Internet e il mestiere di storico.
Riflessioni sulle incertezze di una mutazione

Rolando Minuti

Indice

I . 1. Il miraggio della "risorsa"

9. E’ indubbio che nella terminologia del web una delle parole di maggior successo e diffusione è “risorsa”. Il web si presenta come una fonte inesauribile di risorse; e la loro ricchezza appare tanto più affascinante quanto più i mezzi di comunicazione di massa ci dicono che l’accesso alla rete è la chiave di tutto, del successo negli affari come del superamento dei problemi della vita relazionale, di nuove dimensioni del lavoro come di nuovi e meno noiosi modi di fare e comunicare cultura; basta aprire la porta, immettersi nella rete percorrendo uno qualsiasi dei sentieri tracciati nella ragnatela, e disporsi a navigare: ed inevitabilmente a qualsiasi domanda sarà trovata una risposta.
L’impressione che dunque nella rete si trovi “tutto”, oltre che “di tutto”, e che anche le esigenze specifiche di un’utenza di studio e di ricerca appartenenti all’ambito della storiografia risultino già ampiamente soddisfatte, può ottenere certamente molte giustificazioni; tuttavia, ad un’osservazione più diretta, e meno soggetta all’insistenza talora irritante dei mass media, ciò non corrisponde pienamente alla realtà.

Che la crescita del numero delle risorse sia vertiginosa e difficilmente quantificabile è un fatto noto, e verificato anche per quanto riguarda l’ambito -apparentemente contenuto ed appartato- della storia. Il più recente ed accurato repertorio a stampa delle risorse per la storia disponibile nel web lo testimonia in maniera chiara[1]. L’individuazione di Internet come “quite simply the most revolutionary storehouse of human knowledge in history[2] è sufficientemente indicativa, da un lato, dell’entusiasmo dei curatori di fronte ad un fenomeno straordinario di moltiplicazione e di diffusione dell’informazione storica; e, dall’altro, delle difficoltà di mettere ordine nel caos, di distinguere, di qualificare e quindi di orientare il potenziale utilizzatore. Cercare di realizzare efficacemente questo obiettivo è veramente come “to sip water from a fire hose[3] -oggi assai più che nel 1996, anno della prima edizione della guida-; e nonostante l’impegno ammirevole e la sistematicità con cui i redattori di History Highway hanno inteso assolvere a questo compito, essi stessi non possono evitare, alla fine, di rinviare al senso critico individuale, alla capacità di distinguere e verificare direttamente anche all’interno del repertorio di risorse selezionate -come, a maggiore ragione, per quanto riguarda tutte le risorse che possono non essere incluse in questa pur vastissima guida, ma che possono ciononostante offrire qualcosa di interessante e di utile-, come ultima e valida risorsa per muoversi con consapevolezza nell’intrico del web.

10. La moltiplicazione delle risorse a disposizione di ogni livello di curiosità e di interesse storico consente sicuramente di vedere nel web un territorio di esplorazione vastissimo; ma, al tempo stesso, la natura eterogenea della nozione di “risorsa”, la sua estrema variabilità in funzione della tipologia di chi cerca informazione in rete e di chi la offre, la rendono particolarmente scivolosa e non agevolmente utilizzabile con riferimento specifico agli studi storici.
Credo si possa individuare entro questi termini il primo consistente versante di critica e di scetticismo verso l’uso sistematico della rete per la ricerca storica e, a maggior ragione, verso la sostituzione delle tecniche tradizionali con le nuove tecniche suggerite dal web. In altri termini, per lo studioso esperto nelle pratiche definite e consolidate dalla tradizione, che porta con sé una precisa mappa mentale degli strumenti disponibili per giungere all’informazione di cui ha bisogno -e che trova nell’uso di questa mappa la chiara identificazione di un connotato peculiare del proprio mestiere- costituisce sicuramente un motivo di insoddisfazione, e una sostanziale convinzione di perdere tempo, la necessità di districarsi nel mare magnum di informazione che gli viene offerta ad ogni possibile interrogazione di un motore di ricerca generalista.
Dove la rete promette di far guadagnare tempo, di accelerare i ritmi del lavoro, in realtà si rivela fonte di frustrazione e di incertezza. È esperienza comune, credo, quella di aver digitato un termine nella maschera di ricerca di un motore e di aver ottenuto migliaia di risposte che hanno in comune unicamente la presenza del termine che abbiamo chiesto in qualche luogo della pagina o del sito esaminato, ma che per l’oggetto specifico che ci interessa non danno alcun apporto significativo[4].
Anche la selezione che è offerta dai miglioramenti più recenti introdotti nei motori di ricerca generalisti per termini, che cercano di accorpare le richieste più frequenti mediante segnalazioni, o “folder”, risultanti da procedure automatiche di assimilazione tra rilevanza e frequenza, non offrono dal punto di vista dei contenuti un aiuto particolarmente efficace; e anche dal punto di vista della tipologia dei siti sono soggetti a esiti fuorvianti. Credo che sia ormai a tutti noto che la digitazione di una voce come “storia” nella maschera di interrogazione di un motore generalista non abbia alcun senso, dato il volume incontrollabile dei siti all’interno dei quali tale termine ha una qualche presenza. Ma se mi illudo che l’affinamento recente dei motori di ricerca generalisti consenta di offrire, di questo volume di dati, un qualche ordinamento gerarchico, che metta in primo piano, per esempio, le metarisorse o gli indici, per poi scendere a livelli inferiori e minimi in termini di rilevanza di contenuti, compio ancora un errore clamoroso, proprio perché il termine (e non il contenuto, l’oggetto, che io attribuisco al termine “storia” ) è presente in una variabile estrema di interrogazioni, il cui accorpamento, puramente in termini di frequenza, può portare a risultati aberranti.

