Larry Wolff, Inventing Eastern Europe. The Map of Civilization on the Mind of the Enlightenment, Stanford, Stanford University Press, 1994, 419 pp.

Review by
© Giada Ceri
Università di Firenze

1. Non propriamente l'Europa orientale, ma l'idea di Europa orientale costituisce l'oggetto dell'indagine di Wolff. Tale indagine è condotta da un punto di vista definito: nella prospettiva, cioè, dell'Europa occidentale illuminista.
Nel libro si possono individuare due linee direttrici che non corrono parallele, ma risultano reciprocamente dipendenti. Una, forse la più immediata, è quella della costruzione dell'idea di Europa orientale nei modi in cui fu realizzata durante il XVIII secolo; l'altra, che emerge a tratti indirettamente, è la definizione di certi contorni dell'Europa occidentale.
La nuova partizione sostituì quella - fra nord e sud - stabilita in precedenza dalla cultura rinascimentale, e svolse una funzione altrettanto decisiva. L'Europa occidentale concepì ed edificò un'entità complementare che le servisse a definire in modo univoco l'immagine e la posizione di se stessa. Uno degli obiettivi era appunto quello di ridurre o eliminare certe instabilità trasferendole altrove. A questo scopo vennero elaborate precise categorie intellettuali - delle quali, nel libro, si sottolinea essenzialmente il valore strumentale -, fra cui quelle di civilizzazione e progresso.

2. Sullo sfondo dell'opposizione tra civiltà e barbarie all'Europa orientale venne assegnata una posizione non sempre chiaramente delineata, la cui ambiguità, tuttavia, era gestita in modo consapevole e si risolveva, frequentemente, in esplicita subordinazione. D'altra parte la "nuova" entità si configurò come un complemento dal quale l'Europa occidentale non poteva prescindere se intendeva definire e rafforzare la propria identità.
Nell'indagine di Wolff la ricostruzione della "nascita" dell'Europa orientale viene articolata in fasi distinte, considerate sulla base di fonti eterogenee: "entering", "possessing", "imagining", "mapping", "addressing", "peopling". Nei successivi segmenti di tale processo intellettuale interagirono soggetti diversi, in un modo che è peculiare della cultura illuministica. Così, risultò fondamentale l'attività dei viaggiatori - che rappresentano alcune tra le fonti cui Wolff principalmente attinge -, in quanto consentì di individuare e marcare i confini e stabilì le basi sulle quali l'Europa occidentale progettò ed esercitò il proprio dominio culturale.
In particolare, le operazioni indicate come "imaging" e "mapping" non vengono valutate in quanto giustapposte - una appartenente alla sfera della fantasia, l'altra a quella della certezza scientifica -, ma in una precisa connessione: l'esercizio intellettuale di cui si tratta richiedeva un ambito fisicamente configurato nel quale dispiegarsi, mentre la medesima produzione cartografica - di importanza cruciale - fu determinata dalle immagini costruite. Il viaggio filosofico fu dunque, insieme, un prodotto peculiare della cultura del XVIII secolo e uno strumento flessibile per l'esplorazione dell'Europa orientale.

3. La riflessione settecentesca, soprattutto nella elaborazione di una teoria della società, produsse in modo indiretto le basi per uno sviluppo in senso moderno di nuove correnti di indagine: l'etnografia, l'etnologia, il folklore, la teoria razziale. Le discipline tradizionali appartenenti all'area della storia antica fornirono il linguaggio e gli strumenti concettuali per una nuova antropologia, mentre veniva perfezionata la scoperta di alcuni popoli "barbari" - Sciti e Slavi, per esempio.
Il processo duplice descritto da Wolff è considerato, dunque, nella prospettiva di un confronto continuo, nel quale frequentemente la categoria di diversità si traduce in quella di una inferiorità teorizzata a vari livelli - intellettuale e culturale, sociale, politico, morale, economico. Non casualmente, infatti, in alcune delle fonti esaminate ricorrono certe polarizzazioni riconducibili all'opposizione fra la luce del progresso e le tenebre della barbarie e dell'arretratezza.

4. Wolff segue le fasi della costruzione dell'idea di Europa orientale assumendo, come si diceva, punti di vista eterogenei: il conte Louis-Philippe de Ségur (giunto in Russia nel 1784), William Coxe (i cui Viaggi attraverso la Polonia, la Russia, la Svezia e la Danimarca vennero pubblicati nello stesso anno), Jean-Louis Carra (considerato relativamente alla sua attività di viaggiatore), il marchese Charles-Marie de Salaberry (autore di un Viaggio a Costantinopoli pubblicato nel 1799), Rudolf Erich Raspe, il barone François de Tott, lady Mary Wortley Montagu, Herder, Lessing, Gibbon, Mozart, Fichte, Casanova (La storia della mia vita), per citarne solo alcuni. Uno spazio più ampio occupa l'esame della posizione di Voltaire e Rousseau nei confronti, rispettivamente, della Russia e della Polonia, che vengono considerate nei dettagli e non in una prospettiva semplicemente strumentale.

5. La scansione delle diverse sequenze procede in modo ordinato attraverso l'ingresso, reale o fittizio - Rousseau non arrivò mai a Varsavia, né Voltaire a San Pietroburgo - nelle regioni "sconosciute", e l'organizzazione degli spazi scoperti attraverso una definizione più netta dei confini. Quindi viene ricostruita l'instaurazione di un dominio che fu anzitutto intellettuale e si realizzò anche tramite il ricorso a categorie concettuali ricorrenti nelle fonti: quelle di civiltà e barbarie, per esempio.
L'idea di Europa orientale richiedeva l'individuazione di alcuni tratti unificanti che consentissero di contrapporre due entità definite e compatte. L'impressione che si ricava, dunque, è quella di una sperimentazione "in vitro" nell'ambito della quale i ruoli vennero mantenuti distinti e, anzi, il contatto con popoli e culture geografiche vicini spinse ad accentuare le distanze sul piano intellettuale. La costruzione della nuova nozione condusse a sottolineare componenti diverse di quelle culture - la superstizione, la consuetudine della schiavitù e delle pene corporali, le tradizioni legate alla musica, alla danza e alla poesia -, naturalmente in modi e con toni differenti. Il processo descritto da Wolff trovò un terreno adatto ad esperimenti singolari, nei quali la fantasia svolse un ruolo importante quanto quello assunto, su piani diversi, dalla tendenza ad una classificazione di tipo scientifico (la parodia dei viaggi, per esempio, come nel caso del barone di Munchausen); d'altra parte anche i viaggiatori veri e propri - Casanova e Mozart in primo luogo - inserirono nei loro resoconti alcune curiosità suggerite dall'immaginazione.

6. L'immagine che si delinea con la credibilità maggiore, in ultima analisi, non sembra essere quella dell'oggetto tratteggiato, ma quella dei soggetti interessati alla sua utilizzazione. Nella prospettiva del libro l'Europa orientale costituisce il laboratorio di una vasta sperimentazione ideologica, che evidenzia caratteri e atteggiamenti tipici, e non casuali, della cultura del XVIII secolo illuminista.