle specifiche realtà territoriali tradurre in formato elettronico,
come parte importante della propria eredità culturale.
Lo scetticismo e la perplessità di fronte alla rete, quando non
si trovano i testi e i documenti che si spera di trovare, non dovrebbero
dunque rivolgersi alla sua natura e alle sue possibilità, puntando il
dito sul suo inevitabile disordine, sulla sua irrimediabile assenza di
qualità e, alla fine, sulla sua sostanziale inutilità come deposito di
documenti utili al lavoro dello storic; ma tradursi piuttosto in impegno
più preciso e sistematico per riempirla di contenuti e per gestirli in
modo responsabile.
[1] Per un aggiornamento sui progetti e le iniziative in corso vedi il repertorio des Bibliothèques Numeriques du site du Ministère de la Culture e de la Communication français, < http://www.culture.gouv.fr/culture/autserv/biblionum.htm >; la lista curata dal Berkeley Digital Library SunSITE, < http://sunsite.berkeley.edu/Collections/othertext.html >; la bibliografia presente in IFLANET. Digital Libraries. Resources and Projects, < http://www.ifla.org/II/diglib.htm >; il repertorio Digital Initiative Database della Association for Research Libraries (ARL) statunitense < http://www.arl.org/did/resources.html >; il repertorio curato dalla University of Texas at Austin, Books on the Internet. Library onLine, < http://www.lib.utexas.edu/Libs/PCL/Etext.html >. Per le iniziative specificamente accademiche vedi Directory of Electronic Text Centers del Center for Electronic Texts in the Humanities (CETH), < http://scc01.rutgers.edu/ceth/infosrv/ectrdir.html >. Un utile repertorio di biblioteche digitali è present al sito del progetto ATHENA, < http://un2sg4.unige.ch/athena/html/booksite.html >. Vedi anche Klemperer, K. and Chapman, S., 1997 e DigitalLibrary.net, < http://www.digitallibrary.net/ >. La rivista Ariadne, < http://www.ariadne.ac.uk/ > , costituisce uno strumento informativo importante anche per seguire gli sviluppi delle biblioteche digitali.
[2] Vedi in particolare, a questo proposito, il progetto Bibliotheca Universalis, < http://www.kb.nl/gabriel/bibliotheca-universalis/index.htm >.
[3] Vedi Gregory e Morelli, 1997; in particolare i contributi di Rütimann, Dalhø, Flieder, ivi.
[4] Vedi il Memory of the World Programme. Preserving Documentary Heritage, < < http://www.unesco.org/webworld/mdm/index_2.html >. Un elenco dei programmi avviati è consultabile al sito < http://thoth.bl.uk/ddc/index.html >.
[5] Vedi Levy, 1995 e 1997.
[6] Vedi Momigliano, 1984.
[7] Per un utile repertorio delle iniziative e dei progetti avviati per la preservazione del patrimonio culturale in relazione alle nuove tecnologie, vedi la pagina Conservation - restauration su site du Ministère de la Culture e de la Communication, < http://www.culture.gouv.fr/culture/autserv/conservation.htm >. Vedi anche Preserving Digital Information. Report of the Task Force on Archiving of Digital Information in < http://www.rlg.org/ArchTF/tfadi.index.htm >.
[8] Un repertorio di risorse per la storia di internet è accessibile presso il sito della Internet Society < http://www.isoc.org/internet/history/ >. Vedi anche, nella ormai vastissima letteratura sull'argomento, gli aggiornamenti dello Hobbes' Internet Timeline, < http://info.isoc.org/guest/zakon/Internet/History/HIT.html >.
[9] Memory of the World è il titolo di un programma organico di intervento promosso dall'UNESCO; vedi qui n.4.
[10] Per una repertoriazione delle iniziative è indispensabile far riferimento a guide e liste quali qulle citate sopra, n.56. Tra i grandi progetti curati da istituzioni bibliotecarie, possono comunque essere segnalati la Digital Libraries Initiative (DLI) statunitense, < http://dli.grainger.uiuc.edu/national.htm > a cui è collegata la rivista D-Lib Magazine, < http://www.dlib.org/ >, il progetto britannico eLib, < http://www.ukoln.ac.uk/services/elib >, ed il progetto Gallica della Bibliothèque Nationale de France, < http://gallica.bnf.fr/ >. Tra gli altri progetti, sorti in ambito accademico, meritano particolare attenzione l' Oxford Text Archive (OTA), < http://ota.ahds.ac.uk/ >; il Center for Electronic Texts in the Humanities (CETH), < http://www.ceth.rutgers.edu/ >; Frantext, < http://zeus.inalf.cnrs.fr/frantext.htm >, a cui è collegato il Project for American and French Research on the Treasury of French Language (ARTFL), < http://humanities.uchicago.edu/ARTFL/ARTFL.html > ; il Women Writers Project, < http://www.wwp.brown.edu/ >; l'italiano CIBIT (Centro Interuniversitario per la Biblioteca Italiana Telematica), < http://cibit.humnet.unipi.it/ >. Ma l'ambito delle biblioteche digitali comprende anche progetti non direttamente legati a istituzioni universitarie, quali il progetto Gutenberg, < http://www.gutenberg.net/ >, l' ABU (Association des Bibliophiles Universels), < http://cedric.cnam.fr/abu/ >, LiberLiber < http://www.liberliber.it/ >, che documentano la serietà e l'utilità di iniziative legate al principio del volontariato.
[11] La più importante raccolta di testi digitalizzati in formato immagine è certamente quella messa a disposizione sul server Gallica della Bibliothèque Nationale de France, < http://gallica.bnf.fr/ >. Vedi anche l'importante collezione digitale i documenti relativi alla storia canadese realizzata dal progetto ECO (Early Canadiana On-line), < http://www.canadiana.org/ >. Un progetto interessante, anche se non completato, è la Internet Library of Early Journals (ILEJ), archivio elettronico in formato immagine di giornali inglesi del XVII e XVIII sec., < http://www.bodley.ox.ac.uk/ilej/ >.
[12] TEI è l'acronimo di Text Encoding Initiative, un progetto volto allo sviluppo di un'applicazione (o DTD, Document Type Definition ) della sintassi SGML sviluppata specificamente per l'edizione di documenti letterari; vedi < http://www.uic.edu/orgs/tei/ >.
[13] Un punto di riferimento importante per seguire l'evoluzione delle discussioni sui progetti e sui problemi che riguardano l'edizione elettronica di testi e documenti è la conferenza annuale Digital Resources for the Humanities (DRH), < http://www.drh.org.uk/ >.
[14] Vedi per esempio l'edizione elettronica on-line dell' Encyclopédie di Diderot e d'Alembert, curata da M.Olsen nell'ambito del Project for American and French Research on the Treasury of the French Language (ARTFL), < http://www.lib.uchicago.edu/efts/ARTFL/projects/encyc/ >. Vedi, nel quadro dello stesso progetto, Dictionnaires d'autrefois. French Dictionaries of the 16th, 17th, 18th et 19th centuries, (tra questi, il Dictionnaire historique et critique de Pierre Bayle), < http://www.lib.uchicago.edu/efts/ARTFL/projects/dicos/ >.