11. E’ un rischio che sul versante dei motori per termini risulta certamente amplificato, ma che anche ricorrendo a motori generalisti tematici o indicizzati[5] non è facile evitare; e in questo caso subentra l’ulteriore difficoltà derivante dalla necessità di affidarsi a criteri selettivi che si basano fondamentalmente sulla segnalazione diretta da parte dell’utenza del web -evitando dunque l’automatismo integrale- ma che sono per questo soggetti a variabili molto forti.
E’ pur vero che l’apprendimento delle caratteristiche e delle potenzialità specifiche dei diversi motori di ricerca generalisti -sia sul versante degli indici sistematici sia su quello della ricerca per termini, che costituisce una delle prime esigenze primarie di alfabetizzazione per l’uso consapevole della rete- consente di disciplinare e di correggere molte di queste difficoltà. Ma se, dal punto di vista di quell’utenza abituata alle tecniche tradizionali di reperimento delle informazioni a cui abbiamo fatto riferimento, alle difficoltà di acquisire pratica ed esperienza nell’uso della rete e dei motori e di organizzare in archivi o elenchi di bookmark le informazioni utili recuperate -operazione meno banale di quanto possa apparire, che produce essa stessa rapidamente un eccesso di riferimenti (propria della tentazione, indotta dalla navigazione in rete, di non perdere o dimenticare nulla, data la difficoltà incontrata nel recupero) e che impone continue revisioni e controlli perché gli indirizzi del web, com’è noto, non sono stabili e mutano di continuo- aggiungiamo il fatto che il volume prevalente dell’informazione che genericamente può essere definita di interesse storico è attualmente costituita da compendi, riassunti, schede, informazioni spesso più agevolmente recuperabili in una qualsiasi biblioteca, si può ben comprendere come lo scetticismo sulle risorse di rete per la ricerca storica possa emergere.

Si tratta di considerazioni che possono dunque portare a reazioni di insofferenza, relativamente comuni in questa fase di sviluppo del web nell’ambito della comunità interessata in primo luogo alla ricerca e allo studio; considerazioni che certamente non sono facilmente aggirabili o liquidabili, che rinviano ad un problema reale nella gestione dell’informazione in rete, ma per le quali si possono comunque individuare linee di risposta convincenti, e già in parte rilevabili dalle esperienze presenti in rete.
In realtà, l’idea che l’indeterminatezza del web costituisca un suo peccato d’origine ineliminabile; che la libertà un po’ anarchica -che ha contrassegnato la natura della rete sin dagli inizi e che costituisce certamente una valenza che non deve essere mortificata- sia inevitabilmente e irrimediabilmente in contraddizione con criteri d’ordine, di selezione e di riconoscimento; e che non sia possibile, infine, distinguere con chiarezza la qualità, la rilevanza scientifica, l’innovazione, dalla ripetizione o addirittura dalla falsità, non ha giustificazioni fondate.
Se è infatti vero che la possibilità che il web offre a ciascuno di essere autore ed editore consente anche -per le caratteristiche proprie del linguaggio di comunicazione riconosciuto dalla rete- di qualificare i contenuti del proprio elaborato, della più diversa natura, con segnalatori (meta-names) tramite i quali si intende richiamare l’attenzione, essere considerati, esseri visti, dai motori di ricerca e dalla comunità della rete nella sua estensione massima, ciò non significa che da questo rischio non ci si possa cautelare, esaltando piuttosto quella dimensione della libertà nell’accesso all’informazione che consiste nell’avere le condizioni di scegliere e nel proteggersi dall’inganno o dal richiamo verso oggetti indesiderati.

