1. Non propriamente l'Europa orientale, ma l'idea di Europa orientale
costituisce l'oggetto dell'indagine di Wolff. Tale indagine è condotta
da un punto di vista definito: nella prospettiva, cioè, dell'Europa
occidentale illuminista.
Nel libro si possono individuare due linee direttrici che non corrono
parallele, ma risultano reciprocamente dipendenti. Una, forse la più
immediata, è quella della costruzione dell'idea di Europa orientale
nei modi in cui fu realizzata durante il XVIII secolo; l'altra, che emerge
a tratti indirettamente, è la definizione di certi contorni dell'Europa
occidentale.
La nuova partizione sostituì quella - fra nord e sud - stabilita
in precedenza dalla cultura rinascimentale, e svolse una funzione altrettanto
decisiva. L'Europa occidentale concepì ed edificò un'entità
complementare che le servisse a definire in modo univoco l'immagine e
la posizione di se stessa. Uno degli obiettivi era appunto quello di ridurre
o eliminare certe instabilità trasferendole altrove. A questo scopo
vennero elaborate precise categorie intellettuali - delle quali, nel libro,
si sottolinea essenzialmente il valore strumentale -, fra cui quelle di
civilizzazione e progresso.
2. Sullo sfondo dell'opposizione tra civiltà e barbarie all'Europa
orientale venne assegnata una posizione non sempre chiaramente delineata,
la cui ambiguità, tuttavia, era gestita in modo consapevole e si
risolveva, frequentemente, in esplicita subordinazione. D'altra parte
la "nuova" entità si configurò come un complemento dal quale
l'Europa occidentale non poteva prescindere se intendeva definire e rafforzare
la propria identità.
Nell'indagine di Wolff la ricostruzione della "nascita" dell'Europa orientale
viene articolata in fasi distinte, considerate sulla base di fonti eterogenee:
"entering", "possessing", "imagining", "mapping", "addressing", "peopling".
Nei successivi segmenti di tale processo intellettuale interagirono soggetti
diversi, in un modo che è peculiare della cultura illuministica.
Così, risultò fondamentale l'attività dei viaggiatori
- che rappresentano alcune tra le fonti cui Wolff principalmente attinge
-, in quanto consentì di individuare e marcare i confini e stabilì
le basi sulle quali l'Europa occidentale progettò ed esercitò
il proprio dominio culturale.
In particolare, le operazioni indicate come "imaging" e "mapping" non
vengono valutate in quanto giustapposte - una appartenente alla sfera
della fantasia, l'altra a quella della certezza scientifica -, ma in una
precisa connessione: l'esercizio intellettuale di cui si tratta richiedeva
un ambito fisicamente configurato nel quale dispiegarsi, mentre la medesima
produzione cartografica - di importanza cruciale - fu determinata dalle
immagini costruite. Il viaggio filosofico fu dunque, insieme, un prodotto
peculiare della cultura del XVIII secolo e uno strumento flessibile per
l'esplorazione dell'Europa orientale.
3. La riflessione settecentesca, soprattutto nella elaborazione di una
teoria della società, produsse in modo indiretto le basi per uno
sviluppo in senso moderno di nuove correnti di indagine: l'etnografia,
l'etnologia, il folklore, la teoria razziale. Le discipline tradizionali
appartenenti all'area della storia antica fornirono il linguaggio e gli
strumenti concettuali per una nuova antropologia, mentre veniva perfezionata
la scoperta di alcuni popoli "barbari" - Sciti e Slavi, per esempio.
Il processo duplice descritto da Wolff è considerato, dunque, nella
prospettiva di un confronto continuo, nel quale frequentemente la categoria
di diversità si traduce in quella di una inferiorità teorizzata
a vari livelli - intellettuale e culturale, sociale, politico, morale,
economico. Non casualmente, infatti, in alcune delle fonti esaminate ricorrono
certe polarizzazioni riconducibili all'opposizione fra la luce del progresso
e le tenebre della barbarie e dell'arretratezza.
4. Wolff segue le fasi della costruzione dell'idea di Europa orientale
assumendo, come si diceva, punti di vista eterogenei: il conte Louis-Philippe
de Ségur (giunto in Russia nel 1784), William Coxe (i cui Viaggi
attraverso la Polonia, la Russia, la Svezia e la Danimarca vennero
pubblicati nello stesso anno), Jean-Louis Carra (considerato relativamente
alla sua attività di viaggiatore), il marchese Charles-Marie de
Salaberry (autore di un Viaggio a Costantinopoli pubblicato nel
1799), Rudolf Erich Raspe, il barone François de Tott, lady Mary
Wortley Montagu, Herder, Lessing, Gibbon, Mozart, Fichte, Casanova (La
storia della mia vita), per citarne solo alcuni. Uno spazio più
ampio occupa l'esame della posizione di Voltaire e Rousseau nei confronti,
rispettivamente, della Russia e della Polonia, che vengono considerate
nei dettagli e non in una prospettiva semplicemente strumentale.
5. La scansione delle diverse sequenze procede in modo ordinato attraverso
l'ingresso, reale o fittizio - Rousseau non arrivò mai a Varsavia,
né Voltaire a San Pietroburgo - nelle regioni "sconosciute", e
l'organizzazione degli spazi scoperti attraverso una definizione più
netta dei confini. Quindi viene ricostruita l'instaurazione di un dominio
che fu anzitutto intellettuale e si realizzò anche tramite il ricorso
a categorie concettuali ricorrenti nelle fonti: quelle di civiltà
e barbarie, per esempio.
L'idea di Europa orientale richiedeva l'individuazione di alcuni tratti
unificanti che consentissero di contrapporre due entità definite
e compatte. L'impressione che si ricava, dunque, è quella di una
sperimentazione "in vitro" nell'ambito della quale i ruoli vennero mantenuti
distinti e, anzi, il contatto con popoli e culture geografiche vicini
spinse ad accentuare le distanze sul piano intellettuale. La costruzione
della nuova nozione condusse a sottolineare componenti diverse di quelle
culture - la superstizione, la consuetudine della schiavitù e delle
pene corporali, le tradizioni legate alla musica, alla danza e alla poesia
-, naturalmente in modi e con toni differenti. Il processo descritto da
Wolff trovò un terreno adatto ad esperimenti singolari, nei quali
la fantasia svolse un ruolo importante quanto quello assunto, su piani
diversi, dalla tendenza ad una classificazione di tipo scientifico (la
parodia dei viaggi, per esempio, come nel caso del barone di Munchausen);
d'altra parte anche i viaggiatori veri e propri - Casanova e Mozart in
primo luogo - inserirono nei loro resoconti alcune curiosità suggerite
dall'immaginazione.
6. L'immagine che si delinea con la credibilità maggiore, in ultima analisi, non sembra essere quella dell'oggetto tratteggiato, ma quella dei soggetti interessati alla sua utilizzazione. Nella prospettiva del libro l'Europa orientale costituisce il laboratorio di una vasta sperimentazione ideologica, che evidenzia caratteri e atteggiamenti tipici, e non casuali, della cultura del XVIII secolo illuminista.