 12. Proprio all’uscita dalla genericità e dall’indeterminatezza delle “risorse”, assai poco disciplinabile dai motori di ricerca generalisti; e ad una sorta di autolimitazione della libertà assoluta, al fine di ottenere una maggiore garanzia per il conseguimento efficace di risultati, ci si sta movendo in molte direzioni, anche sul versante delle discipline umanistiche e storiche.
La presenza di cataloghi di risorse tematici e di motori di ricerca più specialistici -che rinunciano all’idea di filtrare l’intero web e si limitano a cercare all’interno di un circuito preliminarmente selezionato di siti e di pagine, accettando il rischio di un’esclusione ingiusta, ma consentendo di offrire indicazioni più qualificate e pertinenti- offre , come vedremo, possibili alternative e risposte valide al disordine, alla ridondanza e all’eccesso di informazione; ed è auspicabile che dal perfezionamento e dallo sviluppo di queste esperienze si giunga a soluzioni sempre più efficaci e convincenti.
Lo sviluppo delle discussioni sui criteri di valutazione delle risorse presenti sul web è un indice significativo di questo orientamento, e della volontà di pervenire a criteri uniformi di valutazione delle risorse mediante procedure di rating e di classificazione basate in primo luogo sulla qualità e la serietà delle stesse[6]. Questa operazione è il risultato di una volontà e di una decisione -in ultima analisi di un’autorità-, ma soprattutto di un impegno collettivo in cui un ruolo decisivo sarà svolto, accanto agli appartenenti ai diversi ambiti disciplinari e ai tecnici informatici, dai nuovi bibliotecari del web; ad essi spetta il ruolo importante e delicato -e come tale soggetto a nuove forme di specializzazione e di qualificazione professionale rispetto alla formazione tradizionale del bibliotecario- di organizzatori e comunicatori di un patrimonio documentario che non è più racchiuso tra le mura di un edificio, ma che è esteso all’intera rete ed è in continua crescita.
La messa a punto di procedure di valutazione coerenti risulta fondamentale per elaborare decisioni relative soprattutto all’acquisizione di risorse da parte di istituzioni bibliotecarie; ma risulta essenziale anche per produrre guide o portali la cui presenza, per ogni tipologia di utenza della rete non necessariamente ed esclusivamente vincolata a specifici ambiti disciplinari, è sempre più percepita come via d’uscita dal rumore informativo; che ciò significhi l’avvio di un disciplinamento della rete inteso come sacrificio delle sue potenzialità liberatorie, ed in ultima analisi l’affermazione di nuovi criteri di controllo, può essere oggetto di discussione; ma non credo debba essere inteso in chiave unilateralmente pessimistica.
Definire criteri uniformi di rilevanza, che abbiano come primo elemento il contenuto scientifico; e tradurre questi criteri in strumenti di orientamento, distinti per ambiti disciplinari, interessi, metodologie differenti, ma uniti dall’accettazione di alcuni criteri universalmente riconosciuti -il rispetto delle fonti e la verificabilità, in primo luogo-, costituisce uno degli obiettivi primari della fase attuale di sviluppo delle risorse di rete per gli storici. Un obiettivo non ancora pienamente realizzato ma già chiaramente individuato e che in parte già risulta tradotto in strumenti utili ed affidabili.

13. E’ già possibile infatti trovare esempi concreti di strumenti che, per ambiti specifici di interesse, consentono di muoversi tra le risorse presenti nel web con una sufficiente consapevolezza di non essere destinati a smarrirsi o ad annegare nell’eterogeneità e, in ultima analisi, di non incorrere in perdite di tempo eccessive. E’ probabilmente proprio a causa della natura della rete, e più in generale di un eccesso di aspettative in termini di rapidità ed efficacia che l’ambito umanistico tradizionale tende a riporre nella tecnologia e nell’uso delle macchine -in virtù di una separazione di linguaggi e di pratiche che si è mantenuta forte al di là di settori e di ambiti di ricerca specifici- che si è sviluppata l’opinione secondo la quale un’ora di tempo dedicata alla ricerca in rete costituisca un dispendio di energie eccessivo rispetto a quanto si possa ottenere ricorrendo a strumenti cartacei; dimenticando troppo facilmente, per esempio, quanto maggiore sia il tempo da dedicare al reperimento di un’informazione bibliografica con gli strumenti tradizionali, e come questa operazione sia impossibile per chi non abbia facile accesso ad una biblioteca adeguatamente fornita di strumenti di consultazione.
Il problema non risiede tanto nei tempi, e nella necessità di un’acquisizione minima di esperienza nell’uso dei computer e delle reti -ancora assai meno diffusa di quanto si possa ritenere, e soprattutto assai inegualmente distribuita nei diversi contesti nazionali e tra centri e periferie degli stessi contesti-, quanto, contrariamente all’illusione che nella rete si trovi tutto, nella quantità e nella qualità oggettiva di informazioni rilevanti e attualmente disponibili sul web per chi intenda utilizzarlo per lo studio e la ricerca storica.

E’ comunque indispensabile insistere sul fatto che per rispondere alla necessità di uscire dal caos dell’indistinzione e dell’informazione indifferenziata, soprattutto dal punto di vista qualitativo, non è possibile ricorrere a soluzioni puramente informatiche. Non è possibile, almeno allo stadio attuale della tecnologia -anche se l’evoluzione recente ci insegna a non assumere posizione assolute neppure di fronte alle possibilità che appaiono più remote- delegare totalmente ad un software un’operazione che richiama energicamente il ruolo della comunità scientifica. Il problema è allora di capire se e come una comunità scientifica di storici che riconosca nella rete lo strumento essenziale della propria attività e del proprio ruolo -ciò che non è ancora possibile vedere affermato in termini generali - possa trovare le forme ed i modi non per imporre un nuovo potere ma per far sentire efficacemente la propria voce, che non solo è legittimata dalla propria identità scientifica, ma è precisamente individuata come funzione sociale da parte della collettività.

14.Quella funzione di disciplinamento, di riconoscimento, di valutazione e di giudizio, che costituisce la natura di una comunità scientifica, e che ha trovato nel tempo possibilità di manifestarsi mediante vari strumenti -dall’organizzazione istituzionale dell’insegnamento e della ricerca, alle riviste, al sistema regolativo delle pubblicazioni- deve trovare modo di esprimersi in maniera efficace anche nel web; ed esiste oggettivamente la possibilità che ciò avvenga, anche se con modalità che determineranno esigenze di riconfigurazione e di adattamento profonde. La strategia stessa che ha dettato la nascita di alcuni motori di ricerca specialistici che possono dirsi già affermati sul web, ci indica chiaramente come alla base della ricerca di soluzioni informatiche adeguate allo scopo si ponga l’esigenza prioritaria di “riconoscersi” dal punto di vista dell’appartenenza ad una comunità scientifica. Ritengo che, da questo punto di vista, uno degli esperimenti più interessanti condotti in questi ultimi anni sia quello proposto da un gruppo di lavoro dell’Università di Evansville. Le finalità che hanno determinato, a partire dal 1995, lo sviluppo della ricerca presso lo Internet Applications Laboratory di questa Università statunitense, e che hanno portato alla realizzazione di un modello di motore di ricerca ad area limitata[7], corrispondono sostanzialmente alle esigenze e agli obiettivi di selezionamento e di ordine che abbiamo sopra richiamato. Da questa ricerca sono derivati dapprima Argos[8] -motore di ricerca ad area limitata dedicato agli studi sul mondo antico e medievale- e successivamente Hippias[9] -motore di ricerca ad area limitata dedicato a gli studi di filosofia-.
L’idea di base che ha portato allo sviluppo di queste applicazioni è stata che la tecnologia attuale, ed in particolare l’uso di meta-tag, non risultassero sufficienti per un’efficace soluzione del problema del controllo della qualità delle risorse presenti sul web; un problema particolarmente rilevante soprattutto per tutto quel versante di navigatori del web che non corrispondono necessariamente alla comunità degli studiosi o degli specialisti, e che possono quindi essere indotti in confusioni e fraintendimenti in merito all’affidabilità delle risorse recuperate tramite motori di ricerca generalisti.

15. Le difficoltà di un’affermazione diffusa di standard riconosciuti e condivisi sull’uso dei meta-tag[10] -alla quale lo sviluppo di nuovi linguaggi di marcatura orientati ai contenuti, come XML, potrà apportare un considerevole contributo- , ha determinato un serio problema di quality-control che è stato giustamente inteso come non facilmente superabile. La possibile soluzione è stata allora vista nella costituzione di una comunità di soggetti affiliati, caratterizzati essenzialmente dalla qualificazione universitaria e dal fatto di gestire le proprie risorse su server istituzionali, e dall’elaborazione di un software di ricerca che operasse esclusivamente su questi siti e sui link presenti nelle “guide alle risorse” o nelle “liste di indirizzi utili” incluse in questi siti, con alcune esclusioni automatiche quali le pagine personali o i motori di ricerca generalisti (che riproporrebbero inevitabilmente il problema che si intende risolvere).
Una soluzione, in altri termini, che ha inteso unire una limitazione dal punto di vista informatico -la ricerca, da parte di un motore, soltanto su un numero circoscritto di siti- ad una selezione di carattere scientifico, basata sull’accreditamento di alcune risorse e sull’attribuzione ai siti affiliati -la cui adesione è il risultato di una valutazione e di una selezione- di una responsabilità diretta nella selezione dei siti sui quali il limited area search engine (LASE) verrà ad operare; ciò significa che se il link ad un sito presente in una lista di risorse inclusa in uno dei siti affiliati decade, perché tale sito si dimostra incapace di mantenere uno standard accettabile di qualità, e viene pertanto eliminato dalla lista stessa, anche il motore di Argos e di Hippias cesseranno di vederlo.
Una soluzione intelligente, non particolarmente complicata o impegnativa nella gestione, che certamente riduce fortemente il rumore informativo difficilmente eliminabile dai motori generalisti, sulla base di un’esplicita e dichiarata assunzione di responsabilità nella selezione delle risorse e dell’idea che la costituzione di una comunità omogenea di affiliati offra sufficienti garanzie di ampiezza e di coerenza.

16. In realtà queste aspettative non si sono rivelate pienamente corrispondenti all’esperienza realizzata. Come illustra puntualmente Anthony Beavers[11], principale responsabile di questo progetto, proprio la difficoltà di stabilire una chiara coerenza di intenti tra gli affiliati al progetto ha continuato a produrre -sia pure in misura fortemente ridotta rispetto ai motori generalisti- risultati disomogenei e in alcuni casi fuorvianti. Se l’idea della ricerca ad area limitata si confermava come una soluzione ricca di potenzialità, il modello che intendeva seguire la traccia del collegamento tra siti autonomi associati non si è rivelato in ultima analisi pienamente soddisfacente.
Alla fine, la totale gestione da parte di un solo soggetto, sul modello sviluppato da Jurist: The Law Professor’s Network[12], si è rivelata più interessante; e soprattutto da uno sviluppo di questa esperienza è derivato il modello di Noesis[13].
Noesis
è in realtà un progetto più ambizioso, e con valenze più ricche ed articolate rispetto al solo problema dell’ordinamento e della selezione delle risorse di rete per un particolare ambito disciplinare; l’ambizione dei suoi curatori è infatti di costituire un punto di riferimento organico per la comunicazione scientifica sul web in ambito filosofico[14]. Per quanto riguarda il problema specifico del recupero di un’informazione qualitativamente selezionata, quello che ci pare interessante sottolineare è che con Noesis assistiamo ad un’ulteriore riduzione, o addomesticamento, della tecnologia informatica a vantaggio di un primato della responsabilità scientifica.
Quello che prima era infatti lasciato ad un automatismo regolato da una pre-selezione di soggetti autonomi, adesso si traduce in una enciclopedia di risorse gestita da un unico soggetto, e da una catalogazione -secondo diverse tipologie- che accentua ancora di più la decisione e l’autorità nella scelta e nell’esclusione. La compilazione di questa catalogazione e l’utilizzazione di un motore di ricerca che andrà ad operare unicamente all’interno delle risorse selezionate si presentano dunque non tanto come l’asettica applicazione di soluzioni informatiche, ma come autentica e responsabile operazione critica che l’utente deve riconoscere come tale, utilizzandone consapevolmente i risultati, nella convinzione che nelle risposte offerte dal sistema non troverà tutto quello che è possibile trovare in rete ma che quello che troverà risulterà corrispondente ad uno standard qualitativo riconosciuto dalla comunità scientifica.
Le potenzialità di questa soluzione, che, come accennato, mira a costituire un punto di riferimento accreditato per la comunicazione in ambito filosofico, sono numerose e suscettibili di sviluppo e di perfezionamento[15]; ma l’accentuazione della responsabilità scientifica sull’automatismo della ricerca ai fini del recupero di informazione utile ci pare un dato generale la cui importanza merita di essere rilevata.

17. Si può facilmente obiettare quanto sia difficile riprodurre questo tipo di esperienza per l’ambito complessivo delle discipline storiche. Ciononostante, anche da questo punto di vista significative esperienze, che si offrono come utili strumenti di orientamento e di selezione, sono presenti sul web, e ritengo che l’esempio più significativo, da questo punto di vista, sia il WWW-Virtual Library History Index Network[16]. Le strategie, le finalità e l’articolazione operativa di questo repertorio sono sensibilmente diverse rispetto ai criteri fortemente selettivi che abbiamo sopra richiamato a proposito dei motori di ricerca specialistici, e rispondono ad un’esigenza che intende da un lato proporre criteri di ordine nel web, ma dall’altro mantenere una forte connotazione democratica ed aperta. Esigenza sentita immediatamente, sin dalle origini del web, da uno dei suoi principali creatori, Tim Berners-Lee, a cui si deve appunto l’idea e la realizzazione della Virtual Library[17], il più antico progetto di catalogazione e selezione delle risorse sul web, nell’ambito del quale proprio la sezione storica è stata tra le prime, nel 1993, ad avere una propria importante collocazione[18]. La strategia di WWW-VL History (come dell’intera VL) si basa sull’iniziativa volontaria e sul coordinamento, regolato dal comitato responsabile del programma, di autonomi progetti di repertoriazione di risorse utili[19]; un autentico network internazionale di indici, dunque, volto ad integrare e coordinare il lavoro di molti gestori di repertori e di gateway di risorse per gli studi storici, sulla base della definizione di uno standard comune di qualità e di serietà.
La natura al tempo stesso democratica e federativa dell’iniziativa -ciascun membro del network ha eguale autorità nella definizione dei criteri e nella loro discussione-, è quanto garantisce la sua ampiezza e la sua espandibilità. L’articolazione del catalogo centrale del network, situato presso l’Università del Kansas, prevede la possibilità di accedere a sezioni relative ai contesti nazionali, ai periodi storici, ai soggetti, ed un motore di ricerca che lavora sul complesso dei siti presenti nel network consente un’ampia possibilità di risposta, che evita l’eccesso di rumore dei motori generalisti, per gli utenti della rete.

18. Una maggiore possibilità di accesso all’informazione dunque, rispetto ai criteri selettivi dei motori settoriali e specialistici che abbiamo citato, ma anche un maggior rischio di eterogeneità, di ripetizione, di eccesso di risposte insoddisfacenti per una domanda volta in primo luogo alla ricerca. Un rischio evidentemente percepito dai curatori del sistema, quando richiamano che i “maintainers should attempt to establish standards of coverage and selectivity that will make their sites effective tools for practicing historians wishing to work on-line[20], ma evidentemente non risolto, e forse non risolvibile, in termini convincenti. Se anche i responsabili di Argos e Hippias ricordano come, nonostante tutti i criteri e le regole di selettività proposti, fosse difficile stabilire argini e limitazioni al motore di ricerca di fronte a link interni o nascosti presenti anche nei siti più seri appartenenti al circuito associato[21], possiamo ben immaginare quale margine di indeterminatezza e di eterogeneità possa essere proprio di un motore che opera sul complesso dei siti raggiungibili tramite i repertori “confederati” del network. Le raccomandazioni al buon senso scientifico, all’adeguamento rispetto agli standard qualitativi propri delle diverse aree di competenza, all’importanza del fatto che la “uniform excellence[22] costituisce elemento fondamentale della reputazione del progetto e condizione essenziale per il riconoscimento dello stesso come strumento qualitativamente utile alla comunità degli storici -e in ultima analisi per un’affermazione autentica del web nel mondo della ricerca-, rischiano di non produrre i risultati attesi proprio a motivo dell’articolazione molto forte, delle variabili e delle diverse concezioni in merito alla qualità e alla rilevanza delle risorse, che è propria della logica del sistema.
Ciononostante, se dobbiamo valutare lo stato attuale degli strumenti presenti sul web, WWW-VL History si presenta come uno strumento essenziale ed una mappa fondamentale che consente, anche agli utenti non particolarmente esperti nella ricerca in rete, di evitare i disturbanti effetti dei motori generalisti.
Due strategie diverse, dunque, due possibili vie di sviluppo per l’ordinamento delle risorse di rete -da un lato la via dell’autonomia regolata e della responsabilità all’interno di un organismo federativo, dall’altro quello della forte selezione disciplinare e dell’assunzione diretta di un’autorità di scelta- che offrono comunque possibilità di orientamento efficaci, anche se in buona parte da sviluppare e potenziare, e che consentono di eliminare molto del rumore informativo tipico della rete[23].

19. Ma se è possibile, con lo sviluppo ed il potenziamento di queste esperienze, evitare le irritanti confusioni dei motori generalisti ed anche distinguere tra i siti che offrono occasionali ed episodici riferimenti al tema che ci interessa da quelli che ne fanno l’oggetto principale di attenzione - eventualmente distinguendo all’interno di un sito o di un portale quelle sezioni che possono essere identificate e qualificate come risorse utili-, si può effettivamente giungere ad una reale valutazione di qualità e di rilevanza di risorse proponibile come standard alla comunità degli storici? E’ possibile in altri termini, una volta identificata la specificità e la rilevanza di una risorsa e ricondotta a criteri uniformi di catalogazione e di ordinamento fruibili dall’utente della rete, stabilire oggettivamente quali contenitori siano più ricchi di informazioni rilevanti per uno storico e stabilire, in ultima analisi, una gerarchia tra le “risorse” che possono essere più o meno utili alla ricerca storica?
Questo interrogativo rivela la possibilità di un sostanziale fraintendimento e di un possibile errore di interpretazione sul rapporto tra potenzialità della rete ed esigenze proprie dello studio e della ricerca storica, che è opportuno cogliere. Dire che una risorsa è qualificabile per contenuto e serietà, dire che questi elementi sono rilevabili ed utilizzabili per uscire dall’indistinzione e dal disordine, non significa affatto stabilire una corrispondenza automatica tra un contenitore preordinato di informazioni ed i possibili interrogativi che uno storico si pone.
Il problema investe dunque complessivamente la nozione di “risorsa” per la storia, il suo carattere intrinsecamente variabile, come si diceva, e la sua natura fondamentalmente scivolosa e difficilmente definibile in termini uniformi. Che cos’è infatti una risorsa se non la possibilità di dar risposta a quesiti ed esigenze interamente riconducibili al problema che uno storico in un dato momento della sua attività si pone, e assai difficilmente riducibili ad uno standard? Può essere dunque il riferimento ad un documento presente in una biblioteca o in un archivio, ma anche il riferimento ad un libro in commercio o ad un saggio pubblicato su una rivista, recente o passata; oppure l’indirizzo -fisico o elettronico- di un centro di ricerca o di un collega che si ritiene possano costituire riferimenti utili per il lavoro in corso; o infine un documento testuale o un manoscritto, un filmato, un’immagine digitalizzata, una registrazione, o, in anni più recenti, un intervento presente in una mailing list o in un forum, e via dicendo.
A tutte queste esigenze, separatamente considerate, la rete offre risposte molto efficaci e destinate certamente ad ampliarsi e a potenziarsi in termini qualitativi oltre che quantitativi nel corso dei prossimi anni; ma a queste risorse non riesco ad accedere, o lo faccio con particolare difficoltà, se digito nella maschera di accesso del motore di ricerca il termine che corrisponde all’oggetto del mio studio.

20. Anche i motori specialistici o i cataloghi tematici non riescono ad arrivare al riferimento bibliografico di un catalogo OPAC, per esempio, per il quale ho bisogno di percorrere un’altra strada. E, al tempo stesso, la risorsa che per me risulta essere importante, addirittura decisiva, per un problema che intendo affrontare per portare qualche contributo nuovo di conoscenza o di riflessione, non è affatto reperibile ricercando, attraverso un motore di ricerca anche specialistico, le risorse disponibili relative all’oggetto, semplicemente e banalmente perché la connessione tra problema e risorsa -e dunque la presenza di meta-tag che segnalano i contenuti della pagina ai motori di ricerca- non è presente; ed è normale ed ovvio che sia così, perché questa connessione è esattamente l’aspetto, o uno degli aspetti qualificanti della mia ricerca, la natura specifica del mio contributo.
Può sembrare una considerazione banale -che peraltro è la semplice registrazione di un’obiezione immediatamente avanzata da chi non ha esperienza con il web- ma l’idea che si possa giungere, per esempio, digitando il nome di “Voltaire” nella maschera di interrogazione di un motore di ricerca ad avere tutto quanto può essere utile ad una mia ricerca su Voltaire, non ha alcun fondamento, ed oltre a rivelare la natura illusoria dell’immagine di un “mondo a portata di mouse”, come si accennava -che è ancora ben lontana dal costituire la realtà- , mette in luce un errore metodologico che la rete può contribuire ad amplificare.
Le risorse (o fonti, nel linguaggio più tradizionale degli storici)[24] non sono quello che risulta racchiuso in un contenitore prestabilito e preordinato, fisico o virtuale, ma ciò che uno storico individua come tale in relazione ad un problema. Se la rete amplifica il contenitore ed aumenta straordinariamente, e inesorabilmente, la quantità delle risorse e la loro eterogenea qualità, esalta al tempo stesso la necessità della definizione e della chiarezza nella formulazione dei problemi, al fine di evitare la tentazione di affidare all’automatismo e al flusso inerziale della comunicazione e della fruibilità delle risorse la generazione dei problemi stessi. Accettando questa seconda strada -che certamente può essere accettata, che può essere subita, ma che non è imposta e non costituisce necessariamente l’unica via percorribile-, ed accettando l’idea che le connessioni problematiche, le relazioni logiche ed argomentative derivino inevitabilmente, per chi si affida al web, dai marcatori introdotti all’interno delle stesse pagine web, invece di ottenere un’espansione dell’orizzonte problematico e conoscitivo, che è certamente una delle potenzialità oggettive dell’ipertestualità del web, possiamo ricavare la riproposizione, estremamente amplificata, dello stesso orizzonte e degli stessi problemi, con effetti di ridondanza, di superfetazione del volume discorsivo, di mancanza di originalità, di uniformazione e di ripetitività particolarmente forti.
E neppure è consentito dire che, se tutto questo è intrinsecamente nocivo allo sviluppo di idee innovative e di ricerche originali, può invece essere più favorevole ad un uso didattico, soprattutto a livelli inferiori, delle risorse di rete, perché su questo, come vedremo più avanti, si apre un nuovo e serio ordine di problemi, che richiedono risposte convincenti.
Certamente la molteplicità di informazioni determina suggestioni, produce stimoli e interessi nuovi, consente -proprio in virtù della navigazione- di vedere o cogliere rapporti, recepire indicazioni e strumenti di riflessione; ma perché questo si traduca in materiale fertile per una storiografia seriamente intesa occorre una consapevolezza chiara della natura -e dei problemi nuovi che derivano dal passaggio dalla fisicità alla virtualità- delle fonti che si offrono nel web, e del loro uso critico.

21. Ci pare chiaro, ed è un punto sul quale torneremo, che indipendentemente da una consapevolezza critica di fronte alle possibilità e ai materiali che la rete ci offre, un reale arricchimento della cultura storica sia assai meno automatico di quanto l’espansione complessiva del fenomeno Internet possa far ritenere, ed il rischio di una confusione tra dilatazione del discorso sul passato e conoscenza critica -che gli orientamenti dell’approccio post-modernista tendono a favorire - sia reale.
Ciò che è allora opportuno fare, per non confondere tra la libertà di movimento -o la rapidità nell’accesso alle “risorse” consentita dall’ipertestualità del web- e l’autonomia critica intesa come uso responsabile e consapevole di quello che la rete offre, è superare la nozione di “risorsa” e la sua attrattiva indeterminata, e disarticolarla in una pluralità di domande che corrispondono a quello che in un determinato momento io individuo come problema di conoscenza e di ricerca.
Assumendo questo punto di partenza la rete si rivela veramente e pienamente uno strumento straordinario, le cui potenzialità sono in parte già dispiegate, in parte ancora no; e soprattutto un territorio di applicazione di soluzioni nuove che alla maturazione di una coscienza critica intimamente collegata all’uso delle nuove tecnologie della comunicazione possono efficacemente contribuire.

Più precisamente, ciò che alla rete la comunità degli storici di mestiere soprattutto domanda non sono vie di accesso a risorse genericamente individuate come utili e interessanti per indagini o curiosità di tipo storico, ma strumenti per individuare, con maggiore precisione rispetto a quanto consentito dai metodi tradizionali, i documenti che costituiscono la base del proprio lavoro, e se possibile (con un passaggio ricco di implicazioni problematiche, come vedremo) di averne la riproduzione o l’edizione fruibile a distanza rispetto al luogo della loro presenza materiale. Nel soddisfacimento di queste esigenze credo possano essere individuate le aspettative ed i desideri della maggior parte degli storici che assistono all’evoluzione del web e che ritengono di potersene avvalere efficacemente per le proprie ricerche; e nel modo in cui queste aspettative possono trovare risposta nella realtà attuale di Internet e nelle sue prospettive future, credo possa essere individuata una parte rilevante dei problemi che riguardano il pieno riconoscimento dell’importanza della rete per la comunità degli storici.
Ma è anche chiaro che per ottenere risposte convincenti a questo tipo di esigenze primarie, non è possibile attendere passivamente i risultati di un’evoluzione inerziale della rete, e che il pieno coinvolgimento e la partecipazione responsabile e diretta della comunità scientifica umanistica sono indispensabili; esse debbono costituire un orientamento metodologico chiaro, rivolto soprattutto alle nuove generazioni per le quali l’uso della rete, anche per la ricerca, sarà sempre più un fatto normale.

[1] Vedi Trinkle et Merriman, 2000, p.25.

[2] Ibid., "Introduction", p.XIII.

[3] Ibid.

[4] La famiglia dei motori di ricerca è in continua espansione. Per poterne controllare l'evoluzione e per poterli utilizzare al meglio sono disponibili numerose liste, guide e repertori, tra cui: Search Engine Guide. The Guide to Search Engines, Portals and Directories,; The Spider's Apprentice. A Helpful Guide to Web Search Engines, < http://www.monash.com/spidap.html >; Search Engine Watch, < http://searchenginewatch.com/ >; Directory Guide, < http://www.directoryguide.com/ >; CEA/DIST Moteurs de recherche, < http://www-dist.cea.fr/ext/neuf/moteur/tabledesmatieres.html >; Guida completa ai motori di ricerca, < http://www.motoridiricerca.it/ >.

[5] Il più importante e celebre esempio di motore "tematico", che non è in realtà un vero e proprio motore di ricerca ma un indice di siti organizzato per categorie secondo una struttura ad albero, è certamente Yahoo!, < http://www.yahoo.com/ >.

[6] Per seguire la già vasta bibliografia sui criteri di valutazione delle risorse web, uno strumento particolarmente utile è il sito curato da A.Smith, Evaluation of information resources < http://www.vuw.ac.nz/~agsmith/evaln/evaln.htm >, che è parte del più vasto progetto, curato da T.M.Ciolek e I.M.Goltz, The Internet Guide to Construction of Quality Online Resources < http://www.ciolek.com/WWWVL-InfoQuality.html >. Per una guida alla valutazione delle risorse utili per gli storici, vedi The Internet for Historians, < http://www.humbul.ac.uk/vts/history/ >.Vedi anche, tra gli altri, Grassian, 1996; Smith, 1997; Harris, 1997; Auer, 1998; Tillman, 1998; Alexander and Tate, 1999.

[7] LASE è l'acronimo di Limited Area Search Engine.

[8] Argos, < http://argos.evansville.edu/ >.Collegata ad Argos è l'ottima Rassegna degli Strumenti Informatici per lo Studio dell'Antichità Classica Guida, curata da A.Cristofori < http://www.economia.unibo.it/dipartim/stoant/rassegna1/intro.html >.

[9] Hippias, < http://hippias.evansville.edu/ >.

[10] Il progetto più avanzato, a questo proposito, è la Dublin Core Metadata Initiative, < http://purl.oclc.org/dc/ >.

[11] Vedi Beavers, 1998.

[12] Jurist: The Law Professor's Network, a cura di Bernard Hibbit, < http://jurist.law.pitt.edu/ >.

[13] Noesis: Philosophical Research On-Line, < http://noesis.evansville.edu/ >.

[14] Vedi ibid., "Future plans".

[15] In Noesis, alla data di composizione di queste pagine, è prevista l'inclusione di Hippias e di un'altra importante selezione di risorse filosofiche, ossia la Guide to Philosophy on the Internet curata da Peter Suber, < http://www.earlham.edu/~peters/gpi/index.htm >.

[16] Vedi < http://www.ukans.edu/history/VL/ >.

[17] WWW-VL, < http://www.vlib.org/ >. George Manning è il responsabile della manutenzione del catalogo centrale.

[18] Per un breve presentazione di questa sezione del progetto WWW-VL, vedi < http://www.ukans.edu/history/VL/about/about.html>.

[19] Tra le sezioni europee risultano di particolare spessore quella tedesca, divisa a sua volta in diverse sezioni coordinate da S.Jenks, < http://www.phil.uni-erlangen.de/~p1ges/vl-dtld-e.html >, quella italiana, curata da S.Noiret, < http://www.iue.it/LIB/SISSCO/VL/hist-italy/Index.html >, quella francese, diretta da M.Dacos,< http://www.revues.org/vlib/ >, quella spagnola, curata da I. Lopez Martin < http://www.iue.it/LIB/SISSCO/references/eur-spain.html >.

[20] Ibid., "General Purpose".

[21] Vedi Beavers, 1998, "The Argos Model".

[22] Vedi < http://www.ukans.edu/history/VL/about/about.html >, "General Purpose".

[23] Un interessante esperimento recente, ancora in fase sperimetnale, di motore di ricerca specializzato nelle scienze umane enza recente tne, è ALEPH, < http://www.aleph.ens.fr/revues/index.html >, realizzato dai coordinatori del sito Revue.org, < http://www.revues.org/ >.

[24] E' stata proposto il termine di "metasource" per indicare "l'ensemble structuré des informations mises en formes et transmises à l'ordinateur et traitées par lui" (Genet, 1994, p.